Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Confidenza


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I. Il termine. Nell'uso corrente il vocabolo c. è ricco di significati. Vuol dire « fare affidamento », porre le proprie attese, contare su qualcosa o qualcuno. In questo caso c. significa fiducia, cui segue la sicurezza. In relazione al verbo « confidare », inteso quale sinonimo di « rivelare », c. vuol dire comunicare ad altri un proprio segreto e aprirgli il proprio animo; anche in tal caso appare evidente il legame stretto che essa ha con la fiducia. In questa linea, la c. acquista il significato di familiarità, dimestichezza, intimità cordiale e amichevole. Essa raggiunge il suo significato più pieno e pregnante quando indica l'affidamento di sé, cioè il « fidarsi » di un altro a tal punto da « affidarsi » totalmente a lui. In contesto biblico la c. è strettamente legata alla virtù della fede come fiducia, conoscenza e obbedienza. Ma è legata anche alla speranza come serena certezza di ottenere, per dono di Dio, ciò che ci si aspetta. Essa, infine, è legata all'amore che genera il fiducioso abbandono e scaccia ogni timore (cf 1 Gv 4,18).
Raramente il termine è usato con riferimento alla comunicazione di « verità » nel senso di svelare o rivelare qualcosa di astratto, esso riguarda piuttosto e sottolinea il coinvolgimento profondo. E la persona o qualcosa di molto personale che viene « affidato all'altro ». Anche quando comporta la trasmissione di una « verità », la c. dice sempre apertura del proprio animo, comunicazione del proprio intimo e dei segreti che lo popolano, o dei progetti che vi scaturiscono. Tale c. caratterizza l'amicizia e ne è un segno manifesto. Così Dio rivela ad Abramo i suoi progetti (cf Gn 18,17) o parla a Mosè come ad amico (cf Es 33,8 11; cf 32,9 14). Così, Gesù confida ai suoi discepoli tutti i suoi segreti (cf Gv 15,15). Una delle cose più straordinarie della Bibbia è l'incontro con un Dio che fa le sue « confidenze » alla sua creatura e la rende partecipe dei suoi segreti, quasi per trovarvi consiglio e sostegno.

II. Nella vita cristiana. Per quanto riguarda il credente, possiamo dire che la c. costituisce una sua caratteristica essenziale; in effetti, la sua stessa entità morale e spirituale è definita dalla natura della sua c. A chi l'uomo deve dare credito, su chi fare affidamento e porre la propria fiducia, su chi contare come sostegno valido e sicuro o come guida illuminata e saggia? E dalla risposta concreta a queste domande che prende l'avvio la storia dell'umanità e ne viene sistematicamente qualificata. Scegliendo di fidarsi più del serpente che di Dio (cf Gn 2,16 17; 3,1 7), l'uomo dà una svolta determinante e tragica a tutta la sua storia. Egli sperimenta subito, a sue spese, che confidare in una creatura ed escludere Dio significa affidarsi alla menzogna; ma la lezione non sarà sufficiente. Anzi, sarà proprio quella prima scelta a condizionare e quasi determinare tutte le altre, rendendo praticamente impossibile cambiare rotta. Anche il popolo eletto, nonostante tutti i segni e i richiami, finisce sempre con il non voler confidare in Dio (cf Is 30,15), preferendogli idoli che sono « impostura » (Ger 13,25) e « nulla » (Is 59,4). Di fatto, tutta la storia è segnata dalla scelta che l'uomo fa su chi « confidare », mentre la Bibbia sentenzia inappellabilmente: « Maledetto l'uomo che confida nell'uomo » (Ger 17,5; Sal 146,3 4), e: « Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia » (Ger 17,7; cf Sal 40,5).

Il peccato dell'uomo è consistito, dall'inizio, nel rifiuto di dipendere da Dio e nella pretesa di fare affidamento unicamente su se stesso e sulle proprie risorse. La redenzione, a sua volta, è consistita nel rendere capace l'uomo di uscire dalla propria chiusura egoistica e dalla schiavitù delle cose, per porre il proprio appoggio in Dio. Caratteristica specifica dei poveri di JHWH, soprattutto del povero per eccellenza Cristo Gesù, è la c. nella provvidenza del Padre (cf Mt 8,20). E proprio questo « confidare » in Dio che segna il passaggio dal regno del maligno al regno di Cristo. Se uno non rinuncia all'illusione di bastare a se stesso e continua a pretendere di salvarsi da solo, non può ricevere la salvezza che è dono totalmente gratuito e può essere offerto solo a chi è disposto ad accoglierlo perché se ne riconosce bisognoso. Per questo motivo, Gesù chiede di affidarsi totalmente all'amore provvidente del Padre, con un rifiuto assoluto di qualunque compromesso con gli idoli di questo mondo (cf Mt 6,24 34; 10,29 30; Lc 21,18).

Com'è logico, la c. è tanto più incrollabile quanto più è umile e obbediente. In effetti, fiducia e umiltà sono inseparabili, mentre non avrebbe senso dire di affidarsi a Dio e poi agire di testa propria e secondo i propri interessi immediati. Il riconoscimento e l'accettazione della propria assoluta impotenza, uniti alla fede più eroica, aprono la strada alla c. estrema, fino ad attendersi anche l'impossibile di fronte a un Dio che sembra smentire le sue stesse promesse. L'esperienza di Abramo è paradigmatica. « Fidarsi », dunque, non solo come fiducia, abbandono e adesione affettiva, ma anche come piena accettazione di Dio e della sua volontà, che si trasforma in legge definitiva e incontrastata della propria esistenza. Una fiducia senza obbedienza sarebbe sentimentalismo, un'obbedienza senza fiducia sarebbe servilismo. Immagine plastica di tale c. è il bambino che riposa sereno in grembo a sua madre. Per questo Gesù chiede di tornare bambini e di aprirsi come loro al dono di Dio (cf Mc 10,15). L'amore che la c. esprime non spinge, dunque, a trascinarsi ai piedi di Gesù, ma a gettarsi con slancio tra le sue braccia.1

Note: 1 Cf Teresa di G.B., Lettera a don Bellière, 26 luglio 1897.

Bibl. Aa.Vv., s.v., in DSAM II, 1405 1412; Camillo del Sacro Cuore, La dinamica della confidenza, in RivVitSp 25 (1971), 82 87; C. De Meester, La dinamica della fiducia, Cinisello Balsamo (MI) 1996; C. Gennaro, Confidenza, in DES I, 603 604; M. F. Lacan, Fiducia, in DTB, 343 346; B. Marconcini, Fede, in NDTB, 536 552; A.A. Terreuwe, Essere cristiani senza paura e senza angoscia, Roma 1970.

Autore: A. Pigna
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)