Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Molinos Miguel De


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I. Vita e opere. Considerato generalmente il rappresentante più famoso del quietismo, è una figura di cui la storiografia moderna tenta di ricostruire la vera identità.

Nasce a Muniesa (Teruel, Spagna) il 29 giugno del 1628, educato cristianamente, compie i primi studi nel paese natale. Si trasferisce a Valencia a diciotto anni, intraprendendo la carriera ecclesiastica nel collegio di San Paolo diretto dai gesuiti. Ordinato sacerdote nel 1652, sembra che abbia conseguito il dottorato in teologia. Esercita il suo ministero sacerdotale come cappellano di alcune religiose e nelle missioni popolari. Il 26 ottobre del 1663 si reca a Roma per occuparsi della causa di beatificazione del ven. Jerónimo Simón de Rojas. Acquista subito fama di esperto direttore spirituale, penetrando negli ambienti religiosi più esclusivi della Città eterna e sfruttando valide amicizie nella Curia romana. Per placare le voci e le accuse che cominciano a circolare sui suoi insegnamenti e sulle sue pratiche spirituali, fa pubblicare nel 1675 la sua opera fondamentale, la Guía espiritual, che si trova al centro delle polemiche quietiste di quegli anni. Accusato di gravi errori e di pericolose deviazioni nella direzione spirituale, è detenuto e incarcerato dal Santo Uffizio nel giugno del 1685. Inizia contro di lui un processo canonico che termina due anni più tardi con la condanna della sua dottrina e dei suoi libri (3 settembre 1687) e una solenne ritrattazione pubblica. Di conseguenza, gli viene imposta una durissima penitenza ed è condannato alla prigione perpetua nelle carceri del Santo Uffizio. Muore il 29 dicembre 1696. La condanna è ratificata con bolla Coelestis Pastor del 20 novembre 1687.

II. La dottrina. La ricostruzione del pensiero di M. si è basata sempre, fino ai primi decenni di questo secolo, sui documenti di condanna. Ciò implica una visione piuttosto parziale e, in fondo, deformante. Bisogna ricorrere ai suoi scritti, ai quali rimanda in forma generica, la condanna. Oltre all'opera fondamentale, la Guía espiritual, pubblica altri opuscoli molto brevi: uno sulla Comunione quotidiana (1675) e un altro sulla orazione mentale (1676). Prima della sua incarcerazione lavora ad un altro libro sequestrato e pubblicato in tempi recenti, intitolato Defensa de la contemplación.1 Questo riafferma, con nuove considerazioni e " autorità " di maestri spirituali, l'esposto nella Guía. Quasi identici concetti appaiono nelle poche lettere conosciute (circa sei) tra le molte che, si dice, abbia scritto.

Lo studio di queste fonti dimostra che M. non è un autore originale né pretende di esserlo. Insiste con forza sulle stesse idee e si sforza di dimostrare sinceramente che sono tradizionali. Per questo, la maggior parte delle sue pagine è costituita da citazioni dei maestri antichi o contemporanei ed egli non solo assume quello che crede eredità autentica della tradizione cristiana, ma segue direttamente altri autori del suo tempo, copiandoli alla lettera con plagi manifesti, come nel caso del mercedario Giovanni Falconi di Bustamante ( 1638).2 Questo fatto e gli scritti pubblicati prima della condanna furono approvati con lode dai migliori teologi residenti allora a Roma, incluso il teologo del Sacro Palazzo (Raimondo Capizucchi), imponendo una questione fondamentale: la prudenza delle proposizioni condannate e la sua relazione con gli scritti conosciuti. La risposta è oggi molto diversa da quella dei tempi passati, quando non si leggevano i testi autentici. Si può riassumere così: negli scritti conosciuti non si trovano alla lettera le proposizioni condannate; nemmeno può organizzarsi sulla base di questi una sintesi che corrisponda a quella presentata nella condanna. In questa si dice che quanto attribuito all'autore procede dai suoi detti, dagli scritti e dai testimoni dichiaranti. Nel processo si distingue chiaramente ciò che si riferisce alla dottrina e ciò che concerne la vita immorale. Né gli scritti conosciuti né le lettere sono base sicura per parlare di corruzione morale. Di quanto insegnato oralmente e dai testimoni deponenti poteva risultare altra cosa, specialmente per quanto concerne la condotta morale. Da come è giunta fino ad oggi la documentazione processuale, risulta compromesso un giudizio decisivo. Ciò che accetta la investigazione moderna, fuori di alcune voci discordanti, è che la dottrina esposta da M. nei suoi scritti non contiene le gravissime affermazioni del processo.

La sintesi delle medesime gira intorno ad una quantità di idee ripetute in mille forme. Sono quelle che circolavano nell'ambiente spirituale nel quale sorse il quietismo; ambiente che si è chiamato prequietismo, interpretandolo in senso peggiorativo ed esagerato. Era un clima spirituale molto ampio, nel quale si producevano esagerazioni, però non dottrine pericolose nella maggioranza dei libri che furono subito condannati per paura del quietismo. M. non fa altro che ripetere ciò che era sparso ampiamente nella letteratura spirituale sul tema meditativo-contemplativo.

Prende dagli autori classici del secolo precedente, specialmente della scuola teresiana, e concentra il suo insegnamento sulla " contemplazione ", come chiave del progresso nella vita spirituale. Nessun altro cammino è tanto sicuro, rapido e efficace per questo progresso come quello del " raccoglimento interiore ", " del silenzio interiore ", " della pace sicura " o della " contemplazione ". Da qui, l'impegno nell'insegnarlo ai maestri spirituali affinché possano introdurre e guidare così le anime. Si entra nel cammino interiore del raccoglimento o del " silenzio interno e mistico " con la meditazione, però è necessario superare prima possibile questa tappa per avanzare sulla via contemplativa, che a sua volta comprende due tappe o forme: una attiva o acquisita e un'altra infusa o passiva; la prima è possibile a tutti, però è imperfetta; la seconda, è dono gratuito di Dio ed è concessa a coloro che vi si dispongono convenientemente. E punto chiave per la interpretazione di M. la distinzione di questa doppia contemplazione, però manca in assoluto di originalità. L'avevano diffusa principalmente gli autori della scuola teresiana e si era convertito in luogo comune, incluso nella scuola domenicana, come attesta Giovanni di s. Tommaso ( 1644).

Requisito ineludibile per arrivare alla tranquilla e pacifica contemplazione è la negazione del gusto sensibile e dell'amor proprio; Dio, da parte sua, purifica coloro che vuole unire a sé per mezzo di terribili " martiri spirituali ". Gioca una carta importante in questo cammino, secondo M., il direttore spirituale, che necessita non solo di scienza, ma anche di esperienza e di " divina vocazione ". Negli orientamenti del direttore o maestro spirituale separa ciò che deve consigliare in materia di penitenze esteriori e corporali, però, soprattutto, vuole che dia impulso alle anime per il cammino interiore della contemplazione nel momento opportuno. Queste devono prestarle obbedienza " semplice e pronta ".

Su questi presupposti si appoggia la dottrina mistica di M. Non è facile determinare se procede anche dalla sua esperienza personale. Può sembrare un controsenso se si dà per buona la visione immorale della sua vita, tale come appare nel processo; sarebbe la negazione radicale di tutta la mistica cristiana. In cambio, l'appello ad una esperienza nel cammino dell'intimo raccoglimento, del silenzio interiore e mistico, è permanente nei suoi scritti. Mai confessa in prima persona di aver avuto esperienze di tipo mistico, però lascia bene intravedere che non si può né parlare né scrivere convenientemente, con " autorità morale " di questi temi senza esperienza. Per M., come per gli scrittori classici dell'epoca, la " mistica " non è la semplice esperienza di tutti i cristiani; si può solo considerare tale quella che arriva a certi gradi o livelli, come dire, quella particolarmente qualificata. In questo senso si deve impostare il misticismo personale di M.

Non gli si attribuiscono esperienze tipiche di quelle chiamate fenomenologia mistica; nemmeno si leggono pagine di indole narrativo o descrittivo nelle quali si possa scoprire una traccia autobiografica inconfondibile. Appena si può sospettare nei casi in cui ricorda esperienze come quella di Gregorio Lopez (cf Guía I,17, p. 197-198). Tantomeno tra i testimoni precedenti alla condanna ci sono affermazioni esplicative sulla sua vita mistica, sebbene diano per supposto che godesse di doni speciali nella direzione spirituale ed era " fedele e luminosa guida " (Ibid., 89-92). Non c'è dubbio che M. fosse pieno del " misticismo " ambientale che lo circondava attraverso i libri e i contatti con altri maestri spirituali.

Egli insiste ripetutamente sulla distinzione tra libri o maestri mistici e non mistici, però secondo lui " misticoa " è tuttavia un aggettivo che qualifica la teologia, la dottrina, la sapienza, ecc. ed equivale alla contemplazione e altri sinonimi. Non arriva alla formulazione della realtà o contenuto con il semplice nome di " mistica "; applica l'aggettivo tanto alla teoria come alla pratica, però solo questa merita tale qualificativo: " La scienza mistica non è di ingegno, ma di esperienza; non è inventata, ma provata; non letta, ma ricevuta e così è sicurissima ed efficace, di grande aiuto e frutto pieno. La scienza mistica non entra nell'anima per l'ascolto né per la continua lezione dei libri, ma per la libera infusione del divino Spirito... Questa non è scienza teorica, ma pratica, e supera con grandissimo vantaggio le più avvertite ed esperte speculazioni " (Ibid., Proemio, 103-104). M. non offre un'esposizione organizzata o sistematica della mistica; solamente aspetti e tratti dispersi partendo sempre dall'idea ripetuta che si tratta di un'esperienza intima arricchente che i " dotti puramente speculativi " non raggiungono. Il cammino della mistica è diretto per arrivare all'unione con Dio e sono molte le anime chiamate a lui, però non lo raggiungono se si accontentano della meditazione o se si fermano ad essa. " Nessuno di coloro che segue questo cammino, che chiamano scolastica, arriva per questo solo alla via mistica, né alla eccellenza dell'unione, trasformazione, semplicità, luce, pace, tranquillità e amore, come arriva a sperimentare colui che è condotto dalla grazia per la via mistica della contemplazione " (Ibid., III,17, 349). Espone con diverse formule ciò che egli intende per scienza, sapienza o teologia " mistica ", però non si sofferma sulla descrizione dei cosiddetti fenomeni mistici, come se per lui non esistessero o non lo interessassero; al contrario di ciò che si crede, è estremamente sobrio. Ciò che conta per lui è l'esperienza profonda, l'unione intima e duratura con Dio. Si deforma radicalmente la sua mistica quando la si identifica con l'" estasi " o la trance.

Chiarezza espositiva, sobrietà espressiva, bellezza letteraria sono le qualità di M. in un'epoca caratterizzata dal cattivo gusto, specialmente nell'ambito della letteratura spirituale.

Ciò che egli non possiede è l'originalità né la profondità di pensiero. Solo può mantenersi l'idea del " genio " per pregiudizi ideologici e religiosi o per mancanza di contatto con i suoi scritti. Il mito non sta in piedi.

Note: 1 Cf l'edizione critica di E. Pacho 1988; 2 Cf Ter 37 (1986), 339-373.

Bibl. Opere: Breve tratado de la comunión cotidiana, Roma 1675; Cartas a un caballero español, Roma 1676; Del epistolario de Molinos, Madrid 1912; Guía espiritual, Madrid 1976; Defensa de la contemplación, Madrid 1988. Studi: P. Dudon, Le quiétiste espagnol Miguel Molinos (1628-1696), Paris 1921; J. Ellacuría Beascoechea, Reacción española contra las ideas de Mi

guel Molinos, Bilbao 1956; P.M. Garrido, Un censor español de Molinos y de Petrucci, Luis Pérez de Castro, O.Carm. (1636-1689), Roma 1988; P. Moreno, El pensamiento de Miguel de Molinos, Madrid 1992; F. Nicolini, Su Miguel Molinos, Pier Matteo Petrucci ed altri quietisti segnatamente napolitani, in Bollettino dell'Archivio Storico del Banco di Napoli, 3 (1951), 88-201; E. Pacho, s.v., in DES II, 1636-1639; Id., s.v., in DSAM X, 1486-1514; Id., El quietismo frente al magisterio sanjuanista sobre la contemplación, in EphCarm 13 (1962), 353-426; Id., Molinos y Falconi. Reajuste de un mito, in Ter 37 (1986), 339-373; Id., El misticismo de Miguel de Molinos: raíces y proyección, in Aa.Vv., El sol a media noche: la experiencia mística: tradición y actualidad, Madrid 1997, 85-108; I. Paquier, s.v., in DTC X, 2187-2192; J.I. Tellechea, Molinosiana. Investigaciones históricas sobre Miguel Molinos, Madrid 1984; P. Vilas Boas Tavares, Portugal e a condenaçâo de Miguel de Molinos: impacto e primeiras reacçoes, in Via Spiritus, 1 (1994), 157-183.




Autore: E. Pacho
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)