Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Caterina da Bologna (Santa)


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I. Vita e opere. Nata a Bologna l'8 settembre 1413, ma educata a Ferrara, può giovarsi, dagli undici ai diciannove anni, della cultura offerta dalla corte degli Estensi. Questo potrebbe essere dimostrato dall'intrinseca consuetudine con Margherita, figlia naturale di Nicolò d'Este ( 1496) e dalla mole di cultura cristiana che si manifesta nelle sue opere, una maggiore in latino, chiamata Rosarium, che sviluppa in 5596 versi, sui cardini dei quindici misteri del rosario, una delle primissime vite di Cristo, l'altra, Le sette armi spirituali, che alterna ai precetti ascetici, destinati alle novizie osservanti, molte esperienze della sua vita di clarissa. Una terza opera, inedita, espone I dodici gradini di perfezione, un itinerario per « incipienti, proficienti et perfecti », fiammeggiante d'amore e di slanci poetici come il Cantico biblico.
Da questi scritti e dalla biografia scritta dalla beata Illuminata Bembo ( 1496), si ricava che, quanto più C. avanza in età, tanto più cresce la sua unione con il Signore. Nella pratica dell'obbedienza, dell'umiltà e della povertà sa trasformare in canto la sofferenza e ricondurre il costume conventuale all'energia e al rigore delle origini. Sa essere un'educatrice « combattendo virilmente con la propria fragilità ». La via ascetica che debbono percorrere « li sferzatori di se medesimi » comporta il rifiuto delle dolcezze e la scelta di « portar la croce »; « imperciò che tanto è l'amore quanto el dolore ». Ma poiché « ogni virtù si fa perfetta per le sue contrarie » ed « è pericolo nel troppo come nel poco », si usi « la discrezione », « secondo che disse sant'Antonio da Vienna ». Muore il 9 marzo 1463.

II. Dottrina mistica. La sua è una mistica bernardina, ben lontana dal pietismo della Devotio moderna, che pone al primo posto, contro la tesi umanistica, « il disprezzo di tutte le cose terrene ». C. è sempre immersa nel pensiero di Dio e restia a parlare delle proprie esperienze. Ma non può esimersi dal rivelare di avere contemplato la Trinità, di aver penetrato il mistero dell'Incarnazione e quello eucaristico. Sono celebri l'apparizione della Vergine che le dà in braccio il Bambino nel Natale del 1445 e la visione di s. Francesco e di Tommaso Becket ( 1170).
Le estasi, le profezie e i miracoli rientrano nella norma dei mistici, compresa la notte oscura, che chiama « fossa della dannativa tristitia » e le tentazioni diaboliche durate cinque anni. Secondo lei, si arriva alla perfezione solo attraversando il dolore di aver perduto Dio. Infatti, in lei ritorna spesso il ricordo dell'« helì, helì » di Gesù sulla croce. L'ultima delle « sette armi » sostiene la necessità della conoscenza e meditazione della Sacra Scrittura.
Il Rosarium, viva prova dell'alta speculazione mistica della scrittrice, senza tralasciare i diversi sensi biblici, si diffonde nell'illustrazione degli aspetti storici della vita di Gesù. C. legge i Vangeli con vigile razionalità tenendo conto dei Padri, dei santi e dei teologi santi. Ma va detto che in lei la rivelazione non avviene nelle forme usuali; l'ispirazione non è diretta e specifica, ma fortemente intellettualizzata. Le sue opere sono piene di citazioni dei suoi auctores, dichiarate o sottaciute. Ad una lettura attenta si evince, tuttavia, che su alcuni punti evangelici c'è stata un'esperienza diretta. Il vero motivo di meraviglia è la sua capacità di esegesi e la straordinaria competenza teologica, oltre alla recente scoperta della teoria sulle « nozze spirituali », tre cose che difficilmente si colgono insieme in un solo autore. I punti notevoli sono la concezione dell'uomo microcosmo, l'amore sponsale fra la natura umana e Dio, il grande quadro dell'Incarnazione e la dottrina eucaristica. C., infine, sostiene il primato della donna nella linea della grazia, femminismo teologico, non sociale.

Bibl. I. Bembo, Specchio di illuminazione, Ferrara 1989 (rist.); F. Diotallevi, s.v., in EC III, 1142 1143; G.D. Gordini, s.v., in BS III, 980 982; I. Heernichx, s.v., in DSAM II, 288 290; A. Matanic, s.v., in DES I, 477 478; M. Muccioli, Santa Caterina da Bologna, mistica del Quattrocento, Bologna 1963; Id., La spiritualità francescana in santa Caterina da Bologna, in Vita Minorum, 35 (1964)2, 29 51; S. Spano, Per uno studio su santa Caterina da Bologna, in Studi medioevali, 2 (1971), 713 759.

Autore: G. Sgarbi
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)