Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Diadoco di Foticea


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I. Vita e opere. D. di Foticea, nasce nel 400 ca. e muore nel 474 ca., comunque prima del 486. Di lui conosciamo relativamente poco, malgrado sia uno dei maggiori maestri di spiritualità del sec. V. Greco, colto e buon scrittore, è vescovo di Foticea nell'antico Epiro (oggi, Adonat in Trespontia). Fozio ( 895 ca.) ne esalta l'antimonofisimo. Nella lettera che informa l'imperatore Leone I ( 461) del linciaggio, avvenuto nel 457, di s. Proterio, vescovo ortodosso di Alessandria, il suo nome appare tra i firmatari, senza escludere che sia lui stesso il promotore. Dall'elogio, che Vittore di Vita ( sec. V) pronuncia di D. nella Storia della persecuzione vandala (486), è nata l'ipotesi che il vescovo di Foticea sia morto in Africa.
D. ha scritto una Horasis (Visione di s. D. vescovo di Foticea in Epiro), dialogo con Giovanni Battista, avvenuto in sogno, che tratta problemi relativi alla visione di Dio, bellezza senza forma, in cielo. Ma il capolavoro di D. è il suo Kephalaia praktika gnoseos (kai diakriseos pneuematikes) Capita centum de perfectione spirituali (et de discretione spirituali), (Cento capitoli sulla perfezione spirituale), titolo completato da alcuni manoscritti che aggiungono: e il discernimento dello spirito. Scritto prima dell'episcopato di D., mostra quanto la spiritualità sia al centro del dibattito ecclesiale. Una sua Omelia sull'Ascensione difende le due nature di Cristo e presenta la deificazione come rinnovamento glorioso di ciò che l' uomo era sin dall'inizio, tramite l'immagine di Dio. Una Catechesi trasmessa sotto il suo nome viene attribuita a Simeone il Nuovo Teologo o a un discepolo di quest'ultimo.

II. Dottrina spirituale. D. discute la grazia in polemica con il messalianismo, setta mistica di indole materialistico pragmatica condannata al Concilio di Efeso nel 431. Del messalianismo D. condivide largamente il vocabolario; ad esempio, l'insistenza sul sentimento e sul senso spirituale dell'anima; ma se ne allontana ancorando la mistica ai sacramenti, anziché alla sola preghiera mistica. Prendendo spunto dal fatto che le tentazioni continuino dopo il battesimo, i messaliani concludono che la grazia coabiti con il diavolo; difatti, come consequenza del peccato di Adamo, in ogni anima abita un diavolo che nessun battesimo può esorcizzare, ma solo la preghiera incessante. Siccome i messaliani confondono l'esperienza psicologica della grazia con la mistica, D. insiste sulla necessità del discernimento spirituale, consigliando la netta distinzione tra fasi iniziali, inondate di grazia, e fasi progredite in cui la grazia è meno vistosa, ma più sicura.
Influsso su D. hanno avuto gli scritti prima attribuiti a s. Macario d'Egitto, ma ora comunemente attribuiti a Simeone di Mesopotamia (attivo tra il 385 e il 430), un autore per molti intaccato dal messalianismo, ma che altri ritengono solo accomunato a loro da alcune espressioni. Le Omelie spirituali pseudo macariane descrivono il cuore dell'uomo come campo di battaglia tra Dio e il diavolo. L'influsso di Evagrio Pontico, il cui Trattato sulla preghiera, è stato trasmesso sotto il nome di s. Nilo d'Egitto, traspare nel modo in cui D. insiste sull'indole spirituale della preghiera, sull'idea della purificazione progressiva dell'anima, come pure sull'idea che le visioni sono opera di vanagloria per uno che ha raggiunto l' apatheia. Proprio il contrario di quanto sostengono i messaliani identificando tentazione e peccato, D. ribadisce che l'apatheia non consiste nell'assenza di tentazioni ma nel resistervi efficacemente. Non sono le visioni lo scopo dello sforzo ascetico, ma l'amore insaziabile. In pratica, nonostante ammetta eventuali visioni, D. non vi fa eccessivo affidamento, pur concedendo che l'anima purificata possa avere la visione della luce del proprio intelletto.
D. non parla mai dell' Eucaristia. Quanto al battesimo, pietra angolare della spiritualità di D., egli ne distingue un primo dono, nel ristabilimento in noi dell'immagine di Dio offuscata a causa del peccato, e un secondo dono, nella somiglianza con Dio che lo Spirito opera in noi nel processo di purificazione. Contro i messaliani, che fanno leva sulla sola preghiera, D. insiste sulla necessità delle opere; intanto, è la carità a rendere simili a Dio. Proprio quando la consolazione delle fasi iniziali viene a mancare, le tentazioni più gravi sono contro la carità, di cui l' umiltà e l' obbedienza forniscono la misura. Il grado più alto della rassomiglianza con Dio, è l'illuminazione (photismós), che scaturisce dal dono di Dio santificante chiamato contemplazione (gnosis), o conoscenza che viene dall'esperienza intima delle cose spirituali. Il colmo della scienza è la conoscenza della Trinità. In fondo, illuminazione, saggezza e teologia sono la stessa realtà. L'illuminazione della vera conoscenza è di natura spirituale e aiuta il discernimento a separare infallibilmente bene e male, proprio contro i messaliani, per i quali la luce della scienza è sensibile.
Per l' Oriente cristiano D. è uno dei più noti fautori della preghiera di Gesù, o meglio, a Gesù, legata all'espressione frequente di D. « ricordo di Dio », in contrasto con il « ricordo del male » (pensieri cattivi, tentazioni) e che quindi sta in linea con l' esicasmo, con cui ha tratti comuni. L'invocazione del nome di Gesù è efficace contro le illusioni del diavolo. D. parla del cuore e del costante ricordo del nome di Dio, come lo Pseudo Macario ( V sec. ca.). Inoltre, D. è uno dei maggiori fondatori della dottrina dei sensi spirituali e del discernimento, tema che la polemica antimessaliana provoca inevitabilmente. Quanto al discernimento: mentre ammette la possibilità di visioni sensibili di Cristo e degli angeli, in effetti è estremamente scettico su ogni visione e audizione. Diverso è per D. il sentimento intimo aisthesis (sentimento) o peira (esperienza), conoscenza connaturale delle cose di Dio nell'uomo deificato. L'abbinamento di plerophoria che si aggiunge all'aisthesis sottolinea la ricchezza o l'abbondanza di questo sentire. Quanto all'aisthesis noos (oppure: aisthesis noera) o kardias (senso intimo dell'anima), occorre ricordare che, in D., noos ha le funzioni di pneuma ed è il punto di riferimento per l'immagine di Dio nell'uomo; quindi l'espressione indica il gusto delle cose oggetto di discernimento, e si ritrova nell'espressione di origine messaliana, ma di significato ortodosso, en pasei aisthesei kai plerophoria (=in piena certezza del senso interiore). D. riconosce un solo senso spirituale, al contrario dei cinque sensi corporali, essendo la diversità dei sensi risultato del peccato di Adamo. D. effettua la sintesi tra mistica intellettuale evagriana e mistica del cuore dello Pseudo Macario. Diviene così nel mondo bizantino uno dei più grandi promotori della spiritualità del deserto.
Grande è l'influsso di D. in Oriente, dove è incluso nella Filocalia di Nicodemo Aghiorita ( 1809), passando, da lì, in Russia, dove si trova, per esempio, nel Racconto del Pellegrino al suo staretz; e in Occidente, dove s. Ignazio di Loyola e s. Teresa d'Avila subiscono il suo influsso, diretto o indiretto, su punti come l'invocazione del nome di Gesù, il discernimento degli spiriti, l' indifferenza e la povertà.

Bibl. Opere: É. des Places (cura di), Diadoque de Photicé: Oeuvres spirituelles, Paris 1955. Studi: P. Chrestou, Diadoco di Foticea (in greco), Thessoloniki 1952; F. Dörr, Diadochus von Photike und die Messalianer, ein Kampf zwischen wahrer und falscher Mystik im 5. Jahrhundert, Freiburg i. Br. 1937; H. Dörries, Diadochos und Symeon, Das Verhältnis der kephálaia gnostiká zum Messalianismus, in Id., Wort und Stunde I, Göttingen 1966; M. Figura, s.v., in WMy, 111 112; I. Hausherr, L'erreur fondamentale et la logique du messalianisme, in OCP 1 (1935), 328 360; A. Louth, The Origins of the Christian Mystical Tradition, Oxford 1981; V. Messana, Cento considerazioni sulla fede, Roma 1978; J. Meyendorff, Orthodox Spirituality, Crestwood, New York 1972; É. des Places, s.v., in DSAM III, 817 834; D. Stiernon, s.v., in DHGE XIV, 374 378; M. Viller - K. Rahner, La spiritualità dei primi secoli, Roma 1992, 209 218; K. Ware, The Jesus Prayer in St. Diadochus of Photice, in G. Dragas (ed.), Aksum Thyateira, Atene 1985, 557 568.

Autore: E.G. Farrugia
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)