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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Pascal Blaise


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I. Cenni biografici. P. nasce nel 1623. Scienziato geniale, filosofo cristiano, è anzitutto un pensatore religioso, la cui esperienza di Dio è centrata sul mistero di Cristo. In un certo senso, P. diventa emulo e discepolo di s. Giovanni della Croce.

Il magistrato Etienne Pascal lascia al figlio una doppia eredità, quella di natura e quella di cultura, in quanto pedagogo dei figli con l'istruzione umanistica e scientifica, con la formazione umana e religiosa. Accanto al padre, P. conosce Descartes ( 1650). La dimora della famiglia Pascal a Clermont-en-Auvergne, a Parigi, a Rouen, favorisce l'incontro con la cultura francese del Seicento. In famiglia P. subisce anche l'influsso giansenista. Nel 1646, legge le opere di Saint-Cyran ( 1643), di Arnauld ( 1619) e forse l'Augustinus di Giansenio ( 1638). Da allora, P. entra in sintonia con lo spirito di Port-Royal, dove la sorella Jacqueline diventa suora ed egli stesso si ritroverà spesso tra " i solitari ". Dall'eredità ricevuta in famiglia e nell'ambiente della cultura del suo tempo, con vantaggi e limiti, P. sviluppa la propria personalità religiosa in tre modi da lui definiti geometra, o pirroniano cristiano.

II. I limiti della ragione. L'itinerario spirituale di P. ha inizio nell'ambito della scienza fisico-matematica. P. dà prova di essere un genio precoce. I suoi trattati sulle coniche, sul vuoto, sulla curva cicloide, sul calcolo delle probabilità, sul triangolo aritmetico, sono considerati perfetti. Inventa la prima macchina per le operazioni aritmetiche e ottiene dal re il permesso per la prima linea pubblica di trasporti, nel 1662. Dimostra di avere l'ésprit de la géométrie. Allo stesso tempo, P. intuisce anche i limiti della scienza e ne fa " rinuncia totale e dolce ", per arrivare a verità più profonde, mediante la ragione e l'ésprit de la finesse. Mosso dalla singolare esperienza religiosa del 1654, P. è convinto che il problema radicale sia quello religioso: l'uomo davanti a Dio. Egli si è sentito chiamato, come Maimonide ( 1204), alla guida des égarés del suo tempo, atei e libertini. A questo scopo ha concepito il progetto di un'Apologia contro gli increduli. In questo lavoro ha dato il meglio di se stesso. A noi sono arrivati soltanto frammenti, i Pensées, briciole di una mensa opulenta. P. prende l'incredulo per mano, gli mostra i frutti della propria miseria, gli propone il difficile problema della " canna pensante " e lo porta con sé alla ricerca di una soluzione, al di sopra della povera filosofia e della ragione, per le vie del cuore e della fede. La ragione umana arriva soltanto al Dio dei savants, non al Dio vivente, al Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, al Dio rivelato in Gesù Cristo, perciò sia il geometra che il filosofo devono lasciarsi convincere dal cristiano.

III. Il mistero di Gesù. L'itinerario di P. trova il culmine nel mistero di Gesù. Nella notte del 23 novembre del 1654, P. ha un'esperienza religiosa singolare, da lui descritta nel Memoriale, come momento di " fuoco ", di conversione. Trova Dio rivelato in Gesù Cristo. P. comprende la centralità del mistero di Cristo, via e verità. Solo per mezzo di Gesù Cristo si è in grado di conoscere Dio e se stessi. Il mistero dell'uomo si rivela, perciò, nel mistero di Gesù. Conoscenza e mistero, chiaro e oscuro, vanno insieme. Il mistero di Cristo si scopre nella passione: Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo. A partire da questa esperienza, tutta l'attività pascaliana sarà orientata verso Cristo, nella sua vita povera e distaccata, fino alla morte nella casa della sorella Gilberte, il 19 agosto del 1662. L'incontro con Cristo è il sigillo del cristiano. La differenza tra i primi cristiani e noi sta nel differente approccio al mistero di Gesù.

Questo cristocentrismo fa di P. un precursore della ricerca mistica contemporanea di Dio che, per lui, pur nel suo mistero, è fondamentalmente conoscibile, perché egli illumina o acceca, secondo la sua impenetrabile volontà. Egli rende raggiungibili e comprensibili anche gli stessi livelli corporali e spirituali, che restano inferiori, a partire dall'alto, dall'amore divino reso presente in Gesù Cristo.

Bibl. Opere: Oeuvres complètes, a cura di J. Mesnard, I, Paris 1964, II, 1970; in tr.it., Blaise Pascal, Pensieri, Opuscoli, Lettere, Milano 1978; Studi: A. Bausola, Introduzione a Pascal, Bari 1973; H.D. Egan, Blaise Pascal, in Id., I mistici e la mistica, Città del Vaticano 1995, 534-542; C. Fabro, s.v., in DES III, 1877-1882; M. Figura, s.v., in WMy, 393-395; R. Guardini, Pascal, Brescia 19803; J. Mesnard, s.v., in DSAM XII, 279-291; Id., Pascal, l'homme, l'oeuvre, Paris 1967; A. Moscato, Pascal. L'esperienza e il discorso, Milano 1963; H. Schmitz, Pascal, une biographie spirituelle, Assen 1982; M.F. Sciacca, Pascal, Milano 1962.



Autore: A. Lobato
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)