Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Pellegrinaggio


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Il pellegrinaggio, praticato nella maggior parte delle religioni, è un‘usanza di gran lunga anteriore alla redazione della Bibbia. $ un viaggio di Credenti verso un luogo consacrato da una manifestazione divina o dall‘attività di un capo religioso, per offrirvi la propria preghiera in un Contesto particolarmente favorevole. In genere la visita al luogo santo, che è la conclusione del pellegrinaggio, viene preparata da riti di purificazione e si svolge nell‘ambito di un‘assemblea Che rende manifesta ai fedeli la comunità religiosa alla quale appartengono. Il pellegrinaggio perciò è una ricerca di Dio e un incontro con lui in una cornice cultuale. VT 1. Verso gli antichi santuari. - Prima della realizzazione dell‘unità del luogo di culto, ad opera della riforma deuteronomica di Giosia, in Israele si constata l‘esistenza di numerosi centri di pellegrinaggio, luoghi santi collegati alla storia sacra, in Cui il popolo viene a *cercare Dio. La storia dei patriarchi riferisce solo un pellegrinaggio propriamente detto (Gen 35, 1-7). Però, presentando le teofanie accordate ad Abramo (Gen 12, 6 a Sichem; 18, 1 a Mambre), a Isacco (Gen 26, 24 a Bersabea) a Giacobbe (Gen 28,12; 35, 9 a Bethel; 32, 31 a Penuel) i narratori cercano di legittimare l‘adozione di santuari cananei attraverso l‘usanza dei padri. Spiegano le caratteristiche di questi santuari: i loro *altari (Gen 12, 7 s; 13, 4; 26, 25; 33, 20), le loro stele (Gen 28, 18), i loro alberi sacri (Gen 12, 6; 18, 1; 21, 33...). Mettono le basi dei riti Che vi compiono i pellegrini ulteriori: l‘invocazione del *nome di Jahve sotto diversi titoli (Gen 12, 8; 13, 4; 21, 33; 33, 20), le unzioni d‘olio (Gen 28, 18; 35, 14), le purificazioni (Gen 35, 2 ss), la decima (Gen 14,20; 28,22). In seguito si constata la lunga persistenza delle *assemblee religiose, e quindi dei pellegrinaggi, in santuari di varia importanza: Sichem (Gios 24, 25; Giud 9, 6; 1 Re 12, 1-9), Bethel (1 Sam 10,3 vi mostra dei pellegrini; 1 Re 12, 29 ss; Am 5, 5; 7, 13), Bersabea (Am 5,5). Si vedono Comparire anche i santuari di Ofra (Giud 6, 24) e di Zorea (Giud 13, 19 s), dove si Commemorano apparizioni dell‘*angelo di Jahve, quello di Silo, dove è di stanza l‘*arca e dove ogni anno si Celebra una festa di Jahve (Giud 21, 19): senza dubbio è per questa festa che «sale» Elkana Con le sue mogli (1 Sam 1, 3). Gli antichi racconti riferiscono di altre assemblee religiose a Mispa (1 Sam 7, 5 s), a Gilgal (1 Sam 11, 15), a Gabaon (1 Re 3, 4), a Dan (1 Re 12,29). Ma a partire dall‘ingresso dell‘arca in Gerusalemme ad opera di David (2 Sam 6) e della costruzione del tempio di Salomone (1 Re 5 - 8), i pellegrinaggi a Gerusalemme assumono un‘importanza predominante (1 Re 12,27). È molto tempo Che gli antichi Codici dell‘alleanza (jahvista: Es 34, 18- 23; elohista: Es 23, 14-17) prescrivono a tutta la popolazione maschile di presentarsi al cospetto del Signore Jahve tre volte l‘anno. Questa prescrizione deve essere adempiuta nei diversi santuari del paese, in occasione delle *feste. 2. Verso il santuario unico. - La riforma di Giosia, abbozzata da Ezechia (2 Re 18, 4. 22; 2 Cron 29 - 31) sopprime i santuari 1ocali e fissa a Gerusalemme la celebrazione della *Pasqua (2 Re 23; 2 Cron 35) e delle altre due *feste delle Settimane e delle Capanne (Deut 16,1-17). Cerca in questo modo di radunare il popolo intorno al suo Dio e di preservarlo dalle Contaminazioni idolatriche locali. Questa riforma viene senza dubbio contestata alla morte di Giosia. Però, al ritorno dall‘esilio, il *tempio di Gerusalemme è ormai l‘unico santuario. Qui, per le grandi festività dell‘anno, i pellegrini affluiscono da ogni parte della Palestina e anche dalla dispersione, Che comincia ad estendersi. I «salmi delle salite» (Sal 120 - 134) esprimono la preghiera e i sentimenti dei pellegrini: il loro attaccamento alla casa del Signore e alla *città santa, la loro fede, la loro adorazione, la loro gioia nel realizzare nell‘assemblea liturgica la comunione profonda del popolo di Dio. Questa esperienza, frequente in Israele, fornisce alla speranza escatologica una pregnante espressione: sull‘esempio dei pellegrinaggi, si pensa al *giorno di Jahve Come al giorno che vedrà l‘assemblea del popolo e dei pagani finalmente uniti (Is 2, 2-5; 60; 66,18-21; Mi 7,12; Zac 14, 16-19; Tob 13,11). NT In un primo tempo, il NT non apporta su questo punto nessuna novità: Gesù «sale» a Gerusalemme Con i genitori, all‘età di dodici anni, per obbedire alla legge (Lc 2, 41 s), e nel corso di tutta la sua missione, vi «sale» ancora in occasione di diverse festività (Gv 2,13; 5, 1; 7,14; 10, 22 s; 12, 12); Paolo stesso, più di venticinque anni dopo la croce, Ci tiene a Compiere il pellegrinaggio della Pentecoste (Atti 20, 16; 24, 11). Ma Gesù annuncia la rovina del Tempio (MC 13, 2 par.) e il rifiuto di Israele consuma la rottura tra la Chiesa e il giudaismo. Inoltre, la risurrezione di Gesù Concentra ormai il culto dei fedeli sulla sua persona glorificata, nuovo *tempio, e non più su un qualche luogo della terra (Gv 2, 19-21; 4,21-23). Da quel momento, la vita stessa del popolo di Dio si presenta come il vero pellegrinaggio escatologico (2 Cor 5, 6 ss; Ebr 13,14). Questo pellegrinaggio è anche un esodo con a capo il Signore Gesù (Atti 3, 15; 5, 31; Ebr 2, 10); ha come meta delle realtà spirituali: il *monte di Sion, la Gerusalemme celeste, l‘assemblea dei primogeniti iscritti nel Cielo (Ebr 12, 22 ss) e un *tempio che è «il Signore, il Dio padrone di tutto... nonché l‘*agnello» (Apoc 21, 22-26). La Chiesa è troppo attaccata alla storia per negare ogni valore ai pellegrinaggi verso i luoghi della vita terrena di Cristo o verso quelli delle sue manifestazioni nella vita dei santi: vede in queste riunioni nei luoghi dell‘attività di Cristo un‘occasione di comunione per i fedeli, nella fede e nella preghiera; Cerca soprattutto di ricordare loro che sono in cammino verso il Signore, e sotto la sua guida.

Autore: A. George
Fonte: Dizionario teologico biblico