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Mercoledi, 1 maggio 2024 - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi)

Orgoglio


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I. Il termine. Nel linguaggio corrente l'o. viene identificato con la superbia assumendo una connotazione etica particolarmente negativa. Anche il CCC fa sua tale prospettiva.1

Per sé il termine non presenta necessariamente una tale connotazione negativa. Può indicare un senso forte del proprio io radicato nella consapevolezza della dignità personale o del gruppo di appartenenza. Questa stima di sé rischia però sempre di articolarsi in prospettive di accentuata distinzione e competizione o addirittura di superiorità nei riguardi degli altri.

Il corretto senso della propria dignità è una leva importante in tutto il processo di sviluppo della persona. Nell'adulto può diventare stimolo e ricerca di coerenza etica coraggiosa. Occorre, però, che sia illuminato dalla verità della persona come reciprocità che rifiuta ogni declinazione egoistica; in chiave cristiana è necessario che dica l'essere immagine filiale di Dio in Cristo, in reciprocità ancora più oblativa con tutti gli altri membri dell'unico e indivisibile Corpo mistico.

II. Nella vita quotidiana. Caratteristica precipua dell'orgoglioso (inteso in senso negativo) è l'attribuire alle proprie capacità e forze tutto ciò che di valido riesce ad operare. Dimentica il rapporto fontale con Dio e tende sempre a sminuire o addirittura a negare il contributo degli altri.

E facile, perciò, che cada nella presunzione, non avendo una giusta percezione delle proprie effettive capacità. Gli eventuali errori vengono con prontezza scaricati sugli altri. Quando questo risultasse impossibile, l'orgoglioso tenta la difesa ad oltranza con il conseguente pericolo di forzatura e di ulteriore oscuramento della stessa coscienza oppure rischia la resa incondizionata e scoraggiata.

L'orgoglioso trova particolarmente duro il riconoscersi peccatore; è difficile, perciò, che si apra all'invocazione e all'accoglienza del perdono (cf Lc 18,9-14). Un eventuale momento di incoerenza o di debolezza rischia di compromettere ogni ulteriore possibilità di cammino. Gli è arduo accettare che alla decisione per il bene non corrisponda sempre e immediatamente la piena realizzazione. Dimentica facilmente - per se stesso, ma soprattutto per gli altri - che l'uomo è un essere storico che " conosce, ama e compie il bene morale secondo tappe di crescita".2

Tende a chiudersi, interpretandola come offesa o come incomprensione, a qualsiasi critica verso di sé e del proprio operare, anche se nella forma rispettosa della correzione fraterna. L'assolutizzazione delle proprie posizioni gli rende problematico il rapporto costruttivo con la diversità degli altri. Di qui la componente di intolleranza e di aggressività anche violenta, che spesso lo caratterizza.

L'applauso e il successo gli sembrano dovuti incondizionatamente. Soffre quando non può occupare i primi posti o stare in prima pagina (cf Lc 14,7-11). Ha soprattutto difficoltà a servire, mentre rivendica per sé ogni diritto.

III. Nel cammino spirituale. Quando comincia a inoltrarsi nel cammino spirituale, l'orgoglioso, attribuendo tutto il bene a se stesso, rischia di ridurre il " mistero " del gratuito donarsi di Dio a tecnica di cui può disporre a suo piacere. L'illusione diventa, allora, forte e con essa il tentativo di imporre lo stesso cammino agli altri senza preoccuparsi della correttezza dei mezzi adoperati e senza fermarsi neppure dinanzi all'evidente loro disagio e sofferenza.

Dietro tutti questi atteggiamenti dell'orgoglioso c'è, però, sempre un desiderio di vivere, di realizzarsi, di affermarsi, che sarebbe grave errore pedagogico non cogliere e valorizzare. Il confronto sincero e approfondito con la kenosi del Cristo permetterà di aprirlo su orizzonti di maggiore autenticità, ma soprattutto gli permetterà di aprirsi al tu di Dio.

Note: 1 Cf n. 57. 2094. 2540 e l'indice analitico che raccoglie sotto la voce orgoglio anche i rimandi alla superbia; 2 FC 34.

Bibl. P. Adnès, s.v., in DSAM XI, 907-933; G. Bertram, Ybris, in GLNT XIV, 5-38; E. Güting, Orgoglio, Superbia, in DCT, 1126-1129; P. Sciadini, s.v., in DES II, 1776-1777.



Autore: S. Majorano
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)