Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Trinità


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Mistero fondamentale, che insegna l'esistenza in Dio di tre persone, uguali e distinte, nell'unità della natura. Si sogliono citare vari testi del Vecchio Testamento, i quali o con una forma plurale o con la ripetuta menzione dello Spirito (v.) di Dio e con l'affermazione che il Messia sarà figlio di Dio, insegnerebbero od almeno preparerebbero la rivelazione del mistero trinitario. Oggi si è d'accordo nello spiegare simili espressioni con ragioni stilisti che o come semplici personificazioni di attributi divini. La rivelazione del mistero è la grande novità del Nuovo Testamento, come riconoscevano già scrittori antichi: «Che cosa vi è fra noi e loro (= gli Ebrei), se non questa differenza? Quale è lo scopo del Vangelo, quale la sostanza del Nuovo Testamento..., se non il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo?» (Tertulliano, Adversus Praxeam 31; cf. s. Ilario, De Trinitate V, 27; PL 10, 147; s. Basilio, Adversus Eunomium II, 22; PG 29, 620).
La prima menzione esplicita delle tre persone si trova nel racconto del battesimo di Gesù. Ivi si ha la testimonianza del Padre, che addita Gesù Cristo con le parole: «Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» e la presenza dello Spirito Santo, che scende sul battezzato sotto una forma sensibile perché gli astanti l'avvertissero (Mt. 3, 16 s.; Mc. 1, 10 s.; Lc. 3, 21 s.). Ancora più esplicita è la relazione del quarto Vangelo (Io. 1, 32 ss.), in cui risulta meglio anche la personalità dello Spirito. Per trovare una menzione chiarissima delle tre persone nell'unità della natura bisogna giungere all'ultimo capitolo del Vangelo di Matteo (28, 19), quando Gesù prescrive la formula per il conferimento del Battesimo «nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Tutte e tre le persone, che costituiscono un Dio solo (nel nome), concorrono al miracolo della trasformazione morale nell'anima del battezzato, il quale viene ammesso a partecipare della vita soprannaturale (cf. Io. 3, 3; Eph. 5, 26; Tit. 3, 5; 2Pt. 1, 4).
Fra i numerosi testi trinitari di s. Paolo ricordiamo i più sicuri. Trattando dei carismi, egli procede ad alcune appropriazioni alle singole persone: «Ora - egli dice (I Cor 12, 4 ss.) - vi sono distribuzioni di carismi, ma il medesimo Spirito; distribuzioni di ministeri, eppure il medesimo Signore; distribuzioni di operazioni, ma il medesimo Dio che opera tutto in tutti». Ancora più esplicita ed indiscussa nel suo valore dottrinale è la benedizione finale della seconda lettera ai Corinti (13, 13): «La grazia del Signore Gesù Cristo e la carità di Dio e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi». Altri testi trinitari, talvolta richiamati in discussione ma senza un motivo serio, si hanno in Eph. 4, 4 ss.; Gal. 4, 4 ss.; Rom. 8, 14-17; 15, 15 s.; 2Coro 1, 21 s.; Tit. 3, 4 ss.
Secondo molti esegeti si ha una descrizione della T. nell'espressione dell'Apocalisse (1, 4 s.): «A voi grazia e pace da colui che è, che era e che verrà, e dai sette Spiriti, che sono davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, testimonio fedele, primogenito dei morti e principe dei re della terra». La difficoltà consiste nelle parole "sette Spiriti", che alcuni credono trattarsi di Angeli, mentre altri vi scorgono una perifrasi dello Spirito settiforme con allusione ai suoi doni (cf. Is. 11, 2). Oggi sono ben pochi gli esegeti che ammettono l'autenticità del famoso comma giovanneo (I Io. 5, 7 s.), che è l'espressione più precisa del mistero trinitario: «Tre sono quelli che rendono testimonianza in cielo: Padre, Verbo e Spirito Santo; e questi tre sono una cosa sola». Comunque, l'interpolazione molto antica, se non ha un valore scritturistico, è una preziosa testimonianza della tradizione, che seppe formulare in maniera così esatta la trinità delle persone e l'unità della natura. Numerosi sono, invece, i testi trinitari nel Vangelo di s. Giovanni. In essi leggiamo anche perspicui riferimenti alla vita intima della T. La seconda persona è il Figlio Unigenito (1, 18) generato del Padre. Egli è chiamato anche il Verbo (1, 1); la denominazione prelude alla celebre interpretazione teologica circa il modo di questa generazione eterna. Altrove si precisa il modo di procedere dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio (14, 26; 15, 26; 16, 13 ss.; cf. Gal. 4, 4 ss.; Rom. 8, 14.17).
Le tre persone divine vivono una vita eterna in se stesse, infinitamente beate, ma tutte e tre hanno voluto cooperare alla santificazione dell'umanità, per partecipare la loro beatitudine agli uomini. A codesti pellegrini s. Pietro si rivolgeva col saluto augurale: «Pietro, apostolo di Gesù Cristo, agli eletti... secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spio rito, per l'obbedienza e l'aspersione del sangue di Gesù Cristo» (I Pt. 1, 1 s.).
[A. P.]

BIBL. - J. LEBRETON. Histoire du dogme de la Trinité des oridines au Concile de Nicée. I, 6a ed., Parigi 1924: ID., La Révélation du mystère de la Sainte Trinité, in La Vie Spirituelle, 74 (1946) 764-76: F. CEUPPENS, Theologia biblica, II, De Sanctissima Trinitate, Roma 1938.

Autore: Sac. Angelo Penna
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora