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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Religiosità popolare


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Il fenomeno della religiosità popolare è stato una costante nella storia delle religioni. Il cattolicesimo non fa eccezione: il cattolicesimo popolare ha circondato la vita del cattolicesimo istituzionalizzato come un orizzonte avvolgente. Tuttavia, è stato assente dal campo della riflessione teologica, pastorale e perfino sociologica. I pionieri della teologia della liberazione ? e, in genere, la Chiesa latino-americana ?, sono coloro che hanno posto questo tema al centro delle loro riflessioni.

Come primo approccio, si può dire che la religiosità popolare non è altro che una forma, con profonde radici, di cultura popolare. Questo ci rimanda ai concetti di cultura e di popolo.

Per cultura, si intende qui il suo senso antropologico. Ciò implica, pertanto, come componenti fondamentali, tra le altre:

a) il complesso di sistemi simbolici di un popolo: credenze, miti, archetipi, tradizioni, leggende, emblemi, e

b) il complesso di regole sociali: sistemi di parentela, di matrimonio, di autorità, di proprietà...

Popolo, secondo il vocabolario, si riferisce a due significati: uno globalizzante e l'altro, differenziatore:

a) quello globalizzante: il popolo è un complesso di persone che appartengono ad uno stesso paese e vivono sotto le stesse leggi; possono avere in comune la lingua, la religione...

b) Il significato differenziatore: il popolo è una parte della popolazione che si ritiene contrapposta agli strati sociali che hanno i più grandi beni. la maggiore istruzione, il maggior potere.

Questa oscillazione di significato è entrata nel linguaggio pastorale, creando così varie ambiguità. Questo si può vedere, per esempio, nei testi pastorali della Chiesa latino-americana (documenti di Puebla).

Conseguentemente, l'espressione cultura popolare potrebbe designare:

a) o la cultura di un popolo nella sua totalità;

b) o la cultura di quella parte della popolazione che possiede meno beni, meno istruzione, meno potere, ecc.

Qui, nel nostro contesto, prenderemo cultura popolare nel senso differenziatore: la cultura propria di quegli strati della popolazione che hanno meno istruzione, meno potere, ecc.

Una di queste forme di cultura è la religiosità. Per religiosità, si intende quell'atteggiamento fondamentale che cerca i rapporti col divino. La religiosità popolare sarebbe quell'atteggiamento che dà origine a forme di cultura popolare (dei poveri e dei semplici) che cercano rapporti col divino 1) più semplici; 2) più diretti; 3) più fruttuosi.

Per più semplici, si intende il tentativo di superare una pratica religiosa troppo intellettualista ed astratta; e di concedere una maggiore partecipazione al sentimento e all'immaginazione.

Per più diretti, si intende il rifiuto di alcune mediazioni clericali, viste più come ostacolo che come mediazione.

Per più fruttuosi, si allude al compimento di desideri utilitari. Qui, si può entrare in un campo vicino alla magìa e alla superstizione (che possono spesso intaccare la religiosità popolare).

Contro questa definizione di religiosità popolare, si obietta che essa è vista come un fenomeno di reazione: come se sorgesse dopo e di fronte alla religione istituzionalizzata. C'è chi pensa, invece, che la realtà sia proprio l'opposto: prima, ci sarebbe il fattore popolare; poi, quello derivato, cioè, il fattore istituzionalizzato (in quanto non popolare). Di fatto, è difficile dimostrare, dal punto di vista storico-temporale, qual è il primo. Ciò che si può dire è che esiste un rapporto dialettico tra l'elemento popolare e quello ufficiale istituzionalizzato. Soprattutto si può distinguere tra il popolare e il popolarizzato, cioè, tra ciò che è originario del popolo e ciò che vi si intromette per varie vie.

La situazione attuale. La religiosità popolare, come atteggiamento del popolo non illuminato nei suoi rapporti col divino, dà origine a varie forme di religione popolare (oggettivazioni in forme culturali di questa religiosità). Esse possono sovrapporsi ed interferire in una rete complessa di rapporti. Riassumendo la situazione di oggi, possiamo dire:

1. Esistono residui di religioni pre-cristiane, arcaiche, rurali in genere, che sopravvivono in forme più o meno vicine alla magìa e alla superstizione. Possono essere avanzi di una protesta culturale di fronte all'imposizione del cristianesimo con la forza da parte del potere politico, in altri tempi.

Secondo una certa interpretazione marxista, sarebbe una reazione " di classe ": gli oppressi e gli sfruttati di fronte alle classi dominanti, alleate molto spesso con la gerarchia ecclesiastica. Non sarebbero puri residui di un conflitto culturale superato, ma l'espressione di una protesta con radici economiche.

2. C'è anche una rinascita di certe tradizioni religiose cristiano- popolari (pellegrinaggi, feste patronali, forme di culto mariano molto legate ad atteggiamenti emozionali). Ciò risponderebbe al tentativo di superare le contraddizioni inerenti alla civiltà industriale (sradicamento, emigrazione, anonimato, massificazione).

Su questa linea, si possono collocare i gruppi carismatici- pentecostali, oggi in continuo aumento. I loro appartenenti possono essere contadini, operai, borghesi... Qui, emerge la nostalgia per una vita ed una religiosità più partecipativa, più spontanea e più esperienziale, per reagire all'automazione e alla standardizzazione della società tecnologica.

3. Sono numerosi i gruppi e i rapporti quasi-religiosi in cerca di salute, guarigione; ecc., ricalcati su modelli ecclesiastici. Il leader guaritore è come il santo: imita le estasi, le visioni, i miracoli terapeutici... Partecipa in qualche modo alla sfera del sacro-magico. Si potrebbe dire altrettanto dei veggenti e di coloro che predicono il futuro. Come spiegazione sociologica, si può pensare anche qui alla nostalgia di ciò che è personalizzato e meraviglioso in seno ad una società di massa, burocratica e razionalizzata.

4. Si deve almeno accennare ai culti afrocattolici e amerindi nel continente americano. Essi cercano di esprimere un'identità culturale repressa dalla società coloniale e dalla società capitalista-tecnologica.

5. Infine, nonostante le loro particolarità, c'è da ricordare le comunità ecclesiali di base. Esse rispondono ad una coscienza critica del popolo di fronte all'istituzione religiosa alleata coi potenti.

Bibl. - Bo V., La religiosità popolare, Ed. Cittadella, Assisi, 1979. Cox H., La seduzione dello spirito. Uso e abuso della religiosità popolare, Ed. Queriniana, Brescia, 1975. Mattai G., " Religiosità popolare ", in: Nuovo Dizionario di spiritualità, Ed. Paoline, Cinisello B., , pp. 1316-1331. Milanesi G.C., Sociologia della religione, Ed. Elle Di Ci, Leumann (Torino), 1973. Pizzuti D. - Giannoni P., Fede popolare, Torino, 1979. Rossi A., Le feste dei poveri, Ed. Laterza, Bari, 1971. Weber M., Sociologia delle religioni, 2 voll., UTET, Torino, 1976.



Autore: J. Martínez Cortés
Fonte: Dizionario sintetico di pastorale (Casiano Floristan - Juan Josè Tamayo)