Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Fervore


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I. Definizione. G. Thils definisce il f. " stato d'animo tipico di chi vuole decisamente e ardentemente credere nella santità ". Tale definizione moderna raccoglie, in verità, concezioni di entusiasmo e zelo spirituale di lunga data. Il f., infatti, è una nozione antica. Risale sia alla mentalità e al linguaggio della Bibbia sia alla cultura greco-latina. Nel latino, cui il nostro temine si collega più da vicino, si trova l'idea di calore e ardore che è solitamente propria di esperienze fisiche (un fuoco che incendia) o di sensazioni psicologico-corporali (passioni che infondono ardore o calore: la gelosia, l'ira, l'amore, l'odio...). Ovunque, in ogni caso, si ha la nozione di una forza che è tanto appassionata e forte da portare a imprese straordinarie. Tutto ciò è ancor più significativo se si guarda al fervore che scatta nella storia di persone con particolari impegni di vita cristiana. Presso i Padri della Chiesa il f. è l'amore che s'accende nel cuore dei credenti vigilanti per opera dello Spirito Santo, secondo la preghiera che poi si delineerà meglio: " Tui amoris in eis ignem accende ", ossia " accendi in essi il fuoco del tuo amore ". Esso è un amore che spinge a gesti straordinari, suggerendo una vita più austera e insieme più serena del solito. E, dopotutto, il f. a promuovere la vita consacrata dei monaci e, via via nel tempo, quella dei migliori testimoni che il popolo ammira e spesso consulta. E il f. a rendere storicamente vero il desiderio di Cristo che i suoi discepoli siano come città sul monte e sale per il mondo.

II. F. vero e f. falso. Il f. può, in verità, non essere autentico e portare ad eccessi. Quello, per esempio, solo sensibile non è affatto attendibile. Sono frequenti in tutta la letteratura spirituale antica, moderna e contemporanea, ma soprattutto antica, i richiami a vegliare bene sulla qualità del f., perché dice un saggio certosino della fine del Medioevo che si può avere una discrezione che senza f. è solo fiacchezza; e si può avere un f. veemente che senza l'equilibrio della giusta misura manda tutto in rovina. Perciò, occorre che il f. solleciti la discrezione e la discrezione diriga il fervore. La Fiamma viva d'amore di Giovanni della Croce, in definitiva, allude a un f. che non fa calcoli umani, visto che lo Spirito Santo stesso rompe gli indugi e sospinge l'anima a mete ardite. Mete che non ci si può prefiggere con il semplice impulso umano o con le devozioncelle da femminucce, direbbe Teresa di Gesù. La maestra d'Avila è tra le più ardite e fervide, ma insieme tra le più concrete ed equilibrate di tutta la storia cristiana, lei che non accetta mezze misure, ma pone in guardia dai fervori fasulli. Altrettanto coraggioso e insieme saggio è Francesco di Sales, uomo che fa volentieri leva sul cuore, ma diffida dei sentimenti viscerali e passeggeri, cioè che non si radicano nella fede. Occorre notare che falso è il f. che si affida a ciò che è puramente esteriore e s'aspetta di essere premiato con consolazioni e continui gusti inebrianti. Falso è pure quello formalistico, affidato a mezzucci di devozionismo mediocre. Inaffidabile è il f. intermittente, con giorni di propositi magnanimi e giorni di fiacca.

III. F. corrisponde ad amore attivo. Per capire il f., è meno utile usare concetti astratti che considerare persone concrete. Per questo motivo, è ancora convincente s. Basilio quando dice che il cristiano fervente è quello che compie la volontà di Dio con una particolare alacrità d'animo, con un desiderio senza limiti e un'applicazione senza sosta, radicandosi nell'amore di Gesù Cristo nostro Signore. E il cristiano che fa una applicazione e amplificazione concreta delle famose parole di Paolo: " Io, non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù " (Fil 3,13).

Il f., pertanto, è una forma vibrante dell'amore; è la pazienza e insieme l'impazienza di chi si fa sempre più cosciente della presenza di Dio nella sua vita e da qui, con grande umiltà e insieme con slancio, non è mai contento di ciò che ha fatto, sapendo che resta da fare sempre più strada di quanta ne ha percorsa e vigila che niente nella vita vada sprecato tenendosi sempre pronto per il grande incontro. Il f., inoltre, è la consapevolezza umile e amorosa che, col tempo che s'è fatto breve, tutto richiede una santa fretta, non ansiosa e malata, ma certo premurosa e creativa. La fretta o vigilanza che aveva, per esempio, Teresa di G. B. Proprio questa santa, che prima si espone a sembrare petulante pur di entrare quanto prima nel Carmelo e poi, negli ultimi diciotto mesi della sua giovane vita, si ritrova in un tunnel oscuro (con la prova della fede, nell'assenza assoluta di gusto sensibile) è il tipo perfetto dell'anima fervorosa. Ella, che da ragazza ha mostrato molto f., ha saputo, poi, affrontare con straordinario equilibrio l' aridità più tremenda nell'ultimo periodo della sua breve vita. In tale stato ha conservato tanto f. da dire: " Se anche Dio mi uccidesse, l'amerei lo stesso... Se egli non vedesse il bene che faccio e mi mandasse pure all'inferno, non m'importerebbe, purché egli fosse amato anche là ".1

Note: 1 Ultime conversazioni 7,7,3.

Bibl. Aa.Vv., L'esistenza cristiana. Introduzione alla vita spirituale, Roma 1990; Alessandro di S. Giovanni, Il fervore, in RivVitSp 4 (1950), 71-86; C. Gennaro, s.v., in DES II, 1011; M.-M. Philipon, I doni dello Spirito Santo, Milano 1966; M.-D. Philippe, s.v., in DSAM V, 204-220; A. Royo Marin, Los grandes maestros de la vida espiritual, Madrid 1973; G. Thils, Existence et sainteté, Paris 1981.

Autore: R. Girardello
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)