Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Giovanni d'Avila


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I. Vita e opere. Nasce ad Almodóvar del Campo nel 1499. Di famiglia di " nuovi cristiani " (ebrei convertiti) e di agiata posizione economica, molto giovane inizia a studiare legge all'università di Salamanca. Una crisi religiosa lo spinge ad abbandonare la carriera di uomo di legge e a rinchiudersi nella sua città natale, quasi come un eremita. Da lì parte per l'Università di Alcalá, con il proposito di studiare filosofia e teologia, e ricevere l'ordinazione sacerdotale. In Alcalá fa amicizia con il maestro Domenico de Soto ( 1560), e nel 1526 si offre come missionario per il Messico. In Almodóvar celebra la sua prima Messa e, in un gesto ammirabile, distribuisce la sua sostanziosa fortuna ai poveri. Poi si reca a Siviglia per imbarcarsi per il Nuovo Mondo. Per motivi ancora non del tutto chiari non prende parte alla spedizione. Lì a Siviglia può completare i suoi studi di teologia nel nuovo collegio-università fondato con lo scopo di coniugare il tomismo con il pluralismo scolastico di Alcalá.

Il giovane sacerdote si converte, a partire dal fallimento del 1526, come " predicatore itinerante ", con residenza in Ecija, e arriverà ad essere considerato, ammirato e chiamato " apostolo dell'Andalusia ". Il modello della sua vita e della sua predicazione è s. Paolo, come ci dice Luigi di Granada, discepolo e primo biografo di G. Ad Ecija organizza gruppi di preghiera, che suscitano il sospetto di alcuni ecclesiastici del luogo, che lo denunciano all'Inquisizione. Il giovane predicatore e maestro di anime soffre i rigori del Santo Uffizio e dopo due anni di carcere e il conseguente processo è assolto e può continuare il suo ministero di predicatore itinerante. S'incardina nella diocesi di Cordova e da quel momento percorre città e villaggi dell'Andalusia, diffondendo la Parola di Dio e dirigendo anime. Per la direzione spirituale ha doti e carisma speciali. Intorno alla sua persona e al suo magistero si forma una " scuola " di discepoli, con i quali organizza numerosi collegi clericali (futuri seminari) e che prepara all'apostolato, iniziando dalla catechesi o "scuole di dottrina cristiana", che offrono simultaneamente l'istruzione primaria o prime lettere e nozioni di catechismo. In questo modo fonda un'Università " pastorale " a Baeza.

Consumato per lo sforzo fisico, si ritira nel 1551 a Montilla, e da qui continua il suo ministero di direzione attraverso la corrispondenza e, per quanto glielo permettono le sue infermità, la predicazione. Uomo di temperamento mistico, la preghiera è il suo alimento. Muore a Montilla il 10 maggio 1569. Paolo VI lo canonizza il 31 maggio del 1970.

II. Dottrina. A G., oltre al titolo di " Apostolo dell'Andalusia ", si riconosce il titolo di " Padre e Maestro ". E, in verità, questi titoli lo inquadrano perfettamente. E apostolo come s. Paolo fino a dare la vita per le anime: " figli delle lacrime " chiama coloro che con la sua parola genera a Cristo e guida per condurli per la stretta e ripida strada della santità. Nella storia della spiritualità spagnola del sec. XVI - secolo d'oro -, G. occupa un posto unico e profetico: suoi discepoli sono s. Giovanni di Dio ( 1595), san Francesco Borgia ( 1572), santa Teresa di Gesù (che gli " affida " l'esame del Libro della sua vita), fra Luigi di Granada, tra gli altri. E amico di santi, come Ignazio di Loyola, con il quale ha corrispondenza e che ammira. E maestro apprezzato dai suoi discepoli, dispersi per il mondo o perseguitati dall'Inquisizione (Carleval, Pérez de Valdivia, ecc.).

La produzione letteraria di G. è un prolungamento del suo ministero, del suo magistero e dalla sua paternità spirituale. Può ridursi a quattro aree: a. La catechesi, ministero fondamentale: G. ama catechizzare i bambini e cantare " la dottrina " con loro per le strade. Pubblica un piccolo catechismo.1 b. La predicazione: essendo egli un araldo della Parola di Dio, alla quale dedica la maggior parte del suo ministero, è logico che ci rimangano molti sermoni: difatti, la maggior parte dei suoi scritti sono sermoni. c. La direzione delle anime, lavoro silenzioso e fecondo, al quale dedica molto tempo, non solo a voce, ma anche per iscritto: frutto di questo suo ministero sono le sue opere magistrali: Audi filia, uno dei capolavori della letteratura mistica spagnola e l'Epistolario espiritual para todos los estados, che riflette l'ampiezza e la profondità del suo magistero e della sua opera realmente unica nel suo genere. d. La riforma della Chiesa: sensibile ai problemi della cristianità nel sec. XVI, G. lavora per risolverli non solo partendo dalla base - la formazione dei sacerdoti - ma anche scrivendo Memoriali per il Concilio di Trento e suggerimenti per i concili provinciali di Granada e di Toledo e, come dire, programmi di riforma di modo che i vescovi, i padri conciliari, li pongano in pratica.

III. Dottrina mistica. Uno dei temi fondamentali di G. è quello dell'amore di Dio in Cristo. E Cristo crocifisso e risorto che attrae l'uomo in un atteggiamento di fede, speranza e carità. Per vivere il mistero di Cristo, l'uomo deve rendersi cosciente della propria condizione di peccatore. Tale conoscenza di sé conduce all'umiltà. I mezzi per acquisire detta conoscenza sono la meditazione, la lettura spirituale, l'esame di coscienza e la direzione spirituale, che non sono considerati un semplice esercizio, ma una ricerca di Dio alla luce del mistero di Cristo. L' orazione contemplativa è un dono di Dio che va al di là di quello che i nostri sforzi potrebbero conseguire. E un'amorosa attenzione a Dio-amore. Anch'egli accetta la divisione in gradi della vita spirituale in incipienti, proficienti e perfetti. Nel primo grado prevale lo sforzo delle potenze umane, nel secondo è Dio che agisce nelle potenze, nel terzo si raggiunge l' unione profondissima nell'amore con Dio.

I doni mistici presuppongono o generano stati di aridità, come una notte oscura. Riguardo ai fenomeni mistici straordinari afferma che " come non fanno uno più santo, non vengano dati a coloro che sono più santi " (Lettera 158). A questo proposito G. raccomanda molto il discernimento degli spiriti, perché è difficile riconoscere se tali fenomeni vengano da Dio o dallo spirito cattivo.

Note: 1 Doctrina cristiana, Valencia 1554; red. da A. Huerga in Semana avilista, Madrid 1969, 113-147.

Bibl. Opere: L. Sala Balust - F. Martin, Santo Maestro Juan de Avila, Obras completas, 6 voll., Madrid 1970. Studi: X. De Silio, s.v., in BS II, 649-656; I. Esquerda Bifet, s.v., in DES II, 1125-1128; Id., s.v., in DSAM VIII, 269-283; Id., Escritos sacerdotales del P. Maestro Avila, Madrid 1969; L. de Granada - L. Muñoz, Vida del P. Maestro J. d'Avila, Barcelona 1964; A. Huerga, Affinità tra s. Paolo e s. J. d'Avila, in Ren 6 (1971), 63-79; L. Oddi, Vita del ven. servo di Dio, il Maestro G. di Avila, sacerdote secolare, detto l'apostolo dell'Andalusia, Roma 1754; L. Sala, Los tratados de reforma del P. Maestro Avila, in Ciencia tomista, 73 (1947), 185-233.




Autore: A. Huerga
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)