Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Rolle Riccardo


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I. Vita e opere. R. nasce probabilmente a Thornton-le-Dale, nella contea dello Yorkshire in Inghilterra, intorno al 1300 e muore ad Hampole, vicino Doncaster nella stessa contea, quasi certamente il 29 settembre 1349.

E uno dei maggiori mistici inglesi del sec. XIV. Benché probabilmente proveniente da un'umile famiglia, inizia un lungo corso di studi all'università di Oxford, grazie al patrocinio di Thomas Neville, arcidiacono di Durham.

Tuttavia, a diciannove anni, non soddisfatto dai corsi di studio e dal mondo universitario, sente una pressante chiamata alla vita religiosa e lascia l'Università. Tornato a casa, desta, a causa del suo comportamento immaturo, preoccupazione per la sua salute mentale. Per evitare restrizioni, abbandona la famiglia e, dopo un breve vagabondaggio, si stabilisce come eremita nella tenuta di un certo John Dalton a Pickering. Sembra che due o tre anni più tardi rinunci alla vita eremitica per un certo periodo di tempo, proseguendo gli studi a Parigi tra il 1322 e il 1326 prima di ritornare a Richmond e in seguito ad Hampole intorno al 1345, dove, per tutta la vita, assolve al compito di direttore spirituale presso il convento delle monache cistercensi, nonostante pare non abbia mai ricevuto l'ordinazione sacerdotale. La maggior parte della sua vita, da eremita, sembra sia spesa in vagabondaggi che gli danno popolarità e ammirazione, ma suscitano anche l'opposizione di molti. La principale fonte della sua scarna biografia, è nei testi della Liturgia delle Ore, preparati nel tardo sec. XIV, in vista della sua attesa canonizzazione, mai di fatto avvenuta a Roma, anche se sembra abbia goduto di un culto liturgico a York, prima della comparsa del protestantesimo.

R. fu seppellito davanti all'altare maggiore della chiesa del convento di Hampole e, per un certo periodo di tempo, la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi e luogo di pubblico culto.

R. scrive sia in latino che in inglese, in versi e in prosa. La sua produzione abbraccia sia scritti devozionali e pastorali, che parafrasi e commenti di testi della Scrittura.

I primi scritti, tutti in latino, sono segnati, a volte, dalla polemica contro quanti l'accusano di essere un vagabondo. R. in molti suoi scritti cita altri autori come Riccardo di San Vittore, ma la realtà del suo approccio resta quella dei primi giorni quando cerca fortemente sostegno sui testi biblici, in particolare nelle lettere di s. Paolo e nei salmi. Tali scritti rispecchiano un tono di volontarismo pelagiano.

La sua persistente fiducia nella esperienza soggettiva e il noto attaccamento da parte di alcuni dei suoi seguaci a questo sforzo soggettivo, portano i mistici inglesi successivi a denigrarlo poiché vedono in R. una guida inaffidabile. Questa disaffezione cresce con la deliberata contaminazione da parte degli eterodossi lollardi e con la circolazione di copie contaminate dei suoi manoscritti.

Gli ultimi scritti di R. risentono, senza alcun dubbio, della responsabilità della direzione spirituale che pratica. Questi scritti sono meno indulgenti, più semplici e più organizzati nel loro desiderio di istruire gli altri. Essi rivelano la parte migliore dell'uomo, appassionato nella sincerità del suo amore per Dio e nella dedizione alla vita contemplativa. Questo aspetto emerge soprattutto nelle sue composizioni liriche inglesi, che cantano la lode della creatura e che sono state ampiamente apprezzate sia da un punto di vista religioso che letterario.

Tra le sue opere più note ricordiamo: Incendium amoris, Model of Perfect Living, Melos o Melum amoris, Emendatio vitae, Canticum amoris de beata Virgine.

II. Esperienza mistica. Malgrado le iniziali difficoltà, R. persevera nel condurre una vita solitaria e contemplativa ed è in grado di apportare originalità alle analisi delle sue esperienze che culminano in un rapimento mistico dopo quattro anni circa di ardente preghiera. R. parla di queste esperienze in termini di canor, la celeste e melodiosa lode che ascolta cantata intorno al trono dell'Onnipotente, di calor, l'ardore che sente nel cuore, apparentemente consumato d'amore e di dulcor, la dolcezza in cui sente il suo essere effondersi.

Per R., la conoscenza perfetta è raggiungibile solo in paradiso, anche se sulla terra l'amore è possibile e porterà gli uomini alla perfezione e all'apice della preghiera contemplativa, prima di condurli ad una gioia celeste oltre questa vita.

La sua mistica d'amore si concentra su Dio Trinità, su Cristo ed è sperimentata dai contemplativi al pari dei serafini che ardono d'amore divino per tutta l'eternità.

Per quanto riguarda il rapimento, R. distingue due tipi di rapimenti, il primo con l'alienazione dei sensi, il secondo senza. Quest'ultimo è più perfetto perché consiste nell'elevare lo spirito in Dio attraverso la contemplazione.

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Autore: A. Ward
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)