Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Escatologismo


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I. Il termine. Con e. non si vuole indicare qui come si fa spesso l'interpretazione della vita ed opera di Gesù proposta da A. Schweitzer, secondo la quale il cristianesimo (e anche la Chiesa) sarebbe nato come conseguenza del ritardo della parusia (Gesù sarebbe stato un mero predicatore apocalittico ed escatologico, convinto della prossimità imminente della parusia), bensì nel senso di uno dei due movimenti teologici, ciascuno dei quali con notevoli ripercussioni anche sulla spiritualità, che si contrapposero soprattutto nella Francia del primo dopoguerra: incarnazionismo ed e. A proposito del primo di essi scrive G. Frosini: " Percorrendo a ritroso la storia di questo movimento, è facile accorgersi come ai temi specificamente teologici si intrecciassero discussioni intorno alle forme di vita sia individuale sia ecclesiale, più consone all'epoca moderna e più proficue sul piano dell'apostolato (si pensi, per es., alla spiritualità dell'engagement e al superamento del concetto di cristianità) ".1 Ciascuno dei due movimenti si caratterizza per il modo di capire la relazione fra storia profana ed escatologia in ordine alla preparazione della parusia.

II. Nella Chiesa primitiva la parusia si percepiva come oggetto di speranza, perciò si pregava perché arrivasse quanto prima. Nel NT troviamo tracce di questo modo di pregare. S. Paolo scrive ai Corinti: " Se qualcuno non ama il Signor Gesù, sia anatema " (1 Cor 16,22). E subito aggiunge una parola aramaica, tanto più inattesa in quanto sta scrivendo in greco a lettori che parlano greco: Marana tha (= Signor nostro, vieni). La formula dev'essere stata precedentemente conosciuta dai cristiani di Corinto, probabilmente procedeva dalla liturgia della Chiesa Madre di Gerusalemme; in caso contrario sarebbe stato necessario che Paolo la traducesse. Inoltre, la formula è rimasta in altri documenti della pietà cristiana primitiva come la Didaché: " Venga la grazia e passi questo mondo... Marana tha. Amen ".2 Parole simili servono da conclusione all' Apocalisse (Ap 22,17 e 20). La stessa preghiera dominicale, il " Pater noster ", contiene nella formula " Venga il tuo regno " la petizione dell'arrivo della parusia.

Due motivi differenti contribuirono al passaggio dalla speranza al timore a riguardo della parusia. Da una parte un'esegesi troppo letterale dei passi in cui Gesù parlava della fine del mondo, i quali cominciarono ad essere guardati non come profezia del trionfo di Cristo, ma come preconizzazione di catastrofi cosmiche. D'altra parte, un'evoluzione della spiritualità che lasciò in secondo piano l'idea di Gesù mediatore, per guardarlo prevalentemente come giudice terribile.

In ogni caso, in tempi moderni, si è riproposto l'interesse per la parusia, insieme con la volontà di considerarla in modo positivo. Guardandola di nuovo come desiderabile, nacque la questione di come si potesse contribuire a prepararla. Ogni teologo cattolico deve affermare che esiste relazione fra storia profana e venuta del regno. Inoltre, deve ritenere che il cristiano con il suo operato temporale può e deve sviluppare le virtù specificamente cristiane. Così, almeno attraverso il concetto di " merito ", la storia profana viene collegata con la preparazione del regno. Sia il merito che la preghiera sono valori che chiedono il ritorno del Signore. Negare ogni connessione fra storia profana e venuta del regno è una tesi protestante, molto fortemente sottolineata in tempi recenti da K. Barth.

II. E. come preparazione del regno. Salvo questo punto essenziale per ogni teologo cattolico, l'e. si caratterizza per la sua insistenza sull'indole interiore ed invisibile del processo di preparazione del regno. Il cristiano lavorerà per costruire un mondo migliore una " civiltà dell'amore " (Paolo VI). I meriti di questo sforzo, invisibili agli occhi degli uomini, contribuiscono infatti all'avvento del regno. Ma questo contributo non è esternamente percepibile. Spesso l'unico aspetto visibile - e qui appare l'importanza della " theologia crucis ", molto cara ai teologi escatologisti - sarà l'insuccesso esterno del cristiano. La tesi contraria degli incarnazionisti accentua la corrispondenza fra il visibile e l'invisibile, in modo che la preparazione invisibile del regno avrebbe sempre una necessaria ripercussione nello sviluppo crescente dell'umanità.

III. La discussione recente sulle due tendenze. I testi biblici che generalmente portano gli incarnazionisti a favore della loro teoria, non sono convincenti, se si leggono tenendo conto del loro genere letterario. Così 2 Pt 3,18, e Ap 21,1, parlano di " nuovi cieli e nuova terra " (l'espressione deriva da un passo apocalittico di Is 65), non insegnano una continuità fra questa terra e la futura. Essi offrono immagini per significare una situazione paradisiaca. Rm 8,19-22 altro non è che una vivace espressione delle ansie dell'umanità che aspira alla venuta del regno, significate con l'immagine ben nota dei dolori del parto.

Da parte sua, il Concilio Vaticano II ebbe la volontà chiara di permanere neutrale di fronte a tutte e due le teorie. Il passo più importante sull'argomento è GS 39, ma nella sua ultima redazione si evitò di favorire una delle due teologie. Fu decisivo per questo atteggiamento l'intervento del card. J. Frings (27.10.1964).

In ogni caso, il fatto di aver di nuovo risvegliato il tema della speranza della parusia e aver incoraggiato il desiderio di essa, è una felice conseguenza della controversia.

Note: 1 G. Frosini, Teologia delle realtà terrestri, Torino 1971, 19; 2 Didaché 10,6: SC 248, 180 e 182.

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Autore: C. Pozo
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)