Come l'ape fiore in fiore
Beata Alexandrina Costa

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L'ESPERIENZA
MISTICA IN ALEXANDRINA
La
condizione mistica è un fenomeno noto nella Chiesa. Essa comporta una
dilatazione di percettività che, a differenza delle esperienze parapsichiche,
sempre contenute nella sfera dell'umano, si immerge più o meno profondamente
nel mondo soprannaturale, con manifestazioni esterne inconfondibili sempre improntate
a santità.
A differenza delle manifestazioni pseudo-mistiche provocate ad arte con varie
tecniche di tipo orientale, e delle manifestazioni provocate da vari stati di
psicosi, le esperienze mistiche autentiche non dipendono dall’iniziativa
di chi ne è soggetto, il quale rimane puramente recettivo, passivo. Il
panorama divino che si schiude al mistico, astraendolo spesso dal mondo sensibile,
provoca in esso una dilatazione delle facoltà spirituali, cioè
di personalità, e, di riflesso, un accrescimento sovrumano di gioia e
di dolore.
La prima esperienza mistica di Alexandrina fu come l'immersione di un metallo
nel fuoco: ne uscì rovente d'amore, con un senso di pesantezza per tutto
ciò che è terreno.
«Quale confusione prova l'anima nel ritornare in sé stessa, scrive in quell'occasione. Quali ardenti desideri di impegnarsi nel servizio di Dio in qualunque modo egli desideri! Si vorrebbe avere mille vite per impiegarle tutte per Dio, e si desidera che tutte le cose della terra siano altrettante lingue che lodino per noi. Vivissimi i desideri di penitenza, benché non si soffra molto per la gran forza d'amore che impedisce di sentire ciò che si fa» (8 settembre 1934).
Al dileguarsi di queste impressioni mistiche, tuttavia, la capacità di soffrire ritorna in tutta la sua ampiezza, e Alexandrina si inoltra in quell'incessante alternarsi di gioie indicibili e di dolori sovrumani che sono caratteristici di uno stato mistico prolungato: per lei sino al termine della vita, secondo una spirale sempre più avvolgente. Ora lo Sposo Divino l'avvolge con abbaglianti fiammate d'amore che la fanno gemere per lo spasimo d'essere tutta di Lui; ora la immerge nella desolazione e nell'oscurità, col dubbio che tutto sia un'illusione, un inganno satanico.
«Ho stabilito in te la mia dimora, le dice Gesù, colmandola di gioia. O figlia mia cara, lo voglio che tu sia tutta mia e che viva solo per Me, e ami solo Me e cerchi Me solo... lo sono il tuo Maestro: te felice se imparerai bene le mie lezioni e le metterai in pratica». (L p. 40)
Alexandrina rimane talmente presa da queste visite Divine, che quasi non riesce più a distrarsi da questa presenza. Poi Gesù l'abbandona alla prova. Scrive al suo direttore spirituale:
«Da parecchio tempo sentivo agonie nella mia anima, e sovente ero sull'orlo di cadere in abissi spaventosi. Ma nei giorni di ritiro le mie sofferenze si raddoppiarono. Gli abissi erano minacciosi. La giustizia dell'Eterno Padre cadeva su di me, aumentando i miei dolori dell'anima e del corpo». (A p. 39)
Il mattino del 2 ottobre 1938 informa:
«Il
Signore mi disse che mi avrebbe fatta passare attraverso tutta la sua Passione,
dall'Orto al Calvario, ma che non sarei arrivata al "Consummatum est"...
L'avrei sofferta tutti i Venerdì subito dopo il mezzogiorno fino alle
tre pomeridiane». (A p. 39)
Dal giorno dopo la sorella, la mamma e le altre persone che erano ammesse in
casa cominciarono ad assistere alle sue estasi dolorose in cui riviveva nel
corpo e nello spirito i dolori della Passione di Gesù.
Dal 3 ottobre del '38 al 20 marzo del '42 Alexandrina partecipa quindi, ogni
venerdì, estaticamente alla Passione di Gesù, con segni visibili
nelle membra e nel corpo e soffre la purificazione dei sensi attraverso una
sete bruciante e una persistente nausea olfattiva. Dal 7 gennaio 1942 al 24
ottobre 1944 vive un'ulteriore tappa nella esperienza mistica: subisce la seconda
morte mistica, (la prima è del 1936) con una diuturna sensazione di dissolvimento
del propno corpo. Dal 1942 il suo corpo non sarà più alimentato
da alcun cibo né da alcuna bevanda, e per il resto della sua vita, tredici
anni, Alexandrina vive di sola Eucaristia.
L'ulteriore fase inizia nel 1944 periodo in cui si sente tutta impregnata di
peccato e sperimenta le pene del purgatorio e dell'inferno, contemporaneamente
comincia una partecipazione più intima alla Passione di Gesù che
durerà fino alla morte.
Queste indicibili pene interiori sono accompagnate da molte sofferenze che le
vengono dagli uomini: viene privata della direzione spirituale, viene sottoposta
a controlli dolorosi, soprattutto per il soggiorno di 40 giorni all'ospedale
per la verifica del suo digiuno, clinicamente inspiegabile, soffre per il rovescio
economico della famiglia, per le dicerie calunniose che circolano nei suoi riguardi.
Queste esperienze dolorose di purificazione sono intramezzate da interventi
mistici unitivi che lasciano Alexandrina in una pregustazione della gioia del
Paradiso, ed il ricordo di questi momenti rimane in lei come viatico per continuare
fino all'ultimo l'ardua salita del Calvario.
Dopo una prima promessa di fidanzamento da parte di Gesù con lei (ottobre
1934, rinnovata il 5 aprile del 1938), il 3 luglio 1944 Gesù la introduce
per un giorno nella gloria Celeste, preparandola alle singolari effusioni di
grazia che culmineranno il 29 dicembre 1944 nelle nozze mistiche, seguite dallo
scambio dei cuori, dalla mistica resurrezione e ascensione al Cielo, da momenti
di specialissima unione con la Trinità e infine dalle stigmate d'amore
(aprile 1954). In assenza del sacerdote riceverà la Comunione da mani
angeliche. L'unione a Cristo la porta ad essere da Lui assimilata alla missione
redentiva: nel suo mondo interiore, ed anche nel suo corpo, si ripercuote, a
ondate sempre più penetranti, il dramma della redenzione nelle sue fondamentali
componenti, il bene e il male, Gesù e Satana. Il suo essere è
come uno scoglio di cristallo posto tra ìl fluttuare permanente di due
opposti oceani che si infrangono su di lei e la compenetrano: Dio, Gesù,
il regno della luce con riflessi luminosi di Paradiso; il male, il peccato coi
rigurgiti tenebrosi della perdizione, dell'inferno. E più di una volta
essa esprime la sensazione che sotto il turbinare di questi opposti marosi il
corpo stesso non regga più e si dissolva nella morte.
Riecheggia insieme, nei suoi scritti, il grido disperato:
«Chi mi libererà da questo corpo di morte?»,
e il grido gioioso:
«Compio nelle mie membra ciò che manca alla Passione di Cristo a pro del Suo Corpo che è la Chiesa».
Finché amore e dolore, i due dissolventi universali, ne infrangono l'involucro terreno, per la beatitudine eterna.
MISTICA LAMPADA DEI TABERNACOLI
O Dio, Tu sei il mio Dio, all'aurora Ti cerco, di Te ha sete l'anima mia,...
Salmo 63 (62)
«Figlia
mia, figlia mia, luce e stella eucaristica, tu sarai per il mondo ciò
che fui lo in un'altra ora e continuo ad essere: fui Redentore, morii per dare
il Cielo alle anime, mi feci alimento per le anime.
Ti ho creata perché tu in tal modo assomigliassi a Me: ti ho scelta come
vittima perché tu continuassi la Mia opera di Redenzione, ho posto nel
tuo cuore l'amore, l'amore folle per l'Eucaristia. È grazie a te, è
alla luce del fuoco che hai lasciato accendere, che molte anime, guidate da
questa stella, scelta da Me, trascinate dal tuo esempio, si trasformeranno in
anime ardenti, in anime veramente eucaristiche.
Povero mondo, senza l'Eucaristia!
Povero mondo senza le mie vittime, senza ostie immolate con Me continuamente.
lo voglio, figlia mia, di' che lo voglio un mondo nuovo, un mondo di purezza,
un mondo tutto eucaristico...». (S p. 318)
Siamo
nel gennaio 1952: sono passati 18 anni dalla prima volta in cui Gesù
aveva rivelato ad Alexandrina la Missione che le stava affidando sulla terra
e per la quale era venuta al mondo.
Nel dicembre del 1934, infatti, Gesù le aveva detto:
«La missione che ti ho affidato sono i Miei Tabernacoli ed i peccatori. Sono stato lo ad elevarti a così alto grado: è stato il Mio amore; grazie a te saranno salvi molti e molti peccatori, non per i tuoi meriti, ma grazie a Me che procuro tutti i mezzi per salvarli». (L p. 51)
Risulta
evidente come Alexandrina sia rimasta fedele alla chiamata del Signore, sino
all'ultimo giorno della sua vita, perseverando anche tra terribili sofferenze,
rispondendo sempre con generosità alle richieste di amore e di immolazione
che le venivano via via rivolte da Gesù e non opponendo ostacoli alle
azioni della Grazia che operava in lei le trasformazioni necessarie affinché
potesse adempiere la sua missione.
Vogliamo ora ripercorrere lo sviluppo di questa dinamica spirituale che vede
da un lato l'iniziativa della Grazia, e dall'altra la risposta d'amore di Alexandrina.
La prima percezione cosciente di un vincolo d'amore avvenuto tra lei e Gesù
risale alla Prima Comunione, quando Alexandrina aveva 7 anni. Nel suo diario
così la ricorda:
«Il Padre Alvaro Matos che mi esaminò in catechismo, mi confessò e mi diede Gesù. Ho voluto stare sempre in ginocchio sebbene molto piccola, fissando poi bene la mia Sacra Ostia cosicché mi rimase molto impressa nell'anima. Mi parve di unirmi a Gesù in modo da non separarmi mai più da Lui. Mi parve che mi prendesse il cuore. La gioia che provai non si può esprimere. Davo a tutti la buona notizia. Da quel giorno la signora di Povoa, alla quale eravamo affidate, mi conduceva alla Comunione ogni mattina». (A p. 4)
Successivamente,
è a partire dal 1924, da quando cioè Alexandrina appena ventenne
rimase paralizzata per sempre nel letto che, abbandonato ogni desiderio di guarigione,
ella comprese ed accettò senza riserve la volontà del Signore.
Infatti, nella solitudine della sua cameretta, Alexandrina intuì l'intimo
legame che la univa a Gesù nel Tabernacolo ed in risposta a Colui che
per primo aveva scelto per amore nostro di restare prigioniero nelle nostre
Chiese, si consacrò totalmente a Lui:
«Un giorno in cui ero sola ricordandomi che Gesù stava nel Tabernacolo
dissi: - Mio buon Gesù, Voi siete prigioniero ed anch'io lo sono. Siamo
prigionieri entrambi, Voi siete prigioniero per mio bene, io lo sono delle Vostre
mani. Siete il Re, il Signore di tutto ed io sono un verme della terra. Vi ho
lasciato in abbandono pensando solo a questo mondo che è perdizione delle
anime. Ma ora, pentita di tutto cuore, voglio quello che voi volete e soffrire
con rassegnazione. Non venitemi meno, o Gesù, con la Vostra protezione
-». (A p. 15)
«Madre di Gesù e Madre mia, ascoltate la mia preghiera. Io consacro il mio corpo e tutto il mio cuore a Voi. Purificatemi Madre Santissima, riempitemi del Vostro Santo amore. Collocatemi proprio Voi presso i Tabernacoli di Gesù affinché serva da lampada finché durerà il mondo. Beneditemi, santificatemi, o mia cara Mamma del Cielo». (A p. 27)
Alexandrina aderisce docilmente alle ispirazioni della Grazia che in questo primo periodo si manifesta intimamente attraverso le vie ordinarie, senza manifestazioni straordinarie. «Senza sapere come», si offre volontariamente al Signore come vittima per la salvezza dei peccatori e contemporaneamente aumenta in lei il desiderio di amare e di essere sempre unita a Gesù nel Tabernacolo.
«O
mio caro Gesù, vorrei visitarvi nei vostri Tabernacoli, ma non posso
perché la mia malattia mi trattiene al mio caro lettino di dolore. Sia
fatta la Vostra volontà, Signore, ma almeno mio Gesù, permettete
che neppure un momento trascorra senza che io venga in spirito alle porticine
dei Vostri Tabernacoli a dirvi:
- Mio Gesù, voglio amarvi, voglio incendiarmi tutta nelle fiamme del
Vostro amore e pregarvi per i peccatori e per le anime del purgatorio -».
(A pp. 15-16)
Compone in questo stesso periodo la bellissima preghiera per i tabernacoli,
ed è proprio nella preghiera, durante gli slanci generosi d'amore per
Gesù, che Alexandrina inizia a percepire un forte calore che brucia internamente
con «una forza che mi abbracciava tanto che pareva strapparmi dal mondo».
In questi momenti di intensa preghiera, fu vista dalla sorella Deolinda restare
sollevata dal letto sospesa nell'aria come una piuma (levitazione). E’
in questo periodo che sente l'invito del Signore racchiuso nelle parole «soffrire,
amare, riparare».
«O
Gesù, eccovi qui la Mamma. Ascoltatela. È Lei che Vi parlerà
per me, e Voi, cara Mamma del Cielo, andate a dare baci ai Tabernacoli, un'infinità
di baci e di abbracci, un'infinità di tenerezze e carezze. Tutte per
Gesù Sacramentato, tutto per la Santissima Trinità, tutto per
Voi. Moltiplicateli, moltiplicateli, dateli pieni di un amore puro e santo di
un amore oltre ogni amore, di sante nostalgie per non potermi più muovere
e andare io a baciare e abbracciare Gesù Sacramentato, la SS. Trinità,
e Voi, o Madre cara.
O mio Gesù, io voglio che ogni mio dolore, ogni palpito, ogni respiro,
ogni minuto secondo che passerò, siano atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che ogni movimento dei miei piedi, delle mani, delle labbra, della
lingua, degli occhi, ogni lacrima e sorriso, ogni allegria e tristezza, ogni
tribolazione, distrazione, contrarietà o dispiacere siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo voglio che ogni lettera delle orazioni che recito o sento recitare, ogni
lettera che leggo o udirò leggere, che scriverò o vedrò
scrivere, che canterò o udirò cantare siano atti di amore per
i Vostri Tabernacoli.
Io voglio che ogni bacio che darò a Voi nelle Vostre S. Immagini, in
quelle della Vostra e mia Madre amata, in quelle dei Vostri santi e sante siano
atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù io voglio che ogni goccia di pioggia che viene dal cielo alla
terra, che tutta l'acqua del mondo offerta a gocce, tutta l'arena del mare e
tutto ciò che il mare racchiude siano atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
lo vi offro le foglie degli alberi, tutti i frutti che possono avere, i fiori
offerti petalo per petalo, tutti i granelli di semente che sono nel mondo e
tutto ciò che vi è nei giardini, nei campi nelle valli e nei monti,
io tutto Vi offro come atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù Vi offro le penne degli uccelli e il loro canto, i peli e le voci
di tutti gli animali come atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù, Vi offro il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il vento,
la neve, la luna e i suoi raggi, il sole, l'oscurità, le stelle del firmamento,
il mio dormire e il mio sognare come atti di amore per i Vostri Tabernacoli.
O Gesù accettate tutto quanto vi è nel mondo, le grandezze, le
ricchezze, i tesori, tutto quanto avviene in me, tutto quanto ho per abitudine
di offrirvi, tutto quanto si possa immaginare come atti di amore per i Vostri
Tabernacoli.
O Gesù accettate il cielo e la terra, il mare, tutto ciò che contengono
come se tutto fosse mio e io potessi disporne e offrirvelo come atti di amore
per i Vostri Tabernacoli». (A pp. 18-19)
Qualche
anno dopo, nel dicembre del 1934, diventa esplicito anche da parte di Gesù,
il suo invito a fare del Tabernacolo il centro di tutte le sue attenzioni, pensieri
e atti d'amore.
Seguiamo il dialogo di amore e di passione che ne segue, tra Gesù ed
Alexandrina:
«Vieni ai miei Tabernacoli, vivi là: è da là
che viene la forza per tutto. Amami molto, pensa solo a Me».
(L p. 51)
Ecco la risposta di Alexandrina all'invito del Signore:
«lo
faccio il possibile per passare il tempo spiritualmente in tutti i Tabernacoli
del mondo unita al Signore. Così dico molte volte al mio Gesù:
io voglio vivere unita a Voi in tutti i Tabernacoli del mondo, in tutti i luoghi
ove abitate Sacramentato non assentandomi un istante, né di giorno, né
di notte.
Gli offro il mio cuore e gli chiedo che lo collochi come lampada luminosa e
amorosa per illuminarli. E chiedo alla Madonna di venire con me e di mandare
una moltitudine di Angeli, Cherubini, Serafini per amare, lodare, far compagnia
a Gesù Sacramentato». (L p. 81)
Gesù la incoraggia e la conferma ulteriormente nel desiderio di vivere unita a Lui:
«Accostati al tuo Gesù, mia sposa, mia bella, tutta mia. Fammi compagnia nei miei Tabernacoli: sono tutto solo...». (L p. 169)
Alexandrina:
«lo mi sentivo tanto viva nei Tabernacoli! Il mio cuore volava presso Gesù: svolazzava sopra al Tabernacolo e con le ali batteva sulla porticina». (L p. 288)
«Mio Gesù, io vorrei che il mio cuore fosse una lampada sempre ardente in ciascuno dei Vostri Tabernacoli e nel mio stesso petto, vorrei la medesima lampada di amore per proiettare luce sulle Persone Divine, alle quali solo voglio appartenere. Fate sì che non vi sia nulla che possa spegnere la lampada del mio amore, e che, giorno e notte, senza interruzione di un solo istante voglio arda presso di Voi». (S p. 121)
VA' ALLA MIA SCUOLA: I TABERNACOLI
«Rabbì, dove abiti?» disse loro: «Venite e vedrete».
Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di Lui.
Gv 1,38-39
Gesù:
«Vieni ai Miei Tabernacoli. Vivi là, Io pure là vivo».
Imitare
Gesù nella Sua vita eucaristica, è la prima lezione di Gesù
Maestro ad Alexandrina, lezione che attraverso di lei desidera estendere a tutti
noi. La scuola è il Tabernacolo.
Scrive Alexandrina in una lettera a Padre Pinho, suo primo direttore spirituale:
«Il
Signore mi disse che vuole che io mi abbandoni tutta a Lui, che non abbia a
che fare col mondo se non in quanto sia necessario: vuole che io lo imiti nei
suoi Tabernacoli.
...Io alle volte dico:
- O mio caro Gesù, io voglio essere tutta Vostra e solo per Voi voglio
vivere -.
E il mio Gesù mi risponde:
- O mia cara figlia, e lo voglio che tu sia tutta, tutta mia e che solo
per Me tu viva, che solo Me ami, che solo Me cerchi. Vieni alla mia scuola,
impara dal Tuo Gesù ad amare il silenzio, l'umiltà, l'ubbidienza
e l'abbandono -». (L pp. 36, 37, 38)
Vita nascosta, silenzio, affidamento, amore puro: Gesù continua le sue
lezioni.
«Contempla oggi molto i Miei Tabernacoli! Osserva attentamente quello che lo faccio là perché è ciò che voglio che tu faccia. Ama la solitudine; va' ai Miei Tabernacoli, è là dove impari, è là ove la solitudine è più praticata da anni, da secoli. Stai in raccoglimento con Me, mantieni il silenzio. Mettiti come in un esilio, in un deserto. Parliamo l'un l'altro con amore e tenerezza di sposi. Metti su di Me tutte le preoccupazioni della tua vita e chiedimi ciò che vorrai. Confida in Me. La tua fede, la tua speranza ti ha salvata. Non lasciarmi, figlia mia, nemmeno un momento, solo, nella Mia Eucaristia: sia là il tuo deserto». (L pp. 63, 50, 179)
La risposta di Alexandrina è di totale adesione all'invito di Gesù:
«Parlate o mio Gesù, parlate che la vostra figliolina Vi ascolta. Sento l'ansia di istruirmi alla Vostra scuola».
Gesù:
«Sono
il tuo Maestro. Felice te se imparerai bene le mie lezioni e le metterai bene
in pratica! Ho stabilito in te la Mia dimora. Sei un Tabernacolo non costruito
da mani umane, ma da mani divine...
...Cercami nei Miei Tabernacoli, così Mi consolerai molto; ma cercami
(anche) dentro di te, nel Tabernacolo della tua anima che lo ho preparato per
Mia abitazione. Là Mi
troverai... lo desidero ansiosamente che tu impari le Mie lezioni, ed io ho
molto da insegnarti, e tu hai molto da imparare affinché molti vengano
ad imparare da te le stesse lezioni, calcando le stesse orme per seguire gli
stessi cammini». (Lp.40)
Nel Tabernacolo l'amore di Gesù per l'umanità raggiunge il vertice massimo: mentre sulla Croce vi era ancora il corpo umano che da tutti poteva essere visto, e quindi non ignorato, nell'Eucaristia l'annientamento è totale: solo una piccola ostia, bianca, leggera, inerme. Con maggior facilità Gesù Eucaristico è quindi esposto alla dimenticanza, al misconoscimento, pur vivendo molto vicino a noi, nel Tabernacolo della nostra Chiesa.
Gesù dice ad Alexandrina:
«Come
la Maddalena, hai scelto la parte migliore: amare il Mio Cuore.
Amarmi Crocifisso è bene, ma quando hai scelto di amarmi nei Miei Tabernacoli,
ove Mi puoi contemplare non con gli occhi del corpo, ma con quelli dell'anima
e dello spirito, ove Mi trovo col Corpo, Anima e Divinità, come in Cielo,
hai scelto quello che vi è di più sublime». (L
p. 44)
Alexandrina fa sentire quanto è grande il suo desiderio di essere discepola di Gesù e con la forza del suo amore vorrebbe essere sempre presente nel Tabernacolo, la sua scuola:
«Vorrei
essere con Te, o Gesù, giorno e notte e in ogni ora. Però ora
non posso venire, ben lo sapete... sono legata mani e piedi, ma più legata,
vorrei essere unita a Voi nel Tabernacolo, e non assentarmi un momento solo.
...Voi sapete i miei desideri che sono di stare alla Vostra Presenza nel Santissimo
Sacramento, ma siccome non posso, Vi mando il mio cuore, la mia intelligenza,
per imparare tutte le Vostre lezioni; Vi mando il mio pensiero perché
io pensi solo a Voi, il mio amore perché solo Voi io ami, in tutto e
per tutto». (A p. 21)
La garanzia di poter realizzare i propri aneliti d'amore è Maria, la
Mamma Celeste, ed a Lei Alexandrina affida tutti i suoi desideri:
«Mamma, venite con me ai Tabernacoli, a tutti i Tabernacoli del mondo, in ogni parte e luogo dove Gesù abita Sacramentato. Fategli la mia umile offerta. O Mamma, voglio andare da Tabernacolo a Tabernacolo a chiedere grazie a Gesù, come l'ape di fiore in fiore, va a succhiare nettare. O Mamma, io voglio formare una rocca d'amore, in ogni luogo dove abita Gesù Sacramentato, affinché non vi sia nulla che possa intromettersi nell'amore per andare a ferire il Suo Cuore Santissimo. Mamma, parlate Voi nel mio cuore e nelle mie labbra, rendete più calde le mie preghiere e più forti le mie domande». (A p. 17)
VA',
SONO TUE LE MIE PRIGIONI
Beato chi abita la tua Casa: sempre canta le Tue lodi!
Beato chi trova in Te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio
Salmo 84 (83)
Gesù:
«Vieni a passare un po' della notte sveglia nei miei Tabernacoli, nelle mie Prigioni. Sono tue e Mie. Ciò che mi portò là fu l'amore». (L pp. 45-46)
La
vita di intima unione con Gesù, porta ora Alexandrina a partecipare degli
stessi sentimenti e condizioni che sono proprie dell'Amato, ed in tal senso
i Tabernacoli, le prigioni d'amore di Gesù, diventano anche le prigioni
d'amore e di dolore di Alexandrina.
Il fine è di consolare l'Amato offeso dal peccato dell'indifferenza verso
la Sua Presenza Eucaristica; conseguenza benefica della riparazione è
il perdono dei peccatori e quindi la loro salvezza: la più grande consolazione
e gioia di Gesù, e della Santissima Trinità.
«Sei
un canale per il quale», le dice Gesù, «devono
passare le grazie che dovrò distribuire alle anime e per il quale le
anime dovranno venire a Me.
Per mezzo tuo saranno salvi molti, molti peccatori: non per i tuoi meriti, ma
per Me che cerco tutti i mezzi per salvarli».
«Vieni, figlia mia a rattristarti con Me partecipando alla Mia
prigionia d'amore e riparando tanto abbandono e oblìo».
(L pp. 31, 29)
Alexandrina:
«...Ore
della notte sveglia in continua unione con Gesù. Le sue Prigioni d'amore
sono le mie prigioni, sempre consumata in ansie di amarlo. Tutto in silenzio,
io con Lui.
- Non sei solo, mio Amore: io sto con Te, Ti amo, sono tutta tua...-.
- Mio Gesù, dissi con la mente, ad ogni palpito del mio cuore, voglio
strappare un'anima dagli artigli del demonio e voglio tanti atti d'amore per
i Vostri Tabernacoli, quanti granelli di sabbia ha il mare...-». (S pp.
96, 359)
Gesù triste...
«Vuoi
consolarmi? Vuoi consolare il Santificatore della tua anima? Sai chi è?
È il tuo Gesù!
Va' ai Tabernacoli! Va' a praticare opere di Misericordia. Va' a consolare i
tristi. lo sono tanto triste! Sono tanto offeso! Va' al tuo compito: soffrire,
amare, riparare». (L p. 48)
Alexandrina:
«Contemplavo il Cielo e le stelle. Chiedevo a Gesù di moltiplicare milioni e milioni di volte più del numero delle stelle, i miei atti d'amore verso i Tabernacoli.
Nota: «Come afferrna 5. Paolo, "Cristo, risorto da morte, non può morire, la morte non ha più alcun potere su di Lui". Ciò che si dice per la morte, vale anche per la sofferenza: nessun dolore può colpire Gesù nello stato attuale. Tuttavia, afferma ancora l'Apostolo, gli uomini che commettono il peccato mortale, "crocifiggono di nuovo in sé stessi il Figlio di Dio". Pio XI, nell'enciclica "Miserentissimus Redemptor" spiega in che modo il Salvatore può dirsi, anche al presente, sofferente e bisognoso di riparazione. Sappiamo che i peccati degli uomini, in qualsiasi tempo commessi, furono la causa della morte di Gesù e che al presente gli causerebbero le medesime sofferenze della Passione. Questa relazione dei peccati con la Passione, per Gesù non è così lontana e indiretta come per noi, ma è viva e presente come lo era nell'Orto degli ulivi. Poi, la Passione di Cristo si rinnova nel Corpo Mistico che è la Chiesa, sparsa in tutto il mondo. Le sofferenze dei cristiani, le ingiustizie, le persecuzioni subite dalla Chiesa sono sofferenze di Cristo, come risulta chiaro dalle parole dette da Gesù a Saulo, persecutore dei cristiani: "Saulo, Saulo, perché Mi perseguiti? Io sono Gesù che tu perseguiti". Ecco perciò che Saulo, convertito in Paolo Apostolo, può affermare con piena ragione che chi commette peccato, torna a crocifiggere in se stesso il Figlio di Dio"»
Non lo volevo solo e volevo che là avesse solo amore». (L pp.48, 163-164)
Gesù carcerato e schernito...
«Non
hai compassione di Me? Sono nei Tabernacoli tutto solo. Tanto schernito, abbandonato
e tanto offeso... Va' a consolarmi e a riparare: ripara tanto abbandono.
Visitare i carcerati e consolarli è opera buona. Io sono carcerato e
carcerato per amore. Io sono il Carcerato dei carcerati». (L
p. 31)
Alexandrina:
«Vorrei, mio Gesù, stare alla Vostra Presenza giorno e notte, ad ogni ora stare unita a Voi e non lasciarvi, mio Gesù, tutto solo; vorrei non assentarmi neppure per un istante e darvi tutto quanto posseggo e che appartiene tutto a Voi: il mio cuore, il mio corpo con tutti i suoi sensi: è tutta la mia ricchezza». (A p. 22)
Gesù invita ora Alexandrina ad essere presente spiritualmente con maggior assiduità nei Tabernacoli più abbandonati:
«Sono tanti, tanti e tanti quelli in cui sono lasciato solo:per giorni e giorni le anime non Mi visitano, non Mi amano, non riparano; quando vanno, lo fanno per abitudine, per un obbligo.Sai che cosa non manca colà? Un torrente di peccati e di crimini. Sono i loro atti di amore, così Mi consolano, così Mi riparano, così Mi amano». (Lp.43)
Alexandrina:
«O mio caro Gesù, io mi unisco in spirito, in questo istante e da questo momento per sempre a tutte le Sante Ostie della terra in ogni luogo dove abitate Sacramentato. Lì voglio trascorrere tutti i momenti della mia vita, contnuamente, di giorno e di notte, allegra o triste, sola o accompagnata, sempre a consolarvi, ad adorarvi, ad amarvi, a lodarvi, a glorificarvi». (A p. 30)
Pochi giorni dopo Gesù gliene indica altri:
«Ciò
che mi portò nelle Prigioni fu l'amore. E per tanti, per che cosa? Non
credono alla Mia esistenza, non credono che lo abito là! Bestemmiano
contro di Me. Altri credono, ma non Mi amano e non Mi fanno visita: vivono come
se lo non fossi presente là.
Vieni qui, sono tue e Mie. Ti ho scelta per farMi compagnia in questi piccoli
rifugi: tanti sono così poverelli... ma là dentro che ricchezza!
Vi è la ricchezza del Cielo e della Terra».
Alexandrina:
«Mio Gesù, mio Gesù, Vi offro la mia tristezza, le mie nostalgie, il desiderio che ho di riceverVi, per coloro che Vi dimenticano, che Vi disprezzano e che vivono come se voi non esisteste nella Santissima Eucaristia». (L pp. 46, 368)
Mesi dopo il Signore rivolge ai fedeli ed ai sacerdoti un accorato appello:
«Manda a dire al tuo Padre Spirituale che lo voglio che si predichi bene la devozione ai Tabernacoli, che voglio molto, ma molto che accenda nelle anime la devozione verso queste Prigioni d'amore; non sono rimasto là soltanto per amore di coloro che Mi amano, ma per tutti: in ogni attività Mi possono consolare... Che sia ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli, perché non sono solo coloro che non vogliono credere alla Mia esistenza nel Santissimo Sacramento, ma sono tanti, tanti coloro che entrano nelle Chiese e si fermano là senza salutarmi, non pensano a Me neppure un momento». (L pp. 29, 39-40)
Alexandrina condivide il dolore di Gesù:
«...Benedette
sofferenze che mi fanno unire sempre più al mio Gesù!
Mi vengono in mente le sue prigioni d'amore. Mi sento sola e abbandonata così
come Gesù lo è in tanti e tanti Tabernacoli del mondo. E da qui,
da questa cameretta, il mio spirito ed il mio cuore vanno volando presso di
Lui per più e meglio poter condividere i dolori, le tristezze, le agonie
di Gesù». (L p. 379)
Gesù desidera e cerca tante guardie fedeli per i suoi Tabernacoli...
«Di' che Mi trovino anime che Mi amino nel Mio Sacramento d'Amore le quali ti suppliscano alla tua partenza per il Cielo....Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli per non lasciarvi accadere tanti e tanti crimini». (Lp.42)
In
particolar modo, Gesù cerca le «sentinelle» per i Tabernacoli
più abbandonati, ma vuole che siano solo sentinelle per amore. E’
un passaggio chiave importante: la Missione dei Tabernacoli, può nascere
solo da una personale risposta d'amore ad una realtà conosciuta: la solitudine
di Gesù nel Tabernacolo e l'amore è anche l'unica garanzia per
la riuscita della Missione stessa.
Ecco come viene oggi consegnato a noi questo desiderio di Gesù, attraverso
la Sua portavoce Alexandrina:
«
Figlia, ascolta: lo sono abbandonato in tanti Tabernacoli. Manda a dire
al tuo Padre Spirituale, che cerchi di sapere quali sono tutti i Tabernacoli
del mondo poveri e abbandonati, e cerchi un numero di persone per ogni Tabernacolo
che Mi amino, Mi riparino e Mi facciano spiritualmente visita, e Mi aiutino
con le loro offerte.
Sono colà come un povero mendico, sporco e trasandato. Facciano le anime
che sia pulito e decoroso!». (Lp. 106)
Alexandrina nella lettera al padre spirituale continua:
«Chiesi al Signore quale numero volesse per ciascun Tabernacolo; mi rispose, a seconda delle persone che si sarebbero trovate».
Gesù:
«Ma non voglio che le preghi, (il Padre Spirituale) perché altrimenti non portano a termine questa missione: voglio che ciò sia pubblicato, e che sia il loro cuore che lo chiede. Avete capito? Rendi noto tutto». (L p. 106)
Alexandrina:
«Senza
nemmeno un momento di consolazione io vado vivendo in mezzo alle tenebre e nell'abbandono,
ma sempre nelle braccia di Gesù, facendo la sentinella davanti ai Suoi
Tabernacoli. Gli dico:
- O mio Gesù, se io mi distraessi o dormissi e venissero sopra di Voi
i crimini dal mondo, chiamatemi con una grande afflizione e forti dolori affinché
venga io in Vostra difesa per non lasciare avvicinare alle Vostre Prigioni d'amore
i peccati del mondo». (L p. 146)
Ed ancora, è a Maria, Madre del Divino Amore, che Alexandrina affida il compito di creare un baluardo d'amore intorno ai Tabernacoli di tutto il mondo:
«O cara Mamma del Cielo, andate a dare baci ai Tabernacoli, una infinità di baci, un'infinità di tenerezze, una infinità di carezze. Tutto per Gesù, tutto per la Santissima Trinità, tutto per Voi». (A p. 18)
VITTIMA DELLE PRIGIONI EUCARISTICHE
Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a Me.
Gv 12,32
Gesù:
«Figlia mia, Figlia mia, perla, pietra preziosa che adorni la pisside della Mia Eucaristia! Io voglio cuori ardenti, anime eucaristiche che Mi diano riparazione e consolazione nelle Mie Prigioni d'amore. Ne ho così poche che si avvicinano a Me con la purezza ed i sentimenti di cui sono degno. Oh, quanto soffro! Mio fiore eucaristico, tu Mi ami e Mi consoli, tu sei tutta veramente Mia». (S p. 320)
Grazie all'amore ed alla generosità con cui Alexandrina ha corrisposto alla Grazia Divina, Gesù, nel settembre del 1935, ad un anno di distanza da quando le aveva rivelato la missione dei Tabernacoli, la vuole ora maestra di altre anime che Egli cerca ansiosamente.
«Trovami
anime che Mi amino e vivano là nei Tabernacoli nella stessa unione come
vivi tu: voglio che tu sia la loro maestra.
Di' al tuo Padre Spirituale, che io voglio che le tue lezioni siano insegnate
e ben comprese: sono le vittime dei Tabernacoli che devono sostenere il braccio
della giustizia Divina, perché non distrugga il mondo, perché
non vengano maggiori castighi». (L pp. 129-130)
È l'immolazione, il dono totale di sé, senza riserve, in unione
a Gesù Vittima che continuamente si immola in ogni celebrazione eucaristica,
per il perdono dei peccatori.
Le dice Gesù:
«Se tu sapessi come furono profanati i Miei Tabernacoli, come lo fui offeso! Là, puoi servirmi come vittima per i peccati del mondo, in questo tempo in cui il mondo si rivolta contro di Me e contro la Mia Chiesa». (L p. 129)
Ed ancora, usando il linguaggio della delicatezza dei fiori:
«Figlia Mia, sono il giardiniere, vengo al mio giardino, al giardino più bello che ha ciò che vi è di più ricco. Vengo a prendere fiori per la Mia Eucaristia, per ornare i Miei Tabernacoli. Vengo a prendere il loro nettare per le mie ferite, per la piaga del Mio Divin Cuore. Vengo a prendere riparazione per tanti crimini». (L pp. 257-258)
Alexandrina è pronta per accogliere i desideri di Gesù. Ma ancora una volta è alla Madonna che si affida per poter compiere la volontà di Dio: nella sua grande umiltà, non conta su stessa, sulle proprie forze umane, ma, riconoscendosi debole, chiede tutto a Maria e a Gesù.
«O
mia Mamma del Cielo, ecco qui ai Vostri Santissimi piedi un' anima che desidera
amarVi. O mia amabile Signora, voglio un amore che sia capace di soffrire tutto
per amore a Voi e per amore del mio caro Gesù! Sì, del mio caro
Gesù che è il tutto della mia anima.
Egli è la Luce che mi illumina, è il Pane che mi alimenta, è
il mio cammino, quello solo che voglio seguire. Ma, mia Sovrana Regina, mi sento
così debole per passare attraverso tante contrarietà della vita!
Che sarebbe di me, senza Voi e senza il mio caro Gesù?!...» (A
p. 20)
Gesù le chiede di riparare con il suo amore e con la sua sofferenza le
profanazioni, i sacrilegi, gli oltraggi, le indifferenze.
«Figlia mia, fiorellino eucaristico, fa' che Io sia amato nella Divina Eucaristia: sono tanti e tanto gravi i sacrilegi! Dammi riparazione, ripara figlia mia. Amami e fa' che sia amato, fa' che sia consolato. È un Dio che chiama, è un Dio che chiede, è un Dio che vuole salvare». (S p. 25)
Alexandrina:
«Piansi
con grande dolore.
Nello stesso tempo dicevo a Gesù:
- Accettate le mie lacrime, voglio che ciascuna di esse sia un mare
immenso di amore nel quale io possa rinchiudere tutti i vostri Tabernacoli affinché
non possano essere più offesi e profanati dai vostri figli -».
(S p. 69)
Dopo aver ricevuto l'Ostia consacrata, Alexandrina sente Gesù che le parla:
«Sto tremando di freddo. Mi sono seduto qui per riscaldarmi al calore del tuo amore. A raggelarmi così furono le anime tiepide che si accostarono alla Mia Eucaristia e fu tanto grande il loro numero! Il Mio Divin Cuore non è lacerato solo dai pugnali di coloro che si comunicano sacrilegamente, che mi offendono con ogni varietà di crimini, ma è anche lacerato da queste anime gelide che non avanzano per nulla nel cammino della virtù e della perfezione, anzi indietreggiano, e a poco a poco deviano dal giusto cammino. Soffrì tanto per queste anime! Ripara per questa freddezza: dammi il tuo amore al posto loro!».
Alexandrina:
«Vorrei bene, Gesù, ma non sarò io pure in questo numero? Prendete come mio tutto l'amore del Cielo, e tutto l'amore puro dei cuori della terra, così sono sicura di accontentarVi». (S p. 244)
Gesù la rassicura:
«La tua vita è un insieme della vita di Cristo e della Madre Mia benedetta. Confida in me. Io non vengo meno. Tu sei il nido del Mio amore o colomba dell'Eucarestia; il tuo volo continuo verso di Me nell'Eucaristia, delizia il Mio Cuore: è per questo che ti chiamo sposa Eucaristica. Grazie al tuo fuoco eucaristico, avrò dopo la tua morte, molte anime e spose eucaristiche». (S p. 53)
Alessandrina:
«lo
voglio riparare, o mio Gesù, per tutti i cuori, per tutte le anime. Sì,
voglio, voglio Gesù che esse credano in Voi, voglio che vadano nei Vostri
Tabernacoli, voglio vedere il mondo ardere in quel fuoco in cui Voi state ardendo
e nel quale fate ardere il mio cuore...
- Mia cara figlia, il fuoco in cui ardo e ti faccio ardere è il fuoco
dell'Eucaristia». (S p. 144)
L'amore,
la preghiera e la sofferenza sono i mezzi che Gesù indica ad Alexandrina
per riparare le offese.
Gesù, Presenza orante per noi, in tutti i Tabernacoli del mondo, chiede
ad Alexandrina di essere, a sua somiglianza, preghiera continua e vivente per
il perdono dei peccatori:
«Vengo a chiederti di venire a passare parte della notte nei Miei Tabernacoli.Prostrati in una orazione continua, implorando il perdono per i peccatori.Vivi là e ripetimi molte volte:"lo Vi riparo le offese, Vi consolo Signore, per le offese che ricevete in queste prigioni d'amore"». (L pp. 84, 112)
Ed ancora:
«Vieni
a guarire oggi, le Mie piaghe col tuo silenzio, con i tuoi dolori, sacrifici
ed afflizioni. Offrimi tutto. Vieni con il balsamo prezioso delle tue preghiere
a guarirmi le piaghe che sono tanto vive...
Dimmi molte e molte volte:
"lo Vi offro tutto, Signore, per curarvi le piaghe, fatte con tanta malizia
e tanta crudeltà e senza alcun rimorso".
Quale ingratitudine! Chi offendono! Un Dio Creatore, il Re del Cielo e della
terra!». (Lpp. 130,115)
Per i peccati che si commettono durante la notte:
«Ti chiedo il sacrificio di venire a passare una parte di questa notte con Me nei Miei Tabernacoli. Abbi compassione di Me, abbi compassione del prigioniero d'amore in questo momento in cui sono tanto offeso. Con i tuoi dolori vieni a formare un riparo sopra i Miei Tabernacoli affinché i crimini non vengano su di Me. lo ti prometto una grande ricompensa, la Madonna e la Santissima Trinità ti sono molto riconoscenti». (L p. 52)
Alexandrina, per l'amore grande che la lega a Gesù, non Gli rifiuta nulla:
«Facevo
di tutto per stare sveglia, molto sveglia con il mio Gesù nella Santissima
Eucaristia, senza nessuna consolazione: mi pareva di non essere là. Che
tremenda desolazione! ».
Passo ore ed ore della notte a servire da sentinella delle sue prigioni d'amore.
«Mi sentivo tanto male che solo verso le tre di notte potei riposare. Con questo ero contenta perché il mio più grande desiderio, era ed è, non dormire mai nè di giorno, nè di notte perché così posso fare meglio compagnia a Gesù Sacramentato». (L pp. 211, 331, 148)
Attraverso Alexandrina Gesù, chiarisce la continuazione della Redenzione grazie alle anime che, per amore suo e degli uomini, accettano la croce diventando Ostie viventi in unione con la Sua Passione perpetua nel Sacrificio Eucaristico.
Gesù:
«Figlia
mia, la sofferenza, la Croce è la chiave del Cielo. Ho tanto sofferto
per aprire il Cielo all'umanità e, per molti, inutilmente.
Dicono:
- Voglio godere, venni al mondo soltanto per questo, voglio soddisfare le Mie
passioni.
Dicono:
- Non esiste l'inferno! - Io sono morto per loro e dicono che non Me lo avevano
chiesto, e contro di Me pronunciano eresie e bestemmie. Per salvarli Io scelgo
anime e metto sulle loro spalle la Croce e Mi assoggetto ad aiutarle. Felice
l'anima che comprende il valore della sofferenza! La mia Croce è soave
se è portata per amore Mio». (L p. 60)
Ricordiamo
qui alcuni tra i peccati, per i quali Gesù le chiese riparazione sottolineando
anche contemporaneamente, con fermezza, la necessità che su di essi non
cada il silenzio.
Sono i peccati di impurità, di immoralità, della profanazione
della domenica. Le chiese inoltre riparazione per le vanità, lo spreco,
la mancanza di fede.
Il loro diffondersi oggi è drammaticamente attuale, facilitato anche
da una cultura che tende a giustificarli omologandoli tra le conquiste emancipative
dell'uomo.
Alexandrina, per essi, accettò di vivere nel suo corpo e nella sua anima
la Passione di Cristo, dal Getsemani al Calvario, oltre ad accettare e ad offrire
le sofferenze relative alla sua malattia. Seguiamo i dialoghi di amore e di
dolore che si svolsero tra Gesù ed Alexandrina, uniti in un unica Passione
Redentrice:
Alexandrina:
«...leri
pomeriggio... ho sentito come se l'anima piangesse nella massima tristezza e
amarezza, non solo su una città, ma sul mondo intero. Mentre l'anima
così piangeva, le lacrime tentavano di uscire dagli occhi del corpo e
scendermi sulle gote; mio Dio che dolore! La mia agonia non era solo sopra il
suolo dell'Orto, ma agonizzavo in tutta l'umanità...
Il mio cuore pareva coprire tutta la terra; l'amore mi assoggettò a tutte
le sofferenze.
Durante la notte mi unii il più possibile a Gesù; in questa unione
percorsi il cammino del Calvario...
- O mio Gesù, vedi come sono piccola, vedi il mio dolore, vedi che io
sono niente e Tu sei tutto...
lo vorrei piangere ai Tuoi piedi le mie miserie e colpe. Perdonami mio Gesù
e perdona il mondo!».
Gesù:
«-Vi
è motivo per le lacrime: tu sei vittima, l'ora è grave.
Le famiglie, le spiagge, i casinò, i cinema sono nella febbre di crimini
innominabili. Le mie Chiese sono vuote, le anime fuggono da me; non si avvicinano
ai miei Tabernacoli, tra quelle che lo fanno, poche ci vanno con le debite disposizioni,
poche mi amano.
Dammi dolore, dammi riparazione...
Figlia mia, per un mondo di dolore un mondo di amore; il tuo dolore è
mondiale, si estende a tutta l'umanità. Per essa soffri, ma per mezzo
tuo il povero e ingrato mondo riceve il mio amore: è attraverso te che
glielo do.
Ti do amore per le anime; pace, conforto e luce per il tuo cuore. (S
pp. 289-290)
Mettiti
nei Miei Tabernacoli che non corri pericolo; vivi là e fammi compagnia,
consolami e invocami per i peccatori. Figlia mia, lo non fui mai tanto offeso
come ora. Mai in nessun altro tempo della storia, la malizia fu tanto grande.
Per questo più che mai, ho bisogno di vittime...
È dal dolore che nascono anime eucaristiche, Ostie immolate per amore.
Manda a dire al tuo Padre Spirituale che è proprio necessario che si
predichi contro l'impurità che copre ed avvelena tutto il mondo... (L
p. 110)
I fanciulli, i fanciulli, le pupille dei Miei occhi, quanto sono trascinati
al male! Quanta innocenza perduta! Come sono offeso dai piccoli con malizia
e cattiveria! Chiedi, chiedi che si raccomandino al Mio nome tutta la cura e
la vigilanza per i fanciulli.
Oh il mondo dove è incamminato, povero mondo, cosa lo aspetta!
».
Prosegue Alexandrina:
«Gesù
parlava e singhiozzava...
Rimanemmo noi due uniti in profondo silenzio, ma io con un dolore di morte nel
cuore». (S p. 310)
Gesù chiede riparazione per i peccati di impurità nelle famiglie e nella vita consacrata:
«Vengo a chiederti ciò che in nome mio venne a chiedere a Fatima la Mia Madre benedetta: penitenza, orazione, emendamento di vita. Dammi il tuo dolore, placa la giustizia di Mio Padre, ripara il Mio Divin Cuore. Lo esigono i peccati di lussuria, le iniquità degli sposi, delle anime pie a Me consacrate». (S p. 56)
È
con la sua purezza che Alexandrina ripara il dolore di Gesù. Ella amò
questa virtù più di ogni altra, e per essa fu martire adolescente
a 14 anni.
Fu compito poi della Vergine Maria, la «Tutta Pura», alla quale
Alexandrina aveva consacrato il suo corpo, la sua mente, il suo cuore, quello
di prepararla, con il dono della Sua Purezza a diventare come Lei, Tabernacolo
vivente dove la Santissima Trinità aveva preso stabile dimora.
Gesù poteva ben dirle che era veramente pura:
«La
purezza, la castità è il fior fiore (delle virtù), è
quello che Mi incanta di più.
Poiché sei veramente pura, vengo alla tua purezza a chiedere riparazione
per gli impuri e la riparazione per le famiglie.
Quale dolore per me!
Le famiglie profanano il grande Sacramento del Matrimonio. Peccano, e io a vederli
peccare! Peccano alla mia Divina Presenza. Io volto le spalle, nascondo il mio
volto. Non hanno vergogna di me, mi vergogno Io di loro. Riparami, riparami
per tante anime folli, che, mostrandosi nude invitano al peccato, mi offendono
gravemente». (S p. 331)
Gesù chiede riparazione ad Alexandrina per i peccati di vanità ed attraverso lei rivolge a tutti l'interrogativo più che mai attuale: «Perché tanto sperpero?».
Gesù:
«lo
posso dire con tutta ragione ciò che Giuda disse (circa il profumo versato
dalla Maddalena):
- Perché tanto sperpero? -.
Questo spreco grida al Cielo: ciò che si spreca in vanità estinguerebbe
la fame a tanti affamati, coprirebbe tanti ignudi. Diffondi, figlia mia, nel
mondo le mie lamentele.
(S pp. 56-57)
Io piango, Io piango, mia cara figlia per non poter aiutare di più i miei figli. Io li amo ed essi non mi amano; Io li voglio ed essi non Mi vogliono; voglio perdonare loro ed essi non vogliono il Mio perdono!».
Nota:
Il 19 marzo 1945, festa di S. Giuseppe, Gesù chiede che la famiglia umana
cresca sul modello della famiglia di Nazaret. Alexandrina riporta sul diario:
«Gesù mi parlò: Desidero tanto che il mio caro padre S.
Giuseppe sia conosciuto e amato. Desidero ardentemente che tutti gli sposi lo
imitino, che le spose imitino la mia santissima Madre, e che i figli imitino
me.
vorrei che tutti i focolari, tutte le case fossero simili a quella di Nazaret».
(S p. 200)
Alexandrina:
«Lo
vogliono, lo vogliono mio Gesù!...
Accettate tutte le sofferenze del mondo come se fossero mie. Accettate tutto
l'amore del mondo come se fosse mio... Tutto in unione al dolore della Mamma
e ai Vostri meriti, ai meriti della Vostra Santa Passione, mio Gesù!
Formate uno scudo che sostenga il braccio del Padre Celeste.
"Presto", Voi dite, perché si convertano. E ora io dico:
- Aspettate!
Voi... Voi dite: "Presto!", perché si convertano, e io dico:
- Aspettate! Date loro tempo -.
Gesù!... lo sono la vostra vittima, Gesù, sono la Vostra vittima
e voglio perdono per il mondo...». (S p. 166)
In riparazione per la mancanza di fede, Alexandrina vive la desolazione, la morte dell'anima, e sostiene la tentazione della disperazione per il vuoto e la nullità dell'esistenza che ne conseguono:
«Dopo
aver perduto Gesù e Mammina, sento che sto qui nel mondo a fare nulla.
Una tremenda tentazione vorrebbe persuadermi: dal momento che l'eternità
non esiste, che faccio qui, senza godere e sempre a soffrire?...
Così sono salita al Calvario, senza fede, senza credere nell'eternità
e in tale tentazione sentivo di volermi suicidare; mi pareva di voler liquidare
la vita senza vita, in qualsiasi modo.
Con fatica chiamavo Gesù e mammina, ripetendo loro il mio "credo";
nelle tenebre dell'agonia e della morte ho voluto ripeterlo e non ho potuto.
È venuto Gesù, a voce alta e con dolcezza:
- O Mia figlia, la tua riparazione è per quelli senza fede, per i senza-Dio,
per gli increduli.
Ripari la Maestà Divina per tutto e per tutti.
Sei stata scelta per la missione più nobile e più difficile...
La tua vita è simile a quella della Santa Chiesa: sempre combattuta,
mai vinta fino alla fine dei secoli. La tua vita, la mia divina causa, sempre
perseguitata, ritardata; ma vincerà, trionferà sino alla fine
dei secoli e poi per tutta l'eternità -». (S p. 374)
Gesù, nell'invito fatto giungere al Padre Spirituale di Alexandrina sollecita i sacerdoti a parlare della profanazione della domenica:
«...Manda a dire al tuo Padre Spirituale che predichi contro la profanazione della domenica. Che non dimentichi devozione alla Mia Eucaristia, perché lo ho molto bisogno di essere amato in quel Sacramento di Amore. Continua, figlia Mia, a vivere con Me, e ad offrirti a Me tutta senza condizioni e riserve». (Lp. 110)
Gesù insiste sull'amore all'Eucaristia, ed indica nell'adorazione Eucaristica, il rimedio per tutti i mali ed il mezzo a noi offerto per collaborare con lui nella salvezza delle anime. Con la dolcezza dell'animo poetico Gesù invita ancora Alexandrina ai Tabernacoli:
«Va', tortorella dei Tabernacoli, tortorella delle Prigioni Divine, canta con gioia il tuo inno di dolore, che sale al Cielo come inno del più grande amore. Sei mia e lo sono tuo». (S p. 48)
Gesù cerca gli adoratori, le rondinelle dei suoi Tabernacoli:
«Io voglio molte anime eucaristiche: io voglio anime, molte anime che stiano attorno ai Tabernacoli, che volino a Me come le rondinelle a stormo volano verso i loro nidi. (S p. 143, 48)
Che mi chiedano tutto ciò che vorranno davanti a Me, nella Santissima Eucaristia: è da là che viene il rimedio per tutti i mali. Che mi invochino per gli infelici peccatori, che si abbandonano alle passioni, e non si ricordano che hanno un' anima da salvare e un'eternità li aspetta tra breve». (L p. 84)
L'Eucaristia
è la Vita dell'anima, da Lei riceviamo la Vita Divina:
per dimostrare al mondo il suo valore e la Sua esistenza nell'Ostia consacrata,
Gesù fece vivere Alexandrina di sola Eucaristia per tredici anni; ma
anche di fronte a questo segno straordinario, a questa prova d'amore, molti
rimangono indifferenti, continuando a restare lontani da Lui e lontani dalla
Sua Mensa. Gesù confida ad Alexandrina il Suo dolore per quanti non traggono
profitto spirituale, neppure di fronte al miracolo della sua vita.
Gesù:
«Vivi,
vivi fiorellino eucaristico, vivi la Mia vita, tu che vivi del Mio Corpo e del
Mio Sangue, che continui la mia opera di salvezza.
Che pena, che pena, figlia mia! Il Mio Cuore soffre per l'indifferenza di tanti
e tanti cuori; il Mio Cuore soffre per l'insensibilità degli uomini.
Nell'ora presente, Nota: (Siamo nel 1953) nell'ora gravissima che l'umanità
attraversa, lo ho posto in questo Calvario un mezzo di salvezza, ho dato agli
uomini questo Calvario come prova del Mio infinito Amore.
Soffro perché non traggono profitto tutti quanti il mio cuore desidera.
Soffro perché non corrispondono ad una grazia tanto grande, prova dell'Amore
del Mio Divin Cuore». (S pp. 143-144)
Alexandrina:
«Nel
ricevere Gesù e nel sentirmi un mondo orribile di miserie e di crimini
dicevo:
- Mio Gesù, io vorrei che questo mondo che sento tanto terribile, fosse
un mondo pieno di ardente amore per Voi, e con tutto questo amore vorrei amarVi
e con esso circondare tutti i Vostri Tabernacoli per potervi dire:
"State sicuro, Gesù, siete circondato di amore, solo l'amore regna
attorno a Voi; non potranno più ferirvi i crimini dell'umanità..."
In altre ore di dolori più acuti Gli dicevo:
- Accettate, mio Gesù, questa pioggia di dolori; fate che salga dalla
terra al Cielo, fate che cada sul Vostro trono Divino, fate che cada sulla Vostra
Divina Eucaristia.
Permettete che i dolori si trasformino in rose con le quali io possa adornarvi
meglio. Fate del mio corpo un giardino, preparate in esso il terreno: dai dolori
fate spuntare fiori. Venite Voi, mio Amato, venite a coglierli e fateli cadere
sulle anime dei peccatori affinché esse diventino tanto belle, tanto
incantevoli e profumate da obbligarvi a chinarvi su di loro e a dimenticare
la ingratitudine che da loro avete ricevuto -». (L p. 324)
Le parole d'amore di Alexandrina, toccano il Cuore di Gesù: è la debolezza di Dio che non resiste ad ogni pur piccolo pensiero, gesto e palpito che nascano dal cuore della creatura per puro amore Suo. Le onde della Sua Misericordia, infatti, si riversano sull'umanità, la diretta beneficiaria della Passione che unisce Alexandrina a Gesù. Ecco come prosegue questo dialogo d'amore.
Gesù:
«Figlia
mia, Tabernacolo Divino ove Io abito, prigione di dolcezza e di amore! Ho legato
il Mio Cuore al tuo con i vincoli del più santo amore. Mi hanno legato
a te i tuoi lacci incantevoli...
Nulla ci può separare, non vi è nulla che possa tagliare i vincoli
coniugali che ci uniscono.
O mia colomba... per il tuo amore serafico il mondo Mi amerà... sei e
sarai sempre la calamita dei peccatori.
Alexandrina:
- Sì, Gesù, voglio attirarli a Te a qualsiasi costo. La grande grazia di racchiuderli tutti nel Tuo Divin Che nessuno si perda. Non Ti rifiuto sofferenze, non negarmi anime
Gesù:
- Figlioletta, eroina del mondo senza pari, così come senza pari sono il tuo dolore ed il tuo amore. Sei ricca e potente. Ho preparato in te un armamento forte, armamento di guerra: non armi né fuoco distruttore, ma armamento delle virtù più eroiche, della purezza più angelica, dell'amore dei cherubini e serafini non solo per combattere per il Portogallo, ma per il mondo intero. Combatterai e vincerai...-». (S pp. 156-157)
La vittoria di Alexandrina sul dolore e sul peccato si chiama Maria, Regina di tutte le vittorie. Più che mai la Madonna è presente lungo la strada del Calvario di Alexandrina; la sollecitudine, il Suo amore ed il Suo dolore di madre per questa figlia generosa e per l'umanità intera, vanno al di là di ogni nostra stereotipata aspettativa:
«Ti
voglio, figlia mia, tra le mie braccia come tenni il mio Gesù sul Calvario:
Lui, lo tenni morto, per l'umanità, invece tengo te fra le mie braccia,
per confortarti affinché tu possa continuare ad essere la grande vittima
per la stessa umanità.
Non negare a Gesù il tuo dolore: sono tanti e tanto gravi i crimini!
Il mondo si trova in pericolo imminente. Il Cuore del tuo e mio Gesù,
in unione col Mio, non può soffrire di più.
Soffri, soffri per le anime: non permettere che il Sangue di Gesù vada
perduto!».
Alexandrina:
«In
quel momento la Mamma scoppiò in un pianto. Non volli più saperne
di riposare tra le sue braccia. Mi buttai al suo collo e Le dissi:
- No, no, Mamma! Non voglio che piangiate.
lo non ho con che asciugarvi le lacrime, ma lo ha il Vostro Gesù - Afferrai
con le mani la tunica di Gesù e con essa gliele asciugai.
- Soltanto Gesù, o cara Mamma, solo Lui può soavizzare il Vostro
pianto.
Non piangete più! -». (S7.5.49, pp. 235-236)
È’
commovente l'impeto d'amore di Alexandrina di fronte al dolore della Madonna,
un dolore che sembra inconsolabile per la creatura che ha fatto della propria
nullità la sua forza: Gesù è lì accanto, basta la
sua tunica per asciugare le lacrime di Maria. Accanto all'umile c'è sempre
Dio che si fa sua forza, e come un tempo, per le strade della Palestina fu sufficiente
il desiderio ardente di una donna di sfiorare il Suo mantello, per ridarle la
gioia della guarigione, così oggi, il Risorto è qui accanto ad
ogni creatura che in Lui spera, per asciugarle le lacrime con le Sue candide
vesti.
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimora tra di loro
ed essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà
ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né
lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima
sono passate».
INVITA TUTTI A VENIRE AL MIO TABERNACOLO
Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò.
Mt 11,28
Gesù:
«Va',
fiorellino eucaristico, invita tutti a venire al Mio Tabernacolo con purezza,
con amore.
Va', astro del mondo, vai ad istruirlo con la Mia scienza, vai ad arricchirlo
con la Mia ricchezza! Chiedi agli uomini penitenza e preghiera, perché
non odano la sentenza di condanna». (S p. 341)
Gesù invita i Sacerdoti a predicare la devozione ai Tabernacoli per poter condurre le anime a conoscerlo e ad amarlo nelle sue Prigioni d'amore:
«Scrivi
che lo voglio che si predichi la devozione ai Tabernacoli, che voglio che si
accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d'amore.
Di' al tuo Padre Spirituale, che non indugi a diffondere per il mondo ciò
che ho detto della Mia Eucaristia; non vi è altro rimedio: è da
lì che vengono gli aiuti saldi per sostenere la giustizia Divina.
Il Santo Padre dia ordine a tutto il mondo Cattolico, che Io regni nei Miei
Tabernacoli, ma in mezzo a zelo e amore. Che riprenda i Miei discepoli, perché
sono loro che dovrebbero amarmi di più e dare l'esempio, ma molti non
lo fanno. (Lpp.29, 113)
Parla
alle anime figlia Mia, abbi coraggio, abbiate coraggio.
Tu spandi la rugiada Celeste, semini semente Divina. È attraverso te
che mi do al mondo; parlo Io nelle tue labbra. Qualunque cosa sgradevole che
sorga, non è nulla in confronto al bene. È il demonio rabbioso,
che vuole bruciare la semente Divina, ma si ostinerà invano.
Si faccia preghiera, si faccia penitenza! Incominci la Chiesa! Quante cose deve
correggere e perfezionare! Le Case Religiose, le Case Religiose; frati e suore
che non vivono la vita dei loro fondatori. Incominci la Chiesa! Vi sia tutta
la vigilanza nella Chiesa.
Si risollevi il mondo verso di Me». (S pp. 364-365)
È’ il Tabernacolo il luogo dove rivolgere di nuovo il nostro sguardo:
Alexandrina:
«Gesù
mi apparve nel Tabernacolo con la porticina del Tabernacolo aperta:
- Ascolta, innamorata folle delle anime, ascolta, innamorata folle dell'Eucaristia!
Sto qui nel tabernacolo solo per amore: gli uomini non comprendono questo amore;
sto qui per essere alimento e vita: gli uomini non vogliono alimentarsi e vivere
la mia vita.
Parla loro del Mio amore, comunica loro il Mio amore! Tu che sei stata creata
per essere distributrice di tutto quanto è Mio, parla Mia innamorata,
parla, sposa Mia, della Eucaristia.
Chiedi alle anime di venire al Tabernacolo e di vivere del Tabernacolo
Mostrandomi la corona del Rosario mi fece sentire come se la intrecciasse molto
stretta alle mie mani e continuò:
- Parla del Rosario di Mia Madre benedetta, parla alle anime dei grandi
mezzi di salvezza -. (Eucaristia e Rosario).
Vidi Gesù che irradiava amore, sentii che era tutto dolcezza e carità
e vidi che le Piaghe Sue spargevano sangue vermiglio, molto vermiglio.
- O Gesù, io non ho fede, sono miserabile, io sono un nulla per parlare
del sublime, per parlare di cose tanto belle e grandi, per parlare dell'Onnipotente!
Essendo Voi nel Tabernacolo, cosa rappresenta quel sangue? -.
- Tu hai fede, figlia mia, hai amore, hai tutto. Sei la più grande
vittima di espiazione. Parla al mondo, ricordagli le minacce e la giustizia
di Mio Padre, se esso non si converte e non vive una vita nuova, una vita pura
e santa.
Questo sangue è sangue versato per amore, le Piaghe sono ravvivate giorno
e notte da tante, tante anime che Mi ricevono nel l'Eucaristia sacrilegamente.
Venite al Tabernacolo, veniteci in grazia e ardenti d'amore!».
(S pp. 383-384)
«Lontano
dal Cielo, lontano da Gesù sta chiunque è lontano dal Tabernacolo.
lo voglio anime, molte anime eucaristiche. Il Tabernacolo, il Tabernacolo, il
Tabernacolo, oh se fosse ben compreso il Tabernacolo!
Il Tabernacolo è la Vita, il Tabernacolo è l'amore, il Tabernacolo
è la gioia e la pace.
Il Tabernacolo è luogo di dolore, è luogo di offesa, è
luogo di sofferenza: il Tabernacolo è disprezzato, il Gesù del
Tabernacolo non è compreso.
Del Tabernacolo vivono alcune delle Mie vittime, delle Mie spose elette. Il
Tabernacolo non è compreso, no, no, figlia Mia, e come può essere
compresa la tua vita? Coraggio, coraggio avanti!
Poveretti coloro che non vogliono riconoscere ed amare il Signore del Tabernacolo!
Poveretti coloro che non vogliono vedere con quella luce sprigionata dal Tabernacolo!
Tu vivi di Me e per Me; vivi di Me e per le anime. Coraggio e fiducia, sposa
diletta! La tua vita è ricca, piena di prodigi del Signore: trionferà,
trionferà, trionferà!
- O Gesù, o Gesù, o mio Amore, la mia anima vede il Vostro Divin
Cuore fatto Tabernacolo: le porte sono spalancate. I raggi, le fiamme divoratrici
che escono da Esso, vengono incontro a me: bruciatemi, Gesù, bruciatemi!
Consumatemi, fate che io sparisca in Voi; fate, fate Signore che tutte le anime
si accostino al Tabernacolo e vivano sempre e soltanto del Tabernacolo!
- Guarda, guarda mia sposa diletta il tuo sposo Eucaristico, il Prigioniero
d'amore! lo voglio anime eucaristiche, ma veramente eucaristiche e non anime
che profanano e oltraggiano il Mio Cuore Divino -». (S pp. 242-243)
Un richiamo importante viene fatto da Gesù, sulla sua presenza reale nell'Eucaristia come Uomo e come Dio, mettendo in guardia quindi dalla tentazione di considerare o solo la dimensione umana escludendo la Divinità, o considerando solo quest'ultima, escludendo l'Incarnazione:
«Figlia
Mia! Come lo vedo il mondo!...
Parla della Mia Eucaristia: di' che lì sto come Uomo e come Dio.
Di' che voglio che Mi amino come amo Io. Parla loro dell'amore Eucaristico,
e della necessità di ricevermi». (S p. 396)
«Fa'
che lo sia amato da tutti nel Mio Sacramento d'amore, il maggiore dei Miei Sacramenti,
il maggior miracolo della Mia sapienza.
...È l'alimento che genera le vergini, le più pure, le più
care e amate dal Mio Divin Cuore. Quanto Mi devi, figlia mia, quanto Mi devi,
figlia amata, tu insieme a tutta l'umanità, per avere Io istituito questo
Santo Alimento!». (L p. 39)
In diverse estasi Alexandrina vide l'istituzione dell'Eucaristia, la sera del
Giovedì Santo.
Gesù:
«Vieni al Cenacolo: medita quanto Io là già soffrii, ma non volli lasciarvi soli: istituii il Mio grande Sacramento». (L p. 87)
Alexandrina:
«-
Salii con Gesù e con gli apostoli verso la grande sala dove si tenne
la Cena.
Mentre salivo la scalinata, sentivo che Gesù era affamato di andare a
mangiare quella cena con gli apostoli.
Durante questa, Gesù con gli occhi al Cielo, si infiammò tutto
in fuoco, tutto in amore. Che volto bellissimo! E gli apostoli, in quell'ora,
più che mai si saziarono di Gesù, si infiammarono d'amore giunsero
a comprendere tutto quanto Egli diceva.
Vidi il dolce Gesù benedire il pane e in quel momento d'amore e di meraviglia
senza pari, sentii che il mondo era un altro: Gesù si dava a lui in alimento,
partiva per il Cielo e rimaneva col mondo. Quell'amore si estese su tutta l'umanità.
Questa benedizione fu fatta prima che San Giovanni si abbandonasse sul petto
del Signore. (S pp. 124, 78-79)
...Mentre si sedeva, parlò tra sé il Suo Divin Cuore:
-
Cibo Divino, la Cena del Mio amore!
Tutta la sala si illuminò, tutti gli apostoli restarono imbevuti in quell'amore
che Gesù irradiava dai suoi divini occhi, dalle labbra e da tutto il
Suo Essere, perché Egli era tutto amore.
Solo Giuda, disperato, con il demonio e il fuoco infernale in sé, non
ricevette l'amore di Gesù.
Come Egli amava, soffriva, sorrideva! Come vedeva tutto ciò che l'attendeva!
...Mai sentii tanto al vivo le tenerezze e l'amore di Gesù verso i Suoi
apostoli.
Gesù, con gli occhi fissi al Cielo, in fiamme di fuoco, pregò
per molto tempo il Suo Eterno Padre. Erano tali le tenerezze che Egli aveva
verso gli apostoli, che io sentivo come se li prendesse in braccio, in un abbraccio
amoroso ed eterno, li stringesse al Suo Divin Cuore.
Giuda pareva avere in sé il demonio.
Tutti gli apostoli ricevettero la Comunione dalle mani di Gesù, ardenti
d'amore. Devo dire che anche Giuda la ricevette! Egli stava appartato, Gesù
stese verso di lui la sua mano Divina con il Cibo Celeste. E subito dopo, Giuda
uscì con un aspetto tale da far disperare: non solo aspetto di un demonio,
ma di molti demoni. Tutte le persone presenti rimasero in pace e in amore.
Vorrei che tutti conoscessero quel mistero del pane e del vino trasformati nel
Corpo e nel Sangue del Signore. Miracolo prestigioso! Abisso insondabile d'amore!...
Fu tale la luce, fu tale l'amore che imbevve tutti gli apostoli e me!».
(S pp. 259,43-44, 121)
NON
TI ALIMENTERAI MAI PIÙ SULLA TERRA
Io sono il Pane della Vita.
Se uno mangia di questo Pane vivrà in eterno e il Pane che Io darò
è la Mia Carne per la Vita del mondo.
Gv 6,48-51
Gesù:
«Non
ti alimenterai mai più sulla terra.
Il tuo alimento è la Mia Carne, il tuo sangue è il Mio Divino
Sangue, la tua vita è la Mia Vita: da Me la ricevi quando ti alito sopra
e ti consolo, quando unisco il Mio Cuore al tuo. Non voglio che usi medicine,
eccetto quelle a cui non si possa attribuire alimentazione.
Grande è il miracolo della tua vita». (S p. 133)
Con
il venerdì santo del 1942, Alexandrina non vivrà più la
Passione di Gesù nel corpo e con movimenti esteriori, ma vivrà
l'agonia dell'anima e dello spirito condividendo il martirio di Gesù
iniziato nel Getsemani.
Inizia contemporaneamente per lei una nuova sofferenza legata all'impossibilità
di ingerire qualsiasi alimento e bevanda, sofferenza che permarrà per
tredici anni, fino al giorno della sua morte avvenuta il 13 ottobre 1955. È’
l'Eucaristia il suo unico alimento.
Nota:
Il 10 giugno 1943, dopo un anno di digiuno, Alexandrina venne ricoverata presso
l'Ospedale «Foce del Duro», a Oporto, per gli accertamenti cimici
relativi al digiuno. Il ricovero, sollecitato dal dottor Azevedo, durò
40 giorni. venne organizzata dai medici del reparto una sorveglianza strettissima
attraverso il personale infermieristico, incaricato di verificare se Alexandrina
assumeva cibi e bevande. vennero effettuati numerosi esami clinici e diversi
colloqui per valutare il suo stato psichico.
Non fu possibile dare alcuna spiegazione medica sulle cause del digiuno, né
su come Alexandrina potesse sopravvivere conservando i valori degli esami clinici
entro la norma, come se si nutrisse, e conservando anche un adeguato equilibrio
psicologico.
La
causa di tale digiuno resterà per un certo tempo misteriosa e sconosciuta
fino a che ne viene svelato il senso e l'origine dalla Madonna stessa e da Gesù.
Infatti nel giorno dell'anniversario dell'inizio del digiuno, la Madonna le
dice:
«Figlia
mia, Vengo a confortarti in questo giorno di anniversario per la liturgia della
Santa Chiesa, giorno in cui il Mio Divin Figlio modificò in te la sua
Santa Passione perché continuasse nel profondo e misticamente nascosta;
vi aggiunse poi il tuo digiuno, come prova per l'umanità, per chiamarla
a sé, al Suo Divin Cuore, mediante tale meraviglia».
«Figlia mia, le dice Gesù, faccio che tu viva solo di Me, per mostrare
al mondo il valore dell'Eucaristia e ciò che è la Mia Vita nelle
anime.
Sei luce e salvezza per l'umanità: fortunati coloro che si lasciano illuminare!».
(S pp. 220, 319)
Questa nuova situazione fa provare ad Alexandrina nostalgie fortissime di cibo
e di acqua, una fame ed una sete struggenti ed inestinguibili, pur sentendosi
contemporaneamente sazia. Ella vive in sé la fame e la sete delle anime
che non si nutrono di Dio, e che rischiano quindi di morire, cioè perdersi
per sempre, e che lei nutre e salva con la sua sofferenza, fonte di perdono
e di Vita. Contemporaneamente conosce misticamente la fame e la sete che Gesù
ha delle anime, e cioè il Suo desiderio infinito di salvarle.
«Io,
senza la Grazia Divina, non posso resistere al pensiero di non poter mai più
alimentarmi, alla nostalgia di cibo: è un tormento vivissimo che ferisce
invisibilmente.
Con questo dolore e queste nostalgie posso pensare e sentire più al vivo
ciò che sono le Vostre nostalgie, Gesù, le ansie e la Vostra fame
di anime, il dolore che esse Vi causano con il loro perdersi...».
(S pp. 14, 206)
Gesù, nel ribadire che è Lui a tenere in vita Alexandrina con l'Eucaristia, fornisce ulteriore comprensione sul valore redentivo della sua sofferenza:
«lo
sono la tua vita: tu vivi di Me.
Di', scrivi, te Io ordina Gesù. Di' perché sappiano: sei la Mia
sposa ed Io il tuo Sposo.
Di' perché comprendano. Per te faccio di più di quanto feci nel
deserto: ti do la Mia Carne, ti do il Mio Sangue.
E questo non è vita migliore, manna migliore, più dolce della
manna del deserto?
Donandomi Io tutto a te, non ti lascio senza conforto.
- Gesù mio, perché mai, poiché Vi possiedo così,
io sento tanta nostalgia di alimentarmi, e tante volte nei miei leggeri sonni
sento questa voglia e mi sveglio come se stessi inghiottendo per alimentarmi?
- Figlia Mia, stella del mondo, arcobaleno di tutta l'umanità,
possedendoti interamente, amandoti ed arricchendoti come nessun'altra anima
e facendo in te la copia più fedele della Mia Divina Passione, non potevo
tralasciare di associarti alla Mia sete, alla fame che ho di anime. Non sai
che lo soffro questa sete, questa fame notte e giorno? È più completo
il ritratto di Gesù nella Sua sposa. Abbi coraggio! Questa nostalgia
e questa ansia non cesseranno: termineranno solo nei tuoi ultimi momenti -».
(S p. 66)
Alexandrina vive quindi un nuovo martirio dell'anima: percepisce in sé l'umanità che non crede in Dio, sotto la forma del mondo o dello stormo di uccelli che si aggrappano a lei, esile stelo, per non perdersi:
«Non
ebbi mai tentazioni tanto terribili contro la fede. Gesù mi ordina di
ripetere molte volte la parola "credo". Non credo in Dio, nell'eternità,
nel Cielo e nell'inferno. Ecco il pensiero tremendo: muoio, e tutto finisce.
A che mi serve questa vita di sofferenza?
Meglio sarebbe uccidermi o non essere nata. Separarmi da Deolinda e da tanti
che mi sono cari e non vederli più, mio Dio, mio Dio! Però il
maggior tormento è di non vedere Dio nell'eternità, di non poterlo
amare perché non esiste. L'eternità che io vivo è morte,
è putrefatta. Povera vita, povera eternità senza Dio!
Nuovo martirio dell 'anima mia: essa è come un gambo di lino già
sfruttato; a queste fibre insanguinate il mondo viene a succhiare tutto il mio
essere.
Ora è uno che ha la grandezza del mondo, ora sono molti che si presentano
come uccelli in stormi, hanno mani con artigli, occhi stralunati, capelli scapigliati,
sono degli affamati insaziabili, sono dei perfetti scheletri. lo non ho più
sangue, non ho più essere da dare loro. L'anima si stanca e muore di
sgomento. Essa poi ha una fame infinita che viene ad aumentare il tormento del
corpo. Questa fame dell'anima mi causa nostalgia della alimentazione:
ho nostalgia di ogni alimento e sentendomi sazia sento un vuoto che solo il
mondo può colmare.
Gesù, in estasi, mi disse che questo che sento nell'anima è il
mondo, sono le anime che vedono già gli orrori dell'inferno: restano
aggrappate alle fibre della mia anima, a succhiarmi tutta per non perdersi.
Mi ha detto poi che la fame infinita è Sua». (L p. 138)
Nel 1942, poco prima che iniziasse il suo digiuno, Alexandrina aveva rivolto al Signore questa preghiera:
«O mio amore Sacramentato, non posso vivere senza di Te! O Gesù, trasformami nella Tua Eucaristia! Mammina, o mia Mammina cara, voglio essere di Gesù, voglio essere Tua».
La sua preghiera è stata esaudita: se le anime che restano aggrappate all'esile stelo, non si perdono è perché Alexandrina è ostia vivente: può trasmettere la Vita Divina anche a quanti la avvicinano perché Cristo ha assunto la sua umanità e vive in lei:
Gesù:
«Faccio questa trasformazione Sacra, trasformazione Divina: trasformarmi in te, trasformarti in Me». (S p. 390)
Nel donarle le sue gocce di Sangue per farla vivere, aggiunge:
«...ti faccio una nuova trasfusione, affinché Cristo viva nella sua crocifissa e la Sua crocifissa viva in Cristo. Vengo ad alimentare la tua anima come Medico Divino e a dare al tuo corpo quello che il medico della terra non può darti: il Mio Divino Sangue, il Mio Divino Amore, perché tu viva e dia la Vita alle anime». (S pp. 75,110)
Attraverso lei, Gesù può donarsi a quanti la avvicinano:
«O
sposa cara, Io sono qui nel Tabernacolo del tuo cuore... Tu sei il Tabernacolo
ove abito giorno e notte senza assentarmi.
Tu sei l'ostia che con Me si immola, tu sei l'ostia con la quale le anime comunicano
con me.
Tu vivi con Me nell'Eucaristia, vivi la Mia Vita.
In questa immolazione continua, in questa unione indissolubile, in questa vita
tanto mistica e Divina, le anime Mi ricevono attraverso te».
«Comunica
al mondo, comunica alle anime questa Vita. Lascia che se ne servano e traggano
da essa profitto, a misura delle loro ansie di unione con Me...». (S pp.
397, 308) Lascia che dai tuoi sguardi, dalla tua vita, traspaia tutto ciò
che è Celestiale, e le anime che si accostano a te, ricevano da te questa
Vita, come aria pura che si respira. È Gesù ad affermarlo, e Gesù
non mente, non inganna: le anime che si accostano a te ricevono la Vita Celeste».
(S p. 435)
Per gli scettici e gli increduli di tutti i tempi, valgano le seguenti parole
di Gesù:
«La
vita che vivi, la vita delle più alte meraviglie, può essere veramente
compresa solo da alcune anime di grande e profonda vita interiore, da anime
veramente mistiche. E sono tanto rare! Quale pena per il Mio Cuore Divino...
L'Eucaristia è l'alimento che ti fa vivere, è l'alimento cui gli
increduli non credono.
Non posso Io far vivere le Mie vittime nel modo che voglio, ossia con la Vita
Divina?». (S pp. 32, 249)
COMUNIONE
SPIRITUALE E COMUNIONE SACRAMENTALE
Se uno Mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre Mio lo amerà
e noi verremo
a lui e faremo dimora presso di lui.
Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è
mia,
ma del Padre che mi ha mandato.
Gv 14,23-24
«Figlia
mia, sempre nella croce con Me, sempre con Me nella Mia Eucaristia: la croce
è segno di Redenzione, l'Eucaristia è amore. Quanto soffro, quanto
soffro, prigioniero lì!
Di' alle anime che Mi amano, che vivano nei loro lavori unite a Me.
Quando sono nelle loro stanze, molte volte, sia di giorno che di notte, si inginocchino
con il capo chino dicendo:
- Gesù, io Vi adoro in ogni luogo dove abitate Sacramentato; Vi faccio
compagnia per coloro che Vi disprezzano, Vi amo per coloro che non Vi amano,
Vi do sollievo per coloro che Vi offendono. Gesù, venite nel mio cuore.
Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione».
(S p. 131)
Alexandrina:
«O
mio Gesù, venite al mio povero cuore! lo Vi desidero, non tardate! Venite
ad arricchirmi delle Vostre grazie, aumentate in me il Vostro Santo e Divino
amore. Unitemi a Voi, nascondetemi nel Vostro Sacro Costato; non voglio altro
bene se non Voi, sospiro solo per Voi.
Vi ringrazio, Eterno Padre, per avermi lasciato Gesù nel Santissimo Sacramento,
Vi ringrazio, mio Gesù, e infine Vi chiedo la Vostra Santa benedizione.
Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento».
(A p. 8)
Forse
non è senza significato il fatto che Gesù abbia affidato la missione
dei Tabernacoli, ad una ragazza totalmente paralizzata come Alexandrina. La
sua immobilità fisica, ci costringe ad entrare inevitabilmente nella
dimensione interiore dell'uomo, nell'unico spazio in cui può avvenire
l'incontro con il Signore: è nella cella del cuore, che può avvenire
il nostro incontro con Lui, ed è solo nell'amore che si può sviluppare
la vita di comunione con Lui.
È’ solo la forza dell'amore che ci rende misticamente presenti
là dove Lui è, in tutti i Tabernacoli del mondo, e rende presente
Lui in noi, ovunque noi siamo, nel Tabernacolo del nostro cuore.
Più volte, attraverso Alexandrina, Gesù ci ha ripetuto che nell'abitudine,
nell' obbligo, nella freddezza, nell' indifferenza non avviene nessun incontro
vivo, nessuna unione feconda con Lui, e noi restiamo umanamente e tristemente
uguali a noi stessi senza la Sua gioia e senza la Sua pace. Come a Nazaret Gesù
compì pochi miracoli per la mancanza di fede dei suoi abitanti, così
il nostro cuore può essere ora una nuova Nazaret, dove Gesù Eucaristia
non può compiere il miracolo della nostra trasformazione da figli dell'uomo
in figli di Dio, per la nostra incredulità, e per la mancanza in noi
del reale amore e desiderio di Lui.
È’ solo l'amore che ci fa vivere in continua unione con Lui e che
ci porta a desiderare ardentemente il momento del nostro incontro nella Santa
Eucaristia.
«Se
uno Mi ama, osserverà la Mia parola, e il Padre Mio lo amerà e
noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui... » Gv 14,23-24
Anche qui, le parole di Gesù ribadiscono come la grande promessa della
vita di comunione con il Padre può avvenire solo nell'amore:
la Santissima Trinità tutta, entra nelle nostre case, abitando nel Tabernacolo
del nostro cuore.
Chi Lo ama osserverà la Sua parola.
L'amore per Gesù non è separabile dal fare la Sua volontà
che ci viene indicata nella Sacra Scrittura come ricorda il salmista, lampada
per i miei passi è la tua parola» e, dalla Chiesa che ne custodisce
le verità di fede.
Non è pensabile un Cristianesimo «fai da te», che trovi la
propria autogiustificazione nella concezione e relazione individualistica, al
di fuori quindi della vita Ecclesiale e Sacramentale. È la posizione
di quanti oggi affermano: «Cristo sì, la Chiesa no».
Né è pensabile un Cristianesimo che separi il momento della celebrazione
liturgica dalla vita vissuta e testimoniata oltre la soglia della porta della
propria Chiesa, se non si vuole correre il rischio di alimentare una falsa coscienza
di sé, andando ad aumentare le fila dei «sepolcri imbiancati».
«Chi Mi ama osservera la Mia parola», ci ripete Gesù, e la
vita di comunione con Lui nasce e persiste nella condizione di Grazia e si interrompe
al di fuori di Essa. Cosa comporti per l'anima essere separata da Dio ce lo
dice Alexandrina che rivisse la profonda sofferenza che ne deriva, mentre Gesù,
nel dialogo che segue, ci ricorda che è nel peccato che avviene la separazione
da Lui.
Alexandrina in un giorno in cui non poté ricevere la Santa Comunione:
«...in
tutto il giorno ho lottato per il vuoto indicibile della mancata Comunione,
contro una fame di Lui insopportabile.
Senza fede, senza sentirla e senza sentire il dolore salii la
Nota:
La presenza della SS. Trinità nell'anima in grazia è Presenza
dinamica, cioè Dio vuole santificare l'anima, vuole renderla sempre più
rassomigliante a Gesù, unico modello di Santità.
L'unico ostacolo che può trovare in tale lavoro di trasformazione del
nostro essere, è la nostra libertà: ecco perché è
indispensabile il nostro consenso, accompagnato dal totale abbandono fiducioso
in Lui, consenso che diventa così collaborazione attiva all'azione della
Grazia.
montagna:
non fui capace, nel mio intimo, di ripetere il mio "credo" e di fare
un atto di amore. Volevo dire con il pensiero - Credo, mio Gesù -, ma
era una cosa tanto vaga che non giungeva al Cielo: ciò che nasce alla
superficie, non vale nulla. Avevo bisogno di dirlo dal profondo, ma non fui
capace, tale era la mia sfinitezza.
Con molto ritardo venne Gesù: pareva non venisse più, che separazione
tremenda!
Venne, ma non portò luce, però mi rialzò e mi parlò
con dolcezza e con amore.
- Figlia Mia, sposa cara, sono Gesù, sono Gesù, rialzati,
abbi coraggio, vieni a Me.
Sai già che è tutto tuo il Mio amore, tutto tuo il Mio Cuore con
tutti i tesori e le grazie perché tu distribuisca tutto. I tuoi sono
sentimenti simbolici, sentimenti Divini: il tuo allontanamento da Me è
l'allontanamento delle anime. Come possono dire che credono in Me, se peccano
come se Io non esistessi? Come possono dire di amarmi, nei loro peccati e vizi,
rinnovando giorno e notte la Mia Passione? Sentimenti simbolici: leggete e comprendete,
maestri delle anime! -». (S pp. 363-364)
E durante l'estasi precedente a questa, Gesù aveva raccomandato:
«Obbedienza al Papa, obbedienza alla Chiesa». (S p. 356)
Ecco invece come Gesù comunica la Sua presenza continua, la Sua unione indissolubile dall'anima che vive nella Grazia, in risposta ad Alexandrina che aveva espresso il suo intenso desiderio di riceverLo Sacramentalmente:
«Figlia
Mia, non giudicarmi assente da te, perché mai ti abbandono.
In te abita sempre la Santissima Trinità, credi nella Mia Presenza Sacramentale
in te, perché mai, mai ti abbandono». (L p. 125)
Come a Santa Margherita Maria Alacoque il Signore affidò la richiesta
della Comunione nei primi venerdì dei nove mesi consecutivi in riparazione
delle offese fatte al Suo Sacro Cuore, come a Fatima venne richiesta la Comunione
nei primi sabati dei cinque mesi consecutivi in riparazione delle offese fatte
al Cuore Immacolato di Maria, ad Alexandrina Gesù affidò la richiesta
della Comunione nei primi giovedì dei sei mesi consecutivi in onore della
Santissima Eucaristia, adorando in Essa la Sua perenne Presenza e contemplando
contemporaneamente il Suo perenne Sacrificio.
Gesù:
«Mia
figlia, Mia cara sposa, fa' che lo sia amato, consolato e riparato nella Mia
Eucaristia.
Di' in Mio nome che a quanti faranno bene la Santa Comunione, con sincera umiltà,
fervore ed amore nei primi sei giovedì consecutivi e passeranno un'ora
di adorazione davanti al Mio Tabernacolo in intima unione con Me, prometto il
Cielo.
È per onorare attraverso l'Eucaristia, le Mie Sante Piaghe, onorando
per prima quella della Mia Sacra spalla, così poco ricordata.
Coloro che al ricordo delle Mie Piaghe uniranno quello dei dolori della Mia
Madre benedetta e per essi ci chiederanno grazie sia spirituali che corporali,
hanno la Mia promessa che saranno accordate, a meno che non siano di danno per
la loro anima.
Nel momento della loro morte condurrò con Me la Mia Santissima Madre
per difenderli». (S p. 197)
Nelle pagine del suo diario, Alexandrina ci ha lasciato una splendida testimonianza di come lei affidasse ancora una volta alla Madonna, il compito di preparare la sua anima a ricevere Gesù Eucaristia: Alexandrina dipendeva in tutto da Maria, e la «Piena di Grazia» non deluse il suo abbandonarsi fiducioso in Lei.
«Ieri
ebbi la consolazione di ricevere il mio caro Gesù. Avevo l'abitudine
di chiedere alla Madonna di inviare una moltitudine di Angeli, Cherubini e Serafini
per accompagnare il mio Gesù dal Tabernacolo fino a me, e di venire Lei
stessa con un'altra moltitudine a preparare il trono dell 'anima mia, di ricevere
Gesù, e infine, a fare il ringraziamento per me. Questa volta avvenne
così. E dopo aver ricevuto il Signore, che pace io sentii!
Stavo ad occhi aperti e cominciai a vedere davanti a me una quantità
di Angeli formanti un grande arco. Da un lato figure più grandi che tenevano
in mano qualcosa: non so cosa fosse. In mezzo una figura più grande ancora,
ma non la distinguevo bene. Di fronte vi era un trono con colori tanto belli
e di là uscivano ad inondarli raggi dorati.
Nel vedere questo, pensavo fosse la Madonna accompagnata dai Suoi Angeli, come
Le avevo chiesto». (L p. 68)
Alexandrina rimase dubbiosa se parlarne o meno con il Padre Spirituale, ma ricevette questo ordine e questa spiegazione da Gesù:
«Di' tutto, tutto. Ti ho presentato questo perché tu veda che le tue preghiere sono accette al Cielo. Hai visto la Madonna con i Suoi Angeli, i Cherubini e Serafini con i loro strumenti; vennero a preparare la tua anima; poi Mi hanno ringraziato, amato e lodato come in Cielo. Sono su un trono dentro di te». (L pp. 68-69)
Affidiamo
alle parole di Gesù il compito di ricordarci che la Sua Presenza Eucaristica
è solo presenza d'amore, e che la comunione è tale se è
comunione di due cuori che si amano e che si donano totalmente l'uno all'altro
senza riserve.
Sono le parole che Gesù rivolse ad Alexandrina nel giorno in cui volle
renderla simile a Sé anche nel corpo, con il dono delle Mistiche Stigmate:
«È
venuto Gesù, e in un impulso d'amore, mi ha dato più forza e mi
ha parlato così:
-Vieni, Figlia mia! lo sono con te. È con te il Cielo con tutta
la forza -.
In quel momento dalla Piaga del Suo Divin Cuore è uscito
un lampo così grande con raggi tanto luminosi che fecero risplendere
tutto. Poco dopo, da tutte le Sue Piaghe Divine sono usciti raggi che mi hanno
trapassato i piedi e le mani; dal Suo Capo sacrosanto veniva verso il mio un
"sole" che mi ha trapassato il cervello.
Circa il primo lampo e i raggi che uscivano dal Suo Divin Cuore, Gesù
mi ha detto con tutta chiarezza:
- Mia figlia, come Santa Margherita Maria, lo voglio che tu accenda
nel mondo questo amore del Mio Divin Cuore oggi tanto spento, nei cuori degli
uomini. Accendilo, Accendilo! lo voglio dare, voglio dare ad essi il Mio amore.
lo voglio essere da loro amato. Essi non lo accettano e non Mi amano.
Per mezzo tuo voglio che questo amore sia acceso in tutta l'umanità,
così come, per mezzo tuo fu consacrato il mondo a Mia Madre Benedetta.
Fa', o Mia sposa amata, che si diffonda nel mondo tutto l'amore dei nostri Cuori
-
Alexandrina:
«Ma come, Gesù, come fare? Se non lo accettano da Te, gli uomini, come lo riceveranno per mezzo mio?».
Gesù:
«Con
il tuo dolore, figlia Mia! Soltanto con il dolore le anime rimangono attaccate
alle fibre della tua anima e poi si lasceranno incendiare i cuori nel Mio Amore.
Lascia che questi raggi delle Mie Piaghe Divine penetrino nelle tue piaghe nascoste,
nelle tue piaghe mistiche.
Lascia che il Mio balsamo le addolcisca, come anche le spine del tuo capo.
Tu non vivi la vita del mondo, anche se sei nel mondo. Vivi la Mia Vita Divina...».
(S p. 370)
EUCARISTIA
E ROSARIO
«Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco
la tua Madre!».
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Gv 19,26-27
Era
il 30 maggio 1862, la sera in cui don Bosco raccontò ai suoi ragazzi
il sogno profetico sulla Chiesa, diventato poi famoso come il sogno delle due
colonne.
In questo sogno, don Bosco vide la nave, che rappresentava la Chiesa, pilotata
dal Papa, navigare con grande difficoltà in un mare pieno di navi schierate
in battaglia contro di lei.
Ma dalla distesa del mare, vide elevarsi due colonne, molto alte e robuste:
su una colonna c'era la statua della Vergine Immacolata, che recava ai piedi
il cartello con la scritta «Auxilium Christianorum», sull'altra
colonna, più alta e più grossa, vide l'Ostia e sotto un cartello
con le parole «Salus Credentium» (Salvezza dei credenti). Il Papa,
per due volte, venne colpito e ferito, la seconda volta muore.
Il suo successore riesce a raggiungere le due colonne e a legare ad esse la
Chiesa.
«Allora succede un gran rivolgimento»: Tutte le navi avverse colano
a picco, la tempesta cessa.
La Chiesa aveva vinto la terribile battaglia con l'aiuto della Madonna e dell'Eucaristia.
Alexandrina da Costa fu, con la sua vita, la testimone fedele del messaggio
racchiuso nel sogno di don Bosco: il Signore condusse questa umile figlia del
Portogallo a diventare Eucaristia Vivente, nutrendosi solo dell'Ostia Consacrata,
durante gli ultimi tredici anni della sua vita, per dimostrare al mondo che
Lui esiste e che è la fonte della Vita Eterna.
Inoltre, per ricordare al mondo ed alla Chiesa il posto che occupa Maria Santissima
nel Cuore di Dio Padre e nel piano di salvezza dell'umanità, Gesù
chiese, attraverso la sua portavoce Alexandrina, che il Papa consacrasse il
mondo intero al Cuore Immacolato di Maria. Ecco le due colonne di don Bosco,
che continuamente ci vengono riproposte, a memoria di Colui che solo può
sedare le tempeste del mondo, insieme a Sua Madre, così come un giorno
sedò quella che minacciava la piccola barca sulla quale si trovava insieme
agli Apostoli sul lago di Tiberiade.
«Maestro,
non ti importa che affondiamo?!», fu il grido di Pietro, sconcertato dal
sonno tranquillo di Gesù.
«Taci, fa' silenzio», ordinò Gesù al vento e si fece
gran bonaccia. Ma disse loro:
«Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?».
Abbiamo
bisogno anche noi, uomini e donne del 2000, di sentire risuonare nel profondo
del nostro cuore la voce di Gesù che ci ripete quelle parole eterne,
soprattutto ora che l'onda del mondo impazzito in un delirio di autosufficienza
e di onnipotenza, sotto diversi nomi, tenta di offuscare e di nascondere ai
nostri occhi la presenza stessa del Signore che, invece, continua a viaggiare
con noi, sulla nostra barca personale perché il Suo nome è Emmanuele,
Dio con noi.
Ecco come Gesù e Maria, attraverso le labbra di Alexandrina, ci consegnano,
oggi, gli stessi mezzi di salvezza; a noi la libertà di condividere o
meno il progetto d'amore in essi racchiuso, offrendo la nostra disponibilità
per attuarlo:
Alexandrina:
«...venne
Mammina: aveva un manto bianco e dorato.
Mi prese tra le Sue braccia, mi accarezzò, avvolse attorno alle mie mani
il Rosario che pendeva dalle Sue e così pure la Croce del Rosario, dopo
averla baciata:
- Figlia mia, lo sono la Vergine del Rosario: gioisco quando vedo che
tu ne consigli la recita di almeno una terza parte per onorarmi. Continua a
farlo: è devozione di Salvezza.
Il mondo agonizza e muore nel peccato. Voglio preghiera, voglio penitenza. Avvolgi,
figlia Mia, in questo Mio Rosario, coloro che ami e che sono tuoi: anch'Io li
amo e Gesù pure li ama; avvolgi chi si raccomanda alle tue preghiere,
avvolgi il mondo intero, in un mazzo, come Io ho avvolto te, stringilo al tuo
cuore come Io ho stretto te fra le Mie braccia.
...Parla alle anime dell'Eucaristia, parla loro del Rosario; di' che si cibino
del Corpo di Cristo e dell'alimento della preghiera del Mio Rosario -».
(S pp. 308, 373)
Alcuni giorni dopo, è Gesù che pone tra le mani di Alexandrina la Croce del Rosario; l'esperienza mistica che ne segue e che Alexandrina ci consegna nelle pagine del suo diario è di estrema importanza per comprendere il valore del Rosario e dell'Eucaristia:
«...Gesù
mi pose in mano la Croce che pendeva dalla corona del Rosario: questa volta,
non rimase avvolta nelle mani, ma distesa e aperta; qualcuno dal lato opposto
la sosteneva.
Gesù si pose in mezzo alla corona aprendola sempre più e disse:
- Tieni nelle tue mani la Croce, stringila forte al cuore.
L'umanità intera rimarrà dentro al Rosario.
Parla alle anime, parla loro del Rosario e dell'Eucaristia.
Rosario, Rosario, Rosario! Eucaristia, il Mio Corpo, il Mio Sangue!
L'Eucaristia con le Mie vittime: ecco la salvezza del mondo...-».
Alexandrina:
«Allora,
senza sapere come, fui elevata molto in alto. La Croce che avevo in mano rimase
dietro di me come se io vi fossi crocifissa.
Il mio cuore diventò un vaso che custodiva sangue. Si alzarono due scale
che appoggiavano sui bracci della Croce: quella a destra era la scala del Rosario,
quella a sinistra della Eucaristia. A metà di questa un mazzo di spighe
bionde e due grappoli di uva.
Le anime vi salivano in fretta, riempivano tutta la larghezza delle scale; passavano
dai bracci della Croce dentro il vaso con il sangue. Lì si bagnavano
poi volavano in alto ed entravano in Cielo. Quanto sarei contenta se tutti vedessero
questo!
Gesù mi disse:
- Figlia Mia, la tua vita è una predicazione continua:
quando parli, quando sorridi, quando piangi e gemi sotto il peso gravoso della
Croce: è esempio per i grandi e per gli umili, per i sapienti e i dottori
della Chiesa.
Se tu potessi vedere, figlia cara, tutta la gloria che fu data al Cielo, le
anime che hai salvato, il bene che hai fatto a tutta l'umanità in questi
sedici anni di crocifissione continua, moriresti per la gioia abbagliante.
Il tuo dolore porta anime al Rosario, alla Eucaristia.
Per il tuo dolore salgono le due scale di salvezza: dolore e sangue, dolore
e Croce, Croce di salvezza...
Mi consolano di più le sofferenze di un solo giorno delle anime vittime,
che tutte le preghiere e le opere del mondo intero.
L'umanità senza vittime sarebbe un giardino senza fiori, un cadavere
senza vita, una vita senza luce. Tu sei la vita di questi cadaveri che il peccato
uccise, tu sei il faro e il giardino fiorito, sei luce che splende.
Da te le anime sono arricchite prima e dopo la morte. Che pioggia di grazie!...».
(S pp. 377, 163)
Nell'ultimo anno di vita terrena di Alexandrina, Gesù affida ancora alla
Sua portavoce, parole di amore e di invito per tutti noi: l'Eucaristia ed il
Rosario sono le armi che Gesù consegna alle sentinelle dei Suoi Tabernacoli
per sconfiggere con Maria, Aurora del nuovo giorno, il potere e la seduzione
del male in ciascuno di noi e nell'umanità intera.
Le dice Gesù:
«Figlia
Mia, violetta nascosta, piccola, ma grande agli occhi di Dio...
Sei violetta nascosta, anche se il tuo nome, la tua vita percorrono già
il mondo. Le vere grandezze, l'opera mia, il mio lavoro Divino in te, saranno
veduti e compresi soltanto dopo la morte, alla luce dell'eternità.
Quante meraviglie! Quanti prodigi! Questo per la tua corrispondenza e la tua
fedeltà. Il mondo, come ti è debitore!
Riposati qui e parliamo delle Mie cose, del Mio amore». Apparve
un altare, scrive Alexandrina, la porta del Tabernacolo era aperta. Nella pisside
c'erano le Ostie bianche. Gesù si sedette a fianco dell'altare e mi fece
sedere dall'altro lato. Non vidi su cosa sedevamo. Gesù posò sull'altare
la Sua mano e su di essa il Suo capo Santo; la stessa cosa fece fare a me. La
mia mano destra rimase unita alla Sua mano sinistra.
Dal Tabernacolo, da quelle Ostie così bianche uscivano raggi più
splendenti del sole e passarono tra noi.
Gesù, pieno di dolcezza, mi disse:
- Mia Figlia, gioiello eucaristico, lo sono lì nel Tabernacolo,
in quell'Ostia pura, in Corpo, Anima e Divinità, come sono qui. Confida,
figlia Mia!
Parla al mondo di questo amore. Di' agli uomini che si avvicinino a Me. Voglio
darmi a loro. Molte volte, tutti i giorni se è possibile. Vengano con
cuore puro, molto puro e assetato. Se verranno al Tabernacolo con le dovute
disposizioni e reciteranno il Rosario, o la sua terza parte, tutti i giorni,
non occorrerà altro per allontanare la giustizia di Dio.
Il Rosario, il Tabernacolo e le mie vittime, la vittima di questo Calvario,
sono sufficienti perché al mondo siano dati il perdono e la pace. Chi
viene al Tabernacolo vive puro; chi vive all'ombra di Mia Madre benedetta, vive
della Sua purezza. E così l'umanità vive la vita nuova, pura e
santa da Me raccomandata tante volte da questa cameretta -».
(S pp. 387-388)
Alexandrina:
«O
mio Gesù, io vorrei che il mio amore fosse come la luce che non si spegne,
come la brezza continua che si diffonde in ogni luogo.
Fate che il mio amore entri e si posi in ogni luogo dove abitate Sacramentato.
Vi amo, Vi amo eternamente». (S p. 69)
Per questo amore grande e generoso che nulla negò al Redentore, pur di salvare le anime dall'infelicità eterna, Alexandrina sarà nell'eternità, l'angelo confortatore per chiunque cercherà in lei forza e sollievo nella sofferenza. Le dice infatti la Madonna:
«Lasciami coprirti col manto di tristezza, col Mio manto di dolore, affinché con questo segno, attraverso i tempi tu possa essere invocata per tutti i dolori dell'anima e del corpo, invocandoti dalla terra quando sarai in Cielo, come martire dei dolori, per conforto e balsamo dei dolori umani». (S p. 220)
E Gesù le preannuncia:
«Che
trionfo la tua entrata in Cielo!
Le anime che salvasti col tuo martirio, strette al Rosario, alle perle innumerevoli
delle tue virtù e all'ombra del tuo manto, canteranno, loderanno il Signore
per averti creata. (S pp. 424, 443)
Subito dopo la tua entrata in Cielo, andrai verso il Trono della Santissima
Trinità, farai scendere rugiade fecondatrici, piogge di benedizioni e
di grazie...
Su quanti ti sono cari e su quanti invocheranno il tuo aiuto, lascio che tu
mandi una pioggia di pietre preziose. Ti darò tutto quello che mi chiederai.
Figlia Mia, dove sta scritto tutto quanto è Divino. In te impareranno
ad amare, in te impareranno a soffrire, in te impareranno a conoscere come Io
Mi comunico alle anime.
lo vorrei, sposa cara, che la tua vita venisse diffusa, arrivando presto ai
confini del mondo, come pioggia di belle rose cadute dal Cielo: quale pioggia
di meraviglie, quale balsamo di salvezza per le anime».
Così sia...