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Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Spirituali


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Premessa. Non è agevole individuare a netti contorni il fenomeno storico dello " spiritualismo " francescano o degli " S. ", che si presenta come movimento composito all'interno della famiglia francescana. L'arco di tempo, entro cui si estende la storia degli S., può venire racchiuso da due date storiche, il 1274 (Concilio II di Lione) e il 1337 (morte di Angelo Clareno).

I. Il problema storiografico e le origini del movimento. Il primo è connesso con la problematicità della storia stessa dell'Ordine francescano per più aspetti: il vero significato della rinuncia di Francesco alla carica di ministro generale; la difficoltà d'accordare la Regula bullata (1223) di approvazione pontificia con il Testamento (1226), incarnazione vivente di Francesco; la ricerca dell'esatta collocazione cronologica dell'ampia produzione storiografica francescana del primo secolo attorno alla persona di Francesco (questione francescana) e il rapporto col movimento degli S. (questione degli S.); il dissidio sorto dall'interpretazione della Regola nello spirito del Testamento... (G. Barone). Un ulteriore elemento di complicazione viene ad aggiungersi, verso la metà del sec. XIII, con il problema dell'ermeneutica della storia di Gioacchino da Fiore ( 1202), che attribuisce all'Ordine francescano un ruolo di spicco. Il gioachimismo coinvolge l'Ordine in quanto tale: se estremisti, come Gherardo di Borgo S. Donnino, sono condannati, lo stesso Bonaventura s'appropria del nucleo dell'ideale gioachimita. L'anello di congiunzione tra Bonaventura e gli S. è il dotto Pietro di Giovanni Olivi ( 1298), allievo di Bonaventura e autore di Lectura super Apocalipsim. I francescani fedeli a Francesco si sentono chiamati ad opporsi allo sviluppo della Ecclesia carnalis. Le origini del movimento si possono individuare, ancor vivo Francesco, nella disputa sulla povertà perfetta. Qui prevalgono coloro che, nel contesto di un enorme sviluppo dell'Ordine, dietro la spinta di urgenze pastorali e dello studio nelle università, finiscono per allontanarsi dalla povertà vera. Innocenzo IV ( 1492), dichiarati proprietà della Chiesa romana i beni mobili e immobili dell'Ordine, stabilisce dal 1247 i procuratori per sbrigare gli affari dei frati, in base alle disposizioni di questi. Le reazioni sono vivaci dentro e fuori dell'Ordine. Bonaventura, dal 1257 ministro generale, s'impegna da un lato a difendere la povertà francesca (Quaestio de paupertate), e dall'altro a opporsi alle intemperanze dei seguaci di Giocchino da Fiore; ma la morte di Bonaventura nel 1274, accelera il processo di rilassatezza dell'Ordine. Papa Nicolò III ( 1280) nella costituzione Exiit qui seminat (1279) interpreta in modo autentico la Regola sulla linea di Bonaventura, nel rispetto dell'ideale della povertà e della limitazione dell'uso dei beni, pur nella conservazione dei conventi e dell'uso dei loro beni (E. Iserloh). Lo scontento dei più rigidi, di fronte ad un tale ideale moderato di povertà, si esaspera anche a motivo di una realtà già lontana dall'ideale.

II. Le alterne vicende e i personaggi. Più avanti nel tempo, vi domina diversità di rapporto con l'ambiente (più inseriti in questo gli S. di Provenza, meno gli S. d'Italia) e di personaggi (dotto l'Olivi, più uomo d'azione Ubertino da Casale ( 1328), maestro spirituale il Clareno, autore della Historia septem tribulationum, interpretazione tendenziosa di certe idee di Francesco).

Figura centrale, Pietro di Giovanni Olivi, s'impegna nella disputa sulla povertà, attirando attorno a sé numerosi zelanti della perfetta povertà, che vengono chiamati S. in opposizione alla comunità (communitas Ordinis o maggioranza della comunità) impegnata contro gli abusi, ma ritenuta la causa di essi. Angelo Clareno, autore della Historia septem tribulationum Ordinis Minorum con interpretazioni tendenziose di idee di Francesco, incarcerato con altri compagni alla fine del Concilio II di Lione (1274), liberato alla elezione di un ministro generale (1289) più favorevole agli S. e rientrato, per volontà della comunità, dall'Armenia, dove era stato inviato con altri come missionario, ha un momemto di gloria al tempo del breve pontificato di Celestino V ( 1296). Questi autorizza gli S. a fondare una nuova congregazione, accolta nei monasteri dei Celestini, pur nell'osservanza della Regola e del Testamento di Francesco. L'avvento al soglio pontificio di Bonifacio VIII ( 1303) segna la fine della Congregazione. Di ritorno dalla Grecia (1305), dove si era ritirato per dedicarsi all'ascesi, il Clareno riappare al Concilio di Vienne (1311-1312). Ma, già prima, Ubertino da Casale, autore dell'Arbor vitae (opera centrale con quella sopra riportata del Clareno dello spiritualismo francescano), successo all'Olivi alla guida degli S. e fattosi portavoce presso Clemente V ( 1314) ad Avignone degli ideali di osservanza della Regola e di povertà (usus pauper), si sente appagato dal Concilio di Vienne (5-V-1312: bolla Exivi de paradiso), che decide a favore della corrente più rigida, contro l'opposizione della comunità, per un usus pauper delle cose indicate dalla Regola: è una decisione solo circa l'aspetto pratico, ritenendo temeraria la connessione di questo con la questione dogmatica della povertà di Cristo. E, appunto, sul terreno di tale questione che Giovanni XXII ( 1334) affronta l'Ordine, guidato ora da Michele di Cesena ( 1342) e che asserisce che Cristo e gli apostoli, come singoli e come comunità, non avevano posseduto proprietà alcuna. Viene così coinvolto il problema dei rapporti fra potere spirituale e potere temporale, tanto sentito dagli S. e, da sponda opposta, dai laicisti: interessato diretto è il pontefice, rappresentante in terra di Cristo.

Giovanni XXII dichiara eretica l'affermazione che Cristo e gli apostoli, come singoli e come comunità, non hanno posseduto nulla (12-V-1323). Dopo la reazione violenta dell'Ordine, che accusa di eresia il papa, la maggior parte dei francescani ritorna all'obbedienza pontificia. Il papa, però, sospettando d'insicerità il ministro generale ed essendosi questi rifiutato di sottomettersi, lo fa incarcerare. Poco dopo, Michele di Cesena, Bonagrazia di Bergamo ( 1340) e Guglielmo d'Occam ( 1349-1350), fuggiti da Avignone, si raccolgono con Marsilio da Padova ( 1343) a Pisa, attorno a Ludovico il Bavaro ( 1347): motivi spirituali e politici s'intrecciano. Michele da Cesena, destituito, viene scomunicato con i suoi seguaci dal papa (1329), che riconferma il dominio di Cristo sui beni terreni e la proprietà come data da Dio ai progenitori prima del peccato.

Eletto un nuovo ministro generale, la maggioranza dei francescani ritorna all'obbedienza al papa, mentre i francescani fedeli alla corte imperiale, espulsi dall'Ordine, si legano sempre più al potere laicista in lotta con il papato avignonese. Impegnati in una legittima opposizione alla mondanità della curia avignonese e dell'Ordine, la loro azione soffre d'una intrinseca contraddizione rispetto ai valori che dicono di difendere. Diversamente dall'umile e ubbidiente Francesco, " trascinati da fanatismo religioso, si lasciano andare ad un'aperta ribellione " (J. Lortz).

Il bilancio delle vicende degli S. rileva che Ubertino da Casale lascia l'Ordine, Angelo Clareno e seguaci scelgono la via dello scisma (Fraticelli), Michele di Cesena viene scomunicato... ciò nonostante, è da riconoscere negli S. lo zelo per l'osservanza regolare, in particolare della povertà, l'austerità di vita ed, insieme, una discreta dose di buona fede; tali aspetti positivi non sminuiscono, però, altri negativi, quali l'opposizione all'autorità pontificia, il venir meno al precetto della carità, la poca "trasparenza".

L'ideale degli S. nei suoi elementi validi troverà uno sbocco ortodosso nel movimento degli osservanti, che rinunciano, anche a livello di comunità, alla proprietà, alle entrate regolari e ai beni immobili, distinguendosi così dai conventuali aperti alla proprietà comune e alle rendite. Gradualmente gli osservanti si staccano dall'Ordine con il permesso del papa tanto che, in occasione del capitolo generale del 1517, papa Leone X ( 1521) riunisce tutte le Congregazioni degli osservanti nell'Ordo Fratrum Minorum (regularis observantiae) con la bolla Ite et vos in vineam (29-V-1517); i Conventuali, invece, eleggono un proprio generale con il nome di Maestro generale.

Bibl. Aa.Vv., Franciscains d'Oc. Les Spirituels, ca. 1280-1324, Toulouse-Farijeaux 1975; Aa.Vv., Chi erano gli Spirituali (Atti del III Congr. Inter. della Soc. Inter. di studi francescani), Assisi (PG) 1976; Aa.Vv., L'età dello Spirito e la fine dei tempi in Gioacchino da Fiore. Atti del II Conv. di studi gioachimiti 1984, S. Giovanni in Fiore (CZ) 1986; F. Accrocca, Angelo Clareno, testimone di S. Francesco, in Arch. franc. hist., 81 (1988), 225-253; L. von Auw, Angelo Clareno et les spirituels italiens, Rome 1979; G. Barone, s.v., in DIP VIII, 2034-2040; G. Brockhusen, Franziskanische Mystik, in WMy, 168-171; A. Matanic, s.v., in DES III, 2378-2380; E. Pasztor, L'escatologia gioachimita nel francescanesimo: Pietro di Giovanni Olivi, in O. Capitani et Al., L'attesa della fine dei tempi nel Medioevo, Bologna 1990, 169-193; L. Potestà, Storia ed escatologia in Ubertino da Casale, Roma 1980.



Autore: O. Pasquato
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)