Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Servo di Iahweh


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È il titolo e il soggetto dei quattro carmi di Isaia (42, 1.7; 48, 1-8; 50, 4-9; 52, 13-53, 12), che descrivono con efficacia e precisione straordinarie la missione redentrice del Messia, compendiando insieme le precipue caratteristiche del Salvatore, preannunziate altrove nel Vecchio Testamento e nello stesso libro di Isaia. La profezia riveste qui la luce, la precisione della descrizione; già s. Girolamo (Praefatio in Isaiam) chiamava Isaia "evangelista". Questi carmi sono le parti di un unico dramma, il cui tema è la redenzione dell'uomo ad opera del Messia; i cui protagonisti sono Iahweh e il suo "cultore per eccellenza" (= il suo "servo"), Dio egli stesso e uomo che muore e risorge, offre la sua vita alla morte più crudele e ottiene il trionfo più pieno. Partecipano a questo dramma i Giudei e tutta l'umanità.

Nel 1° carme, Iahweh presenta solennemente il suo eletto, oggetto delle sue compiacenze (la stessa espressione, ripete il Padre celeste, su Gesù, al battesimo e alla trasfigurazione:, Mt. 3, 17; 17, 5); ne delinea il carattere, ne specifica l'alta missione. Il suo S. è un profeta, un maestro pieno di pazienza e di benignità verso i deboli (42, 2), ricolmo dei doni (v.) dello Spirito, di Iahweh (cf. 11, 2); diffonderà la conoscenza di Dio e della sua Legge tra le nazioni. Iahweh lo ha scelto per essere "l'alleanza del popolo" cioè per rinnovare l'alleanza col suo popolo (42, 6); ma anche per predicare alle isole (42, 1-5), cioè alle nazioni più lontane, il diritto divino, cioè lo statuto che intende donare. Di questa nuova alleanza profeterà Ier. 31, 31-34; è il regno del Messia (Hebr. 8, 7-13); il diritto divino pertanto è la dottrina evangelica.

Con un'immagine abituale in Isaia, l'opera del Messia è presentata come un'illuminazione (cf. 9, 2; Mt. 4, 14 ss.). Le tenebre dell'errore vengono fugate e gli uomini tenuti nella schiavitù da Satana riceveranno la piena libertà dei figli di Dio (42, 6). Il v. 4 accenna già alle difficoltà che il S. di Iahweh incontrerà nella sua missione. Alla presentazione di Iahweh, risponde lo stesso S. (20 carme); egli manifesta l'opposizione, le persecuzioni che subirà da parte di quelli cui è mandato, la sua completa unione con Dio, fonte della sua fortezza e del suo trionfo (49, 1-8). Non tutti includono i vv. 7-8 nel carme
Il S., scelto per essere i'alleanza del popolo, si è dato al suo rude compito di predicatore tra i suoi. Ha lavorato indarno, Iahweh lo rassicura. La sua missione era più alta di quella di convertire soltanto Israele; la salvezza si estenderà fino alle estremità del mondo. E il S., disprezzato e tiranneggiato, finirà per ricevere l'omaggio dei re. E’ dunque perfettamente chiaro che il popolo d'Israele al quale il S. era inviato per convertirlo, gli ha usato disprezzo e avversione.
Nel 3° carme (50, 4-9), la situazione del S. è divenuta più critica. Quelli che voleva convertire si ergono contro di Lui e lo ricolmano di oltraggi, sebbene egli riferisca loro solo quello che Dio gli ha ispirato (v. 4); rispondono alle sue istruzioni con schiaffi e sputi. Egli domanda coraggiosamente di essere confrontato con i suoi avversari che lo trascinano in giudizio; egli si affida al soccorso divino. «Chi mi convincerà d'essere colpevole?» (Io 8, 66).

Quelli che accusano il S. sono quelli steso si ch'egli voleva riformare, i suoi compatrioti. Il dramma ha nell'ultimo carme (52, 13- 53, 12) il suo epilogo sublime. I Gentili apprenderanno dopo qualche, tempo quello che è avvenuto; stupore sdegnoso alla vista dello stato miserando del S.; e meraviglia, ammirazione quando conosceranno bene i fatti prima ignorati e le mirabili conseguenze. I fatti sono le sofferenze ineffabili del S. di Iahweh; egli era una vittima, ma una vittima innocente: espiava i peccati del suo popolo. E così il S., è stato messo a morte, seppellito come un criminale. Questa morte era un sacrificio espiatorio, accettato come tale da Iahweh (53, 11 s.). «Chi avrebbe creduto a ciò che dovevamo annunziare? Chi avrebbe visto chiaro nell'azione di Iahweh?» .. (53, 16). «Non aveva bellezza, né grazia ... disprezzato, uomo di dolori, aduso alla sofferenza... Tuttavia egli ha portato i nostri dolori, si è caricato delle nostre sofferenze ... Egli era trafitto a cagione dei nostri delitti... Ciò che pesava su di lui era la nostra riconciliazione... Iahweh ha fatto ricadere su di lui ciò che era dovuto a tutti noi. Maltrattato si rassegnava... E’ stato tolto via con un giudizio abominevole e chi riflette ai (chi valuta o può valutare la crudeltà, la cecità bestiale dei) suoi contemporanei? Così è stato spazzato via dalla terra dei viventi, è stato colpito a morte per i delitti del mio popolo...».

«E lo scopo è stato raggiunto. Il giusto sofferente, ucciso, ha meritato, ha acquistato la giustizia agli altri. Dopo la sua morte avrà una posterità spirituale e sarà per un tempo indefinito lo strumento, della salvezza accordata da Iahweh. La risurrezione è supposta nella promessa di vittoria, espressa al modo antico di una battaglia vinta, di un bottino che si divide» (Làgrange).
È impossibile contestare la rispondenza tra la profezia e la realizzazione in Gesù N. Signore. Gli esegeti, anche increduli, risentono dell'emozione davanti a questo carme, culmine delle profezie d'Isaia sul S. di Iahweh, la cui somiglianza col Ps. 22 [21] colpisce immediatamente. Gli Apostoli citano parecchi brani di questo quadro incomparabile, per dimostrare la loro realizzazione nel Cristo Gesù (cf. Mt. 8, 17; Mc. 9, 11; 15, 18; Lc. 22, 31; Io. 12, 38; At. 8, 32; Rom. 10, 16; 15, 21; I Cor. 15, 3 ecc.). Giustamente la tradizione cattolica (e tra gli stessi acattolici, North) è unanime nell'applicare tutto al Cristo paziente.
[F. S.]

BIBL. - M. J. LAGRANGE, Le Judaisme avant Jésus-Christ, Parigi 1931, pp, 368-81; A. VACCARI, I carmi del Servo di Iahweh, in Miscellanea Biblica, II, Roma 1934, pp. 216-44; J. S. VAN DEL PLOEG, Les chants du Serviteur de Jahvé, Parigi 1939; CH. R. NORTH, The suffering Servant, in Deutero-Isaiah, Londra 1948; F. SPADAFORA, Temi di esegesi, Rovigo 1953, pp. 204-217.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora