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Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Ossessione e nevrosi ossessivo-coatta


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I. Nozione. Caratteristica temperamentale improntata alla precisione ed alla meticolosità. Nelle forme psicopatologiche, è una sindrome appartenente al gruppo delle nevrosi, caratterizzata da una limitazione della libertà del pensiero e da tutta una serie di ripetizione di atti (coazioni).

Tutti gli individui possono sperimentare dette piccole ossessioni quotidiane: tipico, a tal proposito, è un pensiero, una canzone che non ci lascia per tutta la giornata; così tutti gli individui, cosiddetti normali, possono sperimentare dubbi più o meno motivati e persistenti o rivolgersi ad atti e gesti superstiziosi nella speranza che questi possano produrre un qualche effetto sulla propria esistenza. D'altro canto, tratti di personalità quali l'amore per l'ordine e la perfezione, la coscienziosità, il forte senso del dovere, la scrupolosità, sono tipici di molte persone che non mostrano particolari segni psicopatologici, al contrario, per la loro serietà vengono stimate e ritenute, in particolare nel mondo lavorativo, come " persone affidabili ". Altrettanto si può dire per caratteristiche quali l'insicurezza, la paura di fronte alle responsabilità, il bisogno di completezza. Tutti questi tratti e queste forme comportamentali che si osservano nel comportamento normale sono tipici della nevrosi ossessivo-compulsiva, ma con la differenza che in questa vengono portati all'eccesso e producono ansia e forti limitazioni personali. Tutto ciò porta a concludere che tra il comportamento ossessivo, il carattere ossessivo e la nevrosi ossessivo-compulsiva esiste un continuum, in cui il limite tra normalità e patologia è segnato da differenze quantitative piuttosto che qualitative. E, infatti, generalmente accettato che l'ossessività patologica si sviluppi sulla base dei tratti predisponenti del carattere ossessivo, la cui genesi deve intendersi prevalentemente ambientale e non organica, in cui l'ansia gioca un ruolo fondamentale.

II. Aspetto clinico. Nella nevrosi ossessiva comunemente si osserva come un pensiero, una paura, un dubbio invadano lentamente l'intera coscienza del soggetto che, seppur ne riconosca l'assurdità, non riesce a disfarsene in nessun modo, anzi egli comincia ad ingaggiare una vera e propria lotta senza tregua contro i suoi pensieri. Tali pensieri possono riguardare domande metafisiche che per la loro pretesa non possono trovare alcuna risposta; dubbi che si possono presentare in forme elementari (ritornare più volte a controllare se si è chiusa la valvola del gas) o complesse (circa il senso stesso dell'esistenza); paure dello sporco, delle malattie, ecc.; impulsi ossessivi come la tentazione, che non viene mai attuata, di far del male a qualcuno dei propri cari. A questa pressione interna l'ossessivo risponde con una contropressione (V. Frankl, 1978), ovvero con una lotta che si struttura in una serie di rituali: processi cognitivi come conteggi, ripetizione di formule che il soggetto reputa " magiche ", preghiere; oppure azioni come il continuo lavarsi le mani per sconfiggere lo sporco ed evitare infezioni e malattie. Tutti i rituali hanno come unico scopo la riduzione dell'ansia, riduzione che difficilmente si realizza. In tal senso, l'ossessivo si sente costretto, da una parte, a intensificare e perfezionare i propri rituali, d'altra parte, ad evitare le situazioni che per lui possono essere pericolose. In questo modo, le situazioni temute vengono generalizzate. Infine, il soggetto cercherà la rassicurazione, specie nel dubbio, da parte di parenti e amici, i quali non possono essere di alcun aiuto poiché le richieste del nevrotico si presentano sempre eccessive. Egli non vuole essere semplicemente rassicurato, esige " la sicurezza al cento per cento ". La nevrosi ossessiva insorge in genere in età giovanile, a volte attraverso un processo in cui i rituali divengono evidenti in maniera molto lenta e si presentano come esacerbazioni di abitudini familiari, altre volte dopo un evento traumatizzante.

III. Ipotesi causali. Le prime rilevazioni sulla natura psicologica delle o. sono state prodotte dalla psicanalisi (S. Freud, 1917) Sono quattro i punti fondamentali della concezione psicanalitica delle o.: a. anche se apparentemente assurdi, i sintomi hanno un loro senso che b. è sconosciuto al paziente poiché è un prodotto di processi psichici inconsci, che c. scompaiono quando vengono, attraverso la terapia psicoanalitica, resi consci; d. nella nevrosi ossessiva il fattore predisponente è da ricondurre ad una struttura della personalità sadico-anale.

Nell'impostazione comportamentistica (E. Sanavio, 1979) è centrale il concetto di riduzione dell'ansia, secondo il quale quando un soggetto sperimenta questo stato di disagio dà luogo a tutta una serie di attività tendenti alla sua diminuzione. Quelle attività che, forse in modo del tutto casuale, ottengono questo risultato vengono rinforzate in questo modo. Tali attività possono essere le più diverse: lavarsi le mani, guardare sotto il letto, ecc. In questo modo, la nevrosi ossessiva risulterebbe da processi di apprendimento.

G. Froggio

IV. Nell'esperienza religiosa. Vi possono essere anche altre ipotesi non-cliniche dell'o., come quelle religiose, che vorrebbero attribuire il comportamento coatto ad una volontà diversa da quella del soggetto stesso, come se il soggetto fosse vittima di una cosiddetta " presenza " nell'interno della sua persona che prende possesso della sua libertà e che lo costringe (componente coattiva) a fare ripetutamente (componente ossessiva) ciò che non desidererebbe (componente dissociativa). Questa potrebbe essere la struttura-base psicologica di ciò che viene denominata come " possessione diabolica ". Con questo non si vuole affermare che non esiste una entità non-materiale dominata e dominante secondo il principio del male come forza che contrasta l'amore. Quest'ultima interpretazione trova riscontro in alcune forme religiose impostate prevalentemente sulla scissione e contrapposizione tra bene e male, come forze incontrollabili con conseguente deresponsabilizzazione. Una religiosità sana, invece, prevede un equilibrio tra la propria responsabilità e la libertà personale nel quale non c'è posto per la colpa quando non si è responsabili e si è responsabili nella misura in cui si è liberi. Questo è l'equilibrio che manca alla personalità scrupolosa ed è, per questo, che ha bisogno di continui riti purificatori per acquietare l'ansia che proviene dalla sua colpa. Il sacramento della penitenza diventa un surrogato di un ansiolitico che allontana, ma solo per un po', la minaccia del giudizio, della condanna e della punizione.

Sarebbe un errore gravissimo confondere o identificare il nevrotico ossessivo con la persona devota e pia dall'assidua pratica religiosa. I danni di questa confusione saranno di sicuro più gravi se questo errore viene commesso da ministri del culto o da responsabili per il discernimento vocazionale.

Nell'ambito della spiritualità dovrebbero esserci criteri molto chiari nel valutare la personalità di santi, mistici e asceti. Un criterio fondamentale è quello della " libertà ". Una delle più grandi differenze tra il nevrotico ossessivo e il mistico autentico è il senso di libertà interiore: per il mistico la libertà non viene data da un rito; per il nevrotico, sì. La persona autenticamente religiosa non è dipendente da una particolare formula per sentirsi libera. Per l'ossessivo se una cosa non viene fatta esattamente come dovrebbe (o come crede che dovrebbe) essere fatta non si sentirà libero.

Inoltre, per l'ossessivo è molto importante che un rito, comunque sia, venga fatto; non importa con quale disposizione d'animo, ma deve essere fatto. Per la persona religiosa tutto va fatto per amore e non per dovere o costrizione e la disposizione d'animo è molto più importante che il semplice fare o non-fare un qualcosa o un rito.

Infine, la quantità di volte, ossia, la ripetitività o la frequenza ha un valore pressoché assoluto per l'ossessivo. Per una sana religiosità la ripetitività ha senso solo in un contesto d'amore: chi ama ha bisogno di esprimere ripetutamente il suo affetto, pur sapendo che la ripetizione non assomma né moltiplica l'affetto. La ripetitività del nevrotico ossessivo tende ad assicurarsi la non punibilità o la non colpevolezza e questo non è liberante. Un'altra differenza, infatti, è l'estrema insicurezza del nevrotico ossessivo contrapposta alla fiduciosa sicurezza del religioso sano.

In psicologia della religione è tutt'altro che facile differenziare una religiosità autentica in una personalità nevrotica soprattutto di fronte ad una diagnosi multisintomatica. Per esempio, se in un soggetto oltre a quanto appena detto sulla nevrosi ossessiva si dovessero evidenziare anche dei tratti isterici eo una personalità multipla, è ovvio che potremmo avere tutti gli estremi per una apparente possessione diabolica con fenomeni apparentemente straordinari. In questi casi, è molto facile ingannarsi, quindi la prudenza e l'interdisciplinarietà devono sempre accompagnare una loro considerazione sia clinica che pastorale.

A. Pacciolla

Bibl. H.R. Beech (ed.), Obsessional States, London 1974; V.E. Frankl, Teoria e terapia delle nevrosi, Brescia 1978; S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, in Id., Opere, VIII, Torino 1969, 194-612; S. Rado, La nevrosi ossessiva, in S. Arieti (cura di), Manuale di psichiatria, I, Torino 1969, 339-361; I. Rodríguez, s.v., in DES II, 1793-1794; E. Sanavio, I comportamenti ossessivi e la loro terapia, Firenze 1979; R. Zavalloni, Le strutture umane della vita spirituale, Brescia 1971.



Autore: A. Pacciolla
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)