Pilato Ponzio
Procuratore romano della Giudea dal 26 al 36 d, C., noto per il processo e la condanna di Gesù. Di lui parlano brevemente Tacito (Annales XV, 44), i Vangeli, Filone e Flavio Giuseppe; autori rabbinici e scritti apocrifi mostrano una grande vivezza di fantasia nell'imbastire episodi sul suo conto. Filone l'accusa di inflessibilità di carattere, di crudeltà e di vanagloria (Legatio ad Gaium 38, 301 s.). Quasi altrettanto severo il giudizio di Flavio Giuseppe (Ant. XVIII, 55-89).
P. per due volte provocò il risentimento popolare. Egli espose al pubblico insegne militari con l'effigie dell'Imperatore, cosa contraria agli usi giudaici (Flavio Giuseppe, Ant. XVIII, 55,59; Bell. II, 169-74); un'altra volta fece appendere al palazzo di Erode scudi d'oro fregiati col nome dell'Imperatore (Filone, Legatio ad Gaium 38, 299-305). La prima volta P. stesso si commosse per la muta protesta di numerosi Giudei, che dichiaravano di preferire la morte a tale profanazione; nella seconda volta vi fu, una denunzia all'imperatore Tiberio, che obbligò il procuratore a trasferire gli scudi al tempio di Augusto a Cesarea. Altra fonte di malumore fu la decisione di voler costruire un acquedotto col tesoro del Tempio, ritenuto intoccabile. Questa volta P. ricorse apertamente alla violenza contro i Giudei, che protestavano, facendone uccidere non pochi (Ant. XVIII, 60-62). Un suo nuovo atto di violenza contro i Samaritani, ritenuti fedeli sudditi dell'Impero, provocò la sua deposizione da parte del legato Vitellio (ivi, XVIII, 85-89).
Dal processo di Gesù traspare il senso del diritto quasi innato in ogni romano; più ancora la debolezza di P. nel cedere agli odiati Giudei. Le varie leggende cristiane ricamarono anche sul dato evangelico relativo alla parte sostenuta dalla moglie in preda ad ansietà a causa di sogni inquietanti (cf. Mt. 27, 19).
[A. P.]
BIBL. - U. HOLZMEISTER, Storia dei tempi del Nuovo Testamento (trad. it.; La S. Bibbia), Torino 1950, pp. 82-86.
Autore: Sac. Angelo Penna
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora
P. per due volte provocò il risentimento popolare. Egli espose al pubblico insegne militari con l'effigie dell'Imperatore, cosa contraria agli usi giudaici (Flavio Giuseppe, Ant. XVIII, 55,59; Bell. II, 169-74); un'altra volta fece appendere al palazzo di Erode scudi d'oro fregiati col nome dell'Imperatore (Filone, Legatio ad Gaium 38, 299-305). La prima volta P. stesso si commosse per la muta protesta di numerosi Giudei, che dichiaravano di preferire la morte a tale profanazione; nella seconda volta vi fu, una denunzia all'imperatore Tiberio, che obbligò il procuratore a trasferire gli scudi al tempio di Augusto a Cesarea. Altra fonte di malumore fu la decisione di voler costruire un acquedotto col tesoro del Tempio, ritenuto intoccabile. Questa volta P. ricorse apertamente alla violenza contro i Giudei, che protestavano, facendone uccidere non pochi (Ant. XVIII, 60-62). Un suo nuovo atto di violenza contro i Samaritani, ritenuti fedeli sudditi dell'Impero, provocò la sua deposizione da parte del legato Vitellio (ivi, XVIII, 85-89).
Dal processo di Gesù traspare il senso del diritto quasi innato in ogni romano; più ancora la debolezza di P. nel cedere agli odiati Giudei. Le varie leggende cristiane ricamarono anche sul dato evangelico relativo alla parte sostenuta dalla moglie in preda ad ansietà a causa di sogni inquietanti (cf. Mt. 27, 19).
[A. P.]
BIBL. - U. HOLZMEISTER, Storia dei tempi del Nuovo Testamento (trad. it.; La S. Bibbia), Torino 1950, pp. 82-86.
Autore: Sac. Angelo Penna
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora