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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Targum


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Termine (= versione) che servi sin dai tempi talmudici a indicare le traduzioni della Bibbia in aramaico, divenuta lingua ufficiale nelle scuole e nelle sinagoghe, quando l'ebraico cadde in disuso. Nei primi tempi, chiunque leggeva la Torah; ma in seguito la leggeva solo chi fosse designato e capace di tradurla in aramaico. Tuttavia l'incaricato pur dandone una versione fedele, spesso si tratteneva nel commento e nell'interpretazione. Quando poi anche la lingua aramaica fu soppressa, non si usò più neppure la versione orale nelle sinagoghe. Ma ormai i Targumin (versioni) erano già stati assicurati con lo scritto.
I T. sono diversi per indole, autore e tempi talmudici.
Abbiamo T.: a) per la Legge; b) per i Profeti; c) per i Ketubim (o scritti), corrispondenti alle tre parti della Bibbia ebraica.
I T. per la legge sono: a) T. di Onkelos; b) quello dello Pseudo-Ionathan; c) quello di Ierusalmi.
Il T. di Oukelos fu composto in Babilonia non prima del sec. III in lingua aramaica orientale. Non si sa se Onkelos sia il nome dell'autore oppure un richiamo di Aquila autore di una versione greca, altrettanto fedele. Ebbe grandissima importanza presso. i Giudei. Testo e versione si trovano nella Poliglotta Londinese, vol. I, Londra 1613. Il vol. I della Poliglotta di Anversa invece ce ne dà solo il testo: cf. A. Berliner, Targum Onkelos, Berlin 1884.
Gli altri due T. sono piuttosto parafrasi in lingua aramaica occidentale: il primo, falsamente attribuito a Ionatha b. Usiel, è detto anche di Ierusalmi I ed ebbe forma definitiva all'epoca degli Arabi: cf. testo ti versione nella Poliglotta Londinese, vol. IV; solo il testo in: M. Ginsburger, Pseudo-Ionathan, Berlin 1903.
L'ultimo o Ierusalmi II ci è pervenuto solo in frammenti. Alcuni brani sono conservati dalla Poliglotta Londinese: cf. P. Kahle, Das Paliistinische Targum, in Massorete des Westens, II, Stuttgart 1930.
Il T. per i Profeti, attribuito a Ionathan, ma, sembra, compilato in Babilonia nel sec. IV, è una parafrasi e una specie d'interpretazione dei Profeti, scritta in aramaico orientale babilonese.
Testo e versione sono nei voll. II e III della Poliglotta Londinese e nei voll. II-IV di quella d'Anversa; solo il testo in: P. de Lagarde, Prophetae Caldaici, Lipsia 1872: solo Isaia con la versione inglese in: J. H. Stennung, The Targum of Isaiah, Oxford 1949. I T. (scritti) furono composti molto tardi e in luoghi e tempi diversi. Il T. per i Ps., nella sua parte principale, sembra sia stato composto prima del 476; mentre il secondo T. per Esth. (ce ne sono tre), cioè il T. di Sheni, pare rimonti al 1200. Il vol. II della Poliglotta Londinese contiene il T. per Esth.; il vol. III il T. per Iob, Prov., Ps., Eccle., Cant.; il vol. IV della Poliglotta di Anversa li contiene tutti. Per il T con la versione per i Par., cf. M. F. Beckius, Paraphrasis chaldaica Libri Chronicorum, Augustae Vind., 2 voll., 1680-83; per il solo testo cf. p. Lagarde, Hagiographa Caldaica, Lipsia 1873.
Anche i Samaritani ebbero il loro T. per il Pentateuco: cf. Petermann, Pentateucus Samaritanus, 5 voll., Berolini 1872-91.

[B. N. W.]
BIBL. - E. SCHliaER. Geschichte des Judischen Volkes im Zeitalter Christi, I, Lipsia 1901. pp. 147-55; A. VACCARI, in Institutiones Biblicae, 6a ed., Roma 1951, p. 293 ss.

Autore: Padre Beniamino Nespon-Wambacq
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora