Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Odio del male


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I. Nozione. L'odio è il sentimento di profonda ripulsa o di rifiuto verso una realtà (persona o cosa) tanto da desiderare per essa ogni male.

Odiare il male comporta desiderare il massimo di male al male! Si vuole con tutto il cuore e con tutte le proprie forze che esso scompaia.

Evidentemente tale odio è carità, come fa osservare s. Tommaso: " Odium perfectum alicuius mali ad caritatem pertinet ".1 Come il godere, infatti, del male di uno è espressione di malvagità improntata all'odio,2 così provare radicale contrarietà per il male in genere o per qualche male in specie è segno positivo di amore. Voler rimuovere il male in qualcuno o in qualcosa è un atto buono.3

II. Ma che male intendiamo qui? Non qualsiasi tipo di realtà che realmente sia tale o che soggettivamente lo sembri. Né prendiamo in considerazione malattie o disastri economici o sciagure naturali o simili. Escludiamo, inoltre, tassativamente l'odio alle persone malvage, perché esso è solo un estendere e dilatare l'odio e non già fermare il male. Come è vero che il male non è mai assoluto, ma s'innesta sempre su una realtà buona, così un uomo malvagio non è mai totalmente tale.

Qui si vuole parlare del male morale, che giustamente va odiato, ossia respinto con il cuore e con le opere, seguendo il principio: " Vinci il male con il bene " (1 Pt 2,15).

Il Dottore angelico annota che il bene sommo senza alcuna ombra di male esiste, anzi c'è nel modo più pieno: è Dio.4 Invece, il male assoluto senza alcuna parte di bene non si può dare: è metafisicamente impossibile.5 Ed è pure impensabile che un uomo possa desiderare il male solo come male, perché lo vorrà invece per una parte realmente buona o almeno per una parvenza di bene.6

Per noi cristiani è doveroso respingere " con vero odio " il male-peccato. Potrebbe sembrare astratto questo atteggiamento; al contrario, è di una sconcertante concretezza.

Nel peccato, infatti, - cioè nell'offesa a Dio e alla sua legge - rientra innanzitutto l'atto di volontà ribelle, di falsa autonomia, di orgoglio che invade il cuore dell'uomo, purtroppo in maniera spesso inarrestabile. E da qui, poi, procedono tutti i gesti - ora di estrema, ora di media o anche piccola, ma pur sempre considerevole gravità - che insozzano la storia di superbia, avarizia, lussuria, ira, ecc. (i sette vizi o peccati capitali, con tutte le più tristi e vergognose loro variazioni).

Se l'uomo non può mai comprendere tutto il bene e tutto il male (la tentazione, secondo la Bibbia, è proprio questa: " Diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male " [Gn 3,5]) e se non può mai dire di avere fissato per sempre con la sua intelligenza i confini dell'uno e dell'altro, ciò non vuol dire che almeno qualcosa di certo sul bene e sul male non si possa affermare e che noi, amando il bene e odiando il male, ci autoinganniamo in tutto, miserevolmente.

Il cristiano che ogni giorno prega il Padre, chiedendo: " Liberaci dal male ", è senza dubbio l'emblema dell'uomo che, sentendo tutta la verità della malizia che pervade anche le sue membra e che inquina l'atmosfera del mondo, nutre un incontenibile desiderio del bene e un profondo o. (non dei malvagi). E, con tutto questo, sa che il male non è il vero padrone della storia, perché la grazia è più forte del peccato (cf Rm 7-8).

III. Esiste, poi, un'altra forma di odio, ossia l'odio contro tutto ciò che impedisce di elevare il proprio amore verso Dio. Questo genere di odio è rivolto perfino verso le persone più care, come il padre, la madre, i fratelli, ecc., secondo la pericope evangelica: " Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita, non può essere mio discepolo " (Lc 14,26). Tale odio, che comunque non è desiderio di male, è indispensabile per seguire il Cristo e, attraverso lui, raggiungere la comunione di vita con le divine Persone. A tale scopo va combattuto anche ogni amore sregolato di sé, quell'amore per la propria vita di cui parla Giovanni (cf 12,25) per concentrare tutto il proprio amore su Dio, per conseguire quella perfezione della carità in cui l'unico assoluto della propria vita è Dio.

Note: 1 STh II-II, q. 256 ad 1; 2 Cf Ibid., II-II, q. 108 1co; 3 Cf Ibid., II-II, 33 1co; 4 Cf Id., Contra Gentes, IV, 86; 5 Cf Ibid., III, q. 140; STh I, q. 17, 4 co 2, I-II, q. 45 a. 2 ad 1; 6 Cf Ibid., I-II, q. 27, a. 1, ad 1.

Bibl. A. de Bovis, s.v., in DSAM VII1, 29-50; A. Di Geronimo, s.v., in DES II, 1747-1750; H. Henry, L'étude de motivation, Paris 1959; P. Janet, L'amour et la haine, Paris 1932; M. Scheler, Essenza e forma della simpatia, Roma 1980; C. Spicq, Théologie morale du N.T., Paris 1965; Tommaso d'Aquino, Contra Gentes e Summa theologica (luoghi citati nel testo); E. Weber, La carità cristiana, Roma 1947.

R. GirardelloODORE (osmogenesi). (inizio)

I. La nozione. Si tratta di un o. diverso da quelli naturali, che emana da un corpo vivente o sepolto, in maniera temporanea o costante.

II. Spiegazione. Noi siamo dinanzi a Dio il profumo di Cristo (cf 2 Cor 2,15). Gregorio di Nissa 1 parla di aroma delle virtù: " Uno è profumato dalla temperanza o dalla sapienza, un altro dalla giustizia o dalla magnanimità. Ignazio di Loyola invita chi fa gli esercizi ad odorare l'infinita soavità della divinità, dell'anima, delle sue virtù e di tutto.2 Nell'agiografia si hanno esempi di profumo percepito dall'olfatto. La più antica testimonianza si ha negli Atti dei martiri. " Il fuoco non intaccò il corpo di s. Policarpo, anzi un profumo d'incenso e mirra allontanava il cattivo odore dell'incendio ".3 Nel libro delle Fondazioni di Teresa d'Avila si legge che da Caterina Cardona, ospite del convento di Toledo, usciva un profumo così soave che spingeva a lodare Dio. E la santa conclude che " quelle monache non dicono nulla che non risponda a verità " (28, 22-32).

Giovanni della Croce spiega così il fenomeno: il Signore perfeziona i sensi " con alcune grazie e favori soprannaturali..., come visioni..., odori soavissimi, locuzioni..., grazie a tali favori il senso si conferma molto nella virtù e si libera dell'appetito degli oggetti cattivi ".4

L'autenticità del dono dipende dalla vita teologale vissuta dalla persona in questione.5

Note: 1 Comm. al Cantico dei Cantici: PG 44, 781; 2 Esercizi spirituali, n.124; 3 Atti dei martiri, Milano 1985, 110; 4 Salita del Monte Carmelo II, 17,4; 5 Cf Ibid., cc. 19 e 30.

Bibl. A. Farges, Les phénomènes mystiques, Paris 1923; I. Rodríguez, s.v., in DES II, 1751; A. Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, Roma 19656, 1128-1132.



Autore: P. Schiavone
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)