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Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Spirito


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In tutte le lingue classiche e bibliche « spirito » è una parola suscettibile di sensi diversissimi. Tra lo spirito di vino e l'uomo di spirito, tra « rendere lo spirito » e « vivere secondo lo Spirito », ci sono molte differenze, ma ci sono pure analogie reali. Spirito tende sempre a designare in un essere l'elemento essenziale ed inafferrabile, ciò che lo fa vivere e ciò che emana da esso senza che egli voglia, Ciò Che è più esso stesso e Ciò di cui egli non può rendersi padrone.

VT

1. Il vento. - Lo spirito (in ebr. raah) è il soffio, in primo luogo quello del vento. C'è nel vento un mistero: ora di una violenza irresistibile, esso abbatte le case, i cedri, le navi di alto mare (Ez 13, 13; 27, 26), ora si insinua con un mormorio (1 Re 19, 12); ora dissecca Col suo soffio torrido la terra sterile (Es 14,21; cfr. Is 30,27-33), ora spande su di essa l'acqua feconda che fa germogliare la vita (1 Re 18, 45).

2. La respirazione. - Come il vento sulla terra massiccia ed inerte, così il soffio del respiro, fragile e vacillante, è la forza che solleva ed anima il corpo e la sua massa. Di questo soffio l'uomo non è padrone, pur non potendone fare a meno, e muore quando questo soffio si spegne. Come il vento, ma in modo molto più immediato, il soffio del respiro, particolarmente quello dell'uomo, viene da Dio (Gen 2,7; 6,3; Giob 33,4) ed a lui fa ritorno Con la morte (Giob 34,14s; Eccle 12,7; Sap 15,11).

3. Lo spirito dell'uomo. - Questo soffio divino, finché rimane nell'uomo, gli appartiene realmente, fa della sua carne inerte un essere agente, un'anima vivente (Gen 2,7). D'altra parte, tutto ciò che tocca quest'anima, tutte le impressioni e le emozioni dell'uomo si esprimono col suo respiro: la paura (Gen 41, 8), l'ira (Giud 8, 3), la gioia (Gen 45, 27), la fierezza, tutto modifica il suo soffio. La parola rrs"ah è quindi l'espressione stessa della Coscienza umana, dello spirito. Rimettere questo spirito nelle mani di Dio (Sal 31, 6 = Lc 23, 46) significa nello stesso tempo esalare l'ultimo soffio e rimettere a Dio la propria unica ricchezza, lo stesso essere.

4. Gli spiriti nell'uomo. - La coscienza dell'uomo sembra talvolta invasa da una forza estranea e non più appartenere a se stessa- Lo abita un altro che, anch'esso, non può essere che uno spirito. Può essere una forza nefasta, la gelosia (Num 5, 14-30), l'odio (Giud 9, 23), la prostituzione (Os 4, 12), l'impurità (Zac 13, 2); può anche essere uno spirito benefico di giustizia (Is 28, 6), di implorazione (Zac 12, 10). Il VT, non potendo sondare le profondità di Satana finché la redenzione non è compiuta, esita ad attribuire gli spiriti perversi ad altri che a Dio (cfr. Giud 9, 23; 1 Sam 19,9; 1 Re 22,23 ... ), ma afferma che in ogni Caso gli spiriti buoni vengono direitamente da Dio, ed ha il presentimento dell'esistenza di uno Spirito `santo e santificatore, sorgente unica di tutte le trasformazioni interiori (cfr. Is 11, 2; Ez 36, 26 s).

NT

Anche nel NT si ritrova la stessa varietà di significati che nel VT. Il dono dello Sptrito Santo in Gesù Cristo fa inoltre apparire le vere dimensioni dello spirito dell'uomo e degli spiriti che lo possono animare.

1. Il discernimento degli spiriti. - Smascherando Satana e gli spiriti malvagi, mettendo a nudo le loro astuzie ed i loro punti deboli, Gesù Cristo rivela il suo potere su di essi. Nella potenza dello Spirito scaccia i demoni, che non possono resistere alla sua santità (Mt 12,28; MC 1, 23- 27; 9,29; Lc 4,41). Ai suoi discepoli dà l'identico potere (Mc 6, 7; 16, 17). Tra i carismi dello Spirito Santo quello del discernimento degli spiriti (1 Cor 12, 10) occupa un buon posto; di fatto sembra aver rapporto Con il dono prezioso della profezia; l'ufficio proprio degli spirituali, « ammaestrati dallo Spirito », è di « discernere i doni di Dio » (1 Cot 2, 11 s) e di « ricercare i migliori » (12, 31; cfr. 14, 12).

2. Lo Spirito si unisce al nostro spirito. - Riconoscere lo Spirito di Dio non significa rinunziare alla propria personalità, ma al contrario acquistarla. Nella linea del VT, il NT vede nell'uomo un essere Complesso, nello stesso tempo corpo, anima e spirito (cfr. 1 Tess 5, 23), e nello spirito una forza inseparabile dal soffio e dalla vita (Lc 8, 55; 23, 46), sensibile a tutte le emozioni (Le 1, 47; Gv 11, 33; 13, 21; 2 Cor 2, 13; 7, 13), spesso in lotta Con la carne (Mt 26,41; Gal 5, 17). Ma l'esperienza essenziale è che nello spirito del credente abita lo Spirito di Dio Che lo rinnova (Ef 4, 23), «si unisce a lui » (Rom 8,16) per suscitare in lui la preghiera e il grido filiale (8, 26), per « unirlo al Signore e non formare Con lui Che un solo spirito » (1 Cor 6, 17).

Ne consegue Che in molti casi, specialmente in Paolo, è impossibile decidere se la parola designa lo spirito dell'uomo o lo Spirito di Dio, ad es. quando parla del « fervore dello spirito al servizio del Signore » (Rom 12, 11), oppure quando associa « uno spirito santo, una carità senza simulazione » (2 Cor 6, 6...). Questa ambiguità, Che Crea imbarazzo al traduttore, è una luce per la fede: è la prova che lo spirito di Dio, anche quando invade lo spirito dell'uomo e lo trasforma, gli lascia tutta la sua personalità; significa che, per prendere possesso in tal modo della sua crea tura facendola esistere dinanzi a sé, « Dio è spirito » (Gv 4, 24).

Poiché Dio è spirito, ciò che nasce da Dio, « essendo nato dallo spirito, è spirito » (Gv 3, 6) ed è capace di servire Dio « in spirito e verità » (4, 24), di rinunziare alla carne ed alle sue « opere morte » (Ebr 6, 1) per produrre il frutto dello spirito (Gal 5, 22) Che vivifica (Gv 6, 63).

Autore: L. Guillet
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica