Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Fruizione


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Premessa. La f. nel significato generico indica il godimento di un bene amato, realmente posseduto. E come il termine (finis) nella ricerca di un bene. Riferendo la f. al bene-beatitudine e al fine, s. Agostino ha elaborato una dottrina sul ruolo della f. nella vita spirituale cristiana.1 La dottrina agostiniana fu ripresa e incorporata nelle loro sintesi teologiche da Pietro Lombardo ( 1160), da s. Bonaventura, da s. Tommaso e da altri maestri della scolastica, con contenuti sostanzialmente identici per la vita spirituale, con modalità diverse in dipendenza da alcune posizioni filosofiche riguardo all' intelletto e alla volontà.

I. Natura della f. Sintetizzando il loro insegnamento, particolarmente quello di s. Tommaso, la f. può essere descritta nel modo seguente: è il godimento di Dio-Trinità posseduto realmente come fine ultimo e sommo bene nella visione beatifica e nell' amore perfetto. La f. è come il termine delle operazioni con le quali l'uomo, elevato soprannaturalmente dalla grazia portata allo stato perfetto, vive la vita eterna nella conoscenza, nell'amore e nel godimento di Dio-Trinità. L'uomo, così elevato, si unisce a Dio nella conoscenza diretta e immediata dell'essenza divina nella Trinità delle Persone (visione beatifica); da tale conoscenza deriva l'amore di questo Sommo Bene, emanante dalla volontà informata dalla carità perfetta. A questo amore segue il godimento dello stesso Sommo Bene, Dio-Trinità, cioè la f. La f. è atto della volontà in seguito all'atto dell'intelletto, cioè alla visione beatifica.2

Questa è la f. perfetta, detta anche f. beatifica. Essa illustra pienamente la nozione agostiniana: la f., che ha come " oggetto " solo Dio-Trinità, poiché solo Dio-Trinità è la " cosa " della quale dobbiamo " fruire " (frui), mentre tutte le altre " cose " sono da " usare " (uti) come mezzi per raggiungere il Bene assoluto. Con la stessa f. godiamo delle nostre operazioni come attività beatificante e delle nostre facoltà come strumenti per esercitare tale attività.

V'è anche una f. imperfetta: quella che ci fa godere di Dio con le attività spirituali procedenti dalla grazia elevante la nostra essenza e le facoltà operative. Di essa si sono occupati largamente i grandi maestri della mistica cristiana, come Eckhart, Taulero, Enrico Susone, Ruusbroec e normalmente i teologi spirituali nell'analizzare la cosiddetta " via unitiva ", la più alta dell' itinerario spirituale. Grande importanza e rilievo prende la f. nelle descrizioni che mistici come s. Bernardo, Angela da Foligno, s. Teresa di Gesù, s. Giovanni della Croce fanno delle loro esperienze. In s. Teresa il godimento di Dio accompagna i gradi dell' orazione, chiamata da lei " dei gusti divini " fin dalla prima esperienza della presenza di Dio nell' anima; si accentua con la contemplazione delle quinte e seste mansioni, ove l'unione divina si fa sentire in tutte le potenze, e culmina nella contemplazione delle settime mansioni, ove l'esperienza della presenza di Dio-Trinità diventa abituale: " In questo tempio di Dio, in questa mansione che è sua, Dio e l'anima si godono in altissimo silenzio ".3 Giovanni della Croce, quasi in un'unica prospettiva, descrive diffusamente f. beatifica e f. imperfetta in mirabili quadri. Essa appare insieme all'amore con il quale Dio-Trinità crea tutti i beni naturali e soprannaturali, si unisce alla visione beatifica, si fa possedere nell' amore perfetto e si lascia godere dall'anima nel suo essere e in tutte le sue perfezioni.4

La spiegazione della presenza della f. imperfetta va ricercata nella teologia della grazia. Essa insegna che la Trinità inabita l'uomo e che, in seguito all' inabitazione per il dono della grazia creata, l'essenza viene elevata soprannaturalmente per la partecipazione della divina natura, le sue facoltà vengono elevate per le virtù teologali e corroborate dai doni dello Spirito Santo per realizzare l' unione con Dio come fine ultimo. Quando Dio, con la sua operazione speciale, produce nell'anima l'esperienza della sua presenza, in questa l'anima ama e conosce, variamente e sino ad altissimo grado, le sue perfezioni: di qui il godimento parallelo di Dio come sommo Bene, e di qui la f.

Note: 1 Il suo insegnamento si trova soprattutto in De Doctrina christiana, 1. I, e nel De Trinitate, 1. X, c. 10,1. XIV, c. 17, in relazione all'immagine della Trinità nell'anima; 2 Specialmente Sent. I, d. 1, qq. 1-3; 12, q. 11; 3 Settime Mansioni 3,11; 4 Cf specialmente Cantico spirituale B, 14,14.16; 37,8; 39,1-22; Fiamma viva d'amore B, 2,36; 3,4.6.68.79.81.83.

Bibl. Per la visione storica: P. Agaësse e T. Koehler, s.v., in DSAM V, 1547-1569; Giovanna della Croce, I mistici del Nord, Roma 1981; A. Grion, s.v., in DES II, 1059-1061. Per l'esposizione sistematica dei teologi spirituali cf Ioseph a Spiritu Sancto, Cursus theologiae mystico-scholasticae, IV, d. XXIII, De unione fruitiva, Roma 1931.

Autore: R. Moretti
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)