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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Cipriano di Cartagine


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Vita: Nacque fra il 200 e il 210 in Africa, probabilmente a Cartagine. Si convertì al cristianesimo per opera del sacerdote Cecilio. Poco dopo la sua conversione fu ordinato sacerdote e nel 249 fu eletto vescovo di Cartagine per acclamazione del popolo. Allo scoppio della persecuzione di Decio (250) si nascose, gesto criticato da molti. Poco dopo il martirio di papa Fabiano, si vide costretto ad inviare una lettera alla Chiesa di Roma spiegando il motivo della sua condotta e presentando le testimonianze di alcune persone le quali assicuravano che egli non aveva mai abbandonato il suo dovere di pastore. Questo non fu l'unico problema derivante dalla persecuzione giacché subito si presentò il problema dei lapsi, cioè dei cristiani che durante la persecuzione avevano rinnegato la loro fede. Cipriano era contrario all'immediata riconciliazione di questi ultimi e il suo atteggiamento provocò l'opposizione di una parte del clero. In questa opposizione si distinse Novato, che si recò a Roma per dare il suo appoggio a Novaziano contro il nuovo papa Cornelio. Cipriano allora scomunicò i suoi oppositori e redasse due lettere pastorali Sui lapsi e Sull'unità della Chiesa. Nel maggio del 251 si riunì un sinodo che approvò i principi di Cipriano e le scomuniche decretate da quest'ultimo, accettando inoltre l'ammissione di tutti i lapsi alla penitenza. Negli ultimi anni della sua vita dovette affrontare la questione del battesimo degli eretici. Cipriano, seguendo la tradizione africana, confermata dai sinodi di Cartagine del 255 e del 256, si pronunciò contro la validità di questo battesimo. Al contrario, papa Stefano impose agli Africani di non assumere tale atteggiamento che smentiva la precedente tradizione ecclesiastica. Il conflitto si esasperò quando Valeriano promulgò un editto contro i cristiani. Durante la persecuzione, Stefano fu martirizzato e Cipriano esiliato a Cucubis nel 257. L'anno seguente venne decapitato a Cartagine. Fu il primo vescovo africano martire.

Opere: A Donato: opera nella quale Cipriano racconta la sua conversione e il cambiamento di vita sperimentato per azione della grazia; Sull'abito delle vergini: opera diretta alle giovani cristiane che vengono messe in guardia contro i pericoli mondani rappresentati dai gioielli, dai cosmetici, dai bagni misti e dal vestiario lussuoso; su Sui lapsi: opera scritta nella primavera del 251, che contiene la rigida posizione di Cipriano riguardo agli apostati durante la persecuzione. Fu la base della discussione di questo tema in Africa; Sull'unità della Chiesa Cattolica: opera diretta in special modo contro Novaziano nella quale si sottolinea che gli scismi e le eresie sono da attribuirsi al demonio e che i cristiani non devono allontanarsi dalla Chiesa cattolica, inoltre che quest'ultima è l'unica edificata su Pietro e che fuori di essa non v'è salvezza. Il problema legato a quest'opera, e alle sue famose " addizioni " sul primato di Pietro, è che, per alcuni, in realtà si tratta di interpolazioni successive, mentre per altri, come Dom Chapman, sono soltanto revisioni del testo realizzate dallo stesso Cipriano; Sulla preghiera del Signore: opera di interpretazione del " Padre Nostro " basata fondamentalmente su un'altra opera precedente scritta da Tertulliano; A Demetriano: opera nella quale Cipriano difende i cristiani accusati di essere colpevoli dei disastri dell'impero; Sull'immortalità: una spiegazione sul significato che il cristiano deve dare alla morte; Sull'opera e l'elemosina: opera che cerca di spronare i credenti alla carità cristiana considerata come rendimento di grazie per la redenzione ottenuta con il sangue di Cristo; Sul bene della pazienza: opera basata sul trattato di Tertulliano intitolato La pazienza; Sulla gelosia e il livore; Esortazione al martirio: opera diretta a Fortunato; i tre libri Testimonia ad Quirinum, opera indirizzata a Quirino; Perché gli idoli non sono Dio e ottantuno lettere. Inoltre gli sono state attribuite tredici opere non autentiche delle quali le più conosciute sono: il trattato A Novaziano; Sul computo della Pasqua e Sul ribattesimo.

Teologia: Il principale contributo teologico di Cipriano verte sulla ecclesiologia. Per Cipriano, fuori della Chiesa non v'è salvezza (" Extra ecclesiam nulla salus "), tesi che illustra paragonando la Chiesa a una madre, all'arca di Noè, ecc. Il fondamento dell'unità ecclesiale è la sottomissione al vescovo (al quale applica, in modo globale, il testo di Mt 16,18), il solo responsabile davanti a Dio. Da quanto riportato in CSEL, III, 1, 4-36, si apprende che Cipriano non riconosceva la supremazia di giurisdizione del vescovo di Roma sugli altri vescovi né tantomeno che Pietro avesse ricevuto poteri sopra gli altri apostoli (De unit., IV; Epist. LXXI, 3) e questo spiega la sua opposizione al papa Stefano sulla questione del battesimo degli eretici. Malgrado ciò, i diritti riconosciuti al papa Cornelio e la sua lettera di autogiustificazione di fronte alla Chiesa di Roma hanno fatto pensare ad alcuni studiosi che Cipriano si sentisse obbligato verso la sede romana. Allo stesso tempo risulta chiaro che egli vide Pietro come il fondamento della Chiesa (secondo alcune letture del De unit., IV). Per quanto riguarda il battesimo, Cipriano rifiutò la validità del battesimo dato dagli eretici e si mostrò incline ad amministrare il battesimo ai bambini il più presto possibile anche prima degli otto giorni dalla nascita. Parla inoltre di un battesimo superiore a quello con l'acqua, cioè quello di sangue ottenuto con il martirio. Per quanto riguarda la penitenza, Cipriano optò per un atteggiamento di rifiuto sia del lassismo del suo clero sia del rigorismo di Novaziano. Secondo la sensibilità attuale, le sue tesi ci risultano molto rigide, ma tale aspetto deve esser situato entro i modelli di condotta dell'epoca. Per quanto riguarda l'Eucaristia, Cipriano fu autore dell'unico scritto precedente al concilio di Nicea consacrato esclusivamente a questo tema. Il suo punto di vista risulta interessante poiché insiste soprattutto sul carattere sacrificale della Cena del Signore, come ripetizione del sacrificio di Cristo (Epist. LXIV, 14). Questo passo è il primo ad affermare che l'offerta consiste nel corpo e nel sangue del Signore. Questo sacrificio possiede un valore oggettivo poiché si offre per l'eterno riposo dell'anima (Epist. I, 2) e in onore dei martiri (Epist. XXXIX, 3); naturalmente manca della piena validità se celebrato fuori dall'unità ecclesiale.



Autore: Cèsar Vidal Manzanares
Fonte: Dizionario di Patristica (Cèsar Vidal Manzanares)