Giovanni di Gesù e Maria


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I. Vita e opere. G. (Juan de san Pedro y Ustarroz) nasce a Calahorra nel 1564, nella Rioja. E la figura più rappresentativa dell'Ordine, negli inizi della sua Congregazione italiana, dei carmelitani scalzi, della quale diventa terzo Preposito Generale dal 1611 al 1614. Trasmette lo spirito genuino di Teresa di Gesù nelle Costituzioni e nella formazione dei novizi (Instructio novitiorum, Instructio magistri novitiorum). Cogliendo con acutezza l'intuizione della fondatrice, secondo la quale spirito contemplativo e spirito missionario non solo non si oppongono, ma necessariamente si integrano come il precetto di amare Dio e il prossimo, apre il Carmelo alle missioni e definisce l'obiettivo della vocazione contemplativa dell'Ordine come " mistica unione dell'anima con Dio ". Muore santamente a Montecompatri (RM) nel 1615. Il 28 ottobre 1994 è stata introdotta la causa per la sua beatificazione e canonizzazione, presso il Tribunale ecclesiastico diocesano del Vicariato di Roma.

Fecondissimo scrittore, non cessa di spronare a seguire la via e la scuola di Gesù Cristo, ad acquisire la prudenza dei giusti, ad imparare a pregare. Il suo accorato appello si rivolge a tutti: papi, cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi, monache, laici, principi, regine e imperatori.

Eccelle negli scritti di carattere mistico. Affianca, infatti, l'emanazione delle Costituzioni del 1599 e del 1605 rispettivamente con le opere Cantici canticorum interpretatio (1601) e Theologia mystica (1607). Nella prima opera descrive il rapporto della sposa con lo Sposo, come il rapporto dell'anima con Dio, emblematico della contemplazione del Carmelo teresiano. Nella seconda, interpreta la teologia mistica tradizionale della Chiesa alla luce provvidenziale di s. Teresa, " divinamente preparata da Dio per istruirci in questo campo nell'epoca presente ". In essa insegna il cammino della santa d'Avila verso la mistica unione, attraverso la via dell' amore o sapienza unitiva. Affinché il teresiano, per lo stesso cammino possa seguire la Madre, lascia abbondantissime preghiere anagogiche scaturite dalla sua personale esperienza di " mistico viandante ".

I suoi libri si diffondono ovunque. La sua Disciplina claustrale, continuamente ristampata per nutrire lo spirito di preghiera della famiglia teresiana nei secoli, supera le cinquanta edizioni. I suoi Soliloqui dell'anima fedele sono forse lo specchio più perfetto della sua ansia infinita di essere redento dal sangue di Cristo al quale chiede, con straziante implorazione, di essere preservato dalla colpa.

I suoi scritti, in parte da lui stesso pubblicati durante la sua vita, sono stati raccolti postumi in varie edizioni di Opera Omnia, Coloniae Agrippinae, 1622; 1650, Florentiae, 1771-74. Nel 1992 si è iniziata una ristampa con traduzione in lingue moderne, presso l'editore Soumillion di Bruxelles. Il decimo volume uscito nel 1994 è Lettera di Cristo all'uomo.

II. Dottrina mistica. La caratteristica dominante dell'esperienza contemplativa di G. è la continua ricerca dell'unione con Dio, avvertito costantemente come lontano dalla propria sofferenza. Egli, per tutta la vita, soffre nel corpo e nello spirito; implora un conforto che non trova, ma ha fiducia in colui che ama. L'umile coscienza della propria indegnità corre costantemente unita alla ferma consapevolezza della divina misericordia. Per questo motivo, ha il dono di tranquillizzare le anime che ricorrono a lui, mentre a lui non è concesso di uscire da una notte oscura del corpo e dello spirito. L'estenuante esperienza dell' abbandono di Dio, amato sopra ogni altra cosa, lo infiamma del desiderio di salvare il prossimo.

Sul piano dottrinale il suo magistero ascetico-mistico affonda le radici nei mistici classici. Infatti, nella Theologia mystica egli convoglia tutto l'insegnamento tradizionale come espresso da Dionigi l'Aeropagita, Bonaventura, E. Herp, Gersone e da Dionigi il Certosino. Propone, in questa scia, un' orazione intensamente affettiva, espressione di un rapporto profondamente personale tra l'anima e Dio, che tende direttamente alla più intima unione fra due esseri che si amano, al di là di ogni attività raziocinante.

Nell'Arte di amare Dio infonde spirito di amore per Dio e per il prossimo. Infine, la sua Scuola di orazione può essere considerata l'opera che maggiormente ha influito sulla formazione spirituale delle generazioni carmelitane.

Bibl. Evaristo del N.J., Contemplación y teología mística según el P. Juan de Jesús María el Calagurritano, in El Monte Carmelo, 68 (1960), 199-240; Giovanna della Croce, La teología mística clásica en el pensamiento del Venerable padre Juan de Jesús María, in Ibid., 72 (1964), 423-446; Roberto di S. Teresa, La contemplazione infusa nel Ven. P. Giovanni di Gesù Maria, in EphCarm 13 (1962), 650-690; Simeon a S. Familia, Edizione critica della " Instructio novitiorum " e della " Instructio magistri novitiorum ", in Giovanni di Gesù Maria, Enchiridion de institutione novitiorum Ord. Carm. Disc., Romae 1961, 281-542; G.M. Strina, s.v., in DSAM VIII, 576-581; Id., s.v., in DES II, 1166-1168; Id., La teologia mistica del ven. padre Giovanni di Gesù Maria, carmelitano scalzo, calagorritano, Genova 1967.



Autore: S. Tomás Fernandez
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)