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Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Sonno


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Il sonno, elemento necessario e misterioso della vita umana, presenta un duplice aspetto: è riposo che rigenera l'uomo, è uno sprofondare nella notte tenebrosa. Fonte di vita e figura della morte, esso presenta per tal fatto diversi significati metaforici.

I. IL RIPOSO DELL'UOMO

In virtù del ritmo imposto dal creatore alla sua esistenza, l'uomo è soggetto all'avvicendamento del giorno e della notte, della veglia e del riposo.

1. Segno di fiducia e di abbandono- - Conviene apprezzare la dolcezza del sonno che riposa il lavoratore (Eccle 5, 11) e compiangere coloro che le preoccupazioni delle ricchezze, la malattia o la cattiva Coscienza espongono alle insonnie (Sal 32, 4; Eccli 31, 1 s). Bisogna soprattutto Conservare un legame tra giustizia e sonno. Di fatto il giusto, che nelle sue veglie medita la legge (Sal 1, 2; Prov 6, 22) ed imprime la sapienza nel suo Cuore (Prov 3, 24), « si addormenta in pace non appena si corica » (Sal 3, 6; 4, 9). Egli ha fiducia nella protezione divina. Infatti gli idoli fabbricati ad immagine dell'uomo possono dormire (1 Re 18,27); ma Dio, Custode di Israele, « non dorme né sonnecchia » (Sal 121, 4): agisce continuamente in favore dei suoi figli (Sal 127, 2; cfr. Mc 4, 27). In piena tempesta, Gesù non è « turbato » (Mc 4,40; cfr. Gen 14,27; 2 Tim 1, 7); dormendo, simboleggia la perfetta fiducia in Dio (MC 4, 38). In questa linea di pensiero, partendo da un'immagine familiare a tutta l'umanità, la morte è Considerata Come l'ingresso nel riposo del sonno, dopo una vita sazia di giorni e di opere: ci si addormenta con i propri padri (Gen 47, 30; 2 Sam 7, 12). Così il « cimitero », secondo l'etimologia greca, evoca il « dormitorio » dove i defunti riposano; il cristiano che si è « addormentato in Gesù » (1 Tess 4, 14) Con la speranza della risurrezione, va a coricarvisi per lo spazio di una notte pensando Con fiducia al giorno in cui si rialzerà risuscitato (cfr. Dan 12, 13).

2. Il tempo della visita dr Dio. - Per un motivo difficile da determinare, forse perché l'uomo addormentato non è più padrone di sé e non offre resistenza, il tempo del sonno è considerato come propizio alla venuta di Dio. Così come per agire meglio a suo modo, Dio fa Cadere un « profondo sonno » (ebr. tardemab), una specie di estasi, su Adamo che si trova solo, per « formargli » una donna (Gen 2, 21), oppure su Abramo inquieto per suggellare con lui la sua alleanza (Gen 15, 2. 12): allora nelle tenebre sprizza il fuoco divino (15, 17). Dio visita pure i suoi eletti Con sogni rivelando a Giacobbe la sua presenza misteriosa (Gen 28, 11-19), ai due Giuseppe i suoi disegni misteriosi (Gen 37, 5 ss. 9; Mt 1, 20-25; 2, 13 s. 19-23). Questo modo di rivelazione rende coloro che ne beneficiano simili ai profeti (Num 12, 6; Deut 13, 2; 1 Sam 28, 6), e le apocalissi se ne servivano con predilezione (Dan 2, 4): non era forse promesso Come un segno della fine dei tempi (Gioe 3, 1; Atti 2, 17 s)? Tuttavia esso doveva essere rigorosamente vagliato (Ger 23,25-28; 29,8) per non essere Confuso Con « fantasie di donna incinta » (Eccli 34, 1-8).

II. LE TENEBRE SULL'UOMO

La notte, figlia di Dio, è anche il tempo degli incubi, degli allarmi e delle potenze malefiche; il sonno può essere visitato da questi mostri notturni e rivelare un cuore colpevole. Non accorda sonno ai suoi occhi colui che ha grandi disegni nella mente (Sal 132, 3 ss; Prov 6,4); al Contrario, il pigro che non riesce a uscire dal letto è votato all'indigenza (Prov 6,6-11; 20,13; 26,14). Ancot più pericoloso è il sonno che Consegue alla ubriachezza, perché induce a porre atti irresponsabili (Gen 9, 21-24; 19, 31-38), oppure quello che consegue all'amore delle donne: in tal modo consegna la forza di Sansone a Dalila (Giud 16,13-21).

Il sonno può essere ancor più che il risultato di una Colpa; può significare una disposizione interiore colpevole. Tale è il sonno di Giona (Giona 1, 5); quando il profeta Elia si addormenta sotto la ginestra, lo fa in una crisi di scoraggiamento (1 Re 19, 4-8). Il sonno esprime allora che ci si è abbandonati al peccato: si barcolla nella ubriachezza, dopo aver vuotato il calice dell'ira di Jahve (Ger 25, 16; Is 51, 17). Il sonno che prostra i discepoli durante la preghiera di Gesù nel Getsemani (MC 14, 34. 37- 40 par.) significa che essi non Comprendono l'ora imminente e rifiutano di essere solidali con Gesù; Con ciò Gesù mostra Con i fatti Che dev'essere assolutamente solo nell'opera della salvezza; quindi « lascia dormire » coloro che vogliono ingolfarsi nel loro peccato.

III. SVEGLIARSI DAL SONNO DEL PECCATO E DELLA MORTE

Il sonno significa perciò lo stato mortale cui porta il peccato; sorgerne sarà il segno della conversione e del ritorno alla vita. l. « Risvegliali! ». - « Vegliate! » dice Gesù ai suoi discepoli addormentati. Molto prima di lui, il profeta Constatava Che, nel popolo di Israele, nessuno si svegliava per appoggiarsi a Dio, perché questi aveva distolto la sua faccia (Is 64, 6). Ma la grazia divina affretterà l'ora del risveglio: « Risvegliati! In piedi, Gerusalemme! » (Is 51, 17 - 52, 1). È l'ora di uscire dal torpore; il calice dell'ira è stato vuotato fino in fondo, Dio stesso strappa il suo popolo alla vertigine. Questo risveglio della Città santa è una vera risurrezione: si risvegliano Coloro che giacevano nella polvere (Is 26, 19). Nell'apocalisse di Daniele questa immagine diventerà realtà: « Molti di Coloro che dormono nella polvere si sveglieranno... » (Dan 12, 2). Il giusto non deve quindi temere « di addormentarsi nella morte » (Sal 13, 4), perché Dio è il padrone della morte, e lo farà vedere risuscitando Gesù.

Tuttavia, per preparare questa risurrezione, occorre in primo luogo il risveglio del cuore mediante una conversione sincera. Appunto questo dialogo della Conversione si può leggere nel Cantico dei Cantici, descritto attraverso la metafora del sonno e del risveglio. Il risveglio della sposa infedele non dev'essere brusco: « Non risvegliate l'amata finché a lei non piaccia! » (Cant 2, 7; 3, 5; 8, 4); ora questo piacere conquista a poco a poco il cuore della sposa condotta nel deserto: Dio le ha parlato (Os 2, 16; Is 40, 2), cosicché ormai essa può dire: « Io dormo, ma il mio cuore veglia » (Cant 5, 2). Tuttavia l'amore non è ancora il più forte: al suo risveglio la sposa si occupa di cose inutili e lascia partire lo sposo che era venuto; ben fa essa a vegliare, ma la sua vigilanza non può affrettare l'ora di Dio (Is 26, 9): sarà infine lo sposo a risvegliare la sposa (Cant 8, 5). La conversione stessa è l'opera di Dio. 2. Risvegliati dal loro sonno. - Prima di sorgere dalla tomba dov'è sceso volontariamente, Gesù ha espresso mediante segni la sua padronanza della morte e del sonno che ne è l'immagine. Ha permesso che i discepoli si inquietassero del suo sonno durante la tempesta (MC 4, 37- 41), come se volesse far loro ripetere l'audace preghiera dei salmisti: « Svegliati dunque, o Signore! » (Sal' 44,24; 78, 65; Is 51, 9). In realtà, si dimostrava in tal modo in grado di comandare al mare Come alla morte. Quando risveglia dal loro sonno la figlia di Giairo (Mt 9, 24) e il suo amico Lazzaro (Gv 11, 11), prefigura così la sua propria risurrezione, alla quale il battezzato sarà misteriosamente unito: « Svegliati, o tu che dormi, sorgi di tra i morti e Cristo ti illuminerà! » (Ef 5, 14). Il Credente non è più un essere della notte, « non dorme più » (1 Tess 5, 6 s) perché non ha più nulla a Che vedere Col peccato ed i vizi della notte. Egli veglia, aspettando senza dormire il ritorno del padrone (Mc 13, 36); e se, tardando lo sposo a venire, si addormenta come le vergini prudenti, ha non di meno la lampada fornita di olio (Mit 25,1-13); allora le parole della sposa del Cantico assumono un senso nuovo, perché il giorno è già rifulso nel più profondo della notte: « io dormo, ma il mio cuore veglia ».

Autore: X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica