Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Puro


font righe continue visite 588
La purità, concetto comune alle religioni antiche, è la disposizione richiesta per avvicinarsi alle cose sacre; pur potendo implicare in via accessoria la virtù morale opposta alla lussuria, essa non è procurata da atti morali, ma da riti, la si perde per contatti materiali, indipendentemente da ogni responsabilità morale. Ordinariamente questo concetto primitivo tende ad approfondirsi, ma lo fa in modo vario, secondo i diversi ambienti di pensiero. Secondo la fede biblica, che Crede buona tutta la creazione, la nozione di purità tende a diventare interna e morale, fino a che Cristo ne fa vedere la sorgente unica nella sua parola e nel suo sacrificio.
VT

I. LA PURITA CULTUALE.

Nella vita della comunità santa. - Senza rapporto diretto con la moralità, la purità assicura l‘attitudine legale a partecipare al *culto od alla stessa vita ordinaria della comunità santa. Questa nozione complessa, sviluppata specialmente in Lev 11-16, appare attraverso tutto il VT. Essa include la pulizia fisica: allontanamento di tutto Ciò che è sudicio (immondizie: Deut 23,13 ss), malato (* lebbra: Lev 13 - 14; 2 Re 7, 3) o Corrotto (cadaveri: Num 19, 1114; 2 Re 23, 13 s). Tuttavia la discriminazione tra *animali puri ed impuri (Lev 11), sovente desunta da tabù primitivi, non si può spiegare con il solo motivo dell‘igiene. Essa costituisce una protezione contro il paganesimo: poiché Canaan era contaminato dalla presenza dei pagani, i bottini di guerra sono votati ali ?*anatema (Gíos 6, 24 ss) e gli stessi frutti di questa terra sono proibiti durante i tre primi anni del raccolto (Le., 19, 22ss). Taluni animali, come il maiale, sono impuri (Lev 11, 7), indubbiamente perché i pagani li associavano al loro culto (cfr. Is 66, 3). Essa disciplina l‘uso di tutto ciò che è *santo. Tutto ciò che riguarda il *culto deve essere eminentemente puro e non può essere indebitamente avvicinato (Lev 21; 22; 1 Sam 21, 5). D‘altra parte, sacro e impuro sono ugualmente intoccabili Come se fossero carichi di una forza terribile e contagiosa (Es 29, 37; Num 19). Poiché le forze vitali, fonte di benedizione, erano considerate come sacre, si contraevano immondezze *sessuali anche con il loro uso moralmente buono (Lev 12; 15). 2. Riti di purificazione. - La maggior parte delle impurità, quando non spariscono da sole (Lev 11, 24 s), sono cancellate con l‘abluzione del corpo o degli abiti (Es 19, 10; Lev 17, 15 s), mediante sacrifici espiatori (Lev 12, 6 s) e, nel giorno delle *espiazioni, festa della purificazione per eccellenza, mediante l‘invio nel deserto d‘un Capro simbolicamente carico delle impurità di tutto il popolo (Lev 16). 3. Rispetto della comunità santa. - Alla base di questa nozione ancora molto materiale della purità appare l‘idea che l‘*uomo ha una tale unità, Che non si possono dissociare il *corpo e l‘*anima, e che i suoi atti religiosi, per quanto spirituali, restano incarnati. In una comunità consacrata a Dio e desiderosa di superare lo stato naturale della sua esistenza, non si mangia qualunque cosa, non si tocca tutto, non si fa un uso qualsiasi delle potenze generatrici della vita. Queste molteplici restrizioni, forse arbitrarie all‘origine, hanno avuto un duplice effetto. Esse preservavano la fede monoteistica da ogni contaminazione dell‘ambiente pagano Circostante; inoltre, assunte per obbedienza a Dio, costituivano una vera disciplina morale. Così dovevano rivelarsi progressivamente le esigenze di Dio, spirituali. II. VERSO LA NOZIONE DI PURITA MORALE 1. I profeti proclamano costantemente Che né le abluzioni, né i *sacrifici hanno valore in sé, se non implicano una purificazione interna (Is 1, 15 ss; 29, 13; cfr. Os 6, 6; Am 4, 1-5; Ger 7, 21 ss). L‘aspetto cultuale tuttavia non sparisce (Is 52, 11), ma la vera impurità che contamina l‘uomo è rivelata alla sua stessa fonte, nel *peccato; le immondezze legali non ne sono che un‘immagine esteriore (Ez 36, 17 s). C‘è un‘immondezza essenziale all‘uomo, da Cui Dio solo lo può purificare (Is 6, 5 ss). La purificazione radicale delle *labbra, del *cuore, di tutto l‘essere, fa parte delle promesse messianiche: «Io effonderò su di voi un‘acqua pura e voi sarete purificati da tutte le vostre immondezze» (Ez 36, 25 s; cfr. Sof 3, 9; Is 35, 8; 52, 2). 2. Nei sapienti, la condizione richiesta per piacere a Dio è caratterizzata dalla purità delle mani, del Cuore, della fronte, della preghiera (Giob 11, 4. 14 s; 16, 17; 22, 30), e quindi da una condotta morale irreprensibile. Tuttavia i sapienti hanno coscienza di un‘impurità radicale dell‘uomo dinanzi a Dio (Prov 20, 9; Giob 9, 30 s); è presunzione credersi puri (Giob 4,17). Nondimeno il sapiente si sforza di approfondire moralmente la purità, il cui aspetto sessuale incomincia ad essere accentuato; Sara si è conservata pura (Tob 3,14), mentre i pagani sono dediti ad una impurità degradante (Sap 14,25). 3. Nei salmisti si vede, in una cornice cultuale, affermarsi sempre più la preoccupazione di purità morale- L‘amore di Dio è rivolto ai cuori puri (Sai 73, 1). L‘accesso al santuario è riservato all‘uomo dalle mani innocenti, dal cuore puro (Sai 24, 4), e Dio ricompensa le mani pure di colui che pratica la *giustizia (Sai 18,21. 25). Ma poiché egli solo può dare questa purità, lo si supplica di purificare i Cuori. Il Miserere manifesta l‘effetto morale della purificazione che si attende da Dio solo. «Lavami da ogni malizia..., purificami con l‘issopo, ed io sarò puro». Più ancora, raccogliendo l‘eredità di Ezechiele (36, 25 s) e coronando la tradizione del VT, esclama: «O Dio, crea in me un cuore puro» (Sai 51, 12), preghiera già così spirituale che il fedele nel NT la può riprendere tale quale.
NT

l. LA PURITÀ SECONDO I VANGELI

Le pratiche di purità persistono nel giudaismo del tempo di Gesù e il formalismo legale esagera la legge accentuando le condizioni materiali della purità: abluzioni ripetute (MC 7, 3 s), lavande minuziose (Mi 23, 25), fuga dei peccatori che propagano l‘impurità (Mc 2, 15 ss), segnalazione delle tombe allo scopo di evitare le contaminazioni per inavvertenza (Mt 23, 27). 2. Gesù fa osservare alcune regole di purità legale (Mc 1, 43 s) e sembra condannare dapprima soltanto gli eccessi delle osservanze aggiunte alla legge (Mc 7, 6-13). Giunge tuttavia a proclamare che l’unica purità è interna (Mc 7, 14-23 par.): «Nulla di ciò che penetra nell‘uomo dal di fuori lo può rendere impuro... perché dal di dentro, dal cuore degli uomini, escono i disegni perversi». In questo senso anche i *demoni possono essere chiamati «spiriti impuri» (MC 1, 23; LC 9, 42). Questo insegnamento liberatore di Gesù era Così nuovo Che i discepoli si dimostrano molto tardi ad afferrarlo. 3. Gesù accorda la sua intimità a coloro che gli si donano nella *semplicità della fede e dell‘amore, ai «cuori puri» (Mt 5, 8). Per *vedere Dio, per presentarsi a lui, non più nel suo tempio di Gerusalemme, ma nel suo *regno, la purità morale da sola non basta più. Occorre la presenza attiva del Signore nell‘esistenza; soltanto allora l‘uomo è radicalmente puro. Così Gesù dice ai suoi apostoli: «Voi siete già purificati grazie alla parola che io vi ho annunziata» (Gv 15,3). E, ancor più chiaramente: «Colui che ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi, perché è completamente puro; anche voi siete puri» (Gv 13, 10).

II. LA DOTTRINA APOSTOLICA
1. Al di là della divisione tra puro e impuro. - Le comunità giudeocristiane continuano ad osservare le pratiche di purítà. È necessario un intervento soprannaturale perché, dalla parola di Cristo, Pietro tragga questa triplice conclusione: non C‘è più cibo (*nutrimento) impuro (Atti 10, 15; 11, 9); gli stessi incirconcisi non sono più contaminati (Atti 10, 28); Dio ormai purifica il cuore dei pagani per mezzo della *fede (Atti 15, 9). Dal canto suo Paolo, forte dell‘insegnamento di Gesù (cfr. Mc 7), dichiara arditamente che per il cristiano «nulla è per sé impuro» (Rom 14,14). Finito il regime della legge antica, le osservanze di purità diventano «elementi senza forza», da cui Cristo Ci ha liberati (Gal 4, 3. 9; Col 2, 16-23). «La realtà è nel corpo di Cristo» (Col 2, 17), perché il suo Corpo risorto è il germe di un nuovo universo. 2. Ai riti incapaci di purificare l‘essere interiore, Cristo ha sostituito il suo *sacrificio pienamente efficace (Ebr 9; 10); poiché il sangue di Gesù ci ha purificati dal peccato (1 Gv 1, 7. 9), noi speriamo di prender posto tra Coloro che «hanno imbiancato le loro vesti nel sangue dell‘agnello» (Apoc 7, 14). Questa purificazione radicale si attua mediante il rito del *battesimo, che trae la sua efficacia dalla *croce: «Cristo si è dato per la Chiesa per santificarla purificandola mediante il bagno di acqua» (Ef 5, 26). Mentre le antiche osservanze non ottenevano Che una purificazione puramente esteriore, le *acque del *battesimo ci liberano da ogni immondezza associandoci a Gesù Cristo risorto (1 Piet 3, 21 s). Noi siamo purificati dalla speranza in Dio che, per mezzo di Cristo, ha fatto di noi i suoi figli (1 Gv 3, 3). 3. La trasposizione dal piano rituale al piano della salvezza spirituale è espressa specialmente nella prima lettera ai Corinzi, in cui Paolo invita i cristiani ad espellere dalla loro vita il «vecchio lievito» ed a sostituirlo con «gli azzimi di purità e di verità» (1 Cor 5, 8; cfr. Giac 4, 8). Il cristiano deve quindi purificarsi da ogni immondezza di corpo e di spirito per portare Così a termine l‘opera della sua santificazione (2 Cor 7, 1). L‘aspetto morale di questa purità è ancor più sviluppato nelle lettere pastorali. «Tutto è puro per i puri» (Tito 1,15), perché ormai nulla più conta dinanzi a Dio se non la disposizione profonda dei Cuori rigenerati (cfr. 1 Tim 4, 4). La carità Cristiana scaturisce da un Cuore puro, da una buona *coscienza e da una fede senza finzioni (1 Tim 1, 5; cfr. 5, 22). Paolo stesso rende grazie al Signore di servirlo Con una coscienza pura (2 Tim 1, 3), ed esige pure dai suoi discepoli un Cuore puro da Cui scaturiscano la giustizia, la fede, la carità, la pace (2 Tim 2. 22; cfr. 1 Tim 3, 9). Ciò Che, infine, permette al Cristiano di tenere una Condotta morale irreprensibile, è il fatto di essere consacrato al nuovo culto nello spirito: l‘opposto dell‘impurità è la *santità (1 Tess 4, 7 s; Rom 6, 19). la purità morale, che già il VT preconizzava, rimane sempre richiesta (Fil 4, 8), ma il suo valore deriva soltanto dal fatto Che essa conduce all‘incontro con Cristo, nell‘ultimo giorno del suo ritorno (Fil 1, 10).

Autore: L. Szabo
Fonte: Dizionario teologico biblico