Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Solitudine


font righe continue visite 745
L'uomo, creato ad immagine di Dio che, Padre, Figlio e Spirito, è fecondità sovrabbondante di amore, deve vivere in comunione con Dio e con i suoi simili, e così portare frutto. Per sé, quindi, la solitudine è un male che viene dal peccato; tuttavia può diventare fonte di comunione e di fecondità, se è unita alla solitudine redentrice di Gesù Cristo.

I. SOLITUDINE DELL'UOMO

1. « Non è bene che l'uomo sia solo » (Gen 2, 18). - Secondo Dio, la solitudine è un male. Essa mette alla mercé dei malvagi il povero, lo straniero, la vedova e l'orfano (Is 1, 17. 23); Dio quindi esige che essi siano particolarmente protetti (Es 22, 21 ss); considera i loro protettori come suoi figli e li ama più che una madre (Eccli 4, 10); in mancanza di appoggi umani, Dio si farà il vendicatore di questi poveri (1Prov 23, 10 s; Sa] 146, 9). La solitudine espone quindi alla vergogna Colui Che rimane sterile; in attesa Che sia rivelato il senso della verginità, Dio invita a rimediare a questa vergogna con la legge del levirato (Deut 25, 5- 10); talvolta interviene persino di persona per rallegrare la derelitta (1 Sam 2, 5; Sal 113, 9; Is 51, 2). La prova della solitudine è un appello alla fiducia assoluta in Dio (Est 4, 17z [4,19 LXX]).

2. Dio vuole che il peccatore sia solo. - La solitudine rivela pure all'uomo il suo essere peccaminoso; diventa allora un appello alla conversione. È quel che può insegnare la esperienza della malattia, della sofferenza e della morte prematura: separato dalla società degli uomini (Giob 19, 13- 22), l'infelice riconosce di essere in stato di peccato. Per altra via Dio rivela pure che abbandona il peccatore alla solitudine. Abbandona la sua sposa infedele (Os 2, 5; 3, 3); il profeta Geremia con il celibato deve indicare che Israele è sterile (Ger 16,2; 15, 17); infine l'esilio fa Comprendere che Dio solo può strappare alla solitudine rendendo fecondi (Is 49, 21; 54,l ss).

II. DALLA SOLITUDINE ALLA COMUNIONE

1. La solitudine accettata da Gesù Cristo. - Dio ha dato agli uomini il suo Figlio unico (Gv 3, 16) affinché gli uomini, attraverso l'Emmanuel (= « Dio con noi », Is 7, 14), ritrovino la comunione Con Dio. Ma, per strappare l'umanità alla solitudine del peccato, Gesù ha assunto su di sé questa solitudine e innanzitutto quella di Israele peccatore. E' stato nel deserto a vincere l'avversario (Mt 4, 1-11; cfr. 14, 23), ha pregato solitario (Mc 1, 35-45; Lc 9, 18; cfr. 1 Re 19, 10). Sul Getsemani infine, urta contro il sonno dei discepoli che si rifiutano di partecipare alla sua preghiera (Mc 14, 32-41) e affronta da solo l'angoscia della morte. Dio stesso sembra abbandonarlo (Mt 27, 46). In realtà, non è solo e il Padre è sempre con lui (Gv 8,16.29; 16,32); Come un seme di grano Caduto in terra, egli non resta solo ma porta frutto (Gv 12, 24): « riunisce nell'unità i figli di Dio dispersi » (I1, 52) e « attira a sé tutti gli uomini » (12, 32). Ha trionfato la comunione.

2. Solo con Gesù Cristo per essere con tutti. - Questo raduno del popolo messianico, Gesù l'ha inaugurato Chiamando i discepoli a « stare con lui » (Mc 3, 14). Venuto a cercare la pecorella smarrita, sola (Lc 15, 4), restaura la Comunione spezzata intavolando dialoghi « da solo a solo » Con i discepoli (Mc 4, 10; 6, 2), Con le peccatrici (Gv 4,27; 8, 9). L'amore che esige è unico, superiore ad ogni altro (Lc 14, 26), simile a quello prescritto da Jahve, Dio unico (Deut 6, 4; Neem 9, 6). La Chiesa, Come il suo Sposo e Signore, si trova sola in un mondo al quale non appartiene (17, 16) e deve fuggire nel deserto (Apoc 12,6); ma ormai non C'è più vera solitudine: Cristo, mediante il suo Spirito, non ha lasciato « orfani » i discepoli (Gv 14, 18), fino al giorno in cui, dopo aver trionfato della solitudine Che impone la morte degli esseri Cari, « saremo per sempre riuniti ad essi... e con il Signore » (1 Tess 4, 17).

Autore: M. Prat X. Leon Dufour
Fonte: Dizionario di Teologia Biblica