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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Folli in Cristo


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I. Il termine. Le parole dell'apostolo: " Noi siamo stolti a causa di Cristo " (1 Cor 4,10) sono servite da fondamento e giustificazione a questo tipo di santità. La versione siriaca del greco moros in questo testo dice sakla e di qui viene la denominazione salos, riservata in greco a tali asceti. In russo si usa jurodivyj, letteralmente un abortivo. Ma l'origine filologica fu dimenticata.

L'enciclopedia russa di Brochaus 1 definisce questa maniera di vivere come l'atteggiamento di coloro che, spinti dall'amore di Dio e del prossimo, hanno adottato una forma ascetica di pietà cristiana che si chiama " follia " per amore di Cristo. Essi rinunciavano volontariamenete non soltanto alle comodità e ai beni familiari, ma accettavano di essere considerati pazzi, gente che non ammette le leggi della convivenza e del pudore e si permette azioni scandalose. Tali asceti non avevano paura di dire la verità ai potenti di questo mondo e di accusare quanti avevano dimenticato la giustizia di Dio. Al contrario, consolavano quelli la cui pietà era basata sul timore di Dio.

II. Un fenomeno diffuso, ma non tipicamente russo. Tipi di questo genere appaiono già fra i primi monaci di Egitto.2 S. Simeone di Emesa ( 550 ca.) divenne famoso a causa della biografia scritta da Leonzio di Cipro ( 543).3 Nel sec. X venne dalla Siria a Costantinopoli s. Andrea Salos ( sec. X). Con la sua visione è collegata la festa bizantina della Protezione della Vergine (in slavo Pokrov, 1 ottobre).

Ma in Russia furono numerosi. Si enumerano più di trentasei jurodivye venerati come santi, anche se il numero dev'essere maggiore, dato che quasi ogni città ne venera qualcuno fra i suoi patroni locali. Mosca conserva le reliquie del suo patrono locale Basilio il Beato ( 1550) e la cattedrale sulla Piazza Rossa, dov'è sepolto, porta oggi il suo nome. Fra i santi canonizzati durante il recente millennio della Chiesa russa (1988) figura anche Xenia che visse a Pietroburgo nel sec. XVIII.

III. Chi erano i f. L'apparenza esteriore di pazzia copre il desiderio ardente della libertà di spirito. Quando le leggi scritte ebbero il predominio nella società ecclesiastico-statale, quando tutto ciò che Dio aveva da dire all'anima fu come monopolio dell'autorità esterna, vi furono quelli che si resero conto che la prima base di un'azione veramente buona è la coscienza illuminata da Dio. Gli jurodivye condannavano senza pietà tutte le ipocrisie della gente considerata onesta. Non ne facevano eccezione i monaci e le persone ecclesiastiche, soprattutto a causa dell' attaccamento ai beni terreni, della sensibilità agli onori e alla venerazione.

Seguendo la voce della coscienza, rifiutavano ogni altra istruzione, specialmente l'erudizione dei libri. E per provare che questa strada fu a loro indicata dalla grazia, Dio spesso ricompensava la loro rinuncia alla saggezza del mondo con una scienza superiore infusa nel cuore. Predicevano eventi futuri o lontani, e quasi normalmente leggevano nei cuori umani.

Su questa conoscenza intima della grazia si fondava il loro apostolato che consisteva soprattutto nel coraggio di rivelare pubblicamente la verità alle persone influenti. E da qui che deriva la loro grande popolarità presso la gente semplice.

Infine, la finta pazzia è un eccellente metodo per salvaguardare la solitudine in mezzo alla folla. Ai numerosi visitatori, uno jurodivyj continuò a rispondere parole sconclusionate così che tutti si stancarono di inquietarlo e di disturbare la sua preghiera. E se questo non bastava, se ne andavano volentieri in un luogo dove non li conosceva nessuno e dove spesso non si capiva neanche la loro lingua. In Grecia si chiamano " sciti ", in Russia, all'inizio, " tedeschi ", pellegrini che vanno verso " l'Oriente " in cerca della vera patria.

Santi di questo tipo non mancano in Occidente. I Fioretti di s. Francesco d'Assisi li presentano in modo pittoresco e nei tempi più recenti si conosce s. Benedetto-Giuseppe Labre ( 1783). Inoltre, l'atteggiamento fondamentale di questa spiritualità è posto in rilievo dai grandi maestri spirituali. La VII Regola di s. Benedetto 4 enumera i gradi di umiltà. Il settimo, più perfetto, consiste nel sentirsi " obbrobrio fra gli uomini e disprezzo della gente " (cf Sal 7). Analogicamente, s. Ignazio di Loyola, negli Esercizi spirituali definisce l'ultimo (questa volta terzo) grado di umiltà così: " Preferisco essere considerato come stolto per Gesù Cristo... piuttosto che saggio e prudente in questo mondo ".5 Notiamo ancora l'espressione poetica di questa umiltà nei Cantici spirituali di Jean-Joseph Surin: " Non voglio altro che imitare la follia di quel Gesù che un giorno sulla croce, per la sua gioia, perdette onore e vita, abbandonando tutto per salvare il suo Amore ".

Note: 1 Enciclopedia russa, XLI, Pietroburgo 1904, 421; 2 Cf Storia lausiaca, 34: De Domin. Sala; 3 Cf PG 93,1169-1748; 4 PL 66,374; 5 Monumenta ignatiana, serie III, t. 3, 167, Roma 1938.

Bibl. R. Albrecht, s.v., in WMy, 371-372; M. Evdokimov, Pellegrini russi e vagabondi mistici, Cinisello Balsamo (MI) 1990; P. Hauptmann, Die " Narren um Christi Willen " in der Ostkirche, in Aa.Vv., Kirche im Osten, Stuttgart 1959, 27-49; I. Kologrivof, I santi russi, Milano 1977, 273-285; T. Spidlík, " Fous pour le Christ " en Orient, in DSAM V, 752-761; F. Vandenbroucke, II. En Occident, in Ibid., 761-770; T. Spidlík, I grandi mistici russi, Roma 1977, 139-156; T. Spidlík - M. Garzaniti, s.v., in DES II, 1017-1020.

Autore: T. Spidlík
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)