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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Movimenti Modierni di spiritualità


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Riunirsi in un gruppo è una tendenza particolare dei nostri giorni. Non è una scoperta di oggi, ma è innegabile che oggi è molto forte. Sono stati valorizzati anche i gruppi o movimenti di spiritualità: essi comprendono un certo numero di persone che hanno una stessa visione del vangelo o che pensano di essere chiamati a rendere attuali alcune sue pagine in particolare. Intendono in questo modo vivere ed offrire un modello concreto di vita evangelica.

Chi osserva i vari movimenti spirituali, soprattutto quelli dotati di un senso evangelico molto forte, ed è a questi che ci riferiamo, noterà subito che un elenco di questi vari movimenti è praticamente impossibile. I movimenti spirituali sono ancora più numerosi dei partiti politici. Sembra che siano molti quelli che si sentono la vocazione di fare da leaders.

D'altra parte, chi osserva può anche vedere che le tendenze in cui possono inquadrarsi i migliori di questi movimenti sono poche. Con notevoli differenze, ma nello stesso tempo con molte somiglianze di cui alcune non percepibili a prima vista, i vari movimenti spirituali possono essere divisi in nuovi militanti e neotomisti (H. Cox). Con tutte le imperfezioni che può contenere questa divisione, non ne ho trovato un'altra che meglio rispecchi, in generale, le varie tendenze. D'altra parte, questa divisione ha il valore incontrastato di essere una attualizzazione innovatrice (qualunque sia il grado di novità che le venga attribuito) di tendenze che percorrono periodicamente la storia religiosa e la storia dell'umanità.

Facciamo una breve ed elementare tipologia di ognuno di questi macromovimenti o tendente in cui sono radicati molti, la maggior parte, dei movimenti odierni di spiritualità.

Cerchiamo di individuare gli elementi più importanti dei nuovi militanti:

I nomi principali con cui i nuovi militanti possono essere identificati e certamente messi in relazione, sono: homo faber, cristiani impegnati, profetici, militanti, gruppi di liberazione, formazioni di sinistra, comunità di base, comunità popolari, cristiani per il socialismo...

Pur non essendo collocati in un luogo determinato escludendo tutti gli altri, sta comunque il fatto che vivono soprattutto in paesi del Terzo Mondo, in via di sviluppo, e dove predomina una visione del vangelo (almeno un impegno dai forti toni sociali e mediazioni socio-politiche).

Cronologicamente, questi movimenti cominciarono a diventare forti nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II e mossi dalla sua spinta rinnovatrice, soprattutto con la Costituzione Gaudium et Spes. Abbiamo cominciato coi nuovi militanti, perché sono certamente anteriori ai neotomisti.

La descrizione che ha dato di loro la Conferenza mondiale delle Chiese riunite a Nairobi (1975) è stata la seguente: sono " cristiani preoccupati primariamente dall'impegno, dall'azione, dai cambiamenti sociali e strutturali ". Queste espressioni suggeriscono uno stampo valido per molti movimenti.

Qualsiasi tendenza che si regge su questi punti ha le basi importanti per giustificare e dirigere tutta una vita. I princìpi dei nuovi militanti possono essere riassunti in questo modo: superare la coscienza naturalista o fatalismo, farla finita col " cristianesimo enunciativo ", superare la neutralità del cristianesimo (perché la neutralità è la canonizzazione di una forza esistente, quella dominante), superare la sacralizzazione della trascendenza e dei suoi mezzi, denunciare il presente in nome del futuro, antropocentrismo versus teocentrismo, amore provocatorio, audacia nelle cose urgenti, incarnazione (parziale?) di Gesù nella storia.

Partendo dalla nota affermazione di Bergson secondo cui la meccanica ha bisogno di una mistica (che la mistica abbia bisogno di una meccanica, è anche questo di Bergson, ma è meno ricordato), vari movimenti pensarono che l'uomo stesse diventando un robot e perdendo le dimensioni di profondità. Si ritenne perciò di dover destare in lui le dimensioni che correvano pericolo. Nacquero così i neotomisti.

I neotomisti sono conosciuti anche come cristiani festivi, contemplativi, evangelici, orientali, conservatori, ecc. Movimenti concreti come carismatici, neocatecumenali, focolarini, Comunione e Liberazione, Opus Dei, orientalismo, ecc. appartengono a questa tendenza. E' forse ingiusto metterli tutti nello stesso sacco. Però, è un fatto che essi sembrano accentuare questi aspetti.

Questi movimenti sono sorti principalmente in paesi del " primo mondo ", e di lì si sono estesi a settori in altri paesi con grandi somiglianze. Quantunque molti di essi siano anteriori al Concilio Vaticano II e agli anni '70 sorse un forte movimento di reazione già verso gli anni '60, o con movimenti nuovi, o assumendo tonalità caratteristiche di quegli anni in movimenti che prima non conoscevano certe caratteristiche. Furono anche accentuati certi aspetti da parte di coloro che fin da principio li avevano ritenuti necessari.

Prendiamo qui la descrizione che ne fa la citata Conferenza mondiale di Nairobi, cercando così di oggettivare i dati: sono cristiani " preoccupati primariamente della salvezza personale, del cambio del cuore e del rapporto diretto con Dio ". Sia qui, come anche nel parlare dei nuovi militanti, si deve prestare un'attenzione particolare all'avverbio " primariamente ", per evitare estremismi ingiusti quando si tratta di darne una descrizione essenziale.

Anche i neotomisti hanno le loro basi teologiche che suscitano ed animano vigorosamente questa tendenza cristiana ed umana. Ricordiamo le seguenti: superare la tragedia (perché non si sopporta né umanamente né cristianamente), superare le ideologie affermando la vita, superare la spersonalizzazione di coloro che cercano prima di tutto i risultati, superare l'antropocentrismo, accentuare la gratuità, celebrare l'amore più che provocare per amore, purificare il cuore (sede di tutti i mali, anche sociali), dare spazio all'utopia, accompagnare il Gesù contemplativo.

È difficile trovare un terzo macro-gruppo discordante, che assuma tutto quello che appare importante nelle due macro-tendenze. Di solito, i movimenti hanno una dinamica che dirige e guida una vita ed alcune strategie. Forse nessuno è in grado di vivere tutta la bontà che esiste come potenzialità in ogni uomo. Può darsi che la limitazione radicale dell'uomo lo spinga a vedere cose buone in tutti e gli faccia credere di viverle, perché ideologicamente non può opporsi ad esse. Però, ciò non prova che nella vita, che è un giusto giudice, le cose stiano così.

Noi siamo portati a pensare che non esista una terza forza sufficientemente configurata e configurante. Però, pensiamo anche che le differenze nell'una e nell'altra delle due grandi tendenze siano notevoli.

Bibl. - Cox H., La festa dei folli, Ed. Bompiani, Milano, 1971. Favale A., Movimenti ecclesiali contemporanei, LAS, Roma, 1980. Godin A., Psicologia delle esperienze religiose. Il desiderio e la realtà, Ed. Queriniana, Brescia, 1983. Secondin B., Movimenti comunitari, in: Goffi T. Secondin B. (ed.), Problemi e prospettive di spiritualità, Ed; Queriniana, Brescia, 1983, pp. 389-408. Vitali M. (ed.), I movimenti nella Chiesa degli anni '80, Ed. Jaca Book, Milano, 1981.




Autore: A. Guerra
Fonte: Dizionario sintetico di pastorale (Casiano Floristan - Juan Josè Tamayo)