Scrutatio

Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Benedetto da Canfield


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I. Cenni biografici e scritti. Di origine inglese, nato a Canfield (o Canfeld), contea di Essex, nel 1562 da genitori di notevole nobiltà e puritani di religione, frequenta a Londra l'Università, senza troppe preoccupazioni morali. Si converte poi al cattolicesimo ed è battezzato nel 1585. Più tardi passa in Francia e diventa frate cappuccino, iniziando il noviziato nel 1587, come membro della Provincia di Parigi. Ordinato sacerdote nel 1593, dopo tre anni ritorna in Inghilterra, ove è imprigionato, ma poi rilasciato a condizione di non mettervi più piede.
Molto stimato per l'austerità della sua vita, ha pure fama di ottimo oratore. Direttore di molte anime, ha anche l'incarico di maestro di novizi. E guardiano di conventi e definitore al capitolo provinciale. Muore il 21 novembre 1610, nel convento di Sant'Onorato, presso Parigi.
Oltre al Soliloquio, memoriale della sua vita secolare, B. ha scritto altri libri di mistica, che si possono citare nel seguente ordine: La Regola di perfezione, opera in tre parti, scritta verso il 1593 ad uso privato di pochi lettori e pubblicata più tardi, nel 1610, per incitamento dei superiori; Metodo e indirizzo dell'orazione, stampato nel 1614, ove si parla dell'eccellenza e delle fasi dell'orazione: preparazione, meditazione, ringraziamento, oblazione e petizione; Il Cavaliere cristiano, pubblicato nel 1609, che contiene due trattati: la caduta del genere umano e la riparazione per opera di Gesù Cristo; la conversione e le virtù del cristiano. Prescindendo da altre operette minori, si può osservare come l'autore, conoscendo il latino, il francese e l'inglese, usi contemporaneamente le tre lingue, per cui i suoi libri, soprattutto La Regola di perfezione, il suo capolavoro, ebbero larghissima diffusione e varie traduzioni in altre lingue.
Nella sua autobiografia, il Soliloquio, scritta durante il noviziato, egli accusa implacabile molti peccati, ma ricorda pure visioni e rapimenti improvvisi. Nel corso della sua vita, come appare dai suoi « scritti » e dalle testimonianze, gode di estasi e illuminazioni, di scrutazione dei cuori e dei vari doni dello Spirito Santo. Si ricorre, infatti, a lui per la soluzione intricata delle estasi di M.me Acarie ( 1618); a lui si rivolge il giovane Bérulle per l'assistenza spirituale di persone da lui dirette; a lui si attribuiscono insperate conversioni e celebri vocazioni religiose. Non si registrano miracoli strepitosi né particolari eventi celesti; ma, anche se non ha la grazia del martirio, quando ritorna in Inghilterra, ha una indiscussa fama di condotta veramente religiosa, tutta dedita al servizio di Dio e al bene del prossimo. Il Martirologio francescano lo ricorda come « beato » per tradizione dell'Ordine serafico.

II. Dottrina mistica. Il pensiero di B. si mantiene nella scia della tradizione agostiniano francescana, già presente in s. Bonaventura, Ubertino da Casale ( 1328), Angela da Foligno ed Enrico Herp. Egli evidenzia due punti: la perfetta conformità alla volontà di Dio e il cristocentrismo. Tale conformità si rivela luminosamente nella passione di Gesù Cristo e comporta, come risposta dell'uomo, il totale rinnegamento di sé. L'anima, così, s'identifica con Gesù crocifisso e questi con Dio, formando un'unità in cui prendono vigore l'amore puro e l'azione divina mentre lo sforzo umano tace.
Infatti si distingue una triplice volontà di Dio: esteriore, interiore ed essenziale in rapporto all'itinerario ascetico delle tre vie: purgativa, che riguarda l'osservanza dei precetti e l'uso delle preghiere vocali; illuminativa, quella in cui Dio investe la facoltà dell'anima elevandola alla contemplazione; unitiva, in cui Dio ne assorbe tutte le potenze instaurando una vita « sovraeminente ». Però, anche se Dio è l'attore principale, l'uomo coopera attivamente senza cadere nella assoluta passività ed oziosità morale.
Ne consegue una quadruplice specie di « preghiera »: vocale per i principianti; mentale per i proficienti; aspirazionale, perché emana dal cuore e con scarsa speculazione; infine l'« orazione di adesione » alla volontà di Dio, fatta senza preghiera vocale, senza meditazione, senza immagini di sorta, in totale nudità di risorse umane. Proprio questa nudità desta il pericolo di incipiente quietismo. Il fatto insospettisce l'Inquisizione romana che, nel 1689, mette la Regola di perfezione all'Indice dei libri proibiti.

Bibl. L. Iriarte, Storia del francescanesimo, Napoli 1981, 333 334; Metodio da Nembro, s.v., in DES I, 344 346; C. de Nant, s.v., in DSAM I, 1446 1451; O. de Veghel (van Asseldonk), Benoît de Canfield (1562 1610). Sa vie, sa doctrine et son influence, Roma 1949; Id., Spiritualité franciscaine du XVI au XVIII siècle, in Laur 20 (1980), 94 109; Id., La dottrina mistica di Benedetto da Canfield, in Aa.Vv., I frati cappuccini, IV, Perugia 1992, 178 210.

Autore: A. Quaglia
Fonte: Dizionario di Mistica (L. Borriello - E. Caruana M.R. Del Genio - N. Suffi)