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Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Missioni popolari


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Le missioni popolari, o parrocchiali, sorsero al tempo della Riforma, si svilupparono nei secoli XVII e XVIII ed influirono sulla cristianità europea del secolo XIX. Il loro fine consisteva nella " rinnovazione radicale e totale della vita religiosa e morale del popolo cattolico con la conversione dei peccatori, lo stimolo allo zelo nei tiepidi e nei trascurati e il consolidamento dei buoni cristiani " (Van Deleft). Tuttavia, questo tipo di missioni non conobbe grandi rinnovamenti né quanto a contenuto né quanto a metodo, fino alla metà del secolo XIX. Sebbene il popolo accorresse in massa, i risultati, alla fine del secolo scorso e agli inizi del secolo XX, non sembravano duraturi.

Dopo la seconda guerra mondiale, le missioni popolari rafforzavano solo le parrocchie di cristianità e si mostravano incapaci di evangelizzare zone e regioni scristianizzate. Prima del Concilio, si scopri nei paesi di cristianità la necessità della missione e si cercò di rivitalizzare l'efficacia delle missioni popolari che si tenevano nelle parrocchie ogni dieci anni, secondo le prescrizioni dell'antico Codice di Diritto Canonico (c. 1349). Il Nuovo Codice stabilisce: " I parroci in tempi determinati, secondo le disposizioni del Vescovo diocesano, organizzino quelle predicazioni, che denominano esercizi spirituali e sacre missioni, o altre forme adattate alle necessità " (CIC c. 770).

La teologia delle missioni al popolo si basava sul binomio salvezza- dannazione. Queste missioni erano necessarie per salvare i pagani infedeli e i peccatori traviati. Presentavano questi temi: peccato, inferno e morte nella prospettiva dell'individuo o dell'anima, di fronte all'aldi là o all'eternità, sotto la minaccia del giudizio finale.

Di fatto, queste missioni consistevano in una pastorale di conversione sacramentale. Non si trattava di suscitare la fede (questa era supposta in tutti con troppa facilità), ma di avvicinare alla Chiesa (alla confessione e alla comunione) tutte quelle persone che ne erano lontane. Alcuni missionari accentuavano la salvezza delle anime; altri si davano a svolgere le opere della Chiesa, necessarie per sentirsi apposto. In qualsiasi caso, si ricorreva a soavi pressioni sulla famiglia, sugli amici o sulle autorità. Questo genere di missioni dava risultati positivi nei bambini, negli adolescenti, nei malati e nelle donne, cioè, nelle persone più sensibili alle pressioni. Era efficace anche con quelli che erano dentro la Chiesa (praticamente con quelli che erano irregolari e che non si sentivano apposto in coscienza). Era, invece, inefficace col mondo degli increduli. Più che missione, era una riproduzione, con un modello uniforme, omogeneo.

La trasformazione di questo tipo di missione nel nuovo modello postconciliare di evangelizzazione ha fatto sì che le attuali missioni parrocchiali hanno oggi ben poco a vedere con quelle del passato.

Bibl. - Gennaro A., " Le missioni interne ", in: Enciclopedia Cattolica, VIII, Città del Vaticano, 1950, coll. 1120-1121. Mazzoni P.A., Le missioni popolari nel pensiero di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, Padova, 1961. T.G., " Missioni popolari ", in: Dizionario di teologia pastorale, 2, Ed. Paoline, Roma, 1962, pp. 1136-1139.



Autore: A. Floristán
Fonte: Dizionario sintetico di pastorale (Casiano Floristan - Juan Josè Tamayo)