Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Guillerand Augustin (Maxime)


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I. Vita e opere. Nasce a Reugny-de-Dompierre (Nièrve), il 26 novembre 1877. Frequenta il seminario minore di Pignelin dal 1887 al 1894, quando entra nel seminario maggiore di Nevers, essendovi ordinato il 22 dicembre 1900. Sacerdote secolare, è vicario a Corbigny, prefetto ed insegnante nell'Istituzione Saint-Cyr, collegio ecclesiastico di Nevers, parroco di Ruages e infine di Limon, tra il 1901 e il 1916. In quest'ultimo anno è accolto nel convento della Valsainte in Svizzera, dove i padri certosini francesi vivono in esilio nel cantone di Friburgo; vi fa la professione solenne il 6 ottobre 1921 con il nome religioso di Agostino. Inviato come vicario delle monache certosine di San Francesco presso Torino, vi rimane cinque anni, finché viene nominato priore della Certosa di Vedana presso Belluno e co-visitatore della provincia italiana dell'Ordine fino al 1940. Deve allora rientrare in Francia, prima alla Certosa di Sélignac e poi, come " rifugiato " con pochi confratelli, nella Grande Certosa rioccupata dal padre Vidal. Vi muore il 12 aprile 1945.

I numerosi scritti estemporanei (meditazioni, sermoni, lettere) non sono destinati alla stampa, ma a poco a poco si comincia a pubblicarli anonimi, quindi postumi, finché nel 1958 Contemplations mariales appare con il suo nome. Altri raggruppamenti di meditazioni vengono intanto diffusi con titoli diversi: Face à Dieu. La prière (1956); Hauteurs sereins (1958); Liturgie d'âme (1959); Harmonie cartusienne, scritto per la sorella inferma (1959); Au seuil de l'Abîme de Dieu (1961); Vivantes clartés, meditazioni sul Vangelo di s. Giovanni, che racchiudono il nucleo del pensiero e della vocazione spirituale dell'Autore (1964). Una selezione della corrispondenza con gli italiani Onorato Tescari e Saverio Gliozzi è apparsa con i titoli Silence cartusien (1948) e Voix cartusienne (1953). Una sintesi dell'opera del G., raccolta negli Écrits spirituels, è stata curata dal gesuita A. Ravier nel 1966-67 presso le benedettine di Santa Priscilla a Roma, mentre Silence cartusien è stato riproposto nel 1976 a Parigi, sempre dal Ravier, nella collana " Méditations ".

II. Dottrina spirituale. Nelle sue " elevazioni " sul Vangelo di Giovanni, ultimate nel settembre 1942, G. rivela il proprio atteggiamento interiore, contemplativo e allo stesso tempo attivo, apostolico; registrando " piccoli tocchi successivi " di illuminazione divina, si sforza di avvertire come il loro misterioso amalgama costituirà lo splendore ineffabile della vita eterna. Nel prologo, ed in tutto il quarto Vangelo, " parla la voce divina che dice: "Illumino ed amo. Illumino il mio amore; rivelo che il mio essere è amare e donarsi. Chiunque lo intende, mi conosce, mi vede. Riceve in sé i miei lineamenti; diviene mia immagine e in me vede il Padre"... Non devo né cessare di scrivere, né cessare di meditare, di guardare, di tendere la mia anima verso la luce vera che ininterrottamente si concede, accogliere quanto essa dona, quando e come essa si concede. Il tempo successivo prepara la durata stabile; i movimenti ripetuti si compiono nel movimento che persiste. Faccio degli esercizi; imparo a vedere e a vivere. Ogni sforzo è un passo verso la verità stessa e la vera vita. Solo coloro che si rassegnano a questa marcia ed hanno il coraggio di ricominciare, arrivano " (Écrits spirituels, I, 125).

La visione della vita contemplativa, propria di G., non parla molto dell'antica quiete e stabilità, anche esteriori e fisiche; essa sembra per grazia già iscritta nell'ordinaria esperienza terrena del cristiano. Una simile visione, forse più rispondente alla psicologia moderna occidentale, tende a presentarla quale partecipazione dell'uomo all'immenso movimento d'amore, che è il dono eterno della Trinità, come accesso plenario a questa vita superiore. Il teatro di tale continua " conversione " o cambio di marcia, sempre verso Dio, è costituito dall'universo della redenzione, dove resta incessante la lotta contro i nostri limiti e i nostri peccati.

Un'autenticità assoluta, umanamente quasi spietata, instilla il gusto di una corrispettiva libertà verso tutto ciò che non è Dio: noi stessi, gli altri, la Chiesa. Tutto poi si recupera nel mistero della carità infinita di Dio, attraverso la semplicità, il silenzio, la solitudine. Una vita contemplativa come tentativo di praticare l'assoluto produce volentieri una specie di santa e spigolosa intransigenza, spazio interiore protettivo di un amore che vuol essere puro movimento di risposta vitale e di confidente abbandono all'amore fontale di Dio.

Bibl. Opere: A. Guillerand, Écrits spirituels, I-II, Introduction di A. Ravier, Roma 1966-1967; Id., Silence cartusien, ed. A. Ravier, Paris 1976; Id., La preghiera, a cura di G. Gioia, Cinisello Balsamo (MI) 1991. Studi: A. Ravier, s.v., in DSAM VI, 1276-1278; Id., Un maître spirituel de notre temps: dom Augustin Guillerand, Prieur chartreux, Paris 1965.




Autore: V. Peri
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)