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Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Taglione (Legge del)


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La Legge mosaica prescrive la dura legge del t., comune in pressoché tutte le antiche legislazioni semitiche: Ex. 21, 23 ss.; Lev. 24, 17-20; Deut. 19, 21: «Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, ustione per ustione, ferita per ferita, lividura per lividura».
Il codice di Hammurapi più che formularla, come Ex., l'applica (art. 196.197.200 ecc.), e talvolta in modo affatto odioso; essa non rispondeva più alla struttura sociale di quel regno; essa infatti, è il primo passo di una società primitiva e meno differenziata, per limitare il diritto di vendetta, estesa, senza limiti, a tutto il gruppo dell'offensore o del colpevole, da parte del gruppo familiare o tribale dell'offeso o dell'ucciso. La legge del t. è il primo tentativo di pena individuale; questo suo carattere, con una tendenza a una sua applicazione più razionale e umana, è da tutti riconosciuto alla legislazione mosaica. È l'influsso della religione iahwistica.
Deut. 24, 16 applica tale principio alla condanna capitale per un israelita che ha meritato la morte; nel caso di Amasia (797-a.C.), che fa morire soltanto gli assassini del padre suo, senza estendere la pena ai loro familiari, come abitualmente si faceva (2Reg. 14, 6), rappresenta l'estensione dell'antico principio ai casi più gravi che finora gli erano sottratti, quale, nel nostro caso, l'uccisione di un re, eccezione contemplata ad es. nell'antico codice hittita (art. 173). L'elevatezza del iahwismo perfezionò i costumi è le leggi ereditate dalla Mesopotamia.
Più che principio giuridico, questa dei t. è una mentalità, che troviamo in atto in tutto il Vecchio Testamento; sia contro i nemici d'Israele, sia contro Israele e gli empi e gl'ingiusti (cf; Ps. 137, 9; Is. 13, 16; 14, 22 ecc.; Ez. 16.23 ecc.; Ps. 109 ecc.). Lo stesso pio Geremia, che pure intercede per Giuda, chiede a Iahweh l'applicazione del t. contro i suoi nemici, che ricevano quanto volevano infliggere al profeta (Ier. 11, 20; 15, 15; 17, 13; 13, 21). Ed è indice della sua pietà che si rimetta a Dio; mentre anche il giusto chiede di poter far vendetta egli stesso (Ps. 41, 11). Gesù, nel discorso del Monte, abroga la legge del t., riprova lo spirito di vendetta e di rappresaglia, e stabilisce la legge aurea della carità. Con tre casi paradossali, che non vanno presi alla lettera, insegna ai suoi discepoli, a non rispondere al male col male, ma a vincere col bene il male (Mt. 5, 38-42; Rom. 12, 21 ecc.).

[F. S.]
BIBL. – H. CAZELLES, Études sur le code de l'Alliance. Parigi 1946. p. 151 s.; D. Buzy. S. Matthieu (La Ste Bible, ed. Pirot, 9), ivi 1946, pp. 68-71; P. HEINISCH, Teologia del Vecchio Testamento, Torino 1950, p. 232 s.; F. SPADAFORA, Collettivismo e individualismo nel Vecchio Testamento, Rovigo 1953, pp. 155, 327, 359 s.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora