Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Fratelli di Gesù


font righe continue visite 620
Spesso il Nuovo Testamento parla «dei fratelli e delle sorelle di Gesù» (Mt. 12, 46 s.; 13, 55 s.; Mc. 3, 31 s.; 6, 3; Lc. 8, 19 s.; Io. 2, 12 ... At. 1, 14; I Cor 9, 5 ... ). Conosciamo i nomi di alcuni: Giacomo (Gal. l, 19), Giuseppe, Giuda e Simone (Mt. 13, 55; Mc. 6, 3). Alcuni eretici antichi (Elvidio, Celso), e moderni protestanti, pretesero da questa espressione evangelica, negare la perpetua verginità di Maria SS. In realtà, si tratta soltanto di "cugini", o "parenti" in genere. L'ebraico e l'aramaico, lingua dei Giudei di Palestina al tempo di Gesù e degli Apostoli, non hanno un termine distinto per indicare: cugino, nipote, cognato; esprimono tali gradi di consanguineità o affinità col termine; fratello, sorella, se non vogliono ricorrere a lunghe circonlocuzioni, quale «figlio del fratello del padre», ecc. Lot, Giacobbe sono rispettivamente nipoti di Abramo (Gen. 11, 27; 14, 12), di Labano, eppure son detti loro fratelli (Gen. 13, 8; 29, 15). In I Par. 23, 21 s. i figli di un certo Cis son detti "fratelli' delle figlie di Eleazaro, mentre sono soltanto "cugini", ché Cis ed Eleazaro son fratelli germani. È inutile addurre altri esempi.

Ora i Vangeli, scritti nel greco comune, parlato in Palestina, con i provincialismi propri della regione, sia nel significato dei vocaboli, sia nella costruzione del periodo, vanno interpretati tenendo presente tale caratteristica (cf. Lc. l, 37: il greco *** rende l'ebraico dabar; e va tradotto: «ché nulla è impossibile a Dio», e non «giacché non è impossibile a Dio alcuna parola». Nessuna meraviglia pertanto se nei Vangeli e nel resto del Nuovo Testamento ***; "fratello" rende l'ebraico 'ah fratello in senso proprio, ma anche "cugino" o altro grado di consanguineità, o di semplice affinità. La frase aramaica "f. d. G." divenuta per dir così tradizionale, fu conservata tal quale nel greco, sebbene si tratti in realtà di soli "cugini". L'esame critico-esegetico dimostra ineccepibilmente il senso dell'espressione. Di almeno due f. d. G., cioè di Giacomo e di Giuseppe, i Vangeli danno il nome "della madre: «Maria, sorella (= cognata) della madre di Gesù» (Mt. 27, 56; Mc. 15, 40; 16, 1; e cf. Io. 19, 25). Sono dunque certamente "cugini" di Gesù (figli di un fratello di s. Giuseppe) e tuttavia il Nuovo Testamento li chiama sempre "f. d. G.". Di altri due: Simone e Giuda, lo storico Egesippo (che scrisse verso il 180 a Roma 5 libri di Memorie), attesta fossero cugini di N. Signore; e si possono trovare accenni di tale affermazione in Io. 19, 25; con Mc. 15, 50 (v. Alfeo).

Mai nel Nuovo Testamento alcuno" di questi "f. d. G." vien detto «figlio di Maria» o «figlio di Giuseppe». Mentre ogni qualvolta troviamo accanto al nome di Maria SS. l'appellativo di Madre, segue sempre la netta specificazione "di Gesù". E ai piedi della Croce, Gesù affida la sua Madre a Giovanni, un apostolo: «Ecco tuo Figlio», «Ecco tua Madre» (Io. 19, 25 ss.). Maria SS. all'Angelo svela il suo proposito di verginità per il futuro (Lc. 1, 26 ss.); e Iddio, per rispettarlo, compiva un miracolo al tutto singolare, consacrandola Vergine e Madre.
[F. S.]

BIBL. - H. SIMON-J. PRADO, Novum Test., I, 6a ed., Torino 1944, pp. 425-30, con ricca bibl.: U. HOLZMEISTER, De Sancto Joseph quaestiones biblicae, Roma 1945, pp. 42-67: P. TEOFILO GARCIA DA ORBISO, Epistula s. Iacobi, Lateranum, Roma 1954, pp. 11-23.

Autore: Mons. Francesco Spadafora
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora