Scrutatio

Martedi, 7 maggio 2024 - Santa Flavia ( Letture di oggi)

Patria


font righe continue visite 602
La patria, «terra dei padri», è uno degli aspetti essenziali dell‘esperienza di un popolo. Per il *popolo del VT la patria ha avuto un posto importante nella fede e nella speranza. Ma questa non era che una tappa preliminare della rivelazione, perché Dio in fine ha fatto conoscere l‘esistenza di un‘altra patria, alla quale sono destinati tutti gli uomini. 1. L’esperienza di una patria. - La storia del popolo di Dio inizia con uno sradicamento: Abramo deve lasciare la sua patria, per andare verso un‘altra terra di cui non sa ancora nulla (Gen 12, 1 s). Ora il nuovo insediamento della sua stirpe tarda a verificarsi. Durante il loro soggiorno in Canaan, i patriarchi sono degli *stranieri e degli ospiti (Gen 23, 4; Ebr 11, 13); l‘eredità della terra è loro promessa (Gen 12, 7), ma non ancora data. Così pure l‘*Egitto dove soggiornano è per essi una terra straniera (cfr. 15, 13). Soltanto dopo l‘*esodo e l‘*alleanza del Sinai la promessa di Dio è mantenuta: Canaan diventa la loro *terra propria, una terra piena di significato religioso. Di fatto essa non soltanto è ricevuta da Dio come un dono; non soltanto racchiude le tombe dei padri (Gen 47, 30; 50, 5; Neem 2, 3 ss); ma il fatto Che Dio vi possegga fl suo luogo di residenza - il santuario dell‘*arca, e poi il *tempio di Gerusalemme - le Conferisce un valore sacro. Per tutti questi titoli essa appare legata alla fede. 2. L’esperienza dello sradicamento. - Ma Israele fa pure l‘esperienza contraria. Un duplice disastro nazionale devasta infine questa patria amata. Nello stesso tempo il popolo è trasportato lontano da essa, e fa l‘esperienza dello sradicamento. L‘*esilio non fa che ravvivare l‘attaccamento dei Giudei alla patria (Sal 137, 1-6) di cui piangono le sventure (cfr. Lam). Comprendono allora che questa catastrofe ha come Causa profonda il peccato nazionale, che Dio ha sanzionato in modo esemplare (Lam 1, 8. 18 s; Is 64, 4...; Neem 9, 29 ss). Perciò, finché la prova si prolunga, la patria umiliata o lontana occupa un posto Centrale nella loro preghiera (Neem 9, 36 s), nei loro pensieri (2, 3), nelle loro speranze del futuro (Tob 13 9, 17; Bar 4, 30 - 5, 9). Attaccati alle istituzioni del passato, si sforzano incessantemente di rimetterle in piedi, ed in Certa misura vi riescono. Ma nello stesso tempo scoprono negli oracoli dei profeti un‘immagine trasfigurata della patria futura: la nuova *terra santa e la nuova *Gerusalemme, centro di una terra riunificata, che assumono l‘aspetto del *paradiso ritrovato. Così la patria è ad un tempo per i Giudei una realtà concreta, analoga a tutte le altre patrie umane, ed una concezione ideale Che spicca per la sua purezza e la sua grandezza su tutte le ideologie nazionalistiche in cui si Cristallizzano i sogni umani. Senza essere plurinazionale, com‘è nella stessa epoca la concezione dell‘impero romano, essa tende nondimeno all‘universalità, in virtù della vocazione di *Israele: in Abramo devono essere benedette tutte le famiglie della terra (Gen 12, 3), e Sion deve diventare la *madre di tutte le patrie (Sal 87). NT 1. Gesù e la sua patria. - Per essere pienamente uomo, Gesù ha fatto pure l‘esperienza della patria. La sua non fu una terra qualunque, ma la terra Che Dio aveva dato in eredità al suo popolo. Egli ha amato questa patria con tutte le fibre del suo cuore, tanto più che la sua missione propria era per essa l‘occasione di un nuovo dramma. Di fatto la patria giudaica, Come aveva disconosciuto un tempo la voce dei profeti, disprezza infine colui Che le rivela la sua vera vocazione. A Nazaret, villaggio dei suoi padri, Gesù è rigettato: nessun profeta è disconosciuto se non nella sua patria (Mt 13, 54-57 par.; Gv 4, 44). A Gerusalemme, la capitale nazionale, Gesù sa che non va se non per morire (Lc 13, 33). Perciò piange sulla sulla città colpevole, che non ha riconosciuto il tempo in cui Dio la *visitava (LC 19, 41; cfr. 13, 34 s par.). La patria terrena dei Giudei va quindi irrimediabilmente verso la rovina, perché non ha Compiuto ciò che Dio si aspettava da essa. Una nuova catastrofe significherà agli occhi di tutti che Dio le toglie la missione che le aveva fino allora affidata nel disegno di salvezza (Mc 13, 14-19; Lc 19, 43 s; 21, 20-23). 2. La nuova patria. - Il nuovo popolo Che è la Chiesa non sopprime il legame degli uomini ad una patria terrena, come tentano di fare talune ideologie moderne. L‘amore della patria resterà sempre per essi un dovere, come prolungamento dell‘amore familiare. In tal modo i Cristiani di origine giudaica rimangono attaccati, come lo era Gesù, alla patria di Israele; su un altro piano, S. Paolo rivendica il diritto di cittadinanza romana che possiede per nascita (Atti 22, 27 s). Ma la patria di Israele ha perso ormai il suo significato sacro, trasferito ora ad una realtà più alta. La *Chiesa è la *Gerusalemme di lassù, di cui noi siamo i figli (Gal 4, 26), come gli Israeliti erano i figli della Gerusalemme della terra. Lassù noi abbiamo il nostro diritto di cittadinanza (cfr. *città) (Fil 3,20). Per tal modo tutti gli uomini possono partecipare all‘esperienza della nuova patria. Un tempo i pagani erano esclusi (cfr. *straniero) dalla Cittadinanza di Israele (Ef 2, 12); ma ora Condividono con i Giudei l‘onore di essere Concittadini dei santi (2,19). Così il *cielo è la vera patria, di cui quella di Israele, scelta tra le patrie terrene, non era che la *figura, piena di senso, ma provvisoria. Non abbiamo quaggiù dimora permanente, e cerchiamo quella del futuro (Ebr 13, 14). Quella patria Dio preparava già un tempo ai patriarchi; ed essi, dietro la terra di Canaan, aspiravano già Con tutta la loro fede a questa patria migliore (Ebr 11, 14 ss). Ogni uomo deve fare come essi e, al di là dell‘angolo di terra in cui è radicato con i suoi, discernere la nuova patria dove, Con essi, . vivrà per sempre.

Autore: P. Grelot
Fonte: Dizionario teologico biblico