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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Missione del cristiano


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Il termine missione proviene dalla parola latina missio, o dal verbo mittere, che significa: mandare. Ora, questo verbo comprende due cose: l'atto di inviare e il contenuto dell'invio, o, se si preferisce, il rapporto tra colui che invia e l'inviato. Questi due aspetti vanno inclusi anche nel concetto di missione. La missione è, dunque, un invio; il missionario è un inviato o apostolo (dal verbo greco: apostèllo; inviare). L'apostolato è invio, missione, delega o ambasciata.

L'apostolo è un missionario scelto da Dio per la salvezza degli uomini. In quanto inviato, ciò comporta due relazioni: con colui che che lo manda e con colui per il quale esercita il suo invio. È inviato da qualcuno e per qualcuno; è un mediatore attivo. Nella missione cristiana, Dio è l'unico capace di inviare, poiché è il Creatore nell'ordine naturale e il datore della grazia in quello soprannaturale. " Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo " (Gv 3,27).

C'è una prima missione all'interno della Trinità. Il Padre, in quanto tale, non è mai chiamato inviato dalla Bibbia, mentre il Figlio e lo Spirito ricevono questa denominazione. Il Figlio è inviato dal Padre; lo Spirito Santo è inviato dal Padre e dal Figlio. L'aspetto missionario della Chiesa, ci dice il Concilio Vaticano II, proviene dal fatto che " è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il Piano di Dio Padre, deriva la propria origine " (AG 2). Così, essa raggiunge il suo obiettivo rispetto a tutti gli uomini molti dei quali sono ancora pagani, e rispetto a tutti quelli che, apparentemente, sono cristiani, ma vivono in realtà un nuovo paganesimo. La missione, di fatto, è diretta specialmente a " gruppi e popoli " che " solo gradatamente essa può raggiungere " (AG 6). D'altra parte, essendo la Chiesa " per sua natura missionaria " (AG 2), incombe a tutti i suoi membri questo dovere.

Il concetto di missione, come è inteso oggi, ha fatto la sua nuova apparizione verso il 1544, per opera di sant'Ignazio di Loyola e di Diego Laínez che l'intesero come sinonimo di cristianizzazione dei pagani nelle terre appena scoperte. A partire dal 1513, con la dominazione spagnola del Nuovo Mondo, il compito delle crociate fu sostituito da quello della missione, sia pure unito in modo eccessivo con l'ideologia della conquista. Sorgono le missioni moderne sotto la protezione diretta dei re di Portogallo e di Spagna, o " patronato regio ", derivato dalla " concessione del diritto di conquista " (1452). La fondazione della Congregazione De propaganda fide da parte di Gregorio XV nel 1622 aveva l'intento di neutralizzare gli effetti negativi di una missione strettamente collegata con la dominazione. La missione cominciò ad essere intesa come " propagazione della fede ", mediante la predicazione del vangelo a tutti i popoli ed in tutte le circostanze storiche, affinché la Chiesa potesse penetrare in tutti gli ambienti dell'umanità. Questa Congregazione, dietro l'impulso dei Papi a partire da Gregorio XVI nel 1831, assunse la direzione missionaria in tutta la cristianità. Fu condannata la schiavitù (1839), fu promossa la creazione del clero indigeno; fu favorito l'impianto di Chiese locali. Comunque, le missioni hanno seguito un cammino parallelo alle colonizzazioni europee alla romanizzazione del cattolicesimo importato nei paesi di oltremare.

Un rinnovato concetto di missione si è sviluppato tra le due ultime guerre mondiali. Questa fu l'età d'oro della missiologia. Le missioni, al plurale, erano sinonimo di apostolato in terre lontane o di lavoro di quanti s'imbarcavano per consacrare la loro vita all'apostolato in paesi di oltremare, chiamati appunto " terre di missione ". Nei paesi di cristianità, si pensava che non fosse necessaria la missione, ma che fosse sufficiente una pastorale sacramentale. Varie encicliche missionarie aiutarono a giustificare questo compito decisivo della Chiesa. Però, al termine della seconda guerra mondiale, appaiono nelle grandi città e perfino in estese zone rurali, ambienti non evangelizzati. Già prima del Concilio, si scopre la necessità della missione in paesi di cristianità. È questo il passaggio da una Chiesa " con missioni " ad una Chiesa " in stato di missione ". Questa costatazione provocò una revisione della teologia missionaria e dell'azione pastorale della Chiesa.

La nuova rotta missionaria prese corpo con il Vaticano II. La missione, prima del Concilio, rimaneva relegata in un secondo piano nella pastorale di cristianità. Perfino le missioni erano attività apostoliche secondarie riservate a specialisti. Il Vaticano II, invece, affermò il carattere essenziale della missione in " terre lontane ", ma contemporaneamente giunse a fare della missione il centro della Chiesa. La concezione missionaria della Chiesa fu una preoccupazione fondamentale del Concilio. Questa appare in quasi tutti i documenti conciliari. Naturalmente, il decreto Ad Gentes costituisce il testo capitale della Chiesa come missione e della missione della Chiesa. Tuttavia, il linguaggio missionario non è del tutto chiaro nel Concilio. Di solito, la parola missione, al singolare, equivale alla missione della Chiesa, mentre l'espressione missioni, al plurale, è sinonimo di " attività missionaria " o evangelizzazione tra i non cristiani.

Bibl. - Masson J., Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, Torino, 1966. Giovanni Paolo II, Enciclica " La missione del Redentore ", 7.12.1990. Rahner K., Cristianesimo anonimo e compito missionario della Chiesa, in: Nuovi Saggi, 4, Ed. Paoline, Roma, 1973, pp. 619-642. Wolanin A., Teologia della missione, Ed. Piemme, Casale M., 1989.



Autore: A. Floristán
Fonte: Dizionario sintetico di pastorale (Casiano Floristan - Juan Josè Tamayo)