Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Matilde di Hackeborn


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I. Vita e opere. Nasce nel 1241 (o 1242) da una famiglia nobile e ricca. A sette anni entra nel monastero cistercense, dove sua sorella Gertrude l'ha preceduta. Dopo alcuni anni tutta la comunità si trasferisce in un nuovo monastero, ad Helfta. Ivi, M. ha l'incarico di maestra delle novizie, oltre alla guida della scuola monastica e del coro liturgico. Dotata di una bellissima voce, è soprannominata dai contemporanei l'usignolo di Cristo. Compone numerose preghiere ed ha il dono della profezia. Si guadagna l'amore delle consorelle soprattutto per l'umiltà e la gioiosa disponibilità al lavoro quotidiano. Dopo otto anni di gravi malattie, muore il 19 novembre 1299. E considerata una delle mistiche più significative della Germania del sec. XIII.

Fino all'età di cinquant'anni non rivela a nessuno le sue grazie mistiche se non a due monache amiche, di cui una è Gertrude la Grande. Queste cominciano ad annotare le esperienze mistiche di M. a sua insaputa. Un giorno, però, M. conosce per rivelazione divina quanto stanno facendo le sue consorelle. Se ne dispiace, ma il Signore la rassicura dicendole che ne verrà un gran bene. Tali esperienze sono raccolte nel Liber specialis gratiae. Esso è diviso in cinque parti ed, oltre alle rivelazioni, contiene l'esperienza spirituale di M. nonché le sue istruzioni per un'autentica crescita spirituale di ogni uomo che corrisponde alla grazia divina. Nel libro quarto sono riportate anche tre Lettere autentiche di M.

II. Esperienza mistica. La mistica di M. è caratterizzata da un rapporto continuo con la liturgia e con l'Eucaristia. L'umanità del Cristo è al centro della sua vita spirituale nonché il modello e l'esempio della perfezione dell'uomo. M. invita continuamente all'imitazione del Cristo, onde rifletterlo nella propria vita e testimoniarlo nei suoi misteri. E a partire dalla devozione all'umanità del Cristo che M. anticipa la devozione al Cuore di Gesù, sperimentato come sposo, fratello, salvatore, signore. Il Cristo le dona il suo cuore come rifugio: vivere in questo cuore significa per M. essere continuamente in praesentia Dei, formula che ritorna spesso nella sua opera. Anche la Vergine Maria occupa un posto di rilievo nella vita interiore di M., perché mediatrice di tutte le grazie e archetipo di ogni autentica lode al Signore, sintesi ed attività di tutta la vita mistica.

Bibl. E. Brouette, s.v., in Aa.Vv., Dictionnaire des auteurs cisterciens, Rochefort 1978, 491ss.; Giovanna della Croce, s.v., in DES II, 1527-1528; A.M. Haas, Themen und Aspekte der Mystik Mechthilds von Hacheborn, in Aa.Vv., Temi e problemi nella mistica femminile trecentesca, Todi (PG) 1983, 47-83; J. Lanczkowski, s.v., in WMy, 348; M. Schmidt, s.v., in DSAM X, 873-877; A. Walz, s.v., in BS IX, 96-101.




Autore: R. Termolen
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)