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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Salmi


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Premessa. Il libro dei salmi è stato da molti ritenuto una scuola di preghiera. Essi ritraggono con molto realismo i vari atteggiamenti dell'umanità davanti a Dio: lode, lamento, speranza, gioia, desiderio, rabbia, fiducia, amore; un ampio ventaglio di emozioni e desideri. La preghiera è una delle componenti essenziali nell'incontro del mistico con Dio, perciò non sorprende che i s. abbiano giocato un ruolo nella vita spirituale dei cristiani (ad esempio, le Enarrationes in Psalmos di Agostino). Malgrado le differenze di età, cultura, e perfino di comprensione religiosa, queste preghiere si prestano a diverse interpretazioni. La costante preghiera dei s. ne accresce la comprensione. Per esempio, la prospettiva veterotestamentaria era limitata a questa vita; era qui che si sperimentavano la presenza di Dio e la " salvezza ". Oltre la morte c'era lo Sheol o inferi dove non era possibile nessun contatto d'amore con il Signore (cf Sal 6,6; 30,10; 88,12, ecc.). Nonostante tale limitazione, i s. sono stati compresi e recitati alla luce della rivelazione posteriore, come espressione della pienezza di vita in Cristo. Nel corso dei secoli si sono approfonditi vari approcci ai s. Qui si illustreranno tali approcci e il loro contenuto potenziale per la preghiera e la mistica cristiana.

I. Analisi storico-critica. Questo approccio cerca di avvicinarsi il più possibile al significato storico-letterale di un s., il significato, cioè, che aveva per gli autori o l'autore. In questo secolo sono emersi due importanti orientamenti: il carattere liturgico di molti s., (essi furono composti in primo luogo per la liturgia), e in secondo luogo, il carattere letterario delle composizioni: inni o cantici di lode, rendimento di grazia, lamenti (individuali e collettivi) espressione di fiducia e s. storici e sapienziali. Ognuno di questi ha una particolare struttura e un suo filo conduttore. Così, troviamo negli inni l'opera della creazione e gli interventi salvifici di Dio nella storia d'Israele; nei lamenti, invece, troviamo il grido d'aiuto, la descrizione dell'afflizione, motivi per impetrare l'aiuto di Dio e (abitualmente) la certezza del soccorso. Il ringraziamento è la lode a Dio per la liberazione dai propri affanni, spesso accompagnato da un sacrificio nel tempio. Altri tipi di s., invece, sono stati denominati dal loro contenuto: i Canti di Sion (inni su Gerusalemme) i s. regali (che riguardano il re regnante, l'unto) e i s. di intronizzazione (che lodano la regalità del Signore). L'approccio riconosce l'antichità delle intestazioni (Davide è l'autore di settantatré s.), e le strutture particolari presenti in essi come nel Sal 51, ma si ritiene che le intestazioni fissino i s. troppo rigidamente ad un contesto passato del quale non conosciamo nulla. Non si può, pertanto, lasciare alcuna libera interpretazione alla preghiera.

Questo significa che il cristiano deve pregare i salmi come un israelita? No, ma è utile per un cristiano conoscere, per quanto è possibile, il significato del salmo nella vita di Israele. Si diventa capaci, quindi, di estendere il significato del salmo e di muoversi in un contesto cristiano moderno dove si trovino delle specifiche sfumature cristiane rispetto ad alcuni concetti come " vita ", " salvezza ", ecc. Questa è la libera interpretazione, menzionata sopra. Si possono pregare i salmi alla luce della rivelazione posteriore. Ma è utile cominciare dal senso letterale per muoversi verso un significato più pieno. Occorre essere consapevoli di ciò che si dice e si prega. Questa comprensione merita di essere chiamata cristiana perché stabilisce una continuità tra il senso storico-letterale e la pienezza cristiana (cf Eb 1,1: " Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio... ").

II. Analisi tipologica. In quest'ottica, le persone, le azioni e le esperienze contenute nei s. hanno delle corrispondenze equivalenti nel NT. L'esistenza della tipologia è indiscutibile. Persino nell'AT, l'Esodo divenne un simbolo della liberazione dall'esilio babilonese (cf Is 42,16; 43,16-17; ecc.). Paolo stabilisce una corrispondenza tipologica fra Adamo e Cristo (cf Rm 5,12-21). Nel caso specifico dei s., Davide (visto come il protagonista di molti s.) può essere ed era compreso da molti come figura di Cristo. L'approccio tipologico divenne un modus privilegiato nel periodo patristico, ma era esagerato. C'è un senso tipologico, ma bisogna cercare un valido criterio nel NT che stabilisca la corrispondenza. Non si può essere semplicemente compiacenti verso l'altrui immaginazione, come hanno fatto molti dei Padri. La liturgia riflette varie corrispondenze tipologiche (cf l'Exsultet della liturgia pasquale) e i cristiani dovrebbero esserne coscienti. Ma ci si potrebbe chiedere se la tipologia sia significativa per il cristiano medio dell'era moderna.

III. Analisi cristocentrica. Questa interpretazione è orientata immediatamente al NT e all'era cristiana, poiché interpreta i s. come riferiti direttamente a Cristo e al cristiano come membro del Corpo di Cristo, la Chiesa. Si può trovare un'esemplificazione di quanto detto nelle stesse Enarrationes in Psalmos di Agostino. Per esempio, Cristo prega per noi (come nostro sacerdote) e prega anche in noi (come nostro capo) ed è pregato da noi (come nostro Dio). Nella sua introduzione al commento al Sal 98, Agostino ci dice che quando ascoltiamo un salmo o qualsiasi passo dell'AT, dobbiamo " vedere Cristo ", " capire Cristo ". Di conseguenza, il commento al primo versetto, inizia: " Il Nostro Signore Gesù cominci a regnare... ". Il suo commento al Sal 3 comincia con l'affermazione che esso si riferisce alla passione di Cristo e alla risurrezione piuttosto che ad Assalonne (che cerca Davide, come dice l'intestazione). Il commento continua a riferirsi all'intero Cristo, il Corpo mistico: " Sia la Chiesa e il suo Capo " e conclude il suo commento citando nuovamente il Sal 3,5: " Mi sveglio perché il Signore mi sostiene ". Acutamente, Agostino, aggiunge " Chi dei fedeli non può fare di questa lingua la propria lingua? ".

C'è molto da dire sull'approccio cristologico di Agostino e di altri santi cristiani. Il loro linguaggio è diretto e centrato su Cristo in modo ammirevole. Probabilmente Gesù stesso avrebbe potuto pregare in questo modo, adattando i Sal 22, 31 e 69, solo per menzionarne alcuni, che potevano essere interpretati facilmente in modo molto personale. Comunque, ci si potrebbe anche chiedere se il cristiano di oggi troverebbe questo metodo adatto. Ciò richiederebbe una profonda conoscenza della teologia.

La legge suprema della preghiera è la libertà, nel senso che non c'è un metodo che deve essere seguito. Ognuno chiede quello che è meglio per lui: un accento sull'assimilazione e il rivivere l'esperienza del salmista in relazione alla propria comprensione (il metodo storico-critico), o leggere l'AT secondo il metodo tipologico, o utilizzare tutte le varie possibilità con Agostino (Dio, Cristo, il Corpo mistico e colui che prega).

Occorre fare alcune osservazioni che riguardano l'uso dei s. nella liturgia. Prima di tutto, il sistema monastico dei versi alternati in modo automatico spesso pecca contro la struttura e perfino il significato del s. Sarebbe meglio se qualche struttura rimpiazzasse la recita disattenta dei versi fra le due parti. La stessa osservazione è vera per ciò che riguarda il modo in cui il s. viene usato nel lezionario: il s. è ridotto ad informazioni frammentarie che non vengono assimilate (specialmente se mormorate dal lettore) perché si cerca di ricordare il versetto responsoriale che viene ripetuto. In ultimo, c'è il problema della violenza e della vendetta che ricorre in molti s. (come in tutta la Bibbia). Qual è l'effettiva reazione cristiana a questo? In primo luogo, non ci dovrebbe essere alcuna censura sullo Spirito Santo, secondo la quale alcuni versi non vengono stampati completamente. In secondo luogo, non è opportuno per il lettore cristiano giudicare il salmista dell'AT. Non ha senso alcuno dire che quelle violente espressioni (come alla fine dei Sal 137 e 139 o del Sal 109) non sono " cristiane ". Certo che non lo sono! Ma neanche vanno respinte perché indegne di una meditazione cristiana. Se i lettori non si possono identificare con il salmista in questi versi, possono almeno ascoltare e meditare su tale violenza. Anche essi appartengono ad una generazione violenta e vendicativa. Questo fatto non può essere negato dopo gli orribili eventi del nostro secolo.

Bibl. S. Agostino, Enarrationes in psalmos: CCSL 38-39, Turnhout 1956; A. Cànopi, I salmi, Milano 1997; G. Castellino, Libro dei Salmi, Roma 1955; D. Cox, I salmi incontro con il Dio vivente, Cinisello Balsamo (MI) 1986; A. Deisler, I salmi, Roma 1991; N. Füglister, Das Psalmengebet, München 1966; W.L. Holladay, The Psalms through Three Thousand Years, Philadelphia 1993; C.M. Martini, Che cosa è l'uomo perché te ne curi? Pregare con i Salmi, Torino 1983; R.E. Murphy, The Psalms Are Yours, New York 1993; G. Ravasi, Il libro dei Salmi, 3 voll., Bologna 1986.




Autore: R.E. Murphy
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)