Scrutatio

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Giuseppe dello Spirito Santo (L'Andaluso)


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I. Vita ed opere. Al secolo, Giuseppe Velarde Gómez, G. nasce a Huelva in Andalusia (Spagna) nel 1667 e muore a Madrid il 2 giugno 1736. E conosciuto come l'Andaluso per distinguerlo dall'omonimo portoghese. Entra tra i carmelitani scalzi della Congregazione di Spagna, professando i voti religiosi nel 1683. Dotato di una cultura straordinaria, per nove anni insegna filosofia e teologia nei collegi di Ecija e di Siviglia, di cui diventa anche tre volte rettore; in seno all'Ordine ricopre vari altri uffici, tra cui quello di superiore provinciale (1712-1715), di definitore generale (1715-1718, 1724), ed infine di priore generale (1736) della Congregazione di Spagna. La fatale apoplessia che lo colpisce, quarantadue giorni dopo la sua elezione a priore generale, è dovuta forse ai gravi fastidi politici causati dall'individuazione del celebre " duende crítico de la Corte " nella persona dello scalzo portoghese Emanuele di S. Giuseppe ( 1770).

Oltre all'insegnamento, si dedica assai presto allo studio delle questioni riguardanti la vita mistica, analizzandole in un contesto scolastico e tomista. Su richiesta dei superiori scrive un Cursus theologiae mystico-scholasticae, che è il trattato più esteso e profondo apparso sull'argomento nel sec. XVIII, e che conosce una vasta diffusione: al tomo I, pubblicato a Siviglia nel 1720 e riedito altre tre volte (Napoli 1724, Venezia s.d., Siviglia 1730), fa seguito tra il 1721 e il 1730 l'edizione di altri quattro tomi curati dall'A. (tomi II e III Siviglia 1721, poi Napoli 1724; tomo IV Siviglia 1730; tomo V, Madrid 1730), mentre un sesto appare postumo (Madrid 1740). Una nuova edizione critica, rimasta però interrotta con il fascicolo ottavo del tomo V, è curata da Anastasio di S. Paolo (Bruges-Roma, 1924-1934). La struttura del Corso, dopo un'introduzione generale, avrebbe dovuto comprendere cinque parti, suddivise in dispute. Il lungo tempo richiesto dalla loro stesura, soprattutto per la consultazione di libri e scritti di altri autori spirituali a volte difficili da trovare, e anche i molteplici impegni che portarono G. in varie città, non gli permisero di concludere la sua opera, rimasta incompiuta nell'ultima parte.

II. Dottrina mistica. Il volume I dell'opera contiene una Mystica Isagoge o Brevis totius mysticae theologiae synopsis, in cui si trattano le questioni introduttive e fondamentali della teologia ascetico-mistica e si offrono al tempo stesso le chiavi per l'intelligenza di tutta l'esposizione. I volumi seguenti riportano le 53 dispute in cui si articola la scienza ascetico-mistica organizzata secondo i cinque predicabili aristotelici. Nel primo predicabile (" il genere ") si considera il soggetto " misticamente perfettibile " per mezzo della contemplazione e, poiché a tale perfettibilità dell'anima dispone la meditazione, ci si occupa di quest'ultima (disp. 1-6, vol. II). Oggetto del secondo predicabile (" la differenza ") è la contemplazione considerata in se stessa e conferente la perfezione all'anima (disp. 7-14, vol. II). Il terzo predicabile (" la specie ") esamina la natura della perfezione mistica prodotta nell'anima dalla meditazione e dalla contemplazione, e si sofferma ad analizzare i gradi superiori della contemplazione e dell' unione mistica (disp. 15-28, vol. III e IV). Nel quarto predicabile (" il proprio ") si parla della purificazione attiva e passiva del senso e dello spirito, inseparabile dalla perfezione mistica e, in parte, effetto della contemplazione (disp. 29-53, vol. V e VI). Infine, nel quinto predicabile (" l'accessorio ") G. intendeva trattare dei fenomeni straordinari che, pur non costituendo la perfezione né da essa necessariamente provenienti, di solito la manifestano e l'accompagnano, ossia i rapimenti, le estasi, le rivelazioni, le visioni, ecc.; ma, come detto sopra, questa parte non venne mai scritta.

L'ampio discorso così sviluppato nel Corso - che si caratterizza per lo stile conciso, chiaro ed erudito - è basato principalmente sugli insegnamenti di s. Tommaso d'Aquino, s. Giovanni della Croce, s. Teresa di Gesù e di altri scrittori della linea teresiana, tra cui Filippo della SS.ma Trinità, anche se non sempre sono accolte tutte le indicazioni di questi ultimi.

Giustamente l'opera viene considerata un classico di teologia spirituale. Non si possono, tuttavia, negare alcuni limiti presenti in essa, come l'influsso della scolastica decadente, la scarsa utilità di alcune delle questioni trattate, la non coerenza tra affermazioni diverse sulla necessità della contemplazione per la perfezione cristiana e sull'umanità di Cristo come oggetto formale della contemplazione e, si potrebbe anche aggiungere, il concetto di scienza applicato alla teologia mistica.

Bibl. Anastasius a S. Paulo, s.v., in DTC VIII, 1533-1538; Crisógono de J.S., La escuela carmelitana, Madrid-Avila 1930, 216-231; E. Dalbiez, La controverse de la contemplation acquise, in ÉtCarm 28 (1949)2, 81-145; Giovanna della Croce, Der Karmel und seine Mystiche Schule, in JMT 8 (1962), 89-95; Melchior a Sancta Maria, s.v., in DSAM VIII, 1397-1402; Id., " Doctrina P. Josephi a Spiritu Sancto de contemplatione infusa ", in EphCarm 13 (1962), 714-757; Id., s.v., in DES, 1185-1186; E. Raitz von Frentz, " Wesen und Wert der Beschauung nach Joseph a Spiritu Sancto C. D. ", in ZAM 3 (1928), 1-28; Simeone della S. Famiglia, Panorama storico-bibliografico degli autori teresiani Roma 1972, 26, 46-49, 107, 113, 116.




Autore: E. Boaga
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)