Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Adorazione


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Il termine è derivato dal latino adorare (LXX e N. T. *** = TM histahawah, forma hitpael della radice sahah). Esprime l'atto di mettere a terra le due ginocchia ed inchinare il capo fino a terra davanti alla persona alla quale è diretto l'omaggio, baciandole i piedi o semplicemente toccando il suolo con la fronte. È l'atto massimo di venerazione per un orientale, distinto da altri atti di venerazione meno assoluti; la semplice genuflessione o l'inchino moderato del corpo. Diffusissimo in tutto l'oriente di ieri (Egitto, Assiria, Persia) e di oggi, è consono al carattere cerimonioso degli orientali. L'a. nella Bibbia ha un significato religioso e profano; ha quindi una accezione più vasta dell'a. intesa in senso teologico, esclusivamente religiosa (atto di culto esteriore tributato a Dio o alle creature tenendo conto del loro rapporto speciale con Dio). Vecchio Testamento. - L'a. con significato religioso è resa a Iahweh (Gen. 24, 26.48; Ex. 20, 5 ecc.): sovente il termine dell'a. è sottinteso. Con significato profano, imposto dal galateo orientale, è tributata a sovrani come David (2Sam 9, 6-8; 14, 22-33) oppure a uomini, non insigni di dignità, ma oggetto di un riconoscimento speciale; i tre visitatori sconosciuti (Gen. 18, 2) onorati da Abramo; il suocero Ietro, onorato da Mosè (Ex. 18, 7); Gionata, figlio di Saul, riverito tre volte da Davide (I Sam 20, 41); Esaù, riverito per sette volte dal fratello Giacobbe (Gen. 33, 3). L'atto religioso e l'atto di galateo hanno evidentemente soltanto una identità materiale, differendo grandemente sotto l'aspetto formale o intenzionale.

Nel Nuovo Testamento i due aspetti religioso e profano, riscontrati nel V. T., sono assai comuni:

a) l'a. è riferita anzitutto a Dio (Mt. 4, 10; Lc. 4, 8; Io. 4, 21 s.; I Cor 14, 25; Apoc. 4, 10; ecc.). È il riconoscimento del sovrano potere, dell'infinita maestà di Dio.

b) Riferita a Cristo durante la sua vita terrena, l'a. non può sempre essere intesa come un aperto riconoscimento della Divinità; giacché ci fu un progresso verso la fede piena a Gesù, Messia e vero Dio.

I magi orientali si prostrano (***) davanti al Bambino Gesù rendendogli un omaggio che può non comprendere il riconoscimento della divinità (Mt. 2, 2.8.11; J: Lagrange, S. Mt. pp. 24-31). Il lebbroso, si prostra (Mt. 8,2, Lc. 5, 12) ad esternare la sua venerazione per il Cristo taumaturgo.

Giairo supplica la guarigione della figlia moribonda nell'atteggiamento riverenziale abituale (Mt. 9, 18). Prostrati nella barca, ai piedi di Cristo che ha avanzato sulle acque, ha placato la tempesta, troviamo gli apostoli (Mt. 14, 33) nel riconoscimento confuso della sua Divinità. (Lagrange, S. Mt., p. 297). L'indemoniato geraseno si prostra sotto l'influsso demoniaco, riconoscendo l'origine divina del Cristo (Mc. 5, 6 s.) e così la confessione di Pietro (Mt. 16, 16). La madre di Giacomo e di Giovanni sottolinea con l'a. il suo veemente desiderio di vedere i suoi due figli nella gloria di un regno terreno (Mt. 20, 20). Il cieco nato, riacquistata la luce degli occhi, accompagna il suo atto di fede con l'a. che trascende qui la semplice finalità ossequiosa (Io. 9, 38). Un riconoscimento chiaramente cosciente della divinità di Gesù hanno l'a. delle donne reduci dal sepolcro dopo la Resurrezione (Mt. 28, 9), quelle degli apostoli in Galilea (Mt. 28, 17) e dopo l'Ascensione (Lc. 24, 52). A. piena, come al Padre, è dappertutto riconosciuta e tributata a Gesù, negli Atti e nelle lettere di s. Paolo (cf. ad es. Phil. 2, 5-11; Act. 7, 55 s. 59 s.).

c) Ricorre anche l'a. come atto di civile ossequio (Mt. 18, 26) quando però in questi atti si mette una intenzione religiosa o c'è soltanto il pericolo di una valutazione religiosa il cristiano reagisce (Act. 10, 25 s.). Nell'Apoc., per reazione al culto divino tributato agli imperatori con l'a. è interdetta la prostrazione in omaggio alle creature (Apoc. 19, 10; 22, 8): soltanto l'intento polemico vieta un atto in sé lecito e assai diffuso.
[A. R.]

BIBL. - S. MANY, in DB, I, coll. 233-38; F. ZORELL Lex. Graecum N. T., Parigi 1931, coll. 1943 s.; S. LOESCH, Deitas Jesus und antike Apotheose, Rottenburg 1933.

Autore: Sac. Armando Rolla
Fonte: Dizionario Biblico diretto da Francesco Spadafora