Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Vergogna


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I. LE SITUAZIONI DELLA VERGOGNA

Il vocabolario della vergogna non ha per, nulla lo stesso senso nel linguaggio delle Scritture e nel nostro. Si avvicina moltissimo alla nozione di frustrazione, di delusione. Cadere a terra, essere nudo, indietreggiare, essere inutile, sono per tutti situazioni tipiche della vergogna, ma nella Bibbia questo sentimento si estende ad ogni sofferenza. Così anche la prova di una carestia (Ez 36, 30) sarà formulata in termini di obbrobrio. Per l'uomo biblico ogni sofferenza è vissuta sotto lo sguardo altrui, comporta un giudizio da parte degli altri, e quindi si ricollega alla vergogna. Perciò le nozioni di vergogna e di giudizio sono sovente Collegate, poiché il giudizio è il momento che, sia nel corso di questa vita, sia al suo termine, rivela dinanzi a tutti ed alla luce divina Che una speranza è stata vana o giusta.

1. Vergogna e sconfitta. - Si faceva affidamento, e tutti lo sapevano, su un soccorso esterno, su un piano, su un'arma, che vengono a mancare o si rivelano inoperanti. Si perde la faccia cadendo; si dà occasione a riso. La nozione di vergogna è quindi collegata in modo antitetico a quella di appoggio (Sal 22, 4 ss: ebr. « fidarsi »), di speranza, di fede fiduciosa, il che spiega la sua estensione. Si sa che il giusto si appoggia a Dio; se ciò si rivelasse inefficace, egli avrebbe vergogna. Di qui la sua preghiera ripetuta di non essere « Confuso » (Sal 25, 2 s; 22, 6...; cfr. Is 49, 23). Viceversa, quando i falsi appoggi, Come il faraone (Is 20, 5; 30, 3 ss) o gli idoli, crolleranno facendo vedere in un giudizio il loro nulla, gli insensati arrossiranno delusi e confusi al tempo stesso (Is 1, 9). «Indietreggeranno nella vergogna » (Is 42, 17; Sal 6, 11; 70, 4). La loro umiliazione consisterà sovente nel veder trionfare colui Che essi pensavano di aver visto (Sap 2, 20; 5, 1 ss) o di vedere un giorno umiliato (Sal 35, 26).

2. Vergogna e nudità. - La vergogna di essere senza veste rientra nei fatti misteriosi che il racconto del paradiso fa risalire al primo peccato. È l'affiorare alla coscienza Ji una solitudine che proviene dal disordine L'essere denudate sarà una vergogna inflitta alle figlie di Israele o di altri popoli per castigarle (Ez 23, 29; Is 47, 1 ss).

3. Vergogna e sterilità. - Chiunque non giustifica Con qualche frutto la sua esistenza dinanzi agli altri è in situazione di obbrobrio. E' anzitutto il caso di colei che non partorisce (Lc 1, 25; Gen 30, 23) ed anche di Colei Che rimane sola, senza marito (Is 4, 1).

4. Vergogna ed idolatria. - « Vergogna » è quasi un nome proprio dell'idolo (di Baal: 2 Sam 2, 8 ebr.). Esso infatti è fragile ed illusorio, menzogna e sterilità (Sap 4, 11; Is 41, 23 s; 44, 19), mentre il guardare la faccia di Jahve salva dalla vergogna (Sal 34, 6).

II. IL GIUSTO SALVATO DALLA VERGOGNA

1. Da Dio, da Cristo. - Il giusto è assalito dalla vergogna: ci si scosta da lui (Is 53, 3; Sap 5, 4; Sal 69, 8), lo si identifica con la vergogna (Sal 22, 7; 109, 25). Ma egli rende la sua faccia Come pietra dura (Is 50, 7; cfr. LC 9, 51). Si trova spesso nel NT l'uso dell'espressione « non arrossire » o di altre analoghe, in un senso Che implica una volontà attiva di Credere, quindi di agire e di parlare, senza temere la vergogna. Al Credente è promesso l'obbrobrio (Mt 5, 11 s), ma egli non deve arrossire né di Gesù né della sua parola (LC 9, 26). S. Paolo (Rom 1, 16; cfr. 2 Tim 1, 8) non arrossisce del vangelo: benché attenda ancora il giudizio che darà piena conferma alla sua speranza, egli si attiene fermamente a questa speranza ed agisce, parla di conseguenza. Questo atteggiamento è la parresìa (gr.) o sicurezza (taluni traducono fierezza) di linguaggio e di azione nell'uomo liberato dalla vergogna mediante la fede. Nella fede in Gesù è rigettata la vergogna: « tale è l'attesa della mia ardente speranza: nulla mi Confonderà, conserverò invece tutta la mia sicurezza e... Cristo sarà glorificato nel mio corpo... » (Fil 1, 20). Di fatto Gesù ha disprezzato per primo la vergogna (Ebr 12, 2).

2. Dalla carità fraterna. - Il vocabolario paolino della vergogna è sorprendentemente ricco e ne attesta l'importanza nella sensibilità dell'apostolo. Al pari degli uomini del VT, Paolo avverte l'aspetto sociale delle sue prove (1 Cor 4, 13); grazie ad esse egli esperimenterà la carità di coloro che non arrossiranno di lui (Gal 4,14). La Chiesa è un Corpo in Cui nessuna parte deve arrossire dell'altra (1 Cor 12, 23): Paolo porta l'obbrobrio di Cristo (Ebr 11, 26) che ha portato il nostro e non arrossisce di chiamarci fratelli (2, 11): ecco la base di questa concezione della carità. Essa servirà di regola verso coloro che si sarebbe tentati di disprezzare (Rom 14, 10).

Autore: R. Deauchamp
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica