Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Spogliameto


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I. Il termine s., poiché fa parte dell'ambito ascetico, come quello di nudità, risulta chiaro se accompagnato dagli aggettivi " interiore " e " spirituale ". In questo senso lo adoperano i mistici come Giovanni della Croce, Francesco di Sales e altri.

Il significato teologico-spirituale del vocabolo " s. " s'identifica, sotto certi aspetti, con quello di nudità, di povertà evangelica, di distacco, di purificazione e con alcuni altri. E un vocabolo classico del linguaggio ascetico-mistico. Ne sono testimonianza le numerose e diversificate fonti della storia della spiritualità cristiana. Il cammino spirituale dello s. include un aspetto negativo ed uno positivo: allude agli impegni e agli atteggiamenti precisi del cammino spirituale durante il quale la persona, vincendo il peccato, si spoglia e, progredendo nella disponibilità interiore per Cristo, diventa pronta per essere da lui e di lui rivestita.

II. Lo spogliarsi-rivestirsi nella Scrittura. Alla luce di Cristo, il cammino di s. è ben precisato da indicazioni bibliche del NT molto puntuali. Esse fanno riferimento a tutto ciò di cui ci si deve spogliare e a ciò di cui ci si deve rivestire: " Gettiamo via (...) le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce " (Rm 13,12); " Noi (...) dobbiamo essere (...) rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza " (1 Ts 5,8); " Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. (...) State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. (...) Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio " (Ef 6,11.14-15.17); " Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri " (Col 3,12-13); " Restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto " (Lc 24, 49); " E necessario (...) che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità, e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura (...) " (1 Cor 15,53-54); " Vi siete [...] spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore " (Col 3,9b-10); " Sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. In realtà, quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti " (2 Cor 5,2-4); " Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo " (Gal 3,27); " Rivestitevi (...) del Signore Gesù-Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri " (Rm 13,14).

Le citazioni bibliche sottolineano che lo s. diventa condizione perché ci si possa rivestire. In questo modo il termine s. dice che c'è qualcosa di cui l'uomo deve disfarsi.

E vero che il cristiano inaugura il cammino di s.-vestizione nel momento del battesimo, ma è attraverso la sua vita coerente con il Vangelo che egli si sottopone effettivamente agli impegni che corrispondono alla dialettica " spogliarsi-rivestirsi ".

Perché lo s. non risulti un'idea astratta, le citazioni bibliche, sottolineando che nel battesimo ci si è spogliati dell'uomo vecchio e rivestiti dell'uomo nuovo, cioè di Cristo, richiamano alla concretezza attraverso impegni precisi.

Lo s., che avviene per mezzo dell'esercizio delle virtù teologali della fede, speranza, carità e delle pratiche ascetiche, libera il cuore dell'uomo per Cristo. In sostanza, il cammino ascetico-spirituale dello s. porta, attraverso la liberazione sia dal peccato sia dai beni materiali, alla crescita nella libertà interiore. Questo tema richiama molto la spiritualità del deserto dell'AT, dove da una parte un risultato prodotto dallo s. fu quello di mettere l'uomo di fronte ai propri desideri e dall'altra si manifestò la potenza vivificante di Dio. Spogliato delle sue comodità, l'Israele fu tentato di far marcia indietro verso l'Egitto.

Riflettendo sulle citazioni bibliche notiamo che il significato ascetico-spirituale dello s. esprime la radicalità di vita per Cristo, il dono totale di sé a Dio. Cioè, lo s. può riferirsi ai beni esteriori, ma anche alla realtà più intima dell'uomo che si identifica con il suo " io ". Pertanto, il suo significato è più vicino a quello di denudamento che non a quello dello svestire. Mentre lo svestire significa la rottura di un legame, il denudamento, a sua volta, significa s. radicale perché esprime la rinuncia totale a tutto.

Considerando storicamente la problematica dello s. spirituale, si può notare come le modalità della sua attuazione furono diverse. La storia della spiritualità cristiana ha arricchito il significato del termine " s. " di molte e interessanti sfumature. Durante le persecuzioni dei cristiani nei primi tre secoli, il massimo dello s. fu rappresentato dal martirio. Successivamente, furono le vergini, gli asceti, i monaci a mostrare fino a che punto e come, nella Chiesa, accogliere l'invito di Cristo che chiama a rinunciare al mondo e a se stessi per seguirlo perché egli per primo " spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo " (Fil 2,7). Più tardi s. Francesco d'Assisi, rinunciando ai beni materiali e alla propria volontà, propose un modo tutto nuovo di seguire Cristo povero.

III. Nella riflessione teologico-spirituale. Il tema " s. " fu oggetto di riflessione teologica e di ideale di vita secondo il Vangelo da parte di molti santi e maestri spirituali. A titolo di esemplificazione si possono citare s. Giovanni della Croce e s. Francesco di Sales.

S. Giovanni della Croce ne parla nel secondo libro della Salita del Monte Carmelo. L'uomo, per arrivare all'unione intima con Dio, deve spogliarsi di ogni attaccamento alle creature: " Il vero amore consiste nello spogliarsi di tutto ciò che non è Dio ".1 Spiegando la necessità dello s., egli offre una definizione di ciò che significa l'unione mistica dell'anima con Dio, quando l'anima " si toglierà ogni velo ".2 E continua dicendo che l'unione con Dio " non si ottiene senza grande spogliamento di ogni cosa creata e senza una viva mortificazione ".3 Come ha fatto per la purificazione, egli ne parla sottolineandone l'aspetto attivo e quello passivo. L'uomo deve impegnarsi nello s., ma deve anche lasciarsi spogliare da Dio.

Il Dottore mistico insiste in modo particolare sul ruolo che hanno le virtù teologali per portare l'uomo all'unione con Dio.4 Anzi, siccome le persone impegnate nel cammino di perfezione " non sanno spogliarsi di tutto e governarsi secondo le dette tre virtù " 5 ritardano molto sulla via dell'unione con Dio.

Lo s., secondo Giovanni della Croce, è certamente l'impegno ascetico di abnegazione e di rinuncia, ma non è tutto. Egli vuole sottrarre progressivamente l'uomo alle influenze molteplici delle creature per renderlo sempre più disponibile all'influsso di Dio. Questo è il motivo per cui il cammino di s. viene esteso alla purificazione delle facoltà sensibili e spirituali.

Francesco di Sales, a sua volta, nel Trattato dell'Amore di Dio (Libro IX, cap. XVI) parla di " s. perfetto dell'anima unita alla volontà di Dio ". Ne è esempio Gesù: spogliato di tutti i suoi vestiti, esposto al rischio di perdere anche la propria pelle lacerata a colpi di verghe e flagelli. Di seguito, a causa della morte sofferta sulla croce, la sua anima fu spogliata del suo corpo e il corpo della sua vita. Nella risurrezione, l'anima di Gesù " si rivestì del suo corpo glorioso e il suo corpo della sua pelle immortale, vestendo abiti diversi, ora del pellegrino, ora del giardiniere, ora in altro modo, secondo quanto richiesto dalla salvezza degli uomini e dalla gloria del Padre ".6

In una predica per il Venerdì santo, Francesco di Sales disse: " Mi chiedo perché Nostro Signore abbia voluto essere completamente nudo sulla croce. La prima ragione fu perché, per mezzo della sua morte, voleva restituire all'uomo il suo stato di innocenza, mentre gli abiti che indossiamo sono la prova del nostro peccato. Non vi ricordate che Adamo, appena ebbe peccato, cominciò ad avere vergogna di se stesso e si fabbricò alla meno peggio un vestito? (...) Il Salvatore, con la sua nudità, dimostrava di essere la purezza in persona e, in più, restituiva agli uomini l'innocenza. Ma la ragione principale fu di insegnarci che, se vogliamo piacergli, dobbiamo spogliare e ridurre il nostro cuore alla stessa nudità che egli mostrava nel suo corpo, spogliandolo di ogni sorta di affetti ed esigenze, non desiderando e non amando altro che lui ".7

Un'altra caratteristica dello s., secondo Francesco di Sales, è la povertà. Lo disse in un'altra predica: " Il nostro Signore e Maestro (...) è morto completamente nudo e i suoi santi l'hanno seguito in quella povertà, lasciando tutto ed esponendosi coraggiosamente a tutte le privazioni che essa porta con sé ".8

Negli scritti di Francesco di Sales troviamo le tracce di un itinerario di s. " Il vero s. avviene attraverso tre gradi: il primo è il desiderio dello s., che nasce in noi per mezzo della considerazione della bellezza di esso; il secondo grado consiste nella risoluzione che segue il desiderio, poiché noi ci decidiamo facilmente a ciò che desideriamo; il terzo è la pratica, ed è il più difficile. I beni dei quali bisogna spogliarsi sono di tre generi: i beni esteriori, i beni del corpo, i beni dell'anima ".9

Secondo Francesco di Sales esiste un quarto genere di beni, come onore, stima, reputazione. Anche di questi bisogna spogliarsi cercando in tutto solo la gloria di Dio. Egli dice che spogliarsi di tutti questi beni vuol dire rimetterli nelle mani di Dio per disporre di essi come vorrà lui e servirlo in modo uguale sia con questi beni, sia senza di essi. Tutti questi spogliamenti e rinunce devono essere fatti non per disprezzo, ma per abnegazione, e per il solo amore puro di Dio.10

Note: 1 Salita del Monte Carmelo II, 5,7; 2 Ibid.; 3 Notte oscura II, 24,4; 4 Cf Salita..., o.c. II, 6,1-8; 5 Ibid., II, 6,8; 6 Libro IX, c. 16; 7 Opere, IX, 41-42; 8 Ibid., X, 146; 9 Ibid., VI, 122-123; 10 Cf Ibid. VI, 123.

Bibl. Aa.Vv., s.v., in DSAM III, 455-502; B. Marchetti-Salvatori, s.v., in DES III, 2404-2406; A. Oepke, Gumnós, in GLNT I, 773ss.; Id., Duo, in GLNT II, 318ss.



Autore: J. Strus
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)