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Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Unzione


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Per gli Ebrei, 1'olio penetra profondamente nel corpo (Sal 109, 18), gli conferisce forza, salute, gioia e bellezza. Si comprende come, sul piano religioso, le unzioni con olio siano state considerate come segni di esultanza e di rispetto; sono state parimenti usate come riti di guarigione o di consacrazione.

I. L'UNZIONE, SEGNO DI GIOIA O DI ONORE

1. L'olio, soprattutto l'olio profumato, essendo un simbolo di gioia (Prov 27, 9; cfr. Eccle 9, 8), veniva usato specialmente nelle festività (Am 6, 6). 11 doversi privare di ogni unzione costituiva una sventura (Deut 28, 40; Mt 6,15); questa privazione, unita al digiuno, era un segno di lutto (Dan 10, 3; cfr. 2 Sam 12, 20). Tuttavia Gesù comanda a chi digiuna di ungersi il capo come ad un banchetto (Mt 6,17), affinché la sua penitenza non sia ostentata dinanzi agli uomini. L'immagine dell'unzione serviva ad esprimere la gioia del popolo di Israele, riunito a Gerusalemme nelle grandi feste (Sal 133, 2), o la consolazione apportata agli afflitti di Sion dopo l'esilio (Is 61, 3); faceva pure parte della descrizione del banchetto messianico: « Su questo monte essi berranno la gioia, berranno vino: si ungeranno Con olio profumato su questo monte » (Is 25, 6 s LXX). Soprattutto in questo contesto di gioia messianica ritorna la formula « olio di esultanza » (Is 61, 3; Sal 45, 8; Ebr 1, 9).

2. Versate olio su un ospite era un segno di onore. L'espressione appare nei salmi per figurare l'abbondanza dei favori divini: « Dinanzi a me tu prepari una tavola di fronte ai miei avversari; mi profumi il Capo Con una unzione » (Sal 23, 5; ctr. 92,11). I vangeli ricordano due volte Che una donna rese a Gesù questo segno di onore. Fu da prima la peccatrice, in casa di Simone il fariseo: mentre quest'ultimo, di cui pure Gesù era ospite, non aveva versato olio sul suo capo, la donna unse di profumo i piedi di Gesù (Le 7, 38.46). Alla vigilia dell'ingresso in Gerusalemme, Maria, sorella di Lazzaro, ripeté questa testimonianza di rispetto ungendo Gesù con un nardo di gran prezzo, con scandalo dei discepoli (Mt 26, 6-13 par.; Gv 12, 1-8). Ma Gesù approvò Maria, e nello stesso tempo diede al suo atto un nuovo significato profetico, riferendosi all'uso (Mc 16, 1) di ungere i Cadaveri Con aromi: l'atto della donna diventava un'anticipazione ed un segno del rito di sepoltura Che sarebbe stato praticato sul corpo di Gesù dopo la sua morte in croce (Gv 19, 40).

II. L'UNZIONE DEGLI AMMALATI E DEGLI INDEMONIATI

1. Al fine di guarire i malati, si usava ancora olio, ad es. per medicare le piaghe (Is 1, 6), come fece il buon Samarítano (Le 10, 34); secondo Lev 14, 10-32, sui lebbrosi guariti si praticavano unzioni con olio come riti di purificazione. Quando i discepoli furono mandati da Cristo a predicare il regno di Dio, ricevettero il potere di scacciare gli spiriti impuri e di guarire ogni malattia ed ogni infermità (Mt 10, 1; Le 9, 1 s); partiti in missione, essi facevano unzíoni Con olio a molti infermi e li guarivano miracolosamente (Mc 6, 13). Queste unzioni, praticate dagli apostoli probabilmente per mandato di Gesù, sono all'origine del rito dell'unzione dei malati nella Chiesa. La lettera di Giacomo prescrive che i presbiteri facciano nel nome del Signore un'unzione con olio sull'infermo: « la preghiera di fede salverà il paziente, ed il Signore lo Conforterà. Se ha Commesso peccati, gli saranno rimessi » (Giac 5, 15). Poiché la malattia è una Conseguenza del peccato, l'unzione fatta « nel nome del Signore » realizza la « salvezza » del malato: lo fa partecipare alla vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, sia mediante la guarigione, sia mediante un aumento di forze per affrontare la morte.

2. L'espulsione dei demoni è, in Mc 6, 13, strettamente legata alla guarigione dei malati: entrambi questi poteri taumaturgici erano un segno dell'avvento del regno. Perciò, in seguito, parecchie Chiese praticarono sui catecumeni riti di unzione come esorcismi prima del battesimo.

III. L'UNZIONE-CONSACRAZIONE

Le unzioni di cui parla il VT sono per lo più riti consacratori.

1. Taluni oggetti del culto erano consacrati Con unzioni, specialmente l'altare (Es 29, 36 s; 30, 26-29; Lev 8, 10 s), che Con questo acquistava « una eminente santità ». Un rito analogo antichissimo, probabilmente cananeo, era stato praticato da Giacobbe: dopo la visione notturna, eresse una stele commemorativa, e versò olio sul suo culmine, per segnare il posto della presenza divina: di qui il nome di Bethel, « casa di Dio » (Gen 28, 18; cfr. 31, 13; 35, 14).

2. L'unzione regale occupa un posto unico tra i riti di consacrazione. Era compiuta da un uomo di Dio, profeta o sacerdote. Saul (1 Sam 10, 1) e David (1 Sam 16, 13) furono unti da Samuele; Jehu da un profeta inviato da Eliseo (2 Re 9, 6). I re di Giuda erano consacrati nel tempio ed unti da un sacerdote: Salomone ricevette l'unzione da Sadoq (1 Re 1, 39), Joas del sommo sacerdote Jehojada (2 Re 11, 12). Il senso di questo rito era di connotare con un segno esterno che questi uomini erano stati eletti da Dio per diventare suoi strumenti nel governo del popolo. Mediante l'unzione il re diventava partecipe dello spirito di Dio, come si vede nel caso di David: « Samuele prese il Corno d'olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli. Da quel giorno lo spirito di Jahve si impadronì di David » (1 Sam 16, 13). Se l'unzione abilitava il re alla sua funzione e manifestava esternamente che egli era stato eletto da Dio per essere il suo servo, si comprende come il nome di unto di Jahve abbia potuto essere applicato metaforicamente ad un re pagano, Ciro (Is 45, 1), perché, ponendo fine alla cattività di Babilonia, permise al popolo eletto di rientrare in Israele. Il tema dell'unzione regale avrebbe assunto tutta la sua importanza nell'applicazione al 'messia. Il Sal 2, che parla di Jahve e del suo unto (v. 2), era interpretato nella tradizione giudaica e cristiana in senso messianico (Atti 4, 25 ss). Per i primi cristiani, questo titolo aveva ancora una risonanza regale; assumeva il suo vero significato solo a partire dal momento in cui Gesù era stato intronizzato alla destra di Dio e aveva ricevuto da lui l'unzione di un olio di letizia (Ebr 1, 8 s; cfr. Sal 45, 7 s): con questa unzione regale, era Costituito in pieno diritto Signore e « Cristo » (messia) (Atti 2, 36; cfr. Fil 2, 11). La tradizione Cristiana posteriore a proposito di questo appellativo di « unto », avrebbe parlato di una triplice unzione di Cristo, Come re, sacerdote e profeta.

3. I sacerdoti, e più specialmente il sommo sacerdote, erano anch'essi unti (cfr. sacerdozio). Per ordine di Jahve (Es 29, 7), Mosè conferisce l'unzione ad Aronne (Lev 8, 12), e nelle prescrizioni destinate al sommo sacerdote, quest'ultimo è più volte Chiamato « il sacerdote consacrato mediante l'unzione » (ad es. Lev 4, 5; 16, 32)- Altrove l'unzione è conferita ai semplici sacerdoti, « figli di Aronne » (ad es. Es 28, 41; 40, 15; Num 3, 3). Questi diversi testi appartengono tuttavia al codice sacerdotale, postesilico. È quindi probabile che, sotto la monarchia, soltanto il re venisse unto; all'epoca del secondo tempio, era il sommo sacerdote, diventato capo del popolo, a ricevere l'unzione al suo posto, e ben presto anche tutti i sacerdoti. Verso il primo secolo, la comunità di Qumràn non attendeva soltanto un unto di Giuda, un re, ma anche un « unto » nato da Levi, un sacerdote.

4. I profeti non erano unti con olio; l'unzione dei profeti designa metaforicamente la loro investitura: Elia ricevette l'ordine di ungere Eliseo (l Re 19,16), ma al momento della vocazione di quest'ultimo il Tesbita non fece altro che gettare su di esso il suo mantello e comunicargli il suo spirito (1 Re 19, 19; 2 Re 2, 9-15). Quando l'autore di Is 61 scrive: « Lo spirito del Signore Jahve è su di me, perché mi ha unto. Mi ha mandato a portare la buona novella ai poveri » (Is 61, 1), lo fa per spiegare la sua missione profetica.

5. L'unzione di Cristo. - Il NT ricorda una sola unzione di Gesù durante la sua vita terrena (per l'unzione regale nella sua intronizzazione celeste cfr. Ebr l, 9), quella che ricevette nel battesimo: « R stato unto con Spirito Santo e Con potenza » (Atti 10, 38). Applicando a se stesso il testo di Is 61, 1, Gesù spiega questa unzione come un'unzione profetica per l'annuncio del messaggio. Ma la Comunità apostolica, ispirandosi alle parole di Gesù (Mc 10, 38; Lc 12, 50), avrebbe interpretato il battesimo nella prospettiva della morte di Cristo (Atti 4, 27; cfr. Rom 6, 3 s): la missione ricevuta all'inizio della vita pubblica era ancor solo una missione di predicazione, quella del servo-profeta (Is 42, 1-7); ma doveva giungere a Compimento sul Calvario (cfr. 1 Gv 5, 6), nel sacrificio del servo sofferente.

6. Anche il cristiano riceve un'unzione (2 Cor 1, 21; 1 Gv 2, 20. 27); tuttavia non si tratta di un rito sacramentale (battesimo o confermazione), ma di una partecipazione all'unzione profetica di Gesù, un'unzione spirituale mediante la fede. Prima di ricevere il sigillo dello Spirito al momento del battesimo, il Catecumeno è stato unto da Dio (2 Cor 1, 21; cfr. Ef 4, 30): Dio ha fatto penetrare in lui la dottrina del vangelo, ha suscitato nel suo Cuore la fede nella parola di verità (cfr. Ef 1, 13). Perciò Giovanni chiama questa parola venuta da Cristo un « olio di unzione » (chrisma): interiorizzato dalla fede sotto la azione dello Spirito (Gv 14,26; 16, 13), « l'olio di unzione rimane in noi » (1 Gv 2, 27), Ci dà il senso della verità (v. 20 s), ci istruisce in ogni Cosa (v. 27); Giovanni può quindi dire che il cristiano non ha più bisogno di essere ammaestrato: si realizza la speranza dei profeti nella nuova alleanza (Ger 31, 34; cfr. Is 11, 9). Questa dottrina dell'unzione interiore è importante nella tradizione e nella spiritualità cristiane. Clemente Alessandrino fa rivolgere a Cristo questo invito e questa promessa ai pagani: « Io vi ungerò con l'unguento della fede »; e S. Bernardo considera come un tratto distintivo dei figli di Dio il fatto che « l'unzione li istruisce in ogni cosa ».

Autore: I. DE LA POTTEBIE
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica