Testamento di Giuda
Testamento dei dodici patriarchi

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[1] Copia delle parole di Giuda, che egli disse ai suoi figli prima di morire.
[2] Riunitisi, andarono a trovarlo ed egli disse loro:
[3] "Ascoltate, figlioli miei, Giuda vostro padre. Fui il quarto figlio di mio padre Giacobbe, e Lea, mia madre, mi chiamò Giuda, dicendo:Ringrazio il Signore, perché mi ha dato anche un quarto figlio.
[4] Ero agile nella mia giovinezza, ed ubbidiente a mio padre in tutto quello che diceva.
[5] Onoravo mia madre e la sorella di mia madre.
[6] Quando divenni uomo, mio padre mi benedisse dicendo: Sarai un re, che avrà successo in tutto.
II.
[1] Il Signore mi concesse il favore in tutto ciò che facevo, sia in campagna sia in casa.
[2] So che (una volta) feci alle corse con un cervo; lo raggiunsi e lo imbandii per mio padre, che lo mangiò.
[3] Vincevo alla corsa le gazzelle e raggiungevo tutto quello che c'era nella pianura.
[4] Uccisi un leone e gli strappai un capretto dalla bocca. Preso per i piedi un orso, lo scaraventai in un precipizio, dove si sfracellò.
[5] Inseguii un cinghiale, lo superai nella corsa e lo feci a pezzi.
[6] A Hebroné un leopardo assalì un cane, ma io, afferratolo per la coda, lo scagliai contro una pietra e si fracassò in due pezzi.
[7] Trovai un bue selvatico che pascolava nella campagna, e, presolo per le corna, lo feci roteare, lo accecai, lo scagliai e così lo ammazzai.
III.
[1] Quando arrivarono, coperti di corazza, i due re dei cananei, ad assalire i nostri greggi, accompagnati da molta gente e io ero solo, corsi contro il re di Hasor, lo presi per gli schinieri e lo abbattei. Così lo uccisi.
[2] In quanto all'altro re, quello di Tafué, lo uccisi, mentre era a cavallo, e così dispersi tutta la sua gente.
[3] (Un'altra volta) trovai il re Akhor, un gigante, che scagliava frecce da cavallo, in avanti e all'indietro; sollevai una pietra da sessanta libbre, la scagliai contro il cavallo e lo ammazzai.
[4] Dopo aver combattuto con Akhor per due ore, lo uccisi. Spezzai in due il suo scudo e gli fracassai i piedi battendoli insieme.
[5] Mentre gli stavo togliendo di dosso la corazza, ecco che cominciarono ad assalirmi otto uomini, suoi compagni.
[6] Io mi avvolsi la veste intorno al braccio e, scagliando contro di loro pietre, ne uccisi quattro e gli altri si dettero alla fuga.
[7] Mio padre Giacobbe uccise Belisath, re di tutti i re, un gigante quanto a forza, alto dodici cubiti.
[8] Su di loro cadde il terrore e smisero di combattere contro di noi.
[9] Per questo durante gli scontri mio padre era tranquillo, perché c'ero io insieme coi miei fratelli.
[10] Aveva infatti visto in una visione che mi riguardava che un angelo della forza mi seguiva in tutto, cosicché nessuno poteva toccarmi.
IV.
[1] Dopo, ci capitò una guerra al sud, più grave di quella di Sichem. Schierato insieme coi miei fratelli, inseguimmo mille (nemici) e uccidemmo duecento uomini e quattro re.
[2] Io riuscii a salire sulle mura e uccisi il loro re.
[3] Così liberammo Hebron e prendemmo tutti prigionieri.
V.
[1] Il giorno dopo muovemmo contro Aretané una città forte e potente, che ci aveva minacciato di morte.
[2] Io e Gad ci avvicinammo alla città da oriente, Ruben e Levi da occidente.
[3] Quelli dietro le mura, credendo che fossimo soli, vennero ad assalirci.
[4] Così, di nascosto, i miei fratelli salirono sulle mura da tutte le parti, servendosi di pioli, ed entrarono in città, senza che loro se ne accorgessero.
[5] La prendemmo così a fil di spada e bruciammo col fuoco quelli che si erano rifugiati nella torre; così prendemmo tutti e tutte le loro cose.
[6] Mentre ce ne andavamo via di là, gli uomini di Tafué piombarono sulla nostra preda. Noi, consegnatala ai nostri figli, attaccammo battaglia con loro (inseguendoli) fino a Tafué.
[7] Li uccidemmo, bruciammo la città e predammo quanto c'era in essa.
VI.
[1] Quando fui alle acque di Khozeba, quelli di Yobel vennero a combattere contro di noi.
[2] Attaccata battaglia, li mettemmo in fuga e uccidemmo quelli di Silom, loro alleati, senza dar loro un passaggio per avvicinarsi a noi.
[3] E di nuovo quelli di Makhir ci assalirono cinque giorni dopo per prenderci la preda. Ma noi muovemmo contro di loro e li vincemmo in dura battaglia, perché tra di loro c'erano molti uomini forti. E noi uccidemmo anche loro, prima che facessero la salita.
[4] Quando arrivammo alla città, le loro donne ci rotolarono contro delle pietre giù dalla cima del monte, sul quale era la città.
[5] Io e Simeone ci nascondemmo alle loro spalle e occupammo la cima. Poi distruggemmo anche questa città.
VII.
[1] Il giorno dopo ci fu detto che il re della città di Gaas, veniva verso di noi con molta gente.
[2] Allora io e Dané fingendoci Amorrei, entrammo nella loro città come alleati.
[3] Nel cuore della notte, arrivati i nostri fratelli, aprimmo loro le porte, e li distruggemmo tutti
[e tutte le loro cose]. Saccheggiate tutte le loro cose, rademmo al suolo le loro tre cinta di mura.
[4] Poi ci avvicinammo a Thamna, dove stavano tutte le loro provviste.
[5] Allora, offeso da loro, mi adirai e mossi contro di loro sulla cima. E quelli scagliavano contro di me pietre e frecce.
[6] E se Dané mio fratello, non mi avesse aiutato, mi avrebbero potuto uccidere.
[7] Muovemmo contro di loro con coraggio: si dettero tutti alla fuga, andarono da nostro padre per un'altra via e lo pregarono (di fare la pace).
[8] Non facemmo loro nulla di male, ma li tenemmo come tributari e restituimmo loro i loro prigionieri.
[9] Io costruii Thamna e mio padre Rabael.
[10] Quando ci fu questa guerra, avevo venti anni.
[11] E i cananei temevano me e i miei fratelli.
VIII.
[1] Io avevo molto bestiame e avevo come capo dei pastori l'odolomita Yeram.
[2] Andatolo a trovare, vidi Barsaba, il re di Odolam. Egli ci invitò e fece per noi un banchetto. Confortatomi, mi dette in moglie sua figlia, di nome Besue.
[3] Essa mi generò Er, Aunan e Selom. Due, il Signore li fece morire senza che avessero figli, ma Selom lo lasciò in vita.
IX.
[1] Mio padre stette in pace diciotto anni con suo fratello Esaù e i suoi figli (stettero in pace) con noi, dopo il nostro arrivo da Labané dalla Mesopotamia.
[2] Ma, passati questi diciotto anni, quando io ne avevo quaranta, Esaù, il fratello di mio padre, ci assalì con gente pesantemente armata e forte.
[3] Giacobbe colpì con l'arco Esaù che, sul monte Seir, fu portato via morto.
[4] Noi inseguimmo i figli di Esaù; essi avevano anche una città con mura di ferro e porte di bronzo, e non riuscimmo a penetrarvi. Accampatici intorno, l'assediammo.
[5] E poiché non ci aprivano (le porte), dopo venti giorni avvicino, sotto i loro occhi, una scala (alle mura), coprendomi il capo con lo scudo; vi salii resistendo alle pietre e uccisi quattro dei loro eroi.
[6] Ruben e Gad ne uccisero altri sei.
[7] Allora ci chiedono la pace e, consigliatici con nostro padre, li accogliemmo (come tributari):
[8] ci davano (tutti gli anni) cinquecento cori di orzo, cinquecento efe d'olio, e cinquecento misure di vino fino alla carestia, quando scendemmo in Egitto.
