Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Perdono


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Nella Bibbia, il peccatore è un debitore Cui Dio, col suo perdono, rimette il debito (ebr. salvh: Num 14, 19); remissione Così efficace Che Dio non vede più il peccato che è Come gettato dietro le sue spalle (Is 38, 17), è tolto (ebr. nasa ‘: Es 32, 32), espíato, distrutto (ebr. kipper: Is 6, 7). Cristo, usando lo stesso vocabolario, sottolinea Che la remissione è gratuita ed il debitore insolvibile (Le 7, 42; Mt 18, 25 ss). La predicazione primitiva ha come oggetto, insieme al dono dello Spirito, la remissione dei peccati, che ne è il primo effetto, e che essa Chiama «àfesis» (LC 24, 47; Atti 2, 38; cfr. il Postcommunio del martedì di Pentecoste). Altri termini: purificare, lavare, giustificare, compaiono negli scritti apostolici che insistono sull‘aspetto positivo del perdono, riconciliazione e riunione.

I. IL DIO DI PERDONO

Proprio di fronte al peccato il Dio geloso (Es 20, 5) si rivela un Dio di perdono. La apostasia, Che segue all‘alleanza e che meriterebbe la distruzione del popolo (Es 32, 30 ss), è per Dio l‘occasione di proclamarsi «Dio di *tenerezza e di pietà, tardo all‘ira, ricco di grazia e di fedeltà... che tollera colpa, trasgressione e peccato, ma non lascia nulla impunito...»; Mosè quindi può pregare Con sicurezza: «È un popolo di dura Cervice. Ma perdona le nostre colpe ed i nostri peccati, e fa ? di noi la tua eredità!» (Es 34, 6-9). Umanamente e giuridicamente, il perdono non trova giustificazione. Il Dio santo non deve rivelare la sua santità mediante la sua giustizia (Is 5,16) e Colpire coloro che lo disprezzano (5, 24)? Come potrebbe contare sul perdono la sposa infedele all‘alleanza che non arrossisce della sua prostituzione (Ger 3,l-59 Ma il cuore di Dio non è quello dell‘uomo, ed il Santo non si Compiace nel distruggere (Os 11,8s); lungi dal volere la morte del peccatore, egli ne vuole la conversione (Ez 18,23) per poter prodigare il suo perdono; infatti «le sue vie non sono le nostre vie», e «i suoi pensieri superano i nostri pensieri» di tutta l‘altezza del cielo (Is 55, 7 ss). Questo appunto rende Così fiduciosa la preghiera dei salmisti: Dio perdona al peccatore che si accusa (Sal 32, 5; cfr. 2 Sam 12, 13); lungi dal volere la sua perdita (Sal 78, 38), lungi dal disprezzarlo, egli lo ricrea, purificando e colmando di gioia il suo cuore contrito ed umiliato (Sal 51, 10-14. 19; cfr. 32, l-11); fonte abbondante di redenzione, egli è un padre che perdona tutto ai suoi figli (Sal 103, 3. 8-14). Dopo l‘esilio non si cessa di invocare il «Dio dei perdoni» (Neem 9, 17) e «delle misericordie» (Dan 9, 9), sempre pronto a pentirsi del male di cui ha minacciato il peccatore, se questi si converte (Gioe 2, 13); ma Giona, che è il tipo del particolarismo di Israele, è sconcertato nel vedere questo perdono offerto a tutti gli uomini (Giova 3, 10; 4, 2); al contrario, il libro della Sapienza canta il Dio che ama tutto ciò che ha fatto ed ha pietà di tutti, che chiude gli occhi sui peccati degli uomini affinché si pentano, li Castiga a poco a poco e ricorda loro Ciò in cui essi peccano affinché credano in lui (Sap 11, 23 - 12, 2); manifesta in tal modo di essere l‘onnipotente di cui è proprio il perdonare (Sap 11, 23. 26; cfr. la colletta della domenica X dopo Pentecoste e l‘Oremus delle litanie dei santi).

II. IL PERDONO DI DIO PER MEZZO DI CRISTO

Al pari di Israele (LC 1, 77), Giovanni Battista attende quindi la remissione dei peccati e predica un battesimo che ne è la Condizione: «Fate penitenza, altrimenti colui che viene vi battezzerà nel fuoco»; per lui questo fuoco è quello dell‘ira e del giudizio, quello che consuma la pula, una volta separato il buon grano (Mi 3, 1-12). Questa prospettiva rimane quella dei discepoli di Giovanni che hanno seguito Gesù; essi vogliono far Cadere il fuoco dal cielo su Coloro che si chiudono alla predicazione del maestro (Le 9, 54). E Giovanni Battista si pone un interrogativo (cfr. LC 7, 19-23), sentendo Che Gesù non soltanto invita i peccatori a convertirsi ed a credere (Mt 1, 15), ma proclama di essere venuto soltanto per guarire e perdonare. 1. L’annunzio del perdono. - Di fatto Gesù, pur essendo venuto a gettare il fuoco sulla terra (Le 12, 49), non è mandato dal Padre suo come giudice, ma come salvatore (Gv 3, 17 s; 12,47). Egli Chiama alla *conversione tutti coloro che ne hanno bisogno (Le 5, 32 par.) e suscita questa Conversione (Lc 19, 1-10) rivelando che Dio è un Padre la cui gioia sta nel perdonare (Le 15) e la cui volontà è che nessuno si perda (Mt 18, 12 ss). Gesù non annunzia soltanto questo perdono al quale si apre l‘umile fede, mentre l‘orgoglio vi si chiude (Le 7, 47-50; 18, 9-14), ma lo esercita ed attesta mediante le sue opere che dispone di questo potere riservato a Dio (Mc 2,5-11 par.; cfr. Gv 5,21). 2. Il sacrificio per la remissione dei peccati. - Cristo corona la sua opera ottenendo ai peccatori il perdono del Padre suo. Prega (Le 23, 34) e versa il suo sangue (Mc 14, 24) in remissione dei peccati (Mi 26, 28). Vero servo di Dio, egli giustifica la moltitudine di cui porta i peccati (l Piet 2, 24; cfr. MC 10, 45; Is 53, 11 s), perché è l‘agnello Che toglie il peccato del mondo (Gv 1, 29) salvando il mondo. Per mezzo del suo sangue noi siamo purificati, lavati dalle nostre colpe (1 Gv 1, 7; Apoc 1, 5). 3. La comunicazione del potere di perdonare. - Avendo ogni potere in cielo e sulla terra, Cristo risorto comunica agli apostoli il potere di rimettere i peccati (Gv 20, 22 s; cfr. Mi 16, 19; 18, 18). La prima remissione dei peccati sa.à accordata, nel battesimo, a tutti coloro che si Convertiranno e crederanno nel nome di Gesù (Mt 28,19; Mc 16,16; Atti 2, 38; 3, 19). Gli apostoli predicano quindi la remissione dei peccati (Atti 2,38; 5,31; 10,43; 13,38; 26,18), ma nei loro scritti non insistono tanto sull‘aspetto giuridico del perdono, quanto sull‘amore divino che per mezzo di Gesù ci salva e Ci santifica (ad es. Rom 5, l-11). Si noterà la funzione della preghiera della Chiesa e della confessione mutua delle colpe, come mezzo per ottenere la guarigione ed il perdono dei propri peccati (Giac 5, 15 s).

III. IL PERDONO DELLE OFFESE

Già nel VT, non soltanto la legge pone un limite alla *vendetta con la regola del taglione (Es 21,25), ma vieta anche l‘odio per il fratello, la vendetta ed il rancore verso il prossimo (Lev 19,17 s)- Il sapiente Ben Sira ha meditato queste prescrizioni; ha scoperto il legame che unisce il perdono accordato dall‘uomo al suo simile col perdono che egli chiede a Dio: «Perdona al tuo prossimo i suoi torti; allora, per la tua preghiera, ti saranno rimessi i tuoi peccati. Se uno nutre ira Contro un altro, Come può Chiedere a Dio la guarigione? Egli è senza compassione per un uomo, suo simile, e pregherebbe per le sue proprie colpe?» (Eccli 27, 30 - 28, 7). Il libro della Sapienza completa questa lezione ricordando al giusto Che, nei suoi giudizi, deve prendere Come modello la *misericordia di Dio (Sap 12, 19. 22). Gesù riprenderà e trasformerà questa duplice lezione. Come il Siracide, egli insegna che Dio non può perdonare a chi non perdona, e Che, per domandare il perdono di Dio, occorre perdonare al proprio fratello. La parabola del debitore spietato inculca con forza questa verità (Mt 18, 23- 35), sulla quale Cristo insiste (Mt 6, 14 s) e che Ci impedisce di dimenticare, facendocela ripetere ogni giorno: nel Pater, dobbiamo poter dire Che perdoniamo; questa affermazione è collegata alla nostra domanda ora con un perché, Che ne fa la Condizione del perdono divino (Lc 11, 4), ora con un come, Che ne fissa la misura (Mt 6, 12). Gesù va più lontano: come il libro della Sapienza, egli presenta Dio quale modello di misericordia (Lc 6, 35 s) a coloro di cui è il Padre e che lo devono imitare per essere suoi veri figli (Mt 5, 43 ss. 48). Il perdono non è soltanto una Condizione preliminare della nuova vita; ne è uno degli elementi essenziali: Gesù quindi comanda a Pietro di perdonare instancabilmente, in opposizione al peccatore che tende a vendicarsi senza misura (Mt 18, 21 s; cfr. Gen 4, 24). Seguendo l‘*esempio del Signore (Lc 23, 34), Stefano è morto perdonando (Atti 7, 60). Per vincere Come essi il male con il bene (Rom 12, 21; cfr. 1 Piet 3, 9), il cristiano deve sempre perdonare, e perdonare per amore, come Cristo (Col 3, 13), come il Padre suo (Ef 4,32)

Autore: J. Giblet e M.F. Lacan
Fonte: Dizionario teologico biblico