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Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Veste


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Con il nutrimento ed il tetto, la veste è condizione primordiale dell'esistenza umana (Eccli 29, 21); la benedizione assicura pane e veste (Deut 10, 18; cfr. Gen 28, 20), il castigo Carestia e nudità (Deut 28, 48). La veste protegge contro le intemperie: non bisogna tenere in pegno il mantello del povero quando il freddo della notte piomba su di lui (Es 22, 25). Accanto a questi dati elementari, il simbolismo della veste si orienta verso una duplice direzione. Significa da una parte un mondo ordinato dal creatore, e dall'altra parte la promessa della gloria perduta nel paradiso.

I. LA VESTE, RIFLESSO DELL'ORDINE DIVINO DEL MONDO

Strappando le cose al caos originale, il creatore ha assegnato a ciascuna di esse il suo posto in un mondo ordinato. Così la veste appare come un segno della persona umana nella sua identità e nella stia distinzione.

l. Veste e persona umana. - In un primo stadio la veste protegge il corpo non soltanto Contro le intemperie, ma contro gli sguardi che potrebbero ridurre la persona ad un oggetto di bramosia, facendola ritornare nel Caos della indistinzione da cui il creatore l'ha fatta uscire. Trova così fondamento il divieto di «sollevare il velo» che protegge il gruppo parentale (Gen 9,20-27), uterino (Gen 34; 2 Sam 3) e coniugale (Deut 22, 13-24): la vita privata di ciascuno è protetta dalla veste. La veste assicura parimenti la distinzione dei sessi e può simboleggiare i loro rapporti. L'uomo e la donna devono portare abiti distinti (Deut 22, 5). La dorma si vela il volto per motivi precisi, come nell'incontro prenuziale, specie di rito di consacrazione a colui Che l'ha scelta (Gen 24, 65); risponde all'atto del fidanzato che le Comunica Ciò che egli ha, « stendendo su di essa il lembo del suo mantello » (Rut 3, 9; cfr. Deut 23, 1): in tal modo egli non prende «possesso » di essa (cfr. Rut 4, 7; Deut 25, 9; Sal 60, 10), ma conferisce all'eletta la gloria della sua stessa persona. La veste riflette la vita in società. Per ciascuna cellula della Comunità essa è come il segno di una vita armoniosa che nasce dal lavoro in Comune (tosatura: 1 Sam 25, 4-8; tessitura: Prov 31, 10-31; Atti 18, 3; confezione: Atti 9, 39), di una saggia amministrazione (Prov 31, 30) e dell'aiuto reciproco. Donare il proprio mantello è un segno di fraternità; Gionata conclude in tal modo alleanza Con David (1 Sam 18, 3 s), perché la veste fa con la persona un'alleanza unica, riconosciuta da Coloro che si amano (Gen 37, 33), ad esempio dal profumo che ne emana (Gen 27, 15.27; Cant 4, 11). Il lusso ostentatore che accusa vergognosamente la sproporzione dei livelli di vita invece di Cercare di porvi rimedio (Eccli 40, 4; Giac 2, 2) attira le maledizioni dei profeti e degli apostoli. Rivestire Chi è nudo è un precetto vitale che si impone per giustizia (Ez 18, 7) alla comunità, sotto pena di decomposizione: è più Che « riscaldare le sue membra » (Giob 31, 20), è farlo rinascere alla vita Comune (Is 58, 7), rifare per lui ciò Che Dio ha fatto per tutti (Deut 10, 18 s), trarlo dal caos. Senza questa giustizia la carità è morta (Giac 2, 15). « Da' dunque anche il tuo mantello! » (Mt 5, 40), dice Cristo, indicando con ciò Che bisogna dare la propria persona a colui che lo chiede.

2. Veste e funzioni umane. - Non si porta sempre la stessa veste: bisogna distinguere i tempi della vita, il profano ed il sacro, il lavoro e la festa. Se il lavoro può esigere che si deponga la veste (Gv 21, 7), esistono, in cambio, vesti festive di tutte le specie. Cambiar veste può significare che si passa dal profano al sacro; Così il popolo nell'attesa della teofania (Es 19, 10; Gen 35, 2) od i sacerdoti nell'entrare e nell'uscire dall'atrio interno (Es 28, 2 s; Lev 16, 4; Ez 44, 17 ss; Zac 3); Così quando sono in gioco le categorie del puro e dell'impuro (Lev 13 - 15). La veste caratterizza infine le grandi funzioni in Israele. Tra gli abiti regali (1 Re 22, 30; Atti 12, 21), C'è una veste di porpora Con fermaglio d'oro (1 Mac 10, 20. 62. 64). Per Confermare l'unzione regale, il popolo stende le sue vesti sotto i piedi del re (2 Re 9, 13; Mt 21, 8): ed egli le copre di gloria (cfr. 2 Sam 1, 24)! Il profeta porta un mantello di pelo sopra una cintura di pelle (Zac 13, 4; Mt 3, 4 par.), simile al mantello Che Elia gettò su Eliseo dandogli la vocazione profetica (1 Re 19, 19); con questa investitura il carisma profetico può essere comunicato (2 Re 2, 13 ss). Il sommo sacerdote riceve pure l'investitura « rivestendo gli abiti sacri » (Lev 21, 10); con queste vesti simboliche (Es 28-29; Lev 16; Ez 44; Eccli 45, 7-12), un « uomo irreprensibile » può « affrontare il corruccio divino, lo sterminatore indietreggia » (Sap 18, 23 ss; cfr. 1 Mac 3,49).

II. VESTE E NUDITÀ, SIMBOLI SPIRITUALI

La veste è pure il segno della condizione spirituale dell'uomo. È quanto in sintesi fa vedere il racconto del paradiso e Ciò Che racconta la storia sacra.

1. Nel paradiso. - Aperti gli occhi Con la conoscenza proibita, Adamo ed Eva seppero di essere nudi (Gen 6,7); fino a quel momento si sentivano in armonia con l'ambiente divino per via di una specie di grazia che rivestiva Come un abito la loro persona. Ormai tutto il loro corpo, e non soltanto il loro sesso, è segnato da un difetto dinanzi alla presenza divina; una cintura vegetale non è sufficiente a mascherarlo; i peccatori si nascondono in mezzo agli alberi del giardino, perché dinanzi alla maestà divina nasce il loro pudore: «Ho avuto paura perché sono nudo ». Essi ormai non hanno più il segno che giustifica la vicinanza familiare di Dio: hanno perso il senso della loro appartenenza al Signore e rimangono sorpresi della loro nudità Come dinanzi a uno specchio Che non riflette l'immagine di Dio. Ora Dio non allontana i peccatori senza rivestirli egli stesso di tuniche di pelle (Gen 3,21). Questa vestizione non sopprime la spogliazione; è il segno Che essi rimangono chiamati alla dignità cui sono venuti meno. La veste è ormai il segno di due cose: afferma la dignità dell'uomo decaduto e la possibilità di rivestire una gloria perduta.

2. La storia dell'alleanza è simboleggiata sovente mediante la veste, che allora significa la gloria perduta o promessa. Con l'alleanza Dio inaugura una comunicazione intima della sua gloria: come un pastore egli avvolge il bambino trovato nel caos del deserto (Deut 32, 10); come un re, i lembi del suo mantello riempiono il tempio (Is 6, 1); come uno sposo, egli stende il lembo del suo mantello sul suo popolo (Ez 16, 8 ss), e lo riveste non di pelli di animali, ma di « lino fine e di seta », come se lo facesse sacerdote (cfr. Es 28, 5.39.42). Jahve gli Comunica il suo proprio splendore (Ez 16, 13 s); ma la sposa regale non rimane fedele. Basandosi sulle usanze delle alture idolatriche, Ezechiele continua l'allegoria con Crudezza, facendo vedere la sposa Che si esibisce nuda e si offre a tutti: « Delle sue vesti essa fa alture dai ricchi colori » e si prostituisce ad ogni passante (16, 15 ss; cfr. Os 2, 9 ss). Mentre la sua veste non avrebbe dovuto logorarsi, Come un tempo nella lunga marcia del deserto (Deut 8, 4), ecco che invecchia, cade a brandelli (Is 50, 9), rosa dalla tignuola e dalle tarme (51, 8). Tuttavia il disegno di Dio si realizzerà, in controcorrente, traendo il rimedio dal male. Da una parte Jahve fa di Israele una terra nuda, tramutando in furore distruttore la cupidigia dei suoi amanti (Ez 16, 37; Ger 13, 26), fino a che un resto raggiunga infine nella spogliazione la grazia del ritorno. Dall'altra parte un servo, « senza bellezza e senza splendore », inviato da lui, guarirà il suo popolo dalle sue passioni, umiliandosi fino alla morte (Is 53, 12); e Sion potrà cingersi ad un tempo dei suoi demolitori e dei suoi ricostruttori « come farebbe una sposa » (49, 17 s). Allora Jahve, rivestito della giustizia come corazza, duella vendetta Come tunica e avvolto nella gelosia (59, 17), ornerà la sua sposa col mantello di giustizia (61, 10).

3. Cristo, vestito di gloria. - Perché Israele sia ornato in tal modo, bisogna che Cristo, vero servo, sia spogliato delle stie vesti (Mt 27, 35; Gv 19, 23), esposto alla parodia di una investitura regale (Gv 19, 2 s...), diventi un « uomo » indistinto, privo di appartenenza legale. Ma quest'uomo è il Figlio di Dio, la cui gloria è incorruttibile. Già nella -trasfigurazione, nello splendore delle vesti, la sua carne si è mostrata gloriosa (Mt 17, 2), ed egli era stato Capace di far riprendere le vesti all'indemoniato di Gerasa (MC 5,15; cfr. Atti 19,16). Dopo la risurrezione, Come gli angeli che l'annunciano (Mt 28,3 par.), il Signore non conserva della veste che l'essenziale: lo splendore, segno della sua gloria (Atti 22, 6-11; cfr. 10, 30; 12, 7); e tuttavia gli occhi non ancora aperti di Maria di Magdala o dei pellegrini di Emmaus non vedono a tutta prima che un ortolano o un viandante (Gv 20, 15; Le 24,15 s): e questo perché la gloria non si manifesta che alla fede piena. Per il credente, Cristo fa l'ardente guerra dell'ira, rivestito d'un manto che porta l'iscrizione: « Re dei re e Signore dei signori » (Apoc 19, 16).

4. La veste degli eletti. - L'ordine della creazione è già stato reso percepibile agli occhi della fede. In quest'ordine divino, di cui gli angeli sono i testimoni, dice Paolo (1 Cot 11, 10), Adamo riflette la gloria di Dio a viso scoperto (cfr. 2 Cor 3, 18), come Cristo che è il suo Capo (1 Cor 11, 3 s); Eva, creata non identica, ma complementare di Adamo (11, 8 s), ne deve portare il segno della padronanza nella sua subordinazione: con il velo essa rifiuta di offrire la sua « gloria » (11, 6.10.15) indistintamente al dominio degli sguardi (11, 5. 13; cfr. 1 Tim 2, 9. 14); questo velo indica il pieno possesso di sé nella consacrazione, il Contrario di un'alienazione. Ma questa gloria non sarà manifesta che nel giorno della risurrezione. Di fatto ogni uomo è chiamato ad entrare nel movimento di gloria inaugurato da Cristo. Se di un granello nudo gettato in terra Dio può fare un corpo splendente, può fare del corpo di ogni uomo un corpo incorruttibile (1 Cor 15, 37. 42), e sopra la veste corruttibile rivestire l'uomo di una veste incorruttibile (2 Cor 5, 3 ss). Ormai l'umanità esce dalla sua nudità, acquista libertà, filiazione, diritto all'eredità divina mediante l'atto di « rivestirsi di Cristo ». Con coloro che si sono spogliati dell'uomo vecchio ed hanno rivestito l'uomo nuovo (Col 3, 10; Ef 4, 24), mediante la fede ed il battesimo (Gal 3, 25 ss), Dio Costituisce una comunità perfetta ed « unica » in Cristo (3, 28), animata da un principio ontologico nuovo, lo Spirito. I membri devono lottare, ma con « armi di luce » (Rom 13, 12), e neppure la nudità li potrà separare da Cristo (Rom 8, 35).

Coloro che trionfano « hanno lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'agnello » (Apoc 7, 14; 22, 14). Ormai la sposa non può venir meno; essa si orna, nel corso della storia, per le nozze: « Le è stato dato di rivestirsi di un lino di bianchezza splendente » (19, 7 s). Quando Dio arrotolerà cieli e terra come un abito Che ha fatto il suo tempo, per sostituirli con altri nuovi (Ebr 1, 11 s), ed avranno preso posto i protagonisti del giudizio, in maggioranza in vesti bianche, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa (Apoc 21, 2), avanzerà infine dinanzi allo sposo. Allora « la città può fare a meno dello splendore del sole e della luna, perché la gloria di Dio l'ha illuminata e la sua lucerna è l'agnello » (21, 23).

Autore: E. Haulotte
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica