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Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Pasqua


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Il mistero pasquale è il centro del cristianesimo, della Chiesa, dell'attività pastorale e della vita spirituale dei cristiani. Secondo il NT, la fede cristiana è la fede nella morte e risurrezione del Signore, o Pasqua di Cristo. Il battesimo è perciò sacramento della fede o della Pasqua; l'Eucaristia è il memoriale pasquale.

La parola greca pascha (in italiano: pasqua) è la traduzione dell'aramaico phasha e dell'ebraico pesah che significano: " passaggio ", o " transito " (fase). San Giovanni scrive nel suo vangelo: " Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre " (Gv 13,1). Non deriva dal verbo pàskein, che significa: " patire ". D'altra parte, il passaggio pasquale non è un cambiare di luogo, ma è la trasformazione dell'esistenza. Vuol dire: esistere in un modo nuovo. La parola Pasqua è anche il nome della festa più antica di Israele. Dalla fine del secolo II, è anche la festa più importante della Chiesa. La domenica, fin dalle origini cristiane, fu la festa pasquale settimanale.

Il Concilio Vaticano II ha rivalorizzato il senso pasquale del cristianesimo: " Quest'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio... è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione " (SC 5).

La festa di Pasqua ha un'origine campestre. Mentre per i contadini l'inizio dell'anno era in autunno, per i nomadi era invece la primavera. In primavera, fioriva il deserto e le pecore partorivano. La notte pasquale ha le sue origini nel plenilunio della primavera, tempo in cui i pastori si accomiatavano con un pasto (agnello, erbe amare, pane azzimo), per cambiare posto nei pascoli (coi lombi cinti, sandali e bastone). Secondo una tradizione ebraica, la Pasqua era anche l'anniversario della creazione. Con l'uscita dall'Egitto, la festa si trasformò in memoriale della liberazione, cioè, l'uscita verso la libertà, la fine dell'antica esistenza e il dono di una vita nuova. Celebrata dalle tribù nei luoghi della loro residenza, la Pasqua si restrinse piu tardi a Gerusalemme e nel Tempio, divenendo festa di pellegrinaggio. Ai tempi di Gesù, la Pasqua era la festa più importante per gli Ebrei.

Il rito fondamentale della Pasqua era la cena in famiglia o in gruppo, a base di agnello (segno della compassione di Dio), pane azzimo (la miseria subìta), erbe amare (schiavitù), e salsa rossa (lavori forzati in Egitto). Si commemorava la liberazione dalla schiavitù d'Egitto, la gioia per la libertà acquistata, l'attesa della venuta del Messia salvatore. Le moltitudini si riunivano in Gerusalemme. I padri di famiglia portavano al tempio un agnello che veniva sgozzato nella parasceve (preparazione) da un sacerdote. Era la notte della ribellione o dei lunghi coltelli o spade.

Il vangelo di Giovanni accenna a tre pasque di Cristo: quella che coincise con l'espulsione dei venditori (Gv 2,12-22), quella in cui svolse il tema del pane (Gv 6) e quella dell'accoglienza trionfale di Gesù che coincise col giorno in cui si accoglievano gli agnelli pasquali (Gv 12). Giovanni intende dire con questo che Gesù è il vero " agnello di Dio, Colui che toglie il peccato del mondo " (Gv 1,29). La parola " Pasqua ", nel NT, equivale alla festa di Pasqua o degli azzimi, alla cena pasquale e all'agnello pasquale. La passione di Gesù si svolse in un contesto pasquale, poiché in questo periodo ebbe luogo l'ultima cena di Gesù, la sua cattura, il suo processo e la sua condanna. Secondo i Sinottici, Gesù fu condannato nella notte di Pasqua e crocifisso il giorno dopo. L'ultima cena di Gesù fu pasquale (Mc 14,12-26 e par.). Invece, secondo san Giovanni, tutti questi avvenimenti si verificarono ventiquattro ore prima (Gv 18,28; 19,14), e Gesù morì proprio mentre si sgozzavano gli agnelli pasquali, la sera del 14 di Nisan. I Sinottici mettono in risalto che l'ultima cena è la nuova Pasqua. Giovanni sottolinea che Gesù è il nuovo Agnello pasquale.

Oggi, si ritiene che l'ultima Cena di Gesù fu un banchetto, coi gesti del rituale ebraico del pasto, cioè, la " benedizione " del pane e il " rendimento di grazie " sul vino dopo aver cenato. I racconti dell'Eucaristia omettono la descrizione del rituale ebraico e sottolineano questi due gesti. Fu anche la cena d'addio di Gesù prima di essere consegnato a morte. Tutti i pasti di Gesù erano una " buona novella " che rendevano già presente, anche se non in pienezza, il banchetto escatologico del Regno di Dio. Gesù mangiò coi poveri, riconciliò a mensa vari peccatori, cenò ogni giorno coi suoi discepoli. L'ultima Cena assunse una dimensione speciale. I quattro racconti dell'istituzione sono adattamenti liturgici delle parole e delle azioni di Gesù nell'ultima Cena. In realtà, non narrano tanto quello che Gesù ha fatto quanto piuttosto come lo celebravano i primi cristiani e l'importanza che l'Eucaristia aveva per loro. I quattro racconti coincidono nell'indicare quello che Gesù fece, e differiscono nel precisare quello che disse. Gesù si identifica con il pane (corpo) e col vino (sangue). Secondo l'antropologia semita, l'uomo è " carne "; il sangue era per gli Ebrei la " sostanza della vita ". Il termine " corpo ", in contrapposizione a " spirito ", è usato per riferirsi a tutta la persona. È in connessione col pane; il sangue indica la morte violenta.

I due gesti ebraici di Gesù nell'ultima Cena pasquale manifestano l'aspetto eucaristico della Pasqua cristiana. C'è una benedizione sul pane e sul calice. Il pane ed il vino vengono offerti ai commensali e questa consegna è accompagnata da parole significative ed efficaci. Uno di questi gesti, quello della frazione del pane, darà il nome all'Eucaristia, chiamata da Paolo " la cena del Signore " (1 Cor 11,20).

Bibl. - Cantalamessa R., La pasqua della nostra salvezza. Le tradizioni pasquali della Bibbia e della primitiva Chiesa, Ed. Marietti, Torino, 1971. Fabris R., " Pasqua ", in: Nuovo Dizionario di teologia biblica, Ed. Paoline, Cinisello B., 1988, pp. 1114-1122. Fuglister N., Il valore salvifico della Pasqua, Ed. Paideia, Brescia, 1976. Haag H., Pasqua. Storia e teologia della festa di Pasqua, Ed. Queriniana, Brescia, 1976. Jeremias J., Le parole dell'ultima cena, Ed. Paideia, Brescia, 1973.




Autore: C. Floristn
Fonte: Dizionario sintetico di pastorale (Casiano Floristan - Juan Josè Tamayo)