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Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Lamentazioni


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Cinque elegie sulla distruzione di Gerusalemme (587 a. C.). Dal greco *** (= Lamentazioni); il titolo ebraico è; 'ekhah = "come mai", inizio delle L. Nei Settanta e nella Volgata vengono subito dopo Ier.; nella Bibbia ebraica stanno tra i kethùbhim o scritti e fan parte dei cinque "rotoli" (meghilloth); posto dovuto all'uso liturgico: le L. si leggevano nel 9 di 'abh (luglio), celebrativo della prima distruzione della capitale.

Contenuto.

I Lamentazione. È descritto lo stato desolato di Gerusalemme. La città, personificata in una donna, è caduta dalla ricchezza nella più profonda miseria a causa delle sue gravissime colpe. Pentita, implora da Dio pietà.

II Lamentazione. Dio è l'autore di questo castigo. Egli, per punire Gerusalemme, ha agito contro di lei come un nemico. A questa considerazione il poeta manifesta il suo dolore e invoca da Dio, che pure ha operato con giustizia il perdono.

III Lamentazione. Il poeta, parlando generalmente in prima persona, dopo di avere descritto le calamità del popolo, ricordando la bontà di Dio, invita il popolo stesso a ritornare a Lui, ed allora Egli farà giustizia dei nemici.

IV Lamentazione. Nuova descrizione della desolazione di Gerusalemme, che fu motivata, oltre che dai peccati del popolo, anche da quelli dei suoi profeti e sacerdoti. Essi hanno atteso vanamente un aiuto umano dall'Egitto, quando dovevano avere fiducia soltanto in Iahweh. Termina con una rampogna contro gli ostili Edomiti.

V Lamentazione. È un'ardente preghiera in cui parla tutto il popolo, il quale dopo aver confessato le colpe, e descritte le proprie sofferenze, prega ardentemente il Signore affinché desisti dall'ira sua e ritorni amico.
Dal contenuto appare lo scopo che è quello di incitare il popolo alla detestazione e penitenza delle proprie colpe, affinché Dio, placato, lo perdoni e lo faccia ritornare libero all'amata Gerusalemme.
I carmi sono molto ammirati per la loro bellezza poetica. Composti nel metro qinah (5 accenti con cesura dopo il 30), sono vere elegie. La struttura delle prime quattro è alfabetica, cioè ogni versetto incomincia con una delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico; la quinta non è alfabetica, ma ha anch'essa egualmente 22 versetti. La forma alfabetica era un artificio stilistico della poesia ebraica, per facilitare la memoria. Nella II, III, IV si ha l'inversione di duc lettere (Pe prima di 'ain), mentre nella prima si ha l'ordine normale; questa inversione di cui non si conosce il motivo, si trova anche in Prov 31.
Fino al sec. XVIII la tradizione giudaica e cristiana furono concordi nell'attribuire le L. a Geremia, che, come sappiamo da n Par. 35, 25, alla morte del pio re Iosia compose un'elegia. Nei tempi moderni, gli acattolici negano a Geremia le L. (Driver, Sellin, Luzzi ecc.). Le difficoltà addotte, linguistiche (alcuni vocaboli mancano in Ier.), storiche (Lam. 4, 17: ma l'autore riporta soltanto le parole degli assediati) e logiche (Lam. 2, 9: ma si tratta dei falsi profeti come al V. 14), non hanno valore determinante (cf. Ricciotti, Wiesmann, in Biblica, 5 [1925] 146-61; e Paffrath). Alcuni autori cattolici sono più riservati per il kklo e 50 carme.
Furono composte da Geremia dopo la distruzione di Gerusalemme (587 a. C.). Una tradizione giudaica indica, a nord di Gerusalemme, fuori dalla Porta di Damasco, una grotta, dalla quale si può vedere tutta la città, detta «Grotta di Geremia» dove si dice che egli compose queste elegie; ed allora sarebbero state composte al tempo del governatorato di Godolia, subito dopo la distruzione.
Altri però pensano, dato che la loro forma alfabetica deve aver richiesto un lungo lavoro letterario, che siano state composte in Egitto, dove Geremia, suo malgrado, fu trascinato dai fuggiaschi dopo l'uccisione di Godolia.
Origene dice che le scrisse stando in Babilonia.
Nella Chiesa le L. vengono lette, quasi per intero, nell'Ufficio della settimana Santa (= ufficio delle tenebre, pomeriggio di mercoledì, giovedì e venerdì).
[F. S.]

BIBL. - G. RICCIOTTI. Le Lamentazioni di Geremia. Torino 1924; A. PENNA, Geremia, Torino 1952, pp. 369-421; P. BOCCACCIO - G. BERNARDI, Lamentazioni (testo ebr. e vers. it.), Fano 1952.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora