Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Gerusalemme


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Città principale della Palestina, centro della religione e della storia biblica.
l. G. preisraelitica. - Già nel periodo calcolitico (4000-3000 a. C.) è archeologicamente documentata l'esistenza di questa città sul colle orientale Ophel. Al principio del 2° millennio a. C. è nominata nei cosiddetti "testi di proscrizione" egiziani: la città era abitata dal clan amorreo dei Iebusei ed aveva già le opere di difesa, come attestano gli avanzi di mura ciclopiche nell'unico lato vulnerabile, cioè il settentrionale; e lavori particolari comprendenti un passaggio segreto per assicurarsi l'unico rifornimento idrico, ossia la fonte Gihon (oggi detta 'Ain Sitti Mariam = Fontana della Madonna Maria), furono compiuti ad oriente della città (cf. 2Sam 5, 8).
G. cadde sotto l'influsso egiziano per le vittorie di Tuthmosis III. Nelle lettere di el- Amarna (circa 1400 a. C.) compare un principe hittita, 'Abd-hiba, che sollecita dal Faraone l'invio di rinforzi per difendere Bit Shulman, chiamata anche Urusalim (forse = fondazione del dio Shalem). Al tempo della penetrazione israelitica la città è comandata dal principe amorreo Adonisedec, che è vinto e ucciso da Giosuè, senza però che essa fosse occupata (cf. Ios. 15, 8.63; Iudc. 19, 12).
2. G. israelitica. - La fortezza iebusea che aveva resistito sino al tempo di Davide (circa 1000 a. C.), fu presa, in seguito all'impresa audace di Ioab, il quale vi penetrò attraverso il tunnel (ebr. sinnòr) comunicante con la fonte Gihon (2Sam 5, 8; I Par. 11, 5 ss.l. La piccola città (era di circa 4 ha.) subì solo lievi cambiamenti: fu riparato, a quanto sembra, il muro orientale e costruita una reggia su l'Acropoli Sion, che si chiamò perciò anche "città di David". Ma fu assicurata subito la gloria futura della città, perché resa centro religioso col trasporto dell' Arca dell'alleanza e con l'erezione di un altare su l'aia dell'hittita Ornan (2Sam 24, 16 ss.) situata a nord della città. Ivi Salomone manifestò la sua magnificenza edilizia, rimasta famosa: formò la grande spianata, detta oggi Haram es-Sherif, ove gli operai fenici costruirono il Tempio (v.) maestoso con tutti i suoi molteplici annessi (I Reg. 5-8); a sud, su per giù ove ora sorge la moschea el-Aqsa, eresse la reggia, il palazzo per la figlia del Faraone e gli uffici governativi con pari magnificenza (I Reg. 7, 12). Tutto il complesso Temporeggiai fu circondato da un muro (ivi, 7, 10-12), mentre un terrapieno (= millò'? cf. ivi, 11, 27) riunì le nuove costruzioni col resto della città a sud. Un muro incluse nella difesa le abitazioni sorte sulle pendici del colle occidentale, cosicché la città assunse la caratteristica di un unico centro religioso, reso celebre nel nome alquanto ebraicizzato di Ierusalaim.

Suddivisosi il regno, G. resta la capitale delle due tribù di Beniamino e di Giuda. La Bibbia non parla più di attività edilizia sino al tempo di Neemia; solo riferisce o suppone i vari restauri, che seguono le distruzioni effettuate dai nemici (cf. I Reg. 14, 25 ss.; 15, 18; II Par. 16, 2 s.; 2Reg. 12, 18 s.; 14, 13 s.). Il re Azaria (789-738) ricostruì «la porta d'angolo e la porta della valle» e restaurò le mura, munendole di torri (2Par. 26, 9). Il figlio Iotam (738-736) compì (2Reg. 15, 35; 2Par. 27, 3 s.) l'opera iniziata dal padre, riparando anche i danni prodotti da un terremoto (cf. Am. 1, 1). Ezechia (721-693) costruì il secondo muro per difendere da Sennacherib anche la parte nuova della città ('ir misneh; cf.2Reg. 22, 14; 2Par. 34, 22) ed un acquedotto per trasportare le acque della fonte Gihon alla piscina di Siloe giù in basso, nella cui galleria fu trovata la celebre iscrizione di Siloe. Manasse (693-639) riparò le fortificazioni (2Par. 33, 14-16) «sino alla porta dei pesci» nel lato settentrionale.

Mentre è ormai pacifica la localizzazione della città primitiva nella parte orientale, si discute ancora su la sua estensione nel periodo monarchico e circa l'identificazione dei vari muri. Alcuni (Schick, Guthe, Lagrange, Dalman, Vincent, ecc.) ammettono che già al tempo di Salomone si ebbe la prima estensione sul colle occidentale; altri (Galling, Alt) ritengono che nel sec. IX la città si allargò verso nord-ovest (cf. 2Reg. 14, 13) e che nel periodo ellenistico si ebbe l'inclusione del colle occidentale. Sebbene manchino dati archeologici o storici per dirimere la questione, la prima ipotesi rispecchia meglio l'idea di grandezza, che si rileva dai libri storici quando parlano del regno salomonico; la seconda presenta un'estensione progressiva più normale, se si tiene conto dell'incremento di talune città antiche.

Nella distruzione del 587 per opera dei Babilonesi le mura, il Tempio, la reggia ed altri edifici furono distrutti.
La ricostruzione fu lenta e molto più modesta. I primi Giudei ritornati da Babilonia nel 538 ripararono l'altare degli olocausti e, superate molte difficoltà, modestamente riedificarono la casa del Signore (cf. Esd. 3, 1-13; Agg. l, 2 ss.). Nel 444 Neemia ricostruì le mura di G. (cf. Neh. 3, 1-32): dal suo racconto particolareggiato è ricostruibile il perimetro delle mura, le quali dovevano comprendere un 16 ha secondo il Galling (BRLG, col. 304), ma ben poco si può concludere circa l'interno della città ricostruita alla meglio e scarsamente popolata. Tale stato di cose si conservò su per giù nel periodo persiano, anche se la città era sempre ufficialmente il centro religioso e politico della regione. Nel 331 fu occupata da Alessandro Magno; quindi restò sotto il protettorato dei Lagidi sino al 198, quando con la battaglia di Panion passò sotto i Seleucidi. Durante questo periodo avvenne l'occupazione della città da parte di Antioco IV Epifane (168 a. C.), che la saccheggiò, ne profanò il Tempio (I Mac. 1, 20-58) e, per realizzare il suo sogno di ellenizzarla, vi costruì una fortezza, l'Acra, probabilmente a nord-ovest del Tempio (cf. L. H. Vincent, Acra, in RB, 43 [19134] 205-36). Dopo tre anni il Tempio fu riconsacrato da Giuda Maccabeo, che per difenderlo dagli assalti della guarnigione siriaca dell'Acra vi costruì vicino, a nord-ovest, una fortezza, baris (I Mac. 4, 60). Dopo la sua morte, il fratello Gionata riparò i quartieri saccheggiati da Antioco IV (ivi 6, 18-(2). L'altro fratello, Simone, nel 142 a. C., dopo di aver completato i lavori di Gionata, riuscì ad espellere dall'Acra il presidio siriaco, dando l'indipendenza al paese (ivi 13, 49 ss.).

Nel periodo asmoneo almeno al principio, essa dovette godere un certo benessere, accompagnato da un progressivo espandersi dell'area urbana, specialmente sul colle occidentale e a nord. Del tutto rivoluzionario fu per l'edilizia di G. il regno di Erode il Grande (37-4 a. C.). Il piano regolatore rifletteva quello esistente dal tempo di Neemia; ma le varie costruzioni furono eseguite secondo l'ispirazione greco-romana. Furono costruiti anche l'agorà, un teatro, l'anfiteatro ed un ippodromo, essenziali per la civiltà ellenistica e romana; su la collina occidentale fu ampliato e abbellito il palazzo degli Asmonei, e difeso con un alto muro e con tre torri imponenti (dette Fasaele, Ippico e Mariamme), identificato negli anni 1934-39 alla base della "Torre di Davide"; all'angolo nord-ovest del Tempio fu costruita la gigantesca fortezza Antonia, ricca di portici e di giardini, di cui s'individuarono in scavi recenti la pianta, compreso il grande lastricato, identificato da alcuni col Lithostrotos (cf. Io. 19, 13), in cui fu condannato Gesù. Ma un cambiamento ben più profondo avvenne nell'area del Tempio (v.). Fra gli altri monumenti ed edifici notevoli Flavio Giuseppe menziona cinque piscine (dei Serpenti, Amygdalon, Struthion, di Salomone, Siloe), cui si aggiunge quella detta Bethsaida nominata in Io. 5, 2, il sepolcro di Davide e il cosiddetto sepolcro di Erode (cf. Bell. V. 108; 507).

Al tempo di Agrippa I (41-44) risale la costruzione del "terzo muro", eretto per includere nella difesa anche il nuovo quartiere Bezetha. L'identificazione di tale muro, agitatissima fra gli archeologi nel decennio 1925-35, non è ancora risolta con sicurezza. 3. G. cristiana. - Accenneremo brevemente solo ad alcuni luoghi di particolare interesse biblico. La città subì una completa trasformazione al tempo di Adriano (117.138), che la sostituì con Aelia Capitolina, profanando anche i primi santuari cristiani. Con l'imperatore Costantino si inizia la cristianizzazione della città, che dal lato urbanistico rimase su per giù immutata sino alla conquista araba (638). Sul Golgota (v. Calvario), che fino alla costruzione del "terzo muro" di Agrippa era un cocuzzolo roccioso fuori della città, Costantino eresse la basilica del Santo Sepolcro, grandiosa e bella secondo Eusebio (Vita Costantini III, 33.40; PG 20, 1095-1100), andata distrutta dai Persiani nel 614.

Anche per il "Cenacolo" la tradizione è costante e molto antica, quindi attendibile. Nel IV sec. (al tempo di s. Epifanio) è già ricordata una piccola chiesa, menzionata anche da Eteria (cf. D. Baldi, Enchiridion locorum sanctorum, Gerusalemme 1935, n. 732), che la dice congiunta con la basilica della Santa Sion. Distrutta dai Persiani (614) e quindi nuovamente dagli Arabi (909), fu ricostruita dai Crociati (circa 1130) e distrutta di nuovo da Saladino nel 1244. L'area fu acquistata nel 1336 dal re di Napoli, che la consegnò ai Francescani. Costoro rimasero nella loro chiesa sino al sec. XVI, quando furono scacciati da Solimano II. Il luogo divenne santuario musulmano, in quanto conterrebbe la tomba del profeta David. Invece il luogo dell'antica basilica della Santa Sion in parte è occupato dalla basilica c dal convento della Dormizione.

Già il pellegrino di Bordeaux (cf. Baldi, Op. cit. n. 853) parla della "casa di Caifa", ove più tardi figura una chiesa dedicata a s. Pietro (cf. ivi, n. 855); ma la sua identificazione è ancora controversa (cf. RB, 39 [1930] 226-56; Biblica, 12 [1931] 219-32. 411-46). Sicura è, invece, l'identificazione dell'antica basilica (sec. IV), detta dell'agonia, nel Getsemani.
[A. P.]

BIBL. - H. VINCENT-F. M. ABEL, Jérusalem, 2 voll., Parigi 1912-26; L. H, VINCENT, Jérusalem, in DBs, IV, coll. 897-966; in BRLG, coll. 297-307; A. G. BARROIS, Manuel d'archéologie biblique, I, Parigi 1939, pp. 197-204.

Autore: Sac. Angelo Penna
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora