Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Quotidiano (Mistica nel)


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I. La situazione storica. La vita quotidiana, particolarmente nelle grandi città, è segnata spesso dall'ansia, dalla solitudine, dal rischio di alienazione. Lo sviluppo tecnico-scientifico che mette tanti mezzi a disposizione dell'uomo, ha tuttavia indebolito, in molti casi, il senso del mistero e impoverito i rapporti personali. L'uomo sente l'esigenza di ricuperare l'esperienza di Dio e un mondo più umano ed amichevole. Tuttavia, questa esigenza si esprime, non di rado, attraverso vie distorte quali le nuove forme di gnosi, di magia e l'insorgere di sempre più numerose sette.

L'esperienza mistica cristiana, e in particolare cattolica, non è esoterica, è sempre ancorata alla storia della salvezza, alla tradizione, alla fede della Chiesa. In questa prospettiva fare riferimento al q. implica mettere in luce il carattere ordinario dell'unione sempre più profonda dell'uomo con Dio quale sviluppo della grazia battesimale e la capacità che possiede il cristiano, proteso alla santità, di rapportarsi intimamente con Dio tramite le cose e le attività di ogni giorno, e di considerarle tutte, alla luce di Dio.

II. Alla presenza di Dio, secondo la Scrittura. Nella Bibbia già nei primi capitoli della Genesi appare la familiarità che Dio ha voluto stabilire con l'uomo. L'uomo vive alla presenza divina e Dio passeggia nel giardino alla brezza del giorno (cf Gn 3,8). Dopo il peccato, Dio viene sempre più incontro all'uomo e gli si rivela nella storia non solo come salvatore ma come guida, sostegno, amico (cf Es 33,7-11). In Mosè, la vicinanza di Dio giunge ad una singolare intimità (cf Nm 12,8; Dt 34,10) e Dio fa di lui il liberatore del suo popolo (cf Es 3,10-12) e il mediatore dell'alleanza (cf Es 20,2ss.). Il culto, l'adempimento della legge, il servizio reso ai poveri sono i mezzi dell'unione dell'uomo con Dio. Magia e divinazione si presentano come offesa e segni di sfiducia nei suoi confronti. Nel Cantico dei Cantici la profondità del rapporto fra Dio e l'uomo, simboleggiato dall'universale esperienza dell'amore umano, dona alla quotidianità dell'esistenza la pienezza della sua armonia e splendore. I profeti segnati dalla vicinanza del Dio che abita " nella nube " (cf 1 Re 8,12) richiamano Israele, malgrado i suoi tradimenti, all'intimità sponsale con Dio, vissuta nell'amore e nella fedeltà (cf Os 2,4) e svelano la sua misteriosa presenza nel cosmo e nella storia.

Nel NT l'unione dell'uomo con Dio raggiunge la sua massima espressione nel mistero dell'Incarnazione. In Cristo, Dio viene incontro all'uomo per attrarlo al " circolo vitale della Trinità " (J. Castellano) e trova in Maria colei che, lasciandosi inserire pienamente nel dinamismo trinitario, partecipa in ogni momento della sua esistenza all'opera redentrice del Figlio (cf Lc 1,41-45; 2,34-35 e 41-51; Gv 19,25). Il Vangelo di Matteo sottolinea che Dio è il Dio con noi (1,23) e rimane con noi fino alla fine dei tempi (28,20). Nella comunità riunita in nome di Cristo (18,20), nella frazione del pane e del vino (26,26), nei poveri e nei sofferenti (25,31) Dio si rende presente all'uomo. Per Luca, la sequela di Gesù si verifica nel q. e il cristiano deve prendere la sua croce ogni giorno (9,23). Giovanni mette in luce che i credenti in Cristo non sono tolti dal mondo (17,15) ma nel mondo sono chiamati a rimanere in lui come i tralci nella vite (15,1-8). La comunione dei cristiani con Cristo è talmente intima come quella che esiste fra lui e il Padre (17,21) e deve esprimersi attraverso la fede nel Figlio e l'amore fraterno (1 Gv 4,12.16). Chi osserva la parola di Gesù è amato dal Padre e Gesù promette la presenza di Dio in lui: " ...Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui " (Gv 14,23). Paolo sottolinea il rapporto di intima unione con Cristo attuata nel battesimo (cf Rm 6,3-5; Ef 2,5-6) e nell'Eucaristia (cf 1 Cor 10,6). La perfezione del cristiano non risiede in eventi o doni straordinari ma nella carità (cf 1 Cor 13) e nella partecipazione alla vita di Cristo, alle sue sofferenze, morte e risurrezione (cf Rm 8,17; Fil 3,10).

III. Il q. come " luogo teologico ". Il Concilio Vaticano II afferma la vocazione universale alla santità, cioè alla perfetta unione con Cristo " secondo lo stato e condizione propria di ciascuno " (LG 50) la quale si attua e si accresce nei sacramenti (SC 6-7), particolarmente nella partecipazione al sacrificio eucaristico (SC 10) e nell'imitazione di Cristo (LG 7). Nelle condizioni, gli impegni e le circostanze della vita quotidiana, il cristiano è chiamato a camminare sulla strada della carità in unione con Dio Carità e sull'esempio di Cristo a cooperare alla fraternità degli uomini e alla trasformazione del mondo (LG 38). L'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità partecipa all'unione delle Persone divine (LG 24) e tutte le attività temporali vivificate dallo Spirito diventano sacrificio spirituale gradito a Dio (LG 34). Il CCC ribadisce gli stessi principi (nn. 519-521; 1212; 1877-1878; 2012-2014) e afferma: " Noi dobbiamo sviluppare continuamente in noi e, infine, completare gli stati e i misteri di Gesù. Dobbiamo poi pregarlo che li porti lui stesso a compimento in noi e in tutta la sua Chiesa... " (n. 521).

La teologia contemporanea, in quanto ha sottolineato la dimensione storica della salvezza e ha promosso il rinnovamento liturgico, ha riproposto i misteri di Cristo quali misteri del cristiano vissuti nei sacramenti ed esplicati nelle diverse dimensioni della vita interiore ed esteriore, singola e comunitaria. L'Eucaristia, in modo particolare, radica il cristiano nel Corpo mistico, lo addentra " negli ampi spazi della vita di Cristo " e tempra il desiderio di inserire " la propria vita personale nella grande opera del Redentore " (E. Stein).

Inoltre, la riflessione teologica sulle realtà terrene ha messo sempre più in luce la traccia della Trinità in tutte le cose della natura e la partecipazione alla stessa vita divina di tutte le attività e istituzioni che il cristiano promuove in conformità con il disegno di Dio (cf Ef 1,10). In questa prospettiva, il mistico supera ogni solitudine e alienazione e la sua vita sfocia nell'intima comunione con Dio e nella fratellanza con tutti gli uomini. Sull'esempio di Maria, lungi dal distaccarsi dalla vita quotidiana, egli s'impegna con ardente carità in tutte le opere terrene - non soltanto in quelle sacre ma anche in quelle cosiddette profane - per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime. Il q. si fa, per così dire, " luogo teologico ", cioè condizione storica vitale, privilegiata per coglier e vivere in sé e nell'intera creazione la presenza del Dio vivente, conferma goduta qui ed ora della mistica comunione con Dio Trinità d'amore.

Bibl. A. Ammassari, La vita quotidiana nella Bibbia, Roma 1979; Ch.-A. Bernard, Conoscenza e amore nella vita mistica, in La Mistica II, 253-293; J. Castellano, La mistica dei sacramenti dell'iniziazione cristiana, in Ibid., 77-111; Id., Unione con Dio, in DES III, 2582-2588; H.D. Egan, K. Rahner, in Id., I mistici e la mistica, Città del Vaticano 1995, 664-676; C. Marmion, Cristo vita dell'anima, Milano 1967; T. Merton, Semi di contemplazione, Milano 1965; A. Queralt, Contemplatívus in actione, in La Mistica II, 331-361; L. Regnault, Vita quotidiana dei Padri del deserto, Casale Monferrato (AL) 1994.



Autore: E.C. Rava
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)