X.
[1] Dopo di ciò, mio figlio Ero prende in moglie dalla Mesopotamia Thamar, figlia di Aram.
[2] Era era malvagio e l'angelo del Signore lo fece morire.
[3] Egli non ebbe rapporti con lei, seguendo l'astuzia di sua madre.
[4] Allora detti a Thamar Aunané il mio secondo figlio, ed ecco il Signore lo uccise.
[6] Avrei voluto darle come marito anche Selom, ma sua madre non volle. Le dispiaceva infatti che (Thamar) non fosse come lei delle figlie dei cananei.
XI.
[1] Io lo sapevo, che la gente dei cananei era cattiva, ma la tendenza della giovinezza aveva accecato la mia mente.
[2] La vidi mentre versava il vino e restai ingannato; la presi in moglie, senza essermi consigliato con mio padre.
[3] Ed essa, mentre ero lontano, andò e prese per Selom una moglie della terra di Canaan.
[4] Quando seppi che cosa aveva fatto, la maledissi nello sdegno della mia anima.
[5] Anche lei morì per la sua malvagità insieme coi suoi figli.
XII.
[1] Dopo di ciò, Thamar, essendo vedova e avendo sentito dire, due anni dopo, che stavo andando a tosare le pecore, adornatasi come una sposa, si mise a sedere nella città di Enan davanti alla porta della città.
[2] Era infatti costume degli amorrei che la giovane sposa sedesse in pubblico per prostituirsi, per sette giorni davanti alla porta della città.
[3] Io ero ubriaco di vino e non la riconobbi. Mi ingannò la sua bellezza con tutti i suoi ornamenti.
[4] Uscii così dalla mia via per avvicinarmi a lei e le dissi:Vengo da te. Mi domandò:Che mi darai?. E io le detti in pegno il mio bastone, la mia cintura e il diadema della mia regalità. Quando andai da lei, concepì.
[5] Non sapendo che cosa avevo fatto, avrei voluto ucciderla. Ma lei, fattimi avere di nascosto i pegni, mi confuse.
[6] Fattala venire da me, sentii da lei anche le parole segrete che avevo pronunciato dormendo ubriaco con lei. Non potevo ucciderla, perché la cosa veniva dal Signore.
[7] Infatti, mi ero domandato se non avesse agito con inganno facendosi dare i pegni da un'altra.
[8] Comunque, non mi avvicinai più a lei per tutta la mia vita, perché avevo commesso questa infamia in mezzo a tutto Israele.
[9] Per di più quelli della città mi avevano detto che alla porta della città non c'era prostituta, perché lei era venuta da un altro posto ed era stata seduta alla porta solo per breve tempo.
[10] Così credevo che nessuno sapesse che ero stato da lei.
[11] Dopo di ciò, a causa della carestia, andammo in Egitto da Giuseppe.
[12] Allora avevo quarantasei anni e ne passai in Egitto settantatre‚.
XIII.
[1] E ora vi ordino, figlioli miei, ascoltate Giuda, vostro padre, e osservate le mie parole, facendo la volontà del Signore e obbedendo ai suoi comandamenti.
[2] Non fate il male, seguendo i vostri desideri e i pensieri delle vostre volontà con superbia di cuore; non vantatevi delle opere e della forza della vostra giovinezza, perché questo é male davanti al Signore.
[3] Anch'io mi vantavo che in guerra non mi avesse ingannato nessun volto di donna bella e denigravo Ruben, mio fratello, per il fatto di Balla, moglie di mio padre; ma gli spiriti della gelosia e dell'impudicizia si schierarono contro di me, finché non incappai in Besue la Cananea e in Thamar, mia nuora.
[4] Io l'avevo detto a mio suocero, che volevo consigliarmi con mio padre, e così sposare sua figlia; ma egli non volle, anzi mi mostrò un'infinita quantità d'oro che era attribuita in dote a sua figlia: egli era un re.
[5] Poi la adornò d'oro e di perle e le fece mescere il vino a noi durante il banchetto
[6] Il vino travolse i miei occhi e il piacere ottenebrò il mio cuore.
[7] Innamoratomi di lei, con lei giacqui e trasgredii il comandamento del Signore e quello dei padri e la presi in moglie.
[8] Il Signore mi retribuì secondo il consiglio della mia anima: infatti non ho goduto dei figli che ebbi da lei.
XIV.
[1] E ora dico, figlioli miei, non ubriacatevi di vino, perché il vino travolge la mente lontano dalla verità, immette (nell'animo) l'ira del desiderio e induce gli occhi all'errore.
[2] Infatti, lo spirito di impudicizia ha il vino come servo per (eccitare) il piacere della mente; ché sono questi due che rubano la ragione all'uomo.
[3] Infatti, se bevi il vino fino all'ubriachezza, turba la tua mente con pensieri sporchi, scalda il tuo corpo all'impudicizia con l'idea del piacere e ti fa peccare, senza lasciare che tu te ne vergogni.
[4] Così é il vino, figlioli miei, che chi é ubriaco non si vergogna di fronte a nessuno.
[5] Ecco, ingannò anche me, cosicché non mi vergognassi nemmeno davanti a tutta la gente della città, ché fu davanti agli occhi di tutti che andai da Thamar e commisi un peccato grande, togliendo la coperta dell'impurità dei miei figli.
[6] Fu dopo bevuto il vino, che non mi vergognai di fronte al comandamento di Dio e sposai una donna cananea.
[7] Chi beve vino, figlioli miei, ha bisogno di molta intelligenza. E questa é l'intelligenza che riguarda il bere il vino: finché si mantiene il senso del pudore, si può bere.
[8] Ma se si supera il limite, la mente é invasa dallo spirito dell'inganno, che fa parlare l'ubriaco in maniera turpe e gli fa trasgredire la Legge, senza provare vergogna, anzi vantandosi del disonore e credendo che sia bene.
XV.
[1] Chi commette impudicizia non si accorge quando é castigato e non si vergogna del disonore.
[2] Infatti, anche se uno é re, ma é impudico, é privato del regno, una volta che si é reso schiavo dell'impudicizia, come é capitato anche a me.
[3] Ché consegnai il mio bastone, cioè il sostegno della mia tribù, la mia fascia, cioè la potenza, e il diadema, cioè la gloria del mio regno.
[4] Poi me ne pentii e non toccai più vino né carne fino alla mia vecchiezza; non vidi più gioia alcuna.
[5] L'angelo di Dio mi mostrò che le donne dominano sia il re sia il povero:
[6] al re portano via la gloria, al coraggioso la forza, al povero il più piccolo appoggio per la (sua) povertà.
XVI.
[1] State, dunque, attenti, figlioli miei, al limite del vino: in esso ci sono quattro spiriti maligni: del desiderio, dell'ardore, della lussuria e dell'avidità.
[2] Se bevete il vino in allegria, siate morigerati col timore di Dio; ma se in mezzo alla gioia il timore di Dio se ne va, viene avanti l'ubriachezza e (con essa) entra (nell'animo) l'impudenza.
[3] Se poi volete vivere castamente, non toccate per nulla il vino, per non peccare con parole orgogliose, con contese, con calunnie, con trasgressioni dei comandamenti di Dio, così da morire prima del vostro tempo.
[4] Inoltre il vino svela i segreti di Dio e degli uomini, come io svelai alla cananea i comandamenti di Dio e i segreti di Giacobbe, mio padre, che Dio mi aveva detto di non rivelare.
XVII.
[1] E ora vi ordino, figlioli miei, di non amare il denaro e di non guardare alla bellezza delle donne. Perché anch'io fui ingannato dall'oro e dalla bellezza, per (cadere nelle mani di) Besue la Cananea.
[2] Io so che per questi due vizi la mia discendenza cadrà nel peccato,
[3] perché muteranno anche uomini saggi della mia discendenza e faranno sì che diventi piccolo il regno di Giuda, che il Signore mi dette per l'ubbidienza a mio padre.
[4] Io, dunque, non ho addolorato mai mio padre Giacobbe perché ho sempre fatto tutto quello che mi diceva.
[5] Anche il mio bisnonno Abramo mi benedisse, perché regnassi in Israele; anche Giacobbe mi benedì, alla stessa maniera.
[6] Io so che il regno sorgerà da me.
XVIII.
[1] Ho visto anche quali mali commetterete negli ultimi giorni.
[2] Guardatevi, dunque, figlioli miei, dall'impudicizia e dall'avidità; ascoltate Giuda, vostro padre.
[3] Tutto ciò allontana dalla Legge di Dio e accieca la tendenza dell'anima;insegna la superbia e non permette all'uomo di aver compassione del suo prossimo.
[4] Priva la sua anima di ogni bontà e lo costringe in fatiche ed affanni. Caccia il sonno da lui e logora la sua carne.
[5] Impedisce i sacrifici a Dio e non ricorda la lode di Dio. Non ascolta il profeta che parla e disdegna le parole pie.
[6] (L'uomo che ha questi vizi) é schiavo di due passioni che gli sono nemiche, non può ubbidire a Dio, perché ha accecato la sua anima, e cammina di giorno come nella notte.
XIX.
[1] Figlioli miei, l'avidità conduce all'idolatria, perché é nell'inganno del denaro che si pronuncia il nome degli déi che non sono; inoltre fa sì che chi l'ha smarrisca sé stesso.
[2] Per il denaro io ho perduto i miei figli, e se non ci fossero stati il mio pentimento, la mia umiliazione e le preghiere di mio padre, sarei potuto morire senza figli.
[3] Ma il Dio dei miei padri ebbe pietà di me, perché lo avevo fatto senza conoscenza:
[4] mi aveva accecato il principe dell'inganno e così restai senza conoscenza, come uomo e come carne corrotta nei peccati. Riconobbi la mia debolezza nel ritenere di essere invincibile.
XX.
[1] Sappiate, dunque, figlioli miei, che due spiriti seguono l'uomo, quello della verità e quello dell'inganno.
[2] E di mezzo c'é quello dell'intelligenza dell'animo, che é capace di volgersi dove vuole.
[3] Tutto ciò che riguarda la verità e tutto ciò che riguarda l'inganno sta scritto nel petto dell'uomo. Dio conosce ogni cosa di loro.
[4] E non c'é attimo, nel quale le opere dell'uomo possano restare nascoste, perché stanno scritte nel suo petto, davanti al Signore.
[5] Lo spirito della verità rende testimonianza di tutto e tutti accusa; così il peccatore arde dal suo stesso cuore e non può alzare lo sguardo verso il giudice.
XXI.
[1] E ora, figlioli miei, questo é il mio messaggio: amate Levi, perché possiate vivere; non ribellatevi contro di lui, per non essere distrutti.
[2] Infatti Dio ha dato a me il regno e a lui il sacerdozio, e ha sottomesso il regno al sacerdozio.
[3] A me ha dato le cose della terra, a lui quelle del cielo.
[4] Come il cielo é più alto della terra, così il sacerdozio di Dio é più alto del regno terreno, a meno che il Signore non lo faccia cadere per il peccato e dominare dal regno terreno.
[5] L'angelo del Signore mi disse: il Signore ha scelto lui al di sopra di te, per avvicinarsi a Lui, mangiare della Sua tavola e offrirGli le primizie delle cose buone dei figli d'Israele. Ma tu sarai re di Giacobbe.
[6] Sarai in mezzo a loro come il mare. Come infatti in esso sono agitati giusti e iniqui, alcuni ad esser fatti schiavi, altri ad arricchirsi, ugualmente in te (ci sarà) ogni tipo di uomini: alcuni rischiano di essere fatti schiavi e altri arricchiscono rapendo le cose degli altri. [7] I re saranno come mostri marini, che inghiottono uomini come pesci, renderanno schiavi i figli e le figlie di uomini liberi, ruberanno case, campi, greggi e possessi.
[8] Delle carni di molti ciberanno ingiustamente corvi e ibi, procederanno verso il male, crescendo in avidità.
[9] Come tempeste saranno falsi profeti e perseguiteranno tutti i giusti.
XXII.
[1] Il Signore porterà contro di loro divisioni reciproche, e in Israele ci saranno guerre continue.
[2] Il mio regno finirà per opera di stranieri, finché non giunga la salvezza di Israele, fino alla parusia del Dio di giustizia, cosicché Giacobbe e tutti i popoli vivranno in pace.
[3] Egli custodirà la forza del mio regno per sempre, perché con giuramento il Signore mi ha giurato di non togliere il regno alla mia discendenza, per sempre.
XXIII.
[1] Molto dolore, figlioli miei, mi é stato arrecato dalle licenziosità e dalle magie che farete a disdoro del regno, seguendo chi parla col ventre, àuguri e spiriti dell'inganno.
[2] Delle vostre figlie farete delle ballerine e delle prostitute; vi mescolerete alle abominazioni delle genti.
[3] Per questo Dio porterà contro di voi fame e peste, morte e spada
[vendicatrice], assedio
[e cani per dilaniare] di nemici e vergogna di amici,
[rovina e infiammazione degli occhi] uccisione di bambini e rapimento di spose, furto di beni e bruciamento del tempio di Dio, devastazione della vostra terra e di voi stessi schiavitù fra le genti.
[4] Mutileranno i vostri figli, per farne degli eunuchi per le loro donne.
[5] Finché non vi rivolgerete al Signore con cuore perfetto, pentendovi e comportandovi secondo tutti i Suoi comandamenti, e così il Signore rivolgerà a voi il Suo sguardo misericordioso e vi ricondurrà (in patria) dall'esilio delle genti.
XXIV.
[1] Dopo di ciò, sorgerà per voi una stella da Giacobbe, nella pace. E verrà un uomo della mia discendenza, come sole di giustizia, che camminerà con gli uomini in mansuetudine e giustizia e nessun peccato si troverà in lui.
[2] I cieli si apriranno sopra di lui a riversare lo spirito come benedizione del padre Santo. Egli verserà su di voi lo spirito di grazia.
[3] Voi sarete nella verità e procederete nei Suoi comandamenti, nei primi e negli ultimi.
[4] [Questo é il germoglio di Dio Altissimo, questa é la fonte per la vita di tutti].
[5] Allora brillerà lo scettro del mio regno e dalla vostra radice spunterà un pollone.
[6] Da essa fiorirà un bastone di giustizia per le genti, a giudicare e a salvare tutti coloro che invocano il Signore.
XXV.
[1] Dopo di ciò, Abramo, Isacco e Giacobbe risorgeranno per la vita; io e i miei fratelli saremo i capi delle tribù di Israele: primo Levi, secondo io, terzo Giuseppe, quarto Beniamino, quinto Simone, sesto Issacar, e così tutti in fila.
[2] Il Signore ha benedetto Levi, me l'angelo del Volto, le potenze della gloria Simeone, il cielo Ruben, la terra Issacar, il mare Zabuloné i monti Giuseppe, la tenda Beniamino, le stelle Dané la + delizia + Neftali, il sole Gad e la luna Aser.
[3] Ci sarà un solo popolo del Signore e una sola lingua, e lì non ci sarà lo spirito d'inganno di Beliar, perché sarà gettato nel fuoco per sempre.
[4] Coloro che sono morti nel dolore, risorgeranno nella gioia, i poveri per il Signore saranno fatti ricchi e coloro che sono morti per il Signore, si risveglieranno alla vita.
[5] I cervi di Giacobbe correranno nell'esultanza e le aquile di Israele voleranno nella gioia.
[Gli empi soffriranno e i peccatori piangeranno]. E tutti i popoli glorificheranno il Signore per sempre.
XXVI.
[1] Osservate, dunque, figlioli miei, tutta la Legge del Signore, perché c'é una speranza per tutti coloro che si attengono alle Sue vie".
[2] (Giuda) disse loro: "Ecco, io muoio oggi, in età di centodiciannove anni.
[3] Nessuno mi seppellisca (avvolto) in una veste preziosa, ma portatemi a Hebroné là dove sono i miei padri".
[4] Detto questo si addormentò; e i suoi figli fecero in tutto come aveva prescritto loro. Lo seppellirono coi suoi padri a Hebron